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Straniero nella mia città

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Gian Marco
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Gian Marco » 06/12/2015, 14:54

Bellissimo topic e spunto di discussione.
Leggendo le parole di Rod ho ritrovato molte delle mie riflessioni, domande e considerazioni.

Io sono partito di casa per l'America quando avevo 16 anni e da quel momento non mi sono più guardato indietro. Ma non perchè sia figo o altro, ma semplicemente perché ho avuto la straordinaria fortuna di trovare da subito esattamente quello che stavo cercando. Mi sono bastate poche settimane per capire che l'America- quella parte d'America in particolare- era il posto che faceva per me; e l'ho capito dal semplice fatto che mai prima di quel momento mi ero sentito così motivato, felice e fiducioso. Ora di anni ne ho 25 e- ostacoli burocratici a parte- il mio progetto di vita in America prosegue con più entusiasmo che mai.

Difficile dire cosa sia nello specifico che mi abbia attratto in primo luogo e cosa continui tuttora ad esercitare questa fortissima attrazione su di me, ma l'America è il posto dove sono veramente felice e realizzato. Mi ritrovo molto nelle parole di Rod anche quando dice che la sua famiglia lo prende in giro perchè fino a pochi anni prima di trasferirsi aveva problemi persino a spostarsi di pochi km: a me è successa la stessa identica cosa. Mio papà era convinto non avrei resistito un mese lontano da casa...

Personalmente sono molto attratto dall'idea di indipendenza (economica, personale...) tanto che non mi sono mai sentito così a posto con me stesso come quando a 22 anni ho iniziato a lavorare come insegnante e mi sono potuto comprare la mia prima macchina, pagandomi il mio affitto e comparandomi il mio cibo: è una sensazione di potere ed emancipazione inebriante.
Come diceva anche Spree ci sono fattori culturali evidenti che fanno sì che noi italiani viviamo la fase del distacco (sia emotivo che fisico) dalla famiglia di origine in modo molto diverso rispetto ad altri popoli. Io mi limito al confronto con gli americani perché è l'unica altra realtà che conosco. Per il teenager americano il rito di passaggio è sicuramente il college: a 18 anni ti trasferisci lontano da casa (in certi casi molto lontano) e in 4 anni acquisisci un'educazione all'indipendenza che poi- nel 99% dei casi- non vuoi assolutamente mollare alla fine dell'esperienza (ragion per cui sono pochi i casi di chi si ritrasferisce a casa dei genitori dopo il college). In Italia questo manca dato che anche chi va all'università molte lo fa nella sua città natale. Quel "salto" viene meno.

Condivido con Rod anche l'incomprensione verso amici italiani che sembrano accontentarsi di quello che a noi appare "poco" (o comunque non soddisfacente) invece che battersi, rischiare, mettersi in gioco per un qualcosa di più. E' un discorso che ho cercato di affrontare molte volte con i miei amici italiani, ma ho sempre paura di insistere troppo perché non vorrei essere bollato come uno che se la tira o che pensa di essere "migliore" (sarebbe da idioti: in fondo io ho avuto opportunità che magari tanti altri non hanno avuto, e senza quelle opportunità sarei anche io nella stessa identica situazione). Mi è sempre rimasta molto impressa una conversazione a cui assistetti qualche anno fa fra due miei amici che parlavano di un altra persona. Quest'altra persona- un mio amico raccontava all'altro- aveva un lavoro vicino a casa, ma un giorno il datore di lavoro lo ha messo di fronte ad una scelta: o ti trasferisci a Venezia o non ti rinnoviamo il contratto. Il tizio in questione aveva scelto la seconda opzione, ma la cosa che più mi lasciò sbalordito fu come i due miei amici ne parlavano come una cosa totalmente scontata: come a dire, ovvio che ha rifiutato! Venezia? Ma siamo matti? Troppo lontano. La persona in questione aveva 19 anni e nessuna responsabilità particolare.
Ovviamente è una scelta più che legittima, ma mi ha fatto riflettere molto sul modo di pensare di molti miei coetanei del posto: preferire abbandonare un lavoro piuttosto che mettersi in gioco (a 19 anni!) e trasferirsi a Venezia.

E' vero che come popolo siamo molto legati ai nostri posti di origine e ci trasferiamo (da una città ad un'altra) solo per certe situazioni, preferendo come regola generale di rimanere vicino ai nostri cari. Il che di per sé non sarebbe una cosa necessariamente negativa (oddio, per me sì, ma è soggettivo), ma temo che abbia un effetto molto negativo sulla mobilità sociale ed economica dell'Italia. Gli americani da questo punto di vista non si fanno problemi: ho amici- con cui sono andato all'HS- sparsi in tutto il Paese. Per certi versi gli americani sono quasi un popolo nomade (una casa si compra e si vende senza pensarci troppo; non fa parte dell'eredità di una famiglia come qua in Italia).

Poi secondo me bisogna anche considerare il momento storico. Magari fossimo negli anni '80 e '90 il nostro discorso e le nostre considerazioni cambierebbero: ci sarebbe più ottimismo e più vivacità. Ma in questo periodo, e qua concordo ancora una volta con Rod, stare in Italia mi procura un marcato senso di malessere fisico e psicologico. Mi rendo conto da solo che quando sono in Italia sono più buio, molto meno motivato e più timoroso. Per carità, è sicuramente più un limite mio, ma penso che il posto, le circostanze e la situazione influisca molto. Lo dico anche con il rischio di venire bollato come superficiale e disfattista, ma l'Italia mi dà veramente un'idea di depressione in questo momento. La gente che mi sta attorno (dalla mia famiglia, ai miei amici, a chi vedo in giro) si impegna, lavora duro, ma non si gode nulla: o meglio, si esce il sabato sera, si va alla partita e cose del genere, ma mi dà l'impressione che siano gesti quasi meccanici e neppure troppo divertenti, sicuramente privi di quell'entusiasmo e aggressività verso la vita che invece vedo prevalere negli Stati Uniti.
Noto molto più conformismo sociale qua: più gente che si veste alla stessa maniera, che si pettina allo stesso modo, che beve le stesse cose, frequenta gli stessi luoghi. Ogni volta che esco con il mio gruppo (gente che conosco dalle elementari, a cui voglio bene come fratelli) penso che l'obiettivo vero dell'uscita non sia quello di veramente divertirsi, ma recitare un copione. Forse pecco di arroganza e presunzione dicendo questo, ma sarei ipocrita se non lo ammettessi. Raramente mi diverto quando esco in Italia (pur spendendo), perché imho c'è troppa attenzione alle apparenze e alla percezione sociale (ostacoli) e poca sul provare a divertirsi seriamente (delle volte basterebbe chiamare gente a casa, fare scorta di birra e whisky e mettere delle musica). Ovvio che ognuno poi si diverta a modo proprio, ma questo imho c'entra poco.
capitolo ragazze: stendiamo un velo pietoso. Io non sono Cristiano Ronaldo e non è che neppure dall'altra parte dell'oceano abbia tutto questo travolgente successo, però un dato di fatto c'è: se provo un approccio con un paio di ragazze americane in un locale molto probabilmente succedono due cose: 1) o va bene e cominciamo a socializzare o 2) mi fanno capire che non sono interessate e si va avanti. Se faccio la stessa cosa in Italia di solito mi guardano come a dire "Che cazzo vuoi?". Non è questione di essere esterofili: è un discorso culturale. Basti vedere a come vado su Tinder negli USA e come (non) vado qua :forza:

Boh, forse ho solo una marea di cazzate, ma sono considerazioni che ho per la testa ormai da un po', e sono cose di cui ti accorgi solo nel momento in cui ti stacchi dalla realtà che hai sempre conosciuto. Quello che c'è di sicuro è che in Italia non ci sto bene (e ripeto: può essere benissimo un limite mio): mi manca l'aria. Preferisco 100.000 volte alzarmi mezz'ora prima la mattina per stirare le mie camicie ed essere indipendente che avere nonna e mamma a farmi 'ste cose. Ci sono delle cose a cui veramente non si può mettere un prezzo...
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Luca10 » 06/12/2015, 18:03

Beh, che gli italiani di base siano "comodi" e molto - spessissimo troppo - attaccati alle loro radici è effettivamente molto vero.

Io non sono all'estero (per pochi chilometri) ma sto a 700km da casa (ed in un posto da cui torno prima a casa da Dubai che da qui, visto il livello dei collegamenti :laughing: :dash2: ), ed ogni volta che dico che il posto dove sto mi fa schifo ed aspetto con ansia il trasferimento il 99% delle persone dà per scontato che io abbia chiesto di tornare a casa. Ed invece no, tornare a casa nemmeno l'ho mai considerato (avessi voluto, forse ci sarei già tornato): ho chiesto Roma.

Alla fine casa è dove stai bene, dove sei felice, dove fai quelli che ti piace. O anche solo, purtroppo, dove pagano lo stipendio, certe volte.
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da shilton » 06/12/2015, 18:27

Gran bel post Gian Marco.
Sappi che un pò, nel profondo, ti sto invidiando.
Hai fatto la scelta giusta, al momento giusto.
Buon per te.
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da hispanico82 » 06/12/2015, 22:41

Senza che nessuno si offenda, vorrei sottolineare una cosa: chi si è trasferito all'estero da studente o da neolaureato senza un lavoro ed un soldo, lo ha fatto perché la famiglia poteva permetterselo.

E questa opportunità non è da poco, anzi. Chiaro che così perseguire un sogno o un futuro in contesti che possono essere migliori è un pochino più semplice.

Inoltre, sempre senza offesa, non giudicate quello che magari non si è voluto trasferire per lavoro: perché se guadagna 1000€ e 600/700€ se va bene lo deve mettere per una casa, allora vai a lavorare "per la gloria", non ti porti niente a casa. È sempre importante immedesimarsi nelle situazioni.

Ah, per chi non lo sapesse, non parlo per partito preso: da quando mi sono laureato ho lavorato a Lucca, a Padova ed adesso sono a Roma con la mia famiglia a Napoli (moglie e due figlie), e vi assicuro che 250km sembrano 12.000 in questa situazione.

Dico solo che si sta sfiorando un pó il luogo comune, a mio avviso.

EDIT: aggiungo una cosa. Il mio unico rimpianto è quello di non aver tentato di andare all'estero dopo la laurea ma 1) ho iniziato a lavorare prima di terminare la specialistica 2) dopo fortunatamente sono andato avanti e quindi mollare tutto non era proprio l'idea del secolo.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da rodmanalbe82 » 07/12/2015, 0:19

Post veramente belli e interessanti, vi ringrazio.
Sto per andare a letto, domani vorrei elaborare meglio, volevo solo rispondere a Hispa e al suo ultimo intervento.

chi si è trasferito all'estero da studente o da neolaureato senza un lavoro ed un soldo, lo ha fatto perché la famiglia poteva permetterselo.

Molto riduttivo, IMHO. Assolutamente in disaccordo. Per 'partire' penso che servano 2000 euro. Biglietto, di sola andata, per una destinazione. Sotto i cento euro, se si resta in Europa. E soldi necessari per mangiare le prime due/tre settimane, e un alloggio. Nel frattempo si cerca (qualsiasi) lavoro.
Se si ha intenzione di partire e cambiare vita, quella dei soldi è solo una scusa.
Parecchi amici o conoscenti mi raccontavano che han lavorato 2-3 anni 13-14 ore al giorno, 6 o 7gg a settimana, perchè volevano andare via. Perchè nn ce la facevano più. Se si decide di andare via, i soldi non sono certo un blocco. Il blocco è mentale.

A livello personale, la mia situazione è sicuramente diversa dai sopracitati. Sono un ragazzo fortunato, nel senso che i miei genitori non sono i Berlusconi o DellaValle, ma so che loro ci sono, se qualcosa andasse male. Se fosse andata male in Australia, non sarei dovuto andare a vivere sotto un ponte, insomma. E dal punto di vista della 'leggerezza' mentale, questo sì che è un vantaggio ENORME.
Ma ti potrei anche raccontare di quella volta in cui stavo aspettando lo stipendio, avevo 99 dollari in banca per i successivi 14gg..e son andato al supermarket, prendendomi 28 scatole di tonno a .99cent in offerta :forza:

Inoltre, sempre senza offesa, non giudicate quello che magari non si è voluto trasferire per lavoro: perché se guadagna 1000€ e 600/700€ se va bene lo deve mettere per una casa, allora vai a lavorare "per la gloria", non ti porti niente a casa. È sempre importante immedesimarsi nelle situazioni.

Non penso, Hispa, qui nessuno si permetta di giudicare, anzi. Tutti abbiamo detto che le varie situazioni dipendono da fattori diversi.
Io son convinto che tu abbia potuto intraprendere altre direzioni nella tua vita, chissà magari la specialistica all'estero o un lavoro.
Ma hai incontrato Anna, hai avuto altre priorità (la famiglia, priorità assoluta), e adesso ti stai facendo un culo enorme (soprattutto, come dici tu, nello stare lontano dalle due bimbe lunedi-venerdi) non indifferente. Anche non andando a 24h di distanza, stai cercando il meglio.
(Ero sicuro che avresti risposto a questo topic, e con queste considerazioni :naughty: non eri sicuramente tu il mio target.)

Forse, mi hai fatto realizzare che la mia vera domanda era: 'perchè non cerchiamo il meglio per noi stessi?'
O qualcosa del genere. Io, in italiano, ho sempre fatto cagare. Immagina dopo 7 anni in Australia :thumbup:

Last but not least, magari mi sarò spiegato male, ma non dicevo certamente che bisogna andare in Australia per vivere bene. Anzi. Non è tutto rose e fiori là.
E la famiglia, come dice Hispa, manca che tu sia a 250km o in NC o a Sydney. Magari tra 6 mesi vi potrò dire se ci sono diverse gradazioni di mancanza familiare in base alla distanza kilometrica. Ma essere a Sydney, sticazzi se soffrivo a vedere i miei una volta all'anno.
Ma, allora, la mia voglia di vivere e sperimentare era più grande della mia paura che mi mancassero. Dopo 7 anni, e anche per fattori terzi, probabilmente l'Australia non valeva così la pena. O forse, dopo X mesi qui in Europa, mi renderò conto che quella è la mia via.

Penso che, alla fine, l'importante sia sfidare sè stessi e i propri limiti. Notte a tutti e grazie per i contributi :notworthy:
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da ripper23 » 07/12/2015, 1:55

hispanico82 ha scritto:Senza che nessuno si offenda, vorrei sottolineare una cosa: chi si è trasferito all'estero da studente o da neolaureato senza un lavoro ed un soldo, lo ha fatto perché la famiglia poteva permetterselo.

E questa opportunità non è da poco, anzi. Chiaro che così perseguire un sogno o un futuro in contesti che possono essere migliori è un pochino più semplice.

Inoltre, sempre senza offesa, non giudicate quello che magari non si è voluto trasferire per lavoro: perché se guadagna 1000€ e 600/700€ se va bene lo deve mettere per una casa, allora vai a lavorare "per la gloria", non ti porti niente a casa. È sempre importante immedesimarsi nelle situazioni.

Ah, per chi non lo sapesse, non parlo per partito preso: da quando mi sono laureato ho lavorato a Lucca, a Padova ed adesso sono a Roma con la mia famiglia a Napoli (moglie e due figlie), e vi assicuro che 250km sembrano 12.000 in questa situazione.

Dico solo che si sta sfiorando un pó il luogo comune, a mio avviso.

EDIT: aggiungo una cosa. Il mio unico rimpianto è quello di non aver tentato di andare all'estero dopo la laurea ma 1) ho iniziato a lavorare prima di terminare la specialistica 2) dopo fortunatamente sono andato avanti e quindi mollare tutto non era proprio l'idea del secolo.

Sicuramente senza il supporto della famiglia (economico ma non solo) tanti discorsi sono difficili. Ma io agli inizi ero supportato dalla mia famiglia in UK come lo ero a Bologna, non è questo che ha fatto la differenza tra il voler andare via e rimanere, perchè anche stando in Italia, pur con tutti i lavoretti saltuari, ero comunque un privilegiato sulle spalle della mia famiglia. Anzi, andando via sono riuscito a diventare economicamente indipendente molto prima di quanto lo sarei probabilmente diventato se fossi rimasto in Italia.

Quindi imho è un discorso che c'entra relativamente con quanto diceva rod nel suo post iniziale.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da hispanico82 » 07/12/2015, 7:58

Ragazzi, secondo me c'entra perché non è una possibilità che hanno tutte le famiglie. Io probabilmente sarei potuto andare via, ma ci sono amici di scuola che non hanno fatto neanche l'università perché dovevano contribuire al bilancio familiare dopo il diploma.

Questo non sminuisce il coraggio che avete avuto tutti voi che siete andati all'estero, ma il messaggio di italiano mammone per mia esperienza è esagerato.

Togliendo qui sul forum, tra conoscenti e colleghi di università con cui sono rimasto in contatto quasi tutti lavorano lontano da Napoli.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Toni Monroe » 07/12/2015, 8:19

Credo però che non possa valere per tutti indistintamente, ci sono varie gradazioni, per cui abbiamo anche casi di famiglie in cui diventa un risparmio pure il figlio che prova a crearsi una vita da solo. Se non ce la fa e torna ci si dà una mano tutti ma se ce la fa va già bene non doverlo mantenere, non è nemmeno necessario che mandi soldi da fuori.

Direi che a "potersi permettere" di rischiare sono quindi i "disperati" ("va già male ora, quanto peggio può andare?") e quelli che stanno bene. Poi c'è una fascia intermedia in cui il non essere "costretti" a provarci fa ritenere che sia uno spreco farlo e si delega a chi "ne ha la possibilità" il tentativo.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da boantos » 07/12/2015, 8:23

Quando parlavo di italiani mammoni, a dire il vero non pensavo affatto alla dipendenza economica dai genitori.
Mi riferivo alla dipendenza emotiva.
Ho vissuto in Irlanda, in Corea e in Francia e mi viene facile dire che questo legame è più "forte" nel Bel Paese, passatemi il termine forte.

Dal punto di vista economico comunque vedo molti vivere ancora con mamma e papà perchè semplicemente è più facile (non il caso di AndreaR) o purtroppo perchè non c'è lavoro. Nell'ultimo caso non è una scelta e si ritorna al discorso delle poche possibilità in Italia.
Nei paesi del Sud Asiatico, non essendoci mai stato un sistema pensionistico, i genitori erano sempre a carico dei figli sopraggiunta l'età avanzata. Ora qualcosa sta cambiando, ma ci vogliono decenni prima che una generazione non avrà più bisogno del sostegno della propria prole.
In Italia i nostri genitori fanno i debiti per i figli!!! Al Sud sopratutto conosco famiglie che lo hanno fatto per far sposare la figlia o il figlio, ma stiamo scherzando?!? Indebitarsi per un matrimonio in grande? Quando vivevo a Napoli pure per la Comunione o la Cresima!!!

Poi chiaro che avere le spalle protette aiuta anche nel prendere certe decisioni.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da N3lLo » 07/12/2015, 9:25

Vi prometto di leggervi tutti e di portare la mia opinione in gioco.
È un po che pensavo ad un 3d per gli expat con opinioni e/o consigli per chi avesse dubbi ed affini.
Ora in qualitá di zingaro vero vi saluto per il secondo dei miei 3 aerei di giornata!
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Mr. Sloan » 07/12/2015, 9:27

N3lLo ha scritto: Ora in qualitá di zingaro vero vi saluto per il secondo dei miei 3 aerei di giornata!
e' arrivato quello che deve fare il figo per forza :lingua:

Pure io mi riprometto di leggere il topic per benino e aggiungere qualcosa di mio

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da MarkoJaric » 07/12/2015, 9:28

Rod, bello spunto.
Interessantissimo davvero.
Molti punti sono anche condivisibili eh.. altri boh.
Mi spiego, o provo a farlo:
io credo che la grandezza o bellezza di certi posti la fanno le persone che li abitano. Che li vivono.
Per questo penso che SE si vuol provare a fare una roba si deve fare.
Perché sei proprio tu che puoi/devi migliorare il posto in cui vivi.
Tutte le giustificazioni che si troveranno per attutirne la riuscita sono beghe mentali.
Ma non credo sia una roba figlia della depressione che la tua nazione t'attacca.
Come non credo sia figlia della comodità che la famiglia ti assicura.
Credo più che altro che ci sia solo una enorme voglia di non fare un cazzo.
Di attendere il futuro.
Senza fare un cazzo.
Tutto il resto sono giustificazioni.. che possono anche reggere, ma rimangono tali.

shilton ha scritto:Ho 42 anni ormai, una vita normale.
Un lavoro che era sicuro ma da due anni si è trasformato in precario (ma grazie a Dio non ho smesso di lavorare un solo giorno).
Ho davanti a me un futuro pieno di nubi anche per la mia compagna, che vedo da quindici anni come fossi un pendolare.
Devo cambiare la mia vita, l'anno che sta arrivando probabilmente mi consentirà di farlo.
E se non lo consentirà, farò in modo che accada lo stesso.

Tutto per questo per dire cosa?
Che tornando indietro farei scelte completamente diverse, tipo andare all'Università che invece non ho fatto, andare all'estero giovanissimo per provare delle esperienze che invece non ho mai fatto.
Facile con il senno di poi, anche se il coraggio di fare scelte folli mi è sempre mancato.


Lo so, non c'entra un cazzo ma era un piccolo sfogo pure per me.

Shil.. scusa ma.. hai 42 anni eh.
42.
Non 82.
Se vuoi provare a fare qualcosa sei sicuramente ancora in tempo.
Ed il coraggio serve ed è vero.. ma certe cose a volte vanno fatte a prescindere.. poi al limite si ragiona sulle conseguenze.


Gian Marco ha scritto:
Condivido con Rod anche l'incomprensione verso amici italiani che sembrano accontentarsi di quello che a noi appare "poco" (o comunque non soddisfacente) invece che battersi, rischiare, mettersi in gioco per un qualcosa di più.

Concludo dicendo che questo, secondo me è il vero nocciolo della questione.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da BomberDede » 07/12/2015, 10:14

io sono "emigrato" ma molto vicino a casa (in 6 h di treno o 1 di aereo sono a casa).
questo perchè? sarò un italiano mammone forse ma non sopporterei l´idea di non poter vedere le mie 2 nonne 3/4 volte l´anno visto che so che saranno le ultime volte che potrò sedermi a bere un the con loro. Posso fare questo discorso perchè ho avuto la fortuna di trovare lavoro a Monaco e non a LA probabilmente, ma io non la vedo necessariamente come una voglia di comodità di noi italiani.
Culturalmente noi siamo molto più legati alla famiglia di altri popoli più nordici, e, nella mia scala di priorità, guadagnare due soldi in più in Olanda/America o chissà dove non valgono il gioco di non poter far parte in modo continuativo della mia famiglia (che viene prima di ogni altra cosa).
Poi io sono giovane quindi con la mia ragazza non ci sentiamo ancora "famiglia" e sarà così a lungo vista l´età (io 26 lei 22) e quindi il mio riferimento resta la famiglia in italia, forse tra qualche anno questa necessità la sentirò meno perchè avrò la mia di famiglia. Ad oggi non mi sento di mettere me stesso davanti ai famigliari però.

non condivido neanche cosa sia questo "qualcosa in più" che i miei amici italiani non rischiano. Si parla di soldi? di stile di vita? non capisco davvero cosa sia questo "in più" che uno può trovare in germania rispetto all´italia (parlando di cose importanti nelal vita eh, non 500€ al mese in più).

ah aggiungo un ultima cosa(mi sento davvero il bastian contrario della situazione :forza: :forza: ):
non trovo l´italia il più bel paese de lmondo, mi dispiace. Più bello per cosa? per l´arte? è vero siamo messi meglio di altri ma non è che Parigi/Londra/berlino fanno schifo come città.
le città italiane in cui ho vissuto sono sporche che fanno schifo(ma ho un leggero OCD per la pulizia io), la mentalità italiana mi fa incazzare come una biscia(ancora non capisco come qui in germania in metro non ci siano tornelli o sistemi di controllo dei biglietti e la gente paghi lo stesso) e il clima in 1/3 della penisola fa schifo (nebbia al nord 6 mesi l´anno) e nel restante 2/3 impazzirei (se ci sono più di 22°C divento intrattabile).
Quindi mi dispiace ma non vedo come faccia essere l´Italia il paese più bello del monrdo col 2`che arriva 3´. è un bellissimo paese ma assolutamente in media con molti altri paesi nel mondo

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da GecGreek » 07/12/2015, 10:23

Concordo al 600% che i soldi sono un problema fino ad un certo punto per partire. Quando sono andato a londra ho speso 30 euro di aereo, 60 per una settimana in ostello, 30 di metro, ho trovato il primo lavoretto di merda in 3 giorni e con una spesa di 300 euro in tutto ho buscato il primo stipendio...

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da BruceSmith » 07/12/2015, 11:17

io abito a 300mt da casa dei miei, quindi non dovrei nemmeno scrivere qui dentro. :biggrin:
però ho una curiosità: quanto è stato "necessario", per voi che siete andati via, prendere questa decisione?

faccio un esempio banale: non sono laureato, ho iniziato a lavorare subito dopo aver mollato gli studi. a parte la questione puramente personale, non credo di avere competenze tali da poter fare un salto di qualità in un altro paese e, cosa non secondaria, abito a milano. insomma, trovare lavoro qui è più facile che trovarlo ad Enna (con il tutto il dovuto rispetto).

immagino che per un laureato o per chi abita in zone più complicate (passatemi il termine) ci siano prospettive diverse, che magari altrove si trovino impieghi più adeguati o che qui ci sia il nulla cosmico. senza contare che, forse, una volta che devi "abbandonare" casa, non c'è poi grossa differenza nello stare all'estero o in italia a 700-800km.

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