Gerry Donato ha scritto:doc G ha scritto: 05/02/2018, 15:03
Non mi pare di aver mai esaltato la politica economica di Renzi, men che mai di Berlusconi.
Per altro sono mesi, anzi, se vogliamo anni, che dico che davvero non so per chi votare, quindi in effetti non nutro alcuna speranza in queste elezioni. Se vogliamo l'unica speranza vera che ho è che accada in fretta quanto accaduto in Spagna, che si debba chiedere l'intervento della Troika e che questa di imponga quelle scelte che non vogliamo fare.
Però ho un dubbio:
Quindi mi stai dicendo che vorresti davvero una politica economica come quella di Rajoy.
Bene, come la concili con quella che propone Di Maio?
Perché altrimenti parliamo del nulla e tu sei altrettanto senza speranza di me.
Non mi permetterei mai di offenderti dicendo che esalti politica economica di Renzi o di Berlusconi.

Era uno sfogo generale.
Però attenzione: noi siamo l'Italia, non la Spagna. E' vero che abbiamo la zavorra del debito pubblico superiore, ma qualsiasi nostro parametro economico, finanziario e soprattutto industriale non è paragonabile a quello spagnolo.
Io non credo, ma non sono un economista come voi e quindi sbaglierò, che sia obbligatorio passare dalle lacrime e dal sangue per instradare l'Italia in quel percorso di tagli ed investimenti graduali che rilancino il PIL ed i consumi, senza compromettere l'equilibrio di finanza pubblica.
La mia convinzione storica è che una politica economica italiana che inverta il senso degli ultimi governi, facendo cioè finalmente coincidere per ogni taglio della spesa improduttiva o un investimento dal moltiplicatore ragionevolmente alto o un taglio strutturale alla tassazione, e non seguendo il miserabile consenso contingente, sia più che sufficiente per vedere parametri di crescita esponenziali.
In questo senso, facendo finta (e so che per molti non è possibile, in primis per me) di non guardare a chi fa queste proposte, il programma di Di Maio è palesemente l'unico che prova almeno a prendere il problema con lo schema e con l'impostazione giusti, pure a prescindere che non sia turbo liberista (dismissioni patrimonio pubblico alienabile e vendita società partecipate del Tesoro) alla Giannino.
Se prendi il programma di FARE che tanto ci esaltava 5 anni, togli la parte sulle privatizzazioni a manetta e ci metti il reddito di cittadinanza puntando sui consumi interni, hai una sequenza del tutto simile a Fioramonti e Gigino.
Poi che lo sappiano fare o che siano credibili, ognuno si fa la sua idea.
Beh, il programma di Fare ci esaltava anche perché sapevamo che l'obiettivo massimo era entrare in Parlamento con un rappresentante o massimo due (uno per camera), altrimenti sapevamo che sarebbe stato di difficile realizzazione, a meno di non avere la maggioranza assoluta. Quando sai di non poter governare è facile fare un programma. Se avessi tempo e voglia non avrei difficoltà a buttare giù un programma oggettivamente migliore, almeno in alcuni settori come economia, esteri, diritti civili, welfare di quelli dei partiti in lizza, ma non prenderei i voti manco dei parenti stretti.
Ed ecco perché Renzi ha un programma dove si fatica davvero a credere che abbiano messo mano Padoan, Marattin e Nannicini (tre che se il programma PD l'avesse presentato un altro partito l'avrebbero giustamente impallinato) e gli altri gente del livello di questi tre manco l'hanno cercata, ma hanno un branco di gente poco competente o poco sincera o entrambe le cose. Perchè gente simile è più adatta a prendere voti.
Poi in Italia (ma non solo noi) siamo pronti a correre in aiuto del vincitore, quindi gente competente sarà facile trovarla per il prossimo premier, chiunque sia, ma sarà possibile ignorare bellamente le promesse elettorali? Siamo al punto che, al netto di dentiere, badanti ed animali domestici il programma di Berlusconi è uno dei meno irrealizzabili. E non lo dico, ovviamente, come elogio a Berlusconi.
Sulle lacrime e sangue temo sia quasi inevitabile, perché abbiamo un debito pubblico altissimo ed una spesa pubblica che per quasi la metà è sociale (un terzo le sole pensioni), un quarto stipendi pubblici e meno di un quinto consumi, oltretutto con centri di spesa accentrati e ridotti, reputo difficile che ci sia vera possibilità di spesa o di taglio di tasse senza toccare spesa sociale o stipendi pubblici.
L'ascensore sociale è fermo, per riavviarlo servono liberalizzazioni e concorrenza, e per questo occorrerebbe limitare posizioni di privilegio, che in qualche caso riguardano milionari, ma in molti gente che fatica ad arrivare a fine mese.
Per ridurre la disoccupazione serve crescita, ma prima che salga quella a tempo indeterminato servirà fiducia, e quindi c'è il forte rischio che aumenti ancora il precariato, mentre per il momento sarà davvero difficile migliorare il welfare, a meno di spostare risorse all'interno della spesa sociale.
Vero che uno shock positivo avrebbe l'effetto di rilanciare l'economia, ma nella storia d'Italia quale provvedimento pubblico ha avuto davvero effetti dirompenti in positivo? E per tale operazione dovremmo comunque convincere i mercati, altrimenti l'aumento del costo del debito si mangerebbe gli eventuali effetti positivi.
Mai come in questo caso sarei felice di sbagliarmi, sia chiaro.
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