Sto cercando di ricordare se quella di domenica sia la più netta vittoria dal 2018 ad oggi e penso che ci sia molto molto vicina. Il vantaggio di essere vecchi e avere figli che crescono è guardare l’ultima week Nfl dell’anno senza pressioni, senza ansie di cenoni e di feste tra amici. Poi la pioggia ti allontana anche da quella malsana idea di andare in piazza vedere i giochi di luce ed ecco che alle 2 di notte stai ancora seguendo le conferenze stampa, leggendo gli articoli e riguardando tutti i reel con le fottute ricezioni di DJ Moore, il miglior WR mai apparso nel Loop. Ma andiamo con le 10 cosucce, ancora un po’ in ritardo e (stavolta penso per davvero) abbastanza rapide. Via con le 10 small things on the Chicago Bears, niente si esaltante per questo giro ma le cose rendono meglio se fatte subito dopo la partita.
1) Vittoria netta, dicevamo, e lo è stata davvero, senza dare per scontato nulla. Avete visto come i Cowboys vanno a prendersi il fattore campo, come Jacksonvile che stava pian piano schiantandosi al suolo piazza uno shutout che ci regala la prima assoluta senza più alcun dubbio aritmetico, mentre gli Eagles si bloccano contro quei Cardinals che una settimana fa avevamo battuto di 11 punti. Quei Cardinals che 30 punti, quest’anno, non li avevano mai visti nemmeno col binocolo e che nelle ultime 3 week ne hanno piazzati 29 a Frisco (#1 in NFC) e 35 a Philadelphia sul cui valore non credo ci sia bisogno di dire nulla. In mezzo a queste due i Bears, che li hanno tenuti a 16. Mai dare niente di scontato e quindi la vittoria contro Atlanta va presa tutta: per come è arrivata, per come è stata costruita, per i numeri e l’entusiasmo che ha alzato. Una prova di forza dovuta forse ad una maggiore motivazione di Chicago che arriva a 7 vittorie e che, alla mezzanotte italiana, non era matematicamente esclusa dai playoff. Parliamo di una percentuale di chance di arrivare in postseason ridicola ma che, due messi fa, nessuno avrebbe messo sul piatto. Letteralmente nessuno: chi scrive, chi legge, chi sta sui canali Telegram, sui social o nei media tradizionali. Dopo l’ultima doppia sconfitta di fila (Chargers e Saints), Chicago è 5-2, con una sconfitta clamorosa coi Lions (che faranno i playoff) e una di 3 punti coi Browns (idem). Senza montarsi la testa, oggi quello che si intravede è una squadra di football e, la speranza, è che il lavoro di Poles e Eberflus stia cominciando a dare risultati.
2) Il Solider Field ha inneggiato Justin Fields per tutta la partita mandando un chiaro segnale che è semplicemente il punto finale su un atteggiamento molto presente sui social nell'ultima settimana ed esploso definitivamente domenica: a Chicago non vogliono Caleb Williams e, soprattutto, vogliono JF. Non saprei dire quanti siano in percentuale quelli che vogliono davvero JF ma l’impressione è che l’antipatia per Williams sia piuttosto diffusa. Fields ripaga il pubblico con una bella prestazione, figlia di grandissime prodezze del prode scudiero DJ Moore. JF piazza 268 yard con un TD pass e uno corso. E’ la terza miglior prestazione dell’anno via aerea per il QB; non ripeterò le solite cose, da domenica prossima avremo un sacco di tempo per ribadire sempre gli stessi concetti, ma domenica JF è stato molto bravo. Ammetto che un paio di lanci, anche importanti, con un WR normale non sarebbero stati dei completi, ma una delle prerogative per costruire un buon attacco è dare armi al proprio QB. Moore è una di quelle. Condivido quanto detto da altri, dopo l’infortunio l’impressione è che JF abbia capito che si trovava ad un bivio, che i Bears avrebbero scelto nelle prime due posizioni e che quindi un QB diventava una scelta sempre più probabile. Ha lavorato per evitare quella situazione, non so se ce l’abbia fatta, ma lo sforzo è stato evidente e, tutto sommato, è riuscito. Poi sarà la dirigenza nel suo insieme a stabilire cosa vale la pena fare, di certo c’è che alcuni mock hanno già cominciato a togliere dalla #1 un QB e a mettere Marvin Harrison Jr.
3) A proposito di draft e WR, la soluzione di Marvin Harrion Jr è affascinante anche perché lo svantaggio di essere vecchi è quello di aver visto la carriera del padre dalla prima stagione e avremo quindi modo di vedere anche quella del figlio, magari con la maglia che tanto amiamo. Però sappiamo bene che la scienza imperfetta del draft non vale solo per i QB anche se il ruolo è più “delicato” rispetto ai WR. Resta però una scienza imperfetta. Quindi per me l’opzione più valida rimane quella della trade che ti garantisca, magari, altri due primi giri nel 2025. Scambiando con Washington o New England che potrebbero voler salire per il QB saresti ancora nel range di Harrison, ma se scendi un pochino sei comunque dalle parti di Malik Nabers che è un altro considerato da Top10. La classe dei ricevitori è, in generale, molto profonda quest’anno, sono ottimi prospetti anche i vari Rome Odunze, Emeka Egbuka, Xavier Worthy e Troy Franklin. Certo, più scendi più rischi, ma ultimamente mi sto studiacchiando Odunze e ammetto che mi intriga parecchio il bestione. La domanda quindi resta una: Poles avrà il coraggio di passare di nuovo i prospetti migliori per accaparrarsi scelte e un "need" comunque più utile alla squadra?
4) Nel 2023 si è deciso di andare sulla linea e piano piano credo che avrà ragione il GM. Poi è vero che è servito un intervento con Montez Sweat per aggiustare bene le cose ma, come ho già detto in passato, tutto arriva grazie al lavoro di Poles: avere due scelte al primo giro ti permette di mollare quella del secondo a cuor leggero, avere liberato prima il salary cap ti permette di andare su un usato sicuro piuttosto nuovo, un chilometro (quasi) zero. Ho quindi l’impressione che ciò che vorrà fare davvero Poles lo intuiremo dalla off-season e dal mercato FA. E io continuo a fidarmi sempre di più di lui, mi piace il fatto che resista al canto delle sirene per muoversi con pragmatismo ammettendo implicitamente anche qualche errore ponendovi rimedio. Spero di non sbagliare.
5) La offensive line rimane comunque un fattore critico, giusto il voto non altissimo dato dal @IL Poz domenica. La OL si è stabilizzata e gioca sicuramente un football più solido di prima, ma mi sembra abbia poca profondità e sia sempre troppo impiccata. Lo so, l’ho detto mille volte, ma ogni settimana una o due penalità importanti arrivano dal fronte 5 offensivo. Ogni settimana. In particolare soffre Lucas Patrick. Quest’anno il Centro è sempre stato un problema, siamo partiti con Cody Whitehair che è andato malissimo, siamo passati a Patrick che ha alzato l’asticella ma mi sembra comunque in difficoltà. Patrick mi piace, anche se viene da GB o forse proprio perché viene da GB: mi sembra legato al team, ha i tratti del leader, è riconosciuto e può giocare anche guardia. Anzi, è più guardia che centro. Trovare un C ci permetterebbe di riavere Patrick nel suo ruolo, per dare rotazione magari, per dare esperienza al settore per un ultimo giro di giostra visto che Lucas passerà i 30. Un centro lo cercherei tra i FA, ma è presto per guardare cosa si muove.
6) La settimana scorsa il punto 6 era stato per Mooney e per qualche critica. Non c’è nessuna cattiveria, è pura casualità, ma torno alla partita di domenica e alla 6 vado su DJ Moore. Non so se solo io mi sono esaltato così tanto, ma pensavo che sarei morto senza mai più vedere vedere un WR fare questo genere di cose ai Bears. Ci sono almeno un paio di grosse ricezioni (tra cui il TD) dove DJ mette tantissimo del proprio talento su quei palloni. Il lancio sul TD pass di JF è perfetto in tutto, ma devi essere certo che la palla arrivi dove ci sono mani sicure, dove c’è controllo del corpo e dei piedi. Su una traccia morbida e pulita. Dove c’è tanto talento. Poco prima del TD aveva ricevuto per 32 yard, direi sul primo gioco della gara, e sul drive della seconda meta ne piazza un’altra da 32 correndo con la testa reclinata all’indietro. Le piccole imprecisioni di JF a volte si aggiustano grazie a grandi ricezioni. Brandon Marshall mi aveva esaltato ma DJ mi sta facendo sballare. Magari non ha la stessa fisicità ma è persino più forte di quello che pensavo e ne pensavo già bene. Le 1300 yard di quest’anno sono il suo primato, lo rendono il 5° giocatore sopra le 1300 yard in stagione con Chicago e con altre due sole yard avrebbe il 4° miglior risultato. E’ a 100 tonde tonde dalla stagione incredibile di Marcus Robinson del 1999.
7) Soddisfacente anche la corsa, questa volta qualche chiamata in più off tackle si è vista ma, soprattutto, Khalil Herbert è andato in campo per provare a ristabilire le gerarchie. Stagione sfortunata per lui ma non è la prima volta che è vittima di stop. Con tutti i problemi che ha avuto la OL di Chicago non c’è (quasi) mai stato quello del run blocking, ed una mano al running game è sempre stata data. Restando a Herbert, è un trattorino a cui abbiamo sempre voluto bene ma è sotto gli occhi di tutti che D’Onta Foreman, pur giocando meno, ha alzato 425 yard contro le 583 del titolare segnando 4 TD contro 2. Sia chiaro, Herbert per me ha più talento in assoluto (parlando di un QB “di quel tipo”, chi mi legge ha capito cosa intendo) e i numeri gli danno ragione nelle yard prese per portata e per partita, ma il punto è sempre quello, ovvero che sembra essere il sistema implementato da Getsy la chiave per trovare il modo di far correre 5/600 yard anche a me. Quindi è come se il “nome” non fosse fondamentale, non adesso almeno, e visto che Roschon Johnson, muovendo i primi passi da rookie, non è sembrato così lontano dagli standard di Herbert ecco, l’impressione è che non avremo RB a cui dovremo affezionarci per qualche anno, tanto le yard portate a casa saranno sempre un numero importante anche se diviso tra 3 o 4 giocatori, tra cui il QB. Del resto, la storia di Monty a Chicago insegna.
8) E’ stata una partita dove non ci sono stati quei prolungati blackout che tanto abbiamo imparato a conoscere e temere. Vista da qua non è stata così diversa dalla precedente vittoria contro Arizona ma la difesa ha aggiunto svariati turnover, anche grazie a certe boiate sparate in cielo da Heineke, che hanno fatto sì che il risultato prendesse misure ben più ampie. Del resto recuperare più palloni spinge l’attacco ad una maggiore tranquillità, non è solo questione di tempo di possesso. La differenza tra le due partite è proprio nel secondo tempo, con i Cards hai contenuto ma sei calato un po’ troppo, contro i Falcons (ancora 21 punti nel primo tempo) hai rubato palloni e continuato a segnare. Il primo TD di Atlanta nasce su uno svarione, condito da scivolone di Brisker, di quelli che fanno innervosire, ma come detto in premessa la partita è stata dominata in lungo e in largo con una difesa compatta ed efficace, meno dominante di altre volte ma capace di sfruttare ogni giocata. Il più grande spavento è stato l'airball di Santos quasi riportato in meta dai Falcons a fine secondo quarto. I numeri valgono quello che valgono ma parlano chiaro, l’arrivo di Sweat, come detto mille volte, ha aumentato la pressione sugli avversari e questo ha aumentato sack e l'efficienza nella difesa sui lanci, rendendo i Bears la squadra che intercetta di più in NFL. A questo punto, cosa sarà di Jaylor Johnson mi incuriosisce tantissimo, molto più di quanto non mi interessasse un mese e mezzo fa. Sappiamo tutti che è nel “contract year”, sappiamo che può uscire con una testa diversa dal rinnovo, sappiamo che non è sempre stato a questo livello. Ma se la difesa gira e lo trascina per me è in grado di mantenere questo standard. Chiaro che non può chiedere il mondo, consapevole che la sua uscire creerebbe un mezzo need per Chicago, per cui restiamo alla finestra e speriamo.
9) Eberflus sta seguendo un percorso ottimale almeno nel record stagionale. Il primo anno la squadra era totalmente da rifondare e ha vinto solo 3 gare ma ha dato segni di vitalità nella parte centrale della stagione anche con squadre ben più quotate. Alla seconda stagione ne ha vinte (almeno) 7, migliorando nettamente il record e andando ben oltre le più rosee aspettative dei media e degli analisti oltre a mostrare anche un miglioramento nel gioco in alcuni momenti della stagione e vincendo decisamente bene alcune partite. Ora ci sarà la terza, quella che chiude il primo giro del ciclo, quella che, se di miglioramenti si parla, lo vedrà per forza di cose competere per i playoff. Che non vuol dire raggiungerli, ma essere tra quelli che se la possono giocare. Un avvio di stagione come gli ultimi due non sarebbe accettabile e renderebbe superfluo ogni tentativo. Perché è evidente che, questa squadra, alle regole attuali, pur non avendo le caratteristiche idonee, con un avvio diverso ed un paio di attenzioni in più, domenica a Green Bay si giocherebbe l’accesso alla post season. E Eberflus sa, Poles sa, voi sapete, noi tutti sappiamo, che a settembre 2024 la stagione in Illinois ripartirà da quanto avverrà domenica in Wisconsin perché, per quanto assurdo che sia, l’ultimo upgrade raggiungibile sarebbe quello di vincere contro i Packers. Inutile nascondersi.
10) Wisconsin. Green Bay. Eberflus sa un’altra cosa che tutti noi sappiamo e non ci vogliamo dire. Si passa anche da lì. A Chicago, si passa anche da quella partita che negli ultimi anni è diventata maledetta. La Nfc North passa dal Wisconsin e per Chicago ancora di più. I Bears, perdendo, chiuderebbero di nuovo ultimi in stagione, sapendo di aver fatto qualche passo avanti e di avere ancora della strada da percorrere, certo, ma sarebbero, purtroppo, di nuovo ultimi. Il punto di partenza del 2024 sarebbe quello. Una vittoria darebbe una visione diversa a tutto: un record in division di 3-3, una W, finalmente, contro i Packers, uno spiraglio di luce in una stagione difficilissima. La maturità degli attuali titolari passa, inevitabilmente anche da lì, anche da una sporca vittoria a Lambeau Field. Eberflus lo sa quanto pesa sulla testa delle persone, sulle loro idee, quella partita. La deve preparare come se fosse un Championship.
Ci sentiamo la prossima settimana per le 10 caz*ate del sottoscritto, con qualche pagella stagionale e tante parole sul match di Green Bay. Saranno le solite bestemmie?