Copio e incollo da Marco Ferrari. Perché il fotovoltaico non è abbastanza:
"L'Italia e' l'unica nel G8 senza energia nucleare e nell'Ue stamattina sono funzionanti 128 centrali sicure e pulite, di cui 58 sono in Francia [...] La Svezia di Greta ha 8 centrali. Tornare a studiare un ritorno al nucleare di ultima generazione, moderno, sicuro, pulito e a impatto zero è un dovere".
Questo ha detto Salvini, ed è il classico caso dell'orologio rotto che due volte al giorno segna l'ora corretta. Sì perché credo che Salvini non ne capisca molto (lo si vede dal fatto che confonde le centrali con i reattori -che sono i numeri che cita-, poi ci ha buttato dentro anche i termovalorizzatori) e forse neanche ci crede, ma è il suo solito metodo comunicativo: intercetta un 'trending topic' che possa piacere ai suoi elettori e che sia polarizzante nel dibattito e ci si butta dentro per avere visibilità, come quella che gli sto dando io.
Però, al di là di confondere reattori e centrali, quello che ha detto è sacrosanto: solo il nucleare, pulito e sicuro, può farci uscire dall'era del carbonio in fretta.
A questa verità viene sempre contrapposto il dogma "il nucleare è costoso, pericoloso, ci sono le rinnovabili". Chi lo dice non spiega però mai tempi, costi e soprattutto luoghi dove installare queste salvifiche rinnovabili.
Prendiamo l'Italia e facciamo due conti. In Italia si producono oggi circa 160 TWh di elettricità da fonti fossili (per intenderci meglio con le unità di misura: 160 terawattora sono circa 160 miliardi di chilowattora, il kWh che conosciamo meglio).
In Italia, si sa, c'è poco vento e l'idroelettrico è già stato tutto sfruttato. Le biomasse non le prendo neanche in considerazione, il perché lo spiega bene La Fisica che non ti Aspetti in questo post: [1].
In Italia c'è però tanto sole, è vero, quindi molti dicono di puntare sul fotovoltaico. E lo stiamo facendo, peccato che per avere economie di scala e costi contenuti lo stiamo installando al posto di campi agricoli, con delle incredibili aberrazioni come quella che ho già raccontato in un post [2]. In questi giorni tutti assistiamo all'aumento del prezzo del grano tenero (+30%) e del grano duro (+60%) e la necessità dell'Italia di importarlo perché non basta per il consumo, eppure in Puglia, Sicilia, Sardegna ecc. è tutto un fiorire di campi... fotovoltaici laddove prima c'erano distese di grano o pascoli.
Allora gli ambientalisti giustamente rispondono: "è vero, è un crimine installare il fotovoltaico sui campi agricoli o al posto del terreno naturale, ci sono i tetti da sfruttare! Vanno messi solo lì".
E io sono anche d'accordo, ma qualcuno, al di là dei proclami, si è mai chiesto quanta potenza elettrica da fotovoltaico possiamo installare sui tetti in Italia?
Io sì, e ho trovato che l'ISPRA nel suo report sul consumo di suolo ha calcolato la superficie sfruttabile dei tetti per installare i pannelli [3]. In Italia gli edifici occupano circa 3500 km2, ovviamente di questi non tutti i tetti sono utilizzabili o utili per i pannelli, quindi la superficie netta sfruttabile con diversi calcoli si riduce a una stima fra 682 e 891 km2. Prendiamo il valore intermedio di 787 km2 e supponiamo di riuscire a installare i pannelli su oltre la metà di questa superficie, quindi per 400 km2, un risultato davvero ottimista (molti tetti sono già occupati). Quanta energia erogano tutti questi panelli? Se mettiamo pannelli di ultima generazione avremo circa 40 GW di picco. Però il fotovoltaico rende poco, dipende poi da insolazione, inclinazione e tutta una serie di fattori che chiaramente non si possono ottimizzare sui tetti esistenti così come sono (ecco perché conviene molto metterli a terra). Ma continuiamo con l'ottimismo e pensiamo che quei pannelli abbiano una resa (capacity factor) del 15%: da 40 GW di potenza riusciremmo a tirare fuori circa 50 TWh di elettricità all'anno (che è la media italiana). All'appello sui 160 TWh di elettricità da decarbonizzare ne mancano ancora 110! E questi dove li prendiamo?
Se mi avete seguito fin qui spero che sia finalmente chiara l'entità delle dimensioni in gioco.
Ma io sono stato comunque molto ottimista. Perché mettere 400 km2 di pannelli sui tetti significa innanzitutto trovare chi ne produce 260 milioni di pezzi (da cambiare ogni 20-25 anni: qui va considerato anche l'impatto ambientale di tutti i materiali da utilizzare), e poi servono tutti gli inverter e gli impianti, tutti parcellizzati perché siamo andati tetto per tetto. E poi i pannelli funzionano se c'è il sole: se è notte o è nuvoloso non vanno, quindi bisogna pensare a enormi sistemi di accumulo di energia, parliamo di decine di GWh da accumulare che poi vanno immessi in rete quando i pannelli non vanno: dove troviamo i materiali e dove piazziamo questi sistemi di accumulo? E con che costi?
Ma non è finita, perché 160 TWh è l'energia elettrica da decarbonizzare, ma se vogliamo davvero decarbonizzare l'economia mancano all'appello due grosse voci che oggi fanno uso di fonti fossili: i trasporti e i riscaldamenti. Quindi in futuro servirà ancora più elettricità, anche al netto del risparmio energetico che potremo attuare: se anche riduciamo i consumi del 30% saremo sempre in quell'ordine di grandezza.
Eppure riempire oltre la metà dei tetti italiani di pannelli non basta minimamente. Allora dove li mettiamo questi ulteriori pannelli necessari? Parliamo a questo punto di migliaia di km2. Sui campi agricoli? Al posto del terreno naturale, di boschi e pascoli? Ma così torniamo da capo: non possiamo più consumare suolo.
Alla luce di queste semplici considerazioni, basate sui dei conti di matematica di 5a elementare, io invito tutti a non ascoltare più i pifferai magici dell'ambientalismo 'dogmatico' o 'fideistico', come i vari Mario Tozzi, Nicola Armaroli, e ahimè anche Luca Mercalli, e molto presi in considerazione dagli ambientalisti, che si rifiutano di valutare il nucleare come opzione e ripetono come un mantra "ci sono le rinnovabili", senza però mai indicare dove, come e quanto costa trovare tutta questa energia con le rinnovabili, casomai affidandosi a dichiarazioni di fede in un futuro sviluppo tecnologico miracoloso, che non si sa quando arriverà.
"Dove, come e quanto" sono di solito le domande 'scomode' che vengono fatte riguardo l'energia nucleare. Peccato che per il nucleare le risposte ci siano e siano più semplici.
Per esempio, a proposito di consumo di suolo, per decarbonizzare i 160 TWh annui di energia elettrica italiana da fossili bastano 4 centrali nucleari moderne di III+ generazione da 3 reattori da 1600MW ciascuna. Ogni centrale occuperebbe 1 km2 circa, quindi parliamo di 4 km2 di occupazione del suolo contro i 3000 km2 di suolo necessari per i campi fotovoltaici a terra, per generare la stessa energia (e rimane da risolvere il problema dell'accumulo).
Purtroppo con questo atteggiamento ideologico antinucleare questi pifferai magici fanno un cattivo servizio alla scienza di cui sono rappresentanti e divulgatori e soprattutto ci porteranno verso la catastrofe climatica illudendoci che basta avere fede nelle rinnovabili.
Rifiutano il confronto con i ragazzi de L'Avvocato dell'Atomo e Nucleare e Ragione che invece sono pronti a discutere di dati, numeri e fonti scientifiche.
Sia chiaro: io sono più che favorevole a riempire tutti i tetti (e però nel contempo liberando i campi agricoli) di pannelli fotovoltaici, ma dato che non basteranno iniziamo a fare anche centrali nucleari.
[1]
https://www.facebook.com/lafisicachenon ... 8732901431
[2]
https://www.facebook.com/celmarco74/pos ... 7213876557
[3]
https://www.isprambiente.gov.it/it/atti ... temici201d
[aggiungo io: non tiene comunque conto dello sviluppo di pannelli da inserire in finestre etc come si spera tutto possa avvenire aumentando di molto la superficie]