Emmanuelle ha scritto:
No! Mi dici che film è?
Un film che ho molto apprezzato. Roba talmente di nicchia che da noi (SP è la mia targa) è apparso in infrasettimanale in un cineforum cupo e puzzolente per poi sparire nel nulla più totale. In questa recensione Savatori di Filmup non lo esalta granchè ma de gustibus non disputandum est
A Berlino venne presentato "Provincia Meccanica", film di rara bruttezza. Abbiamo (purtroppo) visto tutti come è andata a finire.
I distributori italiani sembrano essersi avveduti, e a Cannes, insieme al più blasonato film di Giordana, presentano questa piccola e interessante produzione della Fandango, "L'orizzonte degli eventi".
L'accoppiata Daniele Vicari alla regia / Valerio Mastrandrea sul set l'avevamo lasciata dopo la non esaltante prova di "Velocità massima", che pure si era segnalata ai David come miglior regia di un esordiente.
La riprendiamo a distanza di cinque anni con un film gradevole, che, grazie ad una coraggiosa (seppur un po' improbabile) doppia sterzata nella seconda parte si slega un po' da quell'aria stantia, tipica di un certo modo italiano di fare film, che rischiava di avvilupparlo fino a farlo morire del tutto. Vicari ha invece il coraggio di cambiar pagina, mutare registro, e slega la prima parte, figlia di una descrizione sempre più monocorde e priva di idee della società italiana in genere e dei rapporti interpersonali nello specifico, da una seconda, che matura alla luce di silenzi, di sguardi, di introspezioni per nulla banali né, tanto meno, raccontate.
E la svolta (nella svolta) finale rende emblematica la scelta di un destino, sotto un certo punto di vista profondamente umano e comprensibile, ma che comunque, grazie anche all'incisività di un rapidissimo montaggio in parallelo, rimane inaccettabile, frutto di un germe, oserei dire, quasi sbagliato.
La piccolezza e la pochezza di un uomo vengono messi alla prova più e più volte durante il film. Merito del regista (e dello sceneggiatore) è di non giudicare, non assurgere a vacui moralismi, ma osservare seguendo con la macchina da presa, facendo uso discreto e accorto del montaggio, non estremizzando i tagli né lasciandosi andare a voli pindarici.
Bravo, anche se sembra a momenti un po' spaesato, Mastrandrea, che si ritrova in un ruolo poco "suo", privo del tutto di quell'ironia amara e popolaresca che da sempre lo contraddistingue.
Un prodotto che, con tutte le sue fatiche e le sue pecche, merita di trovare un posto sul palco di un cinema italiano così spesso non all'altezza di sé stesso.
Emmanuelle ha scritto:
E soprattutto..chi è la Montossey??
I'm sorry... ho cercato in google il nome dell'attrice del primo Emanuelle e mi è uscito il cognome sbagliato. E' colpa di Gian Marco e delle sue feste alla bayside school.