iL_jAsOne ha scritto:t mac#3 ha scritto:Beh in realtà il tutto è sfasato dal trio creato a Miami fra il 2010 e il 2014. Quello fa cambiare la percezione più totale delle cose. I Big 3 dei Celtics (KG, PP, Ray) erano tutti grandi giocatori in squadre che da 2-3 anni non facevano i Playoffs o quasi.
Per me invece sono stati i Celtics ha creare questo trend, infatti la parola BIG 3 è arrivata grazie a loro e al loro successo.
Miami si è semplicemente ispirata a quella mossa della serie: se non puoi batterli ( vedi Wade 2008 e LeBron 2008 e 2009) fai come loro...
Yup, anche perché ad inizio anni 2000 avevamo, grazie all'espansione progressiva arrivata fino a 29 e poi 30 squadre, diverse realtà con una superstar o, ancora peggio, un giocatore che in contesti vincenti sarebbe stato un secondo violino, confinate in squadre deprimenti. Iverson per lunghi tratti, McGrady a Orlando, Garnett spesso e volentieri a Minnesota, in parte Carter a Toronto etc etc, per cui tanti di loro si trovavano senza alcuna possibilità di competere (quindi il fatto che i 3 di Boston facessero fatica a fare i playoff è abbastanza irrilevante). I Celtics sono stati i primi (in tempi recenti, lasciamo stare gli anni '80) a provare una formula big 3, anche se il loro è un caso un po' particolare, perché comunque Pierce già l'avevano, ma la sua reputazione in quel periodo era scemata da superstar a "grande talento, ma forse egoista?", Allen si trovava in una situazione un po' particolare per cui fu possibile prenderlo praticamente in svendita ed anche Garnett era in una situazione a Minnesota in cui c'era l'intenzione di radere tutto al suolo e ripartire da zero. Da lì è nata l'idea che i big 3 fossero una formula vincente, contrariamente ai dubbi circa la coabitazione problematica di 3 stelle, ma comunque una situazione come quella di Boston era difficilmente ripetibile, via trade è difficile mettere assieme tre stelle. Miami da questo punto di vista ha creato una sorta di "vulnus" ad una regola non scritta, perché ha messo su una formula big 3 con uno dei tre che ha reclutato gli altri due, facendoli arrivare via free agency. Per cui diciamo che i meriti sono un po' degli uni un po' degli altri. Che poi in realtà, va bene tutto, ma i veri ed originari Big 3 erano i Bucks di Allen-Cassell-Big Dog, di cosa stiamo parlando?
Scherzi a parte, credo sia una formula abbastanza destinata a morire con il nuovo CBA, come ha mostrato Miami lo scorso anno, più probabile si vada verso 2 stelle+cast di supporto all'altezza, 3 superstar vere, a meno che non siano ancora nel primo contratto (o secondo se non hanno raggiunto i requisiti per il Max secondo la Derrick Rose rule, cosa improbabile se sono davvero superstar), occupano più o meno tutto il salary cap con 3 contratti e con la luxury tax pesante è difficile costruire un cast di supporto all'altezza per le tre stelle con le briciole che restano, a meno che le tre stelle non scelgano volontariamente di tagliarsi cospicuamente il loro ingaggio (il che peraltro crea una notevole inefficienza del mercato). Le eccezioni possono nascere laddove esistano superstar che per qualche motivo hanno contratti non da superstar (tipo Curry o Harden) e anche così non è comunque facile (vedere Houston, che avrebbe comunque avuto difficoltà quest'estate a prendere Bosh e comunque a mettere attorno una squadra dopo).
Quanto alla tendenza delle superstar a trasferirsi maggiormente oggi, c'è del vero, ma ci sono anche degli stereotipi. Sicuramente è vero che i giocatori oggi sono più legati fra di loro rispetto a quanto non accadeva negli anni '80: la maggior parte dei giocatori Nba rimangono poco al college, dove in passato nascevano molte rivalità, a livello high school raramente giocano contro, ma può capitare invece che giochino assieme, nei tornei AAU (che prima avevano un'importanza infinitamente minore) e che si conoscano e facciano amicizia negli infiniti camp che prima erano rari o inesistenti. In più giocano assieme nelle varie selezioni liceali o nazionali, e alcuni hanno giocato assieme in nazionale anche una volta entrati in Nba. Anche per allenarsi, nella off season, diversi giocatori si ritrovano nei vari camp o comunque condividono coach privati.
Però di giocatori che hanno girovagato ce ne sono stati sempre tanti. E l'idea che i giocatori siano mercenari è un po' fuorviante. L'espansione progressiva fino a 30 squadre ha portato a diverse situazioni in cui giocatori di grande talento si trovano emarginati ai confini dell'impero, in situazioni frustranti in cui è difficile competere (anche perché mediamente i giocatori più forti vengono scelti in alto nel draft e in alto nel draft scelgono le squadre più scarse). E' difficile rimanere in realtà simili. Con una Nba a 20 squadre o giù di lì da 12 giocatori ognuna anche alcune squadre di lotteria avevano uno o più buoni giocatori e potevano crescere notevolmente con l'arrivo di una superstar. Oggi un Anthony Davis si trova catapultato in una realtà in cui molto probabilmente farà il terzo anno di fila in lotteria. Blake Griffin "da solo" avrebbe mai raggiunto i playoff se la Nba non avesse dirottato Chris Paul ai Clippers? Ed è verissimo come detto da qualcuno che i contratti più brevi del nuovo CBA con luxury tax durissima incentivano i cambiamenti (volutamente). Per cui è un po' fuorviante guardare ad un un numero limitato di giocatori del passato che sono stati bandiere, spesso anche grazie a circostanze molto favorevoli, e giudicare i giocatori di oggi sulla base di ciò.