Iovi92 ha scritto: 16/08/2020, 14:36
DODO29186 ha scritto: 16/08/2020, 13:11
Guardiola è la sintesi estrema della contrapposizione tra allenatori pragmatici e allenatori dogmatici e perché gli estremismi difficilmente pagano.
Prima o poi ti trovi sempre nella situazione in cui, per massimizzare la possibilità di vittoria, devi concedere qualcosa al tuo credo calcistico, che tu sia un dogmatico o un pragmatico.
Se decidi di proseguire nella purezza assoluta della tua fede tattica e poi ogni volta te ne penti, hai solo che da recitare mea culpa.
Con il Barcellona da un lato Guardiola aveva trovato i giocatori perfetti per il suo credo e dall’altro ha creato il sistema attorno a quei giocatori, tra cui uno non replicabile per quanti soldi si possano spendere.
Quando ha lasciato la Spagna, ormai tutti conoscevano bene il suo modo di giocare che è rimasto praticamente lo stesso in ogni squadra in cui è andato e avevano capito come arginarlo. E pur avendo sempre avuto a disposizione materiale di massima qualità, i giocatori non potevano essere gli stessi del Barcellona e qualche compromesso in più andava sicuramente fatto.
Ciò non toglie che rimanga un maestro di calcio e rimango convinto che prima o poi vincerà anche fuori da Barcellona, soprattutto se continuerà ad avere a disposizione 200 mln l’anno da usare sul mercato pure in tempi di crisi per tutti gli altri.
Per me banalizzi un po' la questione, un "estremista" é Gasperini che gioca allo stesso modo con la Spal e con il PSG e in inferiorità numerica nel finale continua il pressing 1vs1 a tutto campo contro Neymar e Mbappe.
Guardiola, pur mantenendo saldi i principi di gioco, in quasi tutte le gare ad eliminazione diretta ha sempre fatto scelte tattiche e di giocatori molto particolari che non hanno pagato, tranne quest'anno con il Real Madrid dove aver messo Gabriel Jesus largo nell'andata é stata una buona mossa.
Capisco poi magari fare degli aggiustamenti quando affronti squadre del tuo livello o che consideri più forti o molto particolari ma andare a specchio con il Lione non ha molto senso.
Che poi la sua capacità di trovare soluzioni controintuitive e il voler sempre ricercare qualcosa in più nel corso della stagione é sicuramente una qualità, sia per la squadra che può trovare situazioni di gioco più congeniali e sia per i calciatori che imparano a fare di tutto in campo ma spesso può essere un limite nella fasi finali della Champions League.
È una semplificazione, certo, ma applicata alla Champions nasconde una verità.
Il parallelo con Gasparini è corretto in teoria, ma in pratica c’è un dettaglio fondamentale che manca: la rosa dell’Atalanta non è quella del City.
L’allenatore della Dea ha trovato una formula per far rendere i suoi ragazzi oltre ogni aspettativa ed è perfettamente logico che non voglia toccare nulla, indipendentemente dall’avversario, soprattutto se questi gli è chiaramente superiore. Del resto quelli sono i giocatori a disposizione.
La rosa di Guardiola ha invece ben altra qualità, ha delle alternative che il Gasp si sogna la notte e una capacità di adattamento dei propri giocatori sicuramente maggiore grazie al loro strapotere tecnico. Non mi sento di poter dire che Guardiola non voglia toccare nulla perché stanno rendendo oltre le loro aspettative, soprattutto in questa deludente stagione.
Questo non significa che Guardiola non faccia alcun aggiustamento, anzi, spesso ama giocare coi dettagli da un lato e reinventarsi ruoli per i propri giocatori dall’altro. Ma il piano partita sempre quello rimane e spesso è capitato che fosse quello ad essere sbagliato.
Del resto la storia delle eliminazioni di Guardiola in CL post Barca è sempre la stessa: sei sempre tra i favoriti, segni una marea di gol e né incassi pochi, ma poi arriva quella singola partita in cui becchi 3-4 gol e vai a casa. Vado a memoria perché non ho voglia di cercare il dato preciso, ma non credo di sbagliare. Forse, dico forse, se la coazione a ripetere porta sempre allo stesso risultato, bisognerebbe iniziare ad interrogarsi sul perché.