Ci sono da dire alcune cose.
In primo luogo è evidente l'intento di mostrare la faccia moderata e di rendere il movimento accettabile presso istituzioni nazionali e, soprattutto, internazionali. Non a caso gli ortodossi alla Fico masticano amaro.
In secondo luogo su alcuni aspetti è ancora indigeribile, ma su tanti altri è quasi meno peggio di molti avversari o potenziali alleati.
E lo sforzo di moderazione indica anche che davvero nel movimento sperano di vincere le elezioni, e potrebbero anche non avere torto. Ad oggi sono vicini al PD, poco sotto il 30%, con Lega e FI attorno al 15%, ma per tanti motivi le possibilità in campagna elettorale dei pentastellati sono maggiori.
Vorrei però effettuare una riflessione sui temi economici. Siamo bel lontani dalle cazzate di Salvini (anche se a dire il vero sta provando a moderarsi anche lui), e tutto sommato ormai la piattaforma non è tanto peggio di quelle presunte meno peggio, PD e Forza Italia, solo che PD e FI li abbiamo visti all'opera. Il problema è che questa piattaforma, pur non essendo poi tanto peggiore di quelle di PD e FI, quale sarebbe? Cosa si evince dalle interviste del buon Luigi? Ecco una analisi, di Massimo Fontana e Mario Seminerio, dopo questa io comincerei a pregare San Mario Draghi, anche perché ribadisco che dalle parti di PD e FI non si ascoltano cose migliori.
E così domenica Luigi Di Maio è stato incoronato candidato premier per i 5 stelle.
E in una intervista ha anche espresso, a grandi linee, una bozza del suo programma economico, come possiamo leggere qui http://www.ilsole24ore.com/…/di-maio-al ... 3percento-…
Cosa propone allora Di Maio per rilanciare l'economia?
Esaminiamo i vari punti :
1) ovviamente il reddito di cittadinanza.
Non poteva essere diversamente.
Fin da subito è sempre stato il cavallo di battaglia del mv5s.
Con una particolarità : più il Mv5s si avvicina al governo, più questo reddito di cittadinanza si restringe :-)
Si era partiti nel 2013 con i famosi 1000 euro al mese per tutti.
Adesso si è arrivati a una cifra variabile a seconda di quanto distante sia il reddito complessivo dal livello minimo di povertà, quantificato a 780 euro al mese per persona.
Quindi il reddito varierà da zero ad un massimo di 780 euro http://www.movimento5stelle.it/parl…/RE ... INANZA.pdf
Sempre per tutti?
No.
Solo per chi è disoccupato e fino alla assunzione da parte di una impresa.
E mentre si riceve il reddito non solo si dovrà trovare un lavoro, ma anche seguire attivamente corsi di inserimento nel mondo del lavoro.
Cosa abbiamo allora qui ?
Il banalissimo "sussidio di disoccupazione".
Quindi non reddito di cittadinanza, non reddito base, non reddito universale, ma un sussidio di disoccupazione.
E i finanziamenti?
Di Maio dice di avere le coperture.
Più sommessamente facciamo notare che non è propriamente così , come ad esempio illustrava tempo fa l'ottimo Seminerio qui http://phastidio.net/…/reddito-cittadin ... gogica-sta…/
2) l'adesione alla teoria conosciuta come quella "dello stato innovatore".
E' stata sviluppata da una economista di sinistra italiana che lavora in UK, Mariana Mazzucato, e prevede un forte ruolo dello stato nella promozione delle innovazioni tecnologiche e della loro adozione nel processo produttivo.
Di tale teoria ne avevamo parlato in lungo e in largo in questa nota a cui rimando
Quello che qui possiamo ricordare è che questa teoria, almeno nella sua parte "attiva", parte dal presupposto che lo stato abbia una conoscenza quasi perfetta di ciò che il mercato vuole e debba produrre e quali siano le tecnologie a più alto rendimento.
Ma così semplicemente non è.
Quanto sopra lo può fare solo ed unicamente il mercato attraverso un processo evolutivo.
Lo stato può e deve promuovere la ricerca di base, ma non ha la più pallida idea di quali saranno le tecnologie vincenti e men che meno ha idea di come applicarle.
E questo problema lo vediamo proprio nelle proposte di Di Maio.
Per lui lo stato "innovatore" dovrebbe:
- finanziare ristrutturazioni edilizie in senso ecologicamente sostenibile
- sviluppare le energie rinnovabili
- sostenere generiche e non specificate nuove tecnologie
- sostenere con 450 milioni di euro le auto elettriche.
Ricordando che un paese cresce economicamente in modo sostenibile quando aumenta la sua produttività, vediamo che Di Maio decide di spingere per la crescita sul settore più vecchio e meno produttivo dell'economia (l'edilizia), di sostenere fonti energetiche più costose delle ordinarie (e che quindi aumenteranno i costi per le imprese) e di impiegare per fortuna una cifra tutto sommato contenuta, su un prodotto che l'Italia quasi non fa.
Direi che è confermato quanto detto sopra: lo stato, in questo caso rappresentato da Di Maio, non sa cosa è più produttivo per il paese e quindi l'impatto economico probabile degli interventi di cui sopra sarà pari a zero.
Se non negativo, come visto dal lato dei costi.
3) eliminazione dell'irap per le piccole e medie imprese.
Questa misura è buona e valida e mi trova concorde.
Certo, sono da trovare le coperture finanziarie, ma se le trovassero sarebbe forse la prima cosa da fare.
Più e meglio di tutte le altre.
Come ricordo sempre la disgrazia economica più grande che il paese abbia subito è stata la caduta della crescita della produttività.
Caduta iniziata all'incirca nel 1997.
In quell'anno sono successe due cose :
- l'italia è entrata nell'euro
- l'italia ha introdotto l'Irap.
Visto che la moneta è neutrale e che l'irap incide sulla remunerazione del capitale, e quindi a catena sugli investimenti e sulla crescita conseguente della produttività , direi che l'irap è senza ombra di dubbio l'indiziato numero uno dei mali economici del paese.
Non l'unico certamente, ma uno dei principali.
4) ma come finanziare tutto questo?
Ecco che Di maio si allinea a Renzi e Salvini e chiede più deficit pubblico.
Non specifica quanto, ma dice chiaramente di voler superare il parametro del 3%.
Ora, il 3% di deficit, come spiegato in passato, non spunta dal caso o da fantomatici economisti francesi che lo tirano fuori dal cappello magico in 1 ora.
No.
Il 3% è il valore che matematicamente bisogna tenere, dato un tasso di crescita nominale del 5%, per poter abbassare nel lungo termine il debito pubblico verso il valore del 60% sul pil.
Valore che ci porrebbe al riparo da ogni pericolo finanziario.
E qui la cosa diventa pura matematica e logica: il nostro tasso di crescita nominale non è del 5%.
E' inferiore.
E infatti il rapporto debito/pil è cresciuto.
Bisogna alzare il tasso di crescita.
I grillini e con loro praticamente tutta la politica italiana, dicono che per poterlo alzare bisogna aumentare il deficit.
E' falso come abbiamo visto in passato, ma ipotizziamo che sia vero.
Portiamo il deficit al livello spagnolo: il 5%.
E ipotizziamo che il pil salga come quello spagnolo del 3%.
Il nostro tasso di crescita nominale arriva vicino al 5%.
Il valore visto sopra che abbassa il rapporto debito/pil.
Problema: il tasso di crescita nominale del 5% abbassa il debito se il deficit è al 3%.
Non se è al 5%.
Ergo: anche se effettivamente il deficit spingesse la crescita ai livelli più alti che si vedono oggi, il livello del deficit sarebbe tale da far salire comunque il rapporto debito/pil.
Dove sta l'inghippo?
Ovviamente nel moltiplicatore keynesiano della spesa pubblica.
Che nel caso di Di Maio, ma anche come detto di Renzi e Salvini, non solo per ridurre il debito dovrebbe essere sopra 1, ma probabilmente dovrebbe essere sopra 2.
Ovvero dovrebbe essere talmente elevato da spingere la crescita ben sopra il 5% nominale.
Per chiudere ricordiamo che le stime dell'Fmi per il moltiplicatore della spesa, parlavano di un valore massimo per la sola Grecia del 2011, in stato di forte deflazione e contrazione vicino a 2, ma per tutti i paesi in espansione e non in deflazione di 0,5.
E l'Italia attuale è esattamente in questo stato.
Cosa succederà ad una Italia che aumenterà il deficit pubblico?
Semplicemente che da un lato non raggiungerà il tasso di crescita sperato e che dall'altro aumenterà il suo rapporto debito/pil.
Cosa rimane alla fine di tutto questo bel discorso?
Due cose :
1) fortunatamente le proposte di Di Maio sono molto più moderate di quelle del Mv5s degli inizi.
2) purtroppo non serviranno a nulla per rilanciare l'economia, ma anzi da un lato potrebbero aumentare i costi di produzione delle imprese, dall'altro caricheranno il paese di nuovi debiti.
Che qualcuno prima o poi dovrà pagare.
Tanto per cambiare.
Buona giornata.