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da doc G » 21/12/2017, 14:28
Non ho commentato fino ad ora la vicenda Banca Etruria in primo luogo perché sapevo che avrei scritto un posto lunghissimo anche per i miei standard, e non volevo affliggervi, e per un semplice motivo:
E dove sarebbe la novità?
L'unica novità è il suicidio del PD con una commissione banche che non poteva che finire a schifio per loro, ma è solo uno dei tenti.
Per altro sono anni che scrivo la stessa cosa, ma non perché io sia particolarmente competente in materia, ma perché la cosa è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. Ne discuto almeno da quando cominciò il credit crunch, sotto il governo Berlusconi, fra il 2008 ed il 2011.
Le banche sono controllate da fondazioni bancarie dai tempi di Amato, in quanto prima erano pubbliche (più o meno, perché c'erano Banche Popolari che erano in mano a cooperative e Casse di Risparmio in mano ad enti ed associazioni locali) e la politica non volle mollare l'osso.
C'erano già guasti enormi, con banche pubbliche o quasi che avevano avuto bisogno di salvataggio (per fare qualche esempio Santo Spirito, Banco di Sicilia, varie Casse di Risparmio) ed altre impossibili da salvare pubblicamente per via di guai troppo grandi (BNL, Banco di Napoli).
Da allora le banche in mano ad una fondazione bancaria sono TUTTE fallite, senza eccezioni, qualcuna è stata salvata per tempo, qualcuna no, ma di fatto sono tutte fallite, si sono salvate quelle banche che erano controllate da più fondazioni in cui nessuna poteva davvero fare la voce grossa (per esempio Unicredit, Banca Intesa, UBI, Banco Popolare) o qualcuna controllata da cooperative organizzate sotto forma di vera impresa (ad esempio BPM).
Perché mai sono tutte fallite?
Perché la banca va gestita per avere un utile, prestando i soldi nel rispetto del merito creditizio, quindi con probabilità di rientro, con acquisizioni ed aperture di filiali che abbiano un senso economico, con raccolta di denaro e successivi investimenti con un senso economico. Se ci sono errori di gestione ma il tutto è gestito nell'ottica di impresa ci sono molte fonti di profitto che possono ammortizzare gli errori.
Se c'è l'intervento del politico, allora ecco che i soldi vanno prestati per forza ad amici degli amici o ad elettori, che siano PMI, orafi, agricoltori o quel che sia non cambia se il prestito non avviene nel rispetto del merito creditizio e va erogato per "aiutare il territorio", ecco che i prestiti non performanti aumentano, le sofferenze pure, la banca deve effettuare aumenti di capitale fuori mercato e rifilare le proprie azioni ad ignari clienti.
E di tutto questo gli azionisti che dicono? Nulla, perché un azionista normale se le azioni perdono valore o non arrivano dividendi si incazza come un puma, l'amministratore di una fondazione no, perché mica sono soldi suoi, l'azionista che ha dovuto digerire azioni per avere un prestito nemmeno, perché senza quell'investimento non avrebbe avuto il denaro che gli serviva, colui cui sono state rifilate azioni nemmeno (almeno fino a che non scoppia il bubbone) perché la persona di cui si è fidato continua a rassicurarlo. Tutto finché non arriva il conto da pagare.
Chi sono i politici impelagati in questo?
In primo luogo i liberi ed uguali, guidati da un D'Alema che è il primo responsabile del casino MPS ed uno dei responsabili di altri casini (chi ricorda "abbiamo una banca")
In secondo luogo la Lega, Eurocredinord è il caso più clamoroso, ma sono responsabili in parte dei casini veneti e di Lodi.
Renzi doveva essere il rottamatore, e l'inizio è stato incoraggiante, con la legge sulle cooperative bancarie, il bail in e la risoluzione delle quattro banche, ma poi ecco che si è andato a sputtanare con Banca Etruria, che è una caccola rispetto al sistema, e quindi non è credibile si sia limitato a questo.
Fra l'altro è ASSOLUTAMENTE vero quel che dice Timme, non ci sono reati, ci sono stati interessamenti per cercare un salvataggio per la banca, salvataggio che avrebbe salvato anche quegli azionisti e quegli obbligazionisti subordinati che l'opposizione dice di voler tutelare, ed alla fine, falliti i salvataggi, si è arrivati alla risoluzione. Nel comportamento di Renzi non c'è molto da dire. Ma c'è un conflitto di interessi gigantesco della Boschi, che avrebbe dovuto astenersi e, una volta combinata la frittata, ha cercato di rigirare la frittata con affermazioni sempre al limite fra bugia e verità. Siamo sinceri, se Renzi davvero non ha messo il naso nelle banche e si è fatto infinocchiare dalla Boschi è un ingenuo che sarebbe meglio non avere alla guida del paese, se invece Etruria è solo la punta dell'iceberg altro che rottamatore, è esattamente nella falsariga di coloro che voleva rottamare. Ed ha sulla coscienza robe come Atlante o banche depurate dalle perdite cedute ad un euro.
Paradossalmente Berlusconi è quello che si è fatto invischiare meno, ma si è lavato le mani su casi come la Carige di Scajola ed il credito cooperativo di Verdini ed ha costruito robe come il presunto salvataggio Alitalia.
I pentastellati sono ancora vergini in tal senso, dato che non hanno mai avuto posizioni tali da poter influire su banche. DIciamo che ad ora non posso certo imputargli scelte assurde e la marea di cavolate che hanno sparato sui fallimenti bancari (cazzate tipo "occorre salvare i risparmiatori ed i lavoratori non le banche") sono ampiamente giustificate da voler giustamente massimizzare il guadagno degli errori degli avversari. Quando sento però parlare di nazionalizzazioni di banche e di banche del territorio che dovrebbero sostenere le PMI ecco che vedo comparire sullo sfondo le sagome dei vari CIrino Pomicino, De Mita, Malfatti. C'è sempre la possibilità che si ravvedano prima di farsi coinvolgere in magagne, per carità.
Unico modo per dare una sistemata alla questione banche? Svincolare le banche dalle fondazioni, obbligando TUTTE le fondazioni a cedere le proprie partecipazioni azionarie (almeno quelle rilevanti), obbligando tutte le cooperative a quotarsi in borsa, al limite escludendo giusto le Banche di Credito Cooperativo sotto certe dimensioni, applicare in pieno tutte le direttive europee e, anziché provare a rifondare la vigilanza bancaria (lasciamo stare le cazzate abissali del riportare Bankitalia sotto il controllo dello stato e bestialità, o meglio sindoneità, simili) affidarla totalmente alla BCE aiutando il passaggio in ogni modo possibile, non sarà possibile per il credito cooperativo, e solo per quel caso rifondare la vigilanza, far fare alla CONSOB la fine dell'ISVAP, abolizione e fondazione di una nuova autorità indipendente.
Quante possibilità ci sono che un politico a caso faccia tutto ciò, a meno di non essere obbligato dalla Troika?
Ecco, la questione banche è una di quelle per cui al momento dico che, salvo cambi di direzione netti di qualcuno, alle prossime elezioni me ne starò a casa.
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