Birdman ha scritto:Gian Marco ha scritto:
E l'alternativa sarebbe restare inermi e passivi mentre Trump porta il partito alla distruzione (con la reale possibilità di perdere anche la maggioranza al Senato)? No, mi sbaglierò ma non ci credo. Proveranno di tutto per togliergli la nomination. La posta in gioco è troppo alta. Una vittoria di Trump significherebbe la fine del conservativismo classico americano e alienerebbe molta più gente di quanta ne alienerebbe la sua esclusione forzata.
Mettiamola così: forzare la mano e scippare Trump della nomination potrebbe- è vero- portare il GOP a perdere la Casa Bianca di nuovo, ma lasciare che sia Trump a guidare il partito potrebbe vuol dire perdere la battaglia lo stesso E IN PIU' condannarsi alla marginalità per i prossimi dieci anni.
Troppo rischioso IMHO. Qualcosa deve succedere.
Interpretazione che ci sta, ma a me pare che i buoi siano già scappati. Insistere sul conservativismo classico mi sembra una scommessa a perdere. Trump non è un fenomeno isolato. Dietro Trump c'è Cruz, un altro che l'establishment repubblicano non sopporta. Il senato a larga maggioranza repubblicana è paralizzato da un'altra banda di estremisti, il freedom caucus.
Per decenni il partito repubblicano ha contato sui voti di milioni di cittadini di classe sociale medio-bassa promuovendo un'agenda politica basata su tagli di tasse ai più ricchi e più libero mercato per tutti. Ora mi pare stenti molto a far passare questo messaggio. E se l'unico strumento di appealing che il partito repubblicano ha nei confronti del suo elettorato è quello di farsi portavoce di valori morali tradizionali e una spruzzata di razzismo qua e là, ecco che estremisti/populisti à la Trump, Cruz, freedom caucus hanno molta più presa.
E nel frattempo, dopo Christie, il toupet colleziona un altro endorsment da parte di un candidato più vicino all'establishment, Ben Gifted Hands Carson. Endorsment che potrebbe portargli un po' di voti di fanatici religiosi, che sicuro gli tornerebbero molto comodi.
Carson che, peraltro, ci tiene a farci sapere che Trump, nel privato, è una persona "cerebrale".

Provo a dirti come la vedo io.
Entrambi i partiti sono in crisi e sono nel mezzo di un processo di “ridefinizione.” Questo è evidente. L’evoluzione intestina al partito Repubblicano è certamente più spettacolare e fragorosa, ma anche tra le fila Democratiche c’è un chiaro rigetto della linea politica che ha dominato il partito negli ultimi vent’anni. La famosa “Third Way” clintoniana (che strizzava l’occhio al capitalismo) sta venendo di fatti rottamata dalle nuove generazioni, e c’è sempre più attenzione ai temi di giustizia sociale e di diseguaglianza economica. Wall Street non è più una risorsa da tenere a bada, ma IL nemico, additata a responsabile di qualunque male sociale americano. Ripeto, fino a pochi anni sarebbe stato impensabile vedere un social-democratico come Bernie Sanders dar filo da torcere ad un simbolo dell’establishment come Hillary Clinton sul palcoscenico di una campagna presidenziale.
Da parte Repubblicana dici molto bene te quando punti il dito sulla frattura interna tra l’ala “classica” e liberista e quella populista/protezionista. E’ effettivamente la rottura di una delle più importanti alleanza politiche d’America degli ultimi decenni e fa molto rumore. Sbagli- secondo me- però quando metti Cruz e Trump sullo stesso piano. Perché è vero che Cruz è inviso all’establishment quasi quanto Trump, ma la ragione di tanta antipatia non è tanto per le sue idee (comunque estremiste e poco adatte a fare proseliti al di fuori degli ambienti strettamente conservatori) ma per come opera, come si è presentato e per come (mal) si rapporta con il resto del partito. Ideologicamente Ted Cruz incarna l’anima più prettamente costituzionalista e conservatrice del repubblicanesimo americano dal ’64 a questa parte. Trump è molto più rivoluzionario da questo punto di vista perché ha totalmente capovolto il tavolo, ripudiando punti cardini dell’agenda repubblicana (ha persino difeso Planned Parenthood e ha strizzato l’occhio ad un sistema di sanità universale!) e imponendosi come degno erede dei più famosi e celebri demagoghi americani, da William Jennings Bryant a David Duke e George Wallace. Il suo mix di protezionismo economico e nativismo è esplosivo e per certi versi diametralmente opposto al messaggio di Cruz che è molto più liberista, e per certi versi trascende i classici confini politici tra Democratici e Repubblicani (per dire: Cruz è contrario a qualunque tipo di sussidio governativo per l’energia, Trump si è espresso in favore di aiuti per l’etanolo in Iowa). Dunque è vero che i due condividono una porzione di elettorato (tanto che Cruz è quello che imho ha sofferto più d tutti l’ascesa di Trump) ed è anche vero che entrambi hanno beneficiato della progressiva estremizzazione che ha coinvolto il GOP dall’elezione di Obama in poi (tanto che ormai è diventato più un partito di lotta che di governo almeno a livello nazionale), ma i messaggi sono molto diversi.
Trump fa appello ai sentimenti razzisti della gente. E’ brutto a dirsi ma è così. Non penso che tutti i sostenitori di Trump siano razzisti, ma è innegabile che nei suoi discorsi ci siano tantissimi riferimenti (più o meno impliciti) ai temi di difesa dell’identità bianca e cristiana del Paese (a partire dallo slogan della campagna)., così come è innegabile che il suo successo e “legittimazione” mediatica stiano indirettamente incoraggiando tanti- che per anni non avevano avuto il coraggio di uscire allo scoperto- ad esprimere le proprie idee razziste. Tanto che non sarei affatto sorpreso se nei prossimi tempi ci dovesse essere un aumento di atti vandalici e razzisti da parte di estremisti ( il KKK stravede per Trump proprio per queste ragioni: fa da cassa di risonanza).
Dunque no, non penso che il conservatorismo classico stia per scomparire. I conservatori ci saranno sempre, è solo che in questa congiuntura economica (in Europa come in America) è difficile difendere il messaggio di liberismo economico e globalizzazione con le masse. Ma secondo me sarebbe sbagliassimo arrendersi e consegnare il partito in mano ai populisti (e questo vale da una parte come dall’altra, perché Sanders non sarebbe molto meglio) solamente per come stanno andando le cose in questo momento.
Anche perché a livello locale il GOP rimane molto forte e radicato: basta andare a guardare quanti stati controllano (sia a livello di governatori che a quello di legislature) e alla maggioranza alla House of Representatives. Non è affatto un partito in punto di morte almeno da questo punto di vista, ma è sicuramente un partito in forte crisi d’identità che si sta autoescludendo dalla Casa Bianca perché sceglie di inseguire i suoi estremismi piuttosto che pensare ad essere pragmatici e a coniugare il proprio conservatorismo con le esigenze di un Paese in rapida crescita.
Il Freedom Caucus di cui parlavi ne è un ottimo esempio. Di fatti tiene d’ostaggio tutto il resto del partito alla Camera (al Senato è più difficile perché ovviamente i senatori sono eletti in tutto lo stato e per forza di cose devono essere più moderati) e preferisce fare opposizione dura e pura piuttosto che governare.
Per riassumere: concordo in parte. E’ vero che c’è una forte crisi identitaria in corso ed è vero che la classica alleanza repubblicana è spaccata (probabilmente in modo irreparabile), ma i buoi non sono scappati. O meglio, forse sono scappati per il breve termine, ma non può essere ragione sufficiente per lasciare tutto in mano a dei pazzi che di conservatore e ragionevole hanno ben poco.