
C'era una volta il Cinema
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Re: C'era una volta il Cinema
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Re: C'era una volta il Cinema
Non la prima associazione che faccio guardandola, ma ognuno ha le sue perversioni, non giudico

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Re: C'era una volta il Cinema
Figa gollum alla seyfried no però... poi per un po' c'è pure olivia.
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Re: C'era una volta il Cinema
Bonaz ha scritto: 17/03/2018, 19:06 Alt, fermate tutto!
"Le scene che si vedono proiettate ne Il secondo tragico Fantozzi non sono tratte da La corazzata Potëmkin. A ben leggere i titoli di testa si tratta infatti de La corazzata Kotiomkin, di tale Serghei M. Einstein, una storpiatura parodistica nella quale tutto ciò che è mostrato è una rielaborazione del regista Luciano Salce e degli autori, la cui volontà canzonatoria si è servita di un film simbolo che poi, comunque, non si è voluto dissacrare completamente."
Questa notizia mi ha destabilizzato
Vabbè dai..lo dicono nel film..si capisce..
1:38 secondo me è addirittura liù bosisio/la pina quella lì.
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la Portman non è un replicato..è forse "infetta" o simili..le si illuminano gli occhi nell'abbraccio finale, così ci fanno capire che si è lasciata andare, adattata, convinta al "cambiamento" indotto dall'alieno-che non vuole distruggere o uccidere-ma creare/innovare/ giocare
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Re: C'era una volta il Cinema
PENNY ha scritto: Poi son d'accordo sulla resa leggermente macchiettistica dell'Italia degli '80, ma l'ambientazione bucolica inverosimile creata per il pubblico americano, che probabilmente immagina sempre così l'europa, mi è piaciuta, probabilmente perchè ne sono totalmente ignorante passando le mie estati in posti completamente diversi e non vivendo il periodo![]()
Infatti per me questa è la roba peggiore del film. La pianura padana messa in scena come fosse il Chianti: i fiumiciattoli in cui fare il bagno (andate a farvi un giro nell'Adda poi mi dite se ci assomiglia), le albicocche mature, la gente che parla un dialetto incomprensibile e ha dei nomi del 1700, nessuna zanzara (nessuna zanzara!!!), giornate di sole e cielo limpido una dietro l'altra (che se fosse vero ci sarebbero tipo 70 gradi e un'ascella pezzata mettimela).
È troppo inverosimile. È troppo fatto per un pubblico che guarda all'Italia come fosse tutta lo stesso bel posto dove si vive bene, si beve gran vino, si esce in bici ovunque e c'è sempre una tavola apparecchiata.
Che poi io gli ho dato **/, immagina quelli che gli hanno dato *
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Re: C'era una volta il Cinema
SafeBet ha scritto: 23/03/2018, 8:03 Infatti per me questa è la roba peggiore del film. La pianura padana messa in scena come fosse il Chianti: i fiumiciattoli in cui fare il bagno (andate a farvi un giro nell'Adda poi mi dite se ci assomiglia), le albicocche mature, la gente che parla un dialetto incomprensibile e ha dei nomi del 1700, nessuna zanzara (nessuna zanzara!!!), giornate di sole e cielo limpido una dietro l'altra (che se fosse vero ci sarebbero tipo 70 gradi e un'ascella pezzata mettimela).
È troppo inverosimile. È troppo fatto per un pubblico che guarda all'Italia come fosse tutta lo stesso bel posto dove si vive bene, si beve gran vino, si esce in bici ovunque e c'è sempre una tavola apparecchiata.
Che poi io gli ho dato **/, immagina quelli che gli hanno dato *
Io penso invece sia la roba meno importante quella di cui parli, tu la noti perchè giustamente guardi il film con davanti agli occhi un filtro derivante dal tuo vissuto immagino, che ti porta a cogliere tutte le incongruenze di una messa in scena simile. Mi permetto di ipotizzare che se avessimo traslato questa identica storia in una campagna della Borgogna o del Kentucky avresti dato un giudizio meno severo, pur permanendo queste identiche manchevolezze che un abitante del posto giustamente avrebbe ravvisato immediatamente.
Cercare troppo la verosimiglianza in casi del genere mi pare esercizio superfluo, Guadagnino ha idealizzato un suo ricordo e ha inventato un ambiente in cui far muovere i suoi personaggi, cosa che accade praticamente sempre. Mi sembra come se ci scandalizzassimo perchè intellighenzia borghese raccontata da Woody Allen in decine di suoi film nella realtà non esiste, anche sticazzi per me, ma probabilmente se fossi cresciuto nell'upper class newyorkese sarei molto più severo.
Tutto per dire che comprendo queste critiche, ma capisco anche perchè in gran parte del mondo se ne siano infischiati.
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Re: C'era una volta il Cinema
meno severo forse, ma ugualmente negativo.PENNY ha scritto: 23/03/2018, 11:17 Io penso invece sia la roba meno importante quella di cui parli, tu la noti perchè giustamente guardi il film con davanti agli occhi un filtro derivante dal tuo vissuto immagino, che ti porta a cogliere tutte le incongruenze di una messa in scena simile. Mi permetto di ipotizzare che se avessimo traslato questa identica storia in una campagna della Borgogna o del Kentucky avresti dato un giudizio meno severo, pur permanendo queste identiche manchevolezze che un abitante del posto giustamente avrebbe ravvisato immediatamente.
in fondo è uno dei motivi per cui al tempo distrussi vicky cristina barcelona (toh, woody allen

c'è una bella differenza tra idealizzare un luogo e patinarlo fino a renderlo stucchevole. guadagnino fa la seconda, purtroppo. e si noterebbe nel chianti, come nel kentucky, come in borgogna.
ovviamente ci sono altri difetti, tutti ben individuati qui come altrove (ricciotto per esempio

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Re: C'era una volta il Cinema
Io penso che se Guadagnino avesse voluto fare un film realista avrebbe fatto menare i protagonisti da qualche paesano omofobo. Per fortuna non l'ha fatto, e ci siamo liberati dalla trappola del film di denuncia. Secondo me quello che gli interessava era raccontare un idillio amoroso giovanile, che come ogni idillio ripensato a distanza d'anni è trasfigurato dalla memoria.
È ovvio che quella Lombardia e quell'Italia raccontate nel suo film non hanno niente di reale (banalmente: dove le trovate tutte queste raffinate francesine adolescenti nella provincia pavese? Io sono cresciuto lì di fianco e le mie amiche potevano montare i controsoffitti con una mano), come è inverosimile un padre aperto come quello interpretato di Michael Stuhlbarg. È come se Guadagnino volesse dirci: è così che doveva andare. È in questo contesto di tolleranza che meritavano (meritano) di crescere i ragazzi gay anche nell'Italia cattolica.
Quando il regista dice che i suoi maestri ispiratori sono Bertolucci e Visconti, occorre dargli peso. La prima metà di Novecento mica è realista. Il Gattopardo meno che mai (ma ci mettiamo anche Amarcord di Fellini, che è praticamente una favola, anche se tecnicamente parlerebbe della Rimini degli anni Quaranta).
Chiamami col tuo nome è un romanzo di formazione, un'educazione sentimentale in cui la realtà entra di straforo e in forma di burletta (il dialogo sul pentapartito durante il pranzo all'aperto con gli amici di famiglia è un esempio perfetto: un dialogo ridicolo con protagonisti ridicoli proprio perché così lo vede Elio, che si allontana subito). Il film è un'enorme soggettiva vista coi suoi occhi. È l'esplorazione dei suoi sentimenti, e la realtà esterna si adegua (quando è lui è triste, piove. Quando Oliver è lontano, fa freddo. Queste cose dovrebbero metterci sulla strada).
Altra cosa inveve è criticare è lo sviluppo della storia d'amore, su questo anche io non sono entusiasta.
È ovvio che quella Lombardia e quell'Italia raccontate nel suo film non hanno niente di reale (banalmente: dove le trovate tutte queste raffinate francesine adolescenti nella provincia pavese? Io sono cresciuto lì di fianco e le mie amiche potevano montare i controsoffitti con una mano), come è inverosimile un padre aperto come quello interpretato di Michael Stuhlbarg. È come se Guadagnino volesse dirci: è così che doveva andare. È in questo contesto di tolleranza che meritavano (meritano) di crescere i ragazzi gay anche nell'Italia cattolica.
Quando il regista dice che i suoi maestri ispiratori sono Bertolucci e Visconti, occorre dargli peso. La prima metà di Novecento mica è realista. Il Gattopardo meno che mai (ma ci mettiamo anche Amarcord di Fellini, che è praticamente una favola, anche se tecnicamente parlerebbe della Rimini degli anni Quaranta).
Chiamami col tuo nome è un romanzo di formazione, un'educazione sentimentale in cui la realtà entra di straforo e in forma di burletta (il dialogo sul pentapartito durante il pranzo all'aperto con gli amici di famiglia è un esempio perfetto: un dialogo ridicolo con protagonisti ridicoli proprio perché così lo vede Elio, che si allontana subito). Il film è un'enorme soggettiva vista coi suoi occhi. È l'esplorazione dei suoi sentimenti, e la realtà esterna si adegua (quando è lui è triste, piove. Quando Oliver è lontano, fa freddo. Queste cose dovrebbero metterci sulla strada).
Altra cosa inveve è criticare è lo sviluppo della storia d'amore, su questo anche io non sono entusiasta.
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Re: C'era una volta il Cinema
Bluto Blutarsky ha scritto:Io penso che se Guadagnino avesse voluto fare un film realista avrebbe fatto menare i protagonisti da qualche paesano omofobo. Per fortuna non l'ha fatto, e ci siamo liberati dalla trappola del film di denuncia. Secondo me quello che gli interessava era raccontare un idillio amoroso giovanile, che come ogni idillio ripensato a distanza d'anni è trasfigurato dalla memoria.
Io non ho inteso il film come flashback, magari sbagliando.
Comunque capisco il tuo punto di vista.
Semplicemente per me c'è un limite alle stronzate che puoi buttarmi addosso per attizzare il pubblico americano pseudo colto che vorrebbe tanto farsi una crociera nel mediterraneo. Ed è un limite per me abbondantemente travalicato.
Limite soggettivo, ci mancherebbe.
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Re: C'era una volta il Cinema
Nell'ambito della tematica "passione o amore omosessuale", che per me è un po' troppo drasticamente scissa da quella eterosessuale nella narrazione ma che comunque può rappresentare lecitamente un sottogruppo, segnalo God's Own Country.

E' per tanti aspetti l'esatto opposto del film di Guadagnino:
dove là c'era una comunità allargata con tante persone coinvolte ed invasive nella storia, qui di fatto si vedono 5 persone di numero per più di un minuto in scena (compensano gli animali);
dove là c'era la rappresentazione bucolica fittizia e quasi onirica del paesaggio, qui si sente la merda dei buoi per quanto è tutto vero ed essenziale;
dove là c'era un sentimento forzato, ostentato e sviluppato piatto, qui c'è un modo di avvicinarsi e di alimentarsi molto più sottile, naturale e soprattutto "onesto";
e dove là c'era una chimica che non creava alcuna empatia tra i protagonisti, qui forse anche per il contesto più disperato c'è un riscontro più emotivo e sentimentale che va al di là della voglia di mettersi un frutto nelle mutande.
La grande conquista di un racconto d'amore omosessuale si raggiunge anche quando uno spettatore eterosessuale si emoziona o si immedesima per la storia stessa. Perché vuol dire che il narratore in alcun modo forza la trasversalità dell'amore banalizzandola o peggio distinguendola col genere.

E' per tanti aspetti l'esatto opposto del film di Guadagnino:
dove là c'era una comunità allargata con tante persone coinvolte ed invasive nella storia, qui di fatto si vedono 5 persone di numero per più di un minuto in scena (compensano gli animali);
dove là c'era la rappresentazione bucolica fittizia e quasi onirica del paesaggio, qui si sente la merda dei buoi per quanto è tutto vero ed essenziale;
dove là c'era un sentimento forzato, ostentato e sviluppato piatto, qui c'è un modo di avvicinarsi e di alimentarsi molto più sottile, naturale e soprattutto "onesto";
e dove là c'era una chimica che non creava alcuna empatia tra i protagonisti, qui forse anche per il contesto più disperato c'è un riscontro più emotivo e sentimentale che va al di là della voglia di mettersi un frutto nelle mutande.
La grande conquista di un racconto d'amore omosessuale si raggiunge anche quando uno spettatore eterosessuale si emoziona o si immedesima per la storia stessa. Perché vuol dire che il narratore in alcun modo forza la trasversalità dell'amore banalizzandola o peggio distinguendola col genere.
- Luca1983
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Re: C'era una volta il Cinema
Aggiungo:Luca1983 ha scritto: 16/02/2018, 15:07 Riassumento le mie impressioni sui film candidati agli Oscar che ho visto fino ad ora:
- Dunkirk (7)
- Get out (7)
- The post (8)
- La forma dell'acqua (6)
Abbastanza deludenti, ma ho grandi aspettative per "Lady bird" e devo ancora vedere la certezza "Tre Manifesti a Ebbing"
- Il Filo nascosto: Un pò come The Post, anche se di genere differente, è il classico film candidato agli Oscar. Interpretazione attoriale di grande livello, costumi, storia, regista apprezzato. Senza Daniel Day Lewis varrebbe poco o nulla, lui, quasi da solo lo eleva a ottimo film trascinando ad una sorprendente interpretazione anche la sconosciuta compagna di sventure (Vicky Krieps).
I film lenti generalmente non mi annoiano, cosi come i film con pochi dialoghi, quindi non faccio molto testo, però mi è piaciuto anche sotto questi punti di vista. La mancanza di empatia con qualcunque personaggio è scontata, direi ricercata dal regista, quindi non dovrei penalizzarlo per questo, però non gli do più di 8.
- Tre manifesti a Ebbing, Missouri: E' l'unico dei 6 candidati che ho visto fino ad ora ad avermi emozionato, ma va detta una cosa, i film in cui ci sono di mezzo delle lettere mi conquistano a prescindere (cosi come quelli con storie "itineranti").
Il film direi che è un insieme di tante cose, la presa di coscienza della realtà rurale statunitense (ormai non si può più parlare di denuncia, è una situazione che si conosce fin troppo bene), il dolore della perdita seppur vissuto in modo piuttosto nuovo, con apparente distacco emozionale, i rapporti famigliari più o meno complessi e un pò di humor nero e razzismo che non guastano mai.
Direi che ciò che più me lo ha fatto piacere è la realtà di ciascuno dei personaggi, nessuno è solo positivo o solo negativo, c'è del buono dove non sembra essercene e vice versa, il tutto si sviluppa in un equilibrio molto sottile tra il giusto e lo sbagliato che mano a mano che ci si addentra nella storia si confondono sempre di più e alla fine non si sa bene dove si è andati a finire e perchè ci si trova li (sia i protagonisti che lo spettatore).
Voto 9.
Militante del movimento "SI' MAGNUS" per il suo ritorno su Playit.
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Re: C'era una volta il Cinema
Domanda interessantissima a cui è complesso dare una risposta.Rakim ha scritto: 27/02/2018, 19:39 Premetto che la mia non vuole minimamente essere una provocazione, ma leggendo queste ultime pagine mi è venuto da chiedermi e da chiedervi: voi che cosa cercate in un film? Quali sono gli aspetti che mettete al primo posto quando si tratta di valutare un film?
Quello che cerco è emozione, che ovviamente sarà differente a seconda del film che scelgo.
Se quel giorno ho voglia di paura scelgo un horror, se ho voglia di tensione scelgo un thriller, se ho voglia di ridere una commendia, di emozionarmi un drammatico e cosi via.
Quindi normalmente c'è dell'aspettativa e come sempre in questi casi il giudizio è poi anche influenzato da questa, per questo motivo cerco di avere solo una minima idea di cosa sto per guardare (giusto per essere indirizzato nella scelta) ma non guardo ne trailer, ne leggo recensioni che mi possano troppo influenzare.
Eliminando o comunque escludendo al minimo l'aspettativa non resta che sedersi e godersi lo spettacolo.
In merito invece al giudizio direi che per quanto mi riguarda devo scindere tra quello che il film mi da e quello che il film mi lascia.
Un brutto film mi annoia già durante lo visione, o mi trova perplesso alla fine
Un buon film, di qualsiasi genere sia, mi tiene compagnia, magari mi emoziona anche, ma mezz'ora dopo la visione già non ci sto più pensando
Un grande film è invece in grado di rievocarmi emozioni simili a quando lo stavo guardando anche a distanza di tempo e questo mi spinge ad approfondirne molti aspetti, ripensarci, parlarne in modo costruttivo*
*ho specificato "in modo costruttivo" perchè anche di un brutto film mi ritrovo a parlarne, ma in modo distruttivo
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Re: C'era una volta il Cinema
Riepilogo visioni settimanali:
"Baby Driver" - sicuramente originale, ben girato e con ottime scene d'azione. Peccato che a lungo andare tenda a ripetersi e smetta di sorprendere, mostrando un po la corda sul lato sceneggiatura. Comunque divertente e diverso dal solito, e temo di essermi innamorato di Eiza Gonzalez
Blade Runner 2049 - Chapeu a Villeneuve e Deakins, il comparto tecnico e visivo è a dir poco eccellente, spettacolo puro. Peccato che pure i personaggi talvolta sembrino fermarsi ad ammirare tanta magnificenza, e il ritmo ne risente parecchio. Diciamo che se fosse durato mezz'ora di meno per me poteva tranquillamente essere un "capolavoro".
Moglie e marito - commedia italiana incentrata sull'arci-abusato tema dello scambio di corpo tra lui e lei. Ha però il pregio di limitare al minimo sindacale le solite gag triviali viste e straviste e di scendere a fondo nella psicologia dei personaggi, interpretati devo dire alla grande da Favino e dalla Smutniak. Quasi più dramma che commedia, mi ha sorpreso in positivo.
Addio fottuti musi verdi - della serie "stasera si spegne il cervello", mi sono visto questo "film" dei The Jackal. Ho messo la parola film tra virgolette perché sin dall'inizio dà l'idea di essere uno sketch di YouTube ad alto budget. Comunque, probabilmente aiutato dalle aspettative basse, mi ha strappato qualche risata e qualche gag mi ha colpito positivamente. Il cinema è un'altra cosa però, e non tutti sono obbligati a farlo.
Johnny English - ennesima parodia di James Bond, stavolta con Rowan Atkinson (alias Mr Bean) nel ruolo del noto agente segreto. Oh...Devo dire che mi ha fatto ridere di gusto, sorpresa positiva.
La prima volta di mia figlia - commedia italiana di e con Riccardo Rossi, un mio amico me ne aveva parlato bene. Adesso ho un amico in meno.
"Baby Driver" - sicuramente originale, ben girato e con ottime scene d'azione. Peccato che a lungo andare tenda a ripetersi e smetta di sorprendere, mostrando un po la corda sul lato sceneggiatura. Comunque divertente e diverso dal solito, e temo di essermi innamorato di Eiza Gonzalez

Blade Runner 2049 - Chapeu a Villeneuve e Deakins, il comparto tecnico e visivo è a dir poco eccellente, spettacolo puro. Peccato che pure i personaggi talvolta sembrino fermarsi ad ammirare tanta magnificenza, e il ritmo ne risente parecchio. Diciamo che se fosse durato mezz'ora di meno per me poteva tranquillamente essere un "capolavoro".
Moglie e marito - commedia italiana incentrata sull'arci-abusato tema dello scambio di corpo tra lui e lei. Ha però il pregio di limitare al minimo sindacale le solite gag triviali viste e straviste e di scendere a fondo nella psicologia dei personaggi, interpretati devo dire alla grande da Favino e dalla Smutniak. Quasi più dramma che commedia, mi ha sorpreso in positivo.
Addio fottuti musi verdi - della serie "stasera si spegne il cervello", mi sono visto questo "film" dei The Jackal. Ho messo la parola film tra virgolette perché sin dall'inizio dà l'idea di essere uno sketch di YouTube ad alto budget. Comunque, probabilmente aiutato dalle aspettative basse, mi ha strappato qualche risata e qualche gag mi ha colpito positivamente. Il cinema è un'altra cosa però, e non tutti sono obbligati a farlo.
Johnny English - ennesima parodia di James Bond, stavolta con Rowan Atkinson (alias Mr Bean) nel ruolo del noto agente segreto. Oh...Devo dire che mi ha fatto ridere di gusto, sorpresa positiva.
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Re: C'era una volta il Cinema
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