Brian_di_Nazareth ha scritto: 02/04/2020, 22:29Lo 0.013% della popolazione e l'intera economia mondiale rischia il collasso.
Abbastanza impressionante se ci si ferma a pensarci.
Occhio che poi ti danno del mengele.
Io comunque penso che il tema vero della situazoine sia psicologico e sociale: il dramma del
#coronavirus e delle azioni intraprese dai governi e dalle società per affrontarlo risiede secondo me soprattutto nella sostanziale incapacità del nostro modello socio-economico e della nostra coscienza collettiva di accettare *entrambe* le opzioni sul piatto (accettare milioni di morti da un lato, causare sofferenza economica - e quindi di nuovo morte, in fondo - dall'altro). E cioè, per noi è 1) inconcepibile lasciar morire le persone (si pensi a quanto si lavora e investe nel prolungare, in situazioni normali, la vita a tutti i costi), il che rende inaccettabile un approccio lasco all'epidemia. però, questo atteggiamento (accettare che la gente muore) è stato dominante nella storia dell'umanità. Nel 1918-19, la Spagnola ha causato centinaia di migliaia di morti in Italia. Si è accettato, e si è andati avanti. D'altro canto, per noi è anche inconcepibile 2) la povertà. E quindi le conseguenze economiche del lockdown - misura necessaria per evitare i morti di cui sopra - sono altrettanto inaccettabili quanto lo siano i morti. E questo in modo ancora più significativo in quanto il nostro sistema economico e sociale non è (più) strutturato attorno alla frugalità, ma attorno al consumo, all'abbondanza, allo spreco. E di conseguenza, anche un calo di produttività/ricchezza in valore assoluto limitato presenta caratteristiche devastanti, con intere fasce della popolazione disoccupate e senza niente, e con fratture sociali profondissime. Perché se la mia azienda smette di vendere orologi per lo sport, la conseguenza + che i suoi dipendenti non possono pagare l'affitto. Il superfluo, l'overproduzione, sono diventati instrinseci e necessari alla sopravvivenza del sistema. Anche qui, fino al 20° secolo non era così, e un'esistenza frugale era la norma.
Nella necessità di questa scelta tra due esiti che la nostra mente non è in grado di affrontare risiede lo sgomento individuale da un lato, e la paralisi istituzionale dall'altro. Saranno tempi bui. Anche perché questo dilemma, di fatto praticamente insolubile, farà sì - secondo me - che si oscillerà continuamente tra le due posizioni, si aspetterà troppo a prendere decisioni ed avere un piano chiaro, il che potrebbe causare danni maggiori di entrambe le opzioni in realtà disponibili.