PREMESSA.
Non è il vostro classico post da naufrago.
Vengo qua a chiedervi un parere. Questo scritto è un breve tema che svolsi in quarta liceo come compito a casa. Ricordo che fui abbastanza soddisfatto del risultato e abbastanza sicuro di prendere un buon voto.
Italiano è sempre stata la mia materia preferita è pur essendo un nullafacente son sempre riuscito a avere ottimi voti nell'arco della mia ben poco apprezzabile carriera scolastica.
Come avrete immaginato il buon voto non arrivò, e apparve sul foglio invece un degradante 5,5. Abituato a non prendere mai meno di 7 lo presi come un affronto personale.
Oggi vorrei chiedervi di darmi un parere e decidere se la prof vide bene e io fui solo troppo vanesio e orgoglioso per accettare il risultato o se pensiate come che avesse preso un abbaglio.
Tanto lo so che tutti sognano di trovarsi almeno una volta nella vita dall'altra parte della barricataÂ

Non vi chiedo neanche commenti particolari (sempre ben accetti ovviamente) quanto un voto da 1 a 10.
p.s:siate cattiviÂ
Titolo.
La più grande disgrazia che possa capitarvi – disse Raul Follerau nella sua lettera ai giovani- è di non essere utili a nessuno,o che la vostra vita non serva a nulla. Commenta questa affermazione.
L’inutilità di una persona sono convinto sia un concetto del tutto astratto, privo di senso oggettivo e di una qualsivoglia logica. L’inutilità è un sentimento che si può provare in certe fasi della propria esistenza, ma si realizza presto come sia un qualcosa di estremamente effimero e soggettivo. Siamo tutti utili, ognuno a modo suo, non vi è dietro di noi nessun disegno divino e non siamo governati dal destino, siamo padroni delle nostre azioni, quindi il concetto stesso di inutilità risulta smentito dalla nostra natura di esseri umani liberi e in quanto tali, artefici della nostra stessa condizione.
Nell’ambito delle relazioni sociali la nostra utilità è data dall’affetto che le persone provano per noi; ai familiari, agli amici e ai conoscenti a cui risulta “utile” il nostro semplice esistere, senza di noi la loro vita avrebbe un po’ meno senso, per quanto potessimo essere poco importanti, se scomparissimo lasceremmo comunque un piccolo vuoto incolmabile in tutti quelli che ci hanno conosciuto.
Anche nei momenti di più cupa depressione non dobbiamo mai dimenticare quei pochi valori che rendono la nostra esistenza su questo pianeta degna di nota, rialzare la testa e pensare che senza di noi il mondo sarebbe comunque un posto peggiore. Abbiamo la grande fortuna, entro certi limiti, di poter modellare il nostro carattere e la nostra personalità a seconda delle nostre esigenze, una qualità propria solo degli esseri umani, essa fa sì che la nostra persona possa sempre rinnovarsi a seconda di quanto ritenga sia più utile in una determinata circostanza .
Inoltre chi ha mai detto che sia obbligatorio sentirsi utili con qualcuno? Come già detto, la completa inutilità non esiste, ma anche l’utilità pratica che ognuno di noi ritiene di avere nei confronti di qualcun altro è totalmente superflua ai fini della felicità di alcuni di noi. Possiamo sentirci totalmente inutili in certe giornate, mentre risulteremo indispensabili in altre. L’intera questione sta nel non lasciarsi sopraffare dall’idea pessimistica di una vacuità sterile e improduttiva, idea che può portarci sull’orlo di un baratro psico-emotivo da cui poi sarebbe molto difficile uscire.
Nella seconda parte della sua affermazione, Follerau, ipotizza una possibile superfluità della nostra vita. La vacuità di una vita è un concetto allo stesso tempo di impossibile e di facile confutabilità.
Quali sarebbero infatti i parametri utilizzabili in una ipotetica analisi del problema?
Si ragiona infatti soltanto in termini soggettivistici, motivo per cui qualunque tesi sarebbe inattaccabile. Ad ogni modo si deve però prendere una posizione ed esporre il proprio punto di vista in merito alla questione.
Il concetto di “inutilità” prima accostato all’individuo, è ora riferito alla vita nella sua interezza, trattasi quindi di argomenti non privi di punti comuni ma allo stesso tempo molto diversi.
Più che inutile siamo portati a pensare una vita come sprecata, non vissuta, triste, sfortunata…di tutte queste possibilità l’inutilità è sicuramente quella peggiore, una vita è inutile è quanto di più mediocre ci possa essere, ciò implica una totale ininfluenza nei confronti di tutto e tutti.
Qual è una vita inutile? La vita di un bambino africano che stenta ad arrivare alla maggiore età lottando ogni giorno contro la fame,la sete e le guerre civili può considerarsi inutile? La vita di un barbone che passa metà della sua esistenza a mendicare e poi viene trovato assiderato una fredda mattina di dicembre possiamo ritenerla priva di utilità? Se tutte queste persone non fossero nate, sarebbe cambiato qualcosa?Qualcuno se ne sarebbe accorto? Molto Probabilmente no, un cinico potrebbe ben dire che queste sono state esistenze inutili. Ognuno di noi sa nel profondo del suo cuore e della sua onestà intellettuale quanto sia utile a chi gli sta intorno, alla società dove vive e soprattutto a se stesso, motivo per cui tutti noi siamo portati a pensare di avere una qualche utilità nella continua e inarrestabile storia del mondo.
In conclusione trovo che la frase di Follerau sia adatta solo a stimolare una profonda riflessione in un animo puro e innocente come può essere quello di un adolescente, ma risulti priva di significato agli occhi una persona matura che analizzi con razionalità il problema.