Grazie a
tutti, poi annoto con calma.
In gioventù leggevo di tutto e c'erano pro e contro.
I
Comics americani erano un ricordo d'infanzia (da piccolissimo mi sarà finito in mano un albo o due dell'Editoriale Corno e anni dopo con Star Comics/Play Press rinacque l'amore), erano colorati, sgargianti e tamarri. Ma c'era un mare di roba, i temibili crossover citati da MP3 e molti episodi di bassa qualità. Di quelle collezioni ricordo i cicli di Autori importanti (David, Simonson, Miller, ecc.) ma loro andavano e venivano, le testate rimanevano. Delle telenovelas in calzamaglia. Possono anche piacere. A me stufarono.
I
Manga erano (e sono ancora) lontani dal mio gusto estetico. Le tavole. Il bianco e nero. Mmèh.
MA (ed è un grosso MA positivo) fu la prima volta che vidi degli autori avere il totale controllo sulla propria creatura. Vogliono raccontare una storia. Lo fanno. Il personaggio è loro. La storia è loro. Ne fanno quello che vogliono.
Il fumetto
italiano (leggasi i Bonelli, ma in campagna c'ho anche un centinaio di Diabolik) era una via di mezzo. Alcune chicche (nei primi 100 numeri di Dylan Dog ci sono alcune perle assolute) ma mi stufai abbastanza presto.
Non ho mai smesso ma ho iniziato (inconsciamente) ad elaborare quanto scritto sopra, soprattutto quando riuscii a mettere le mani sui capolavori assoluti del genere (Alan Moore, Neil Gaiman, ecc.).
Mi dissi: ok, questo media mi piace ancora tantissimo ma non farò per la terza volta l'errore di diventare un consumatore compulsivo. Vado per autori. Soprattutto a livello di sceneggiature e testi. Anche perchè il livello delle illustrazioni è cresciuto esponenzialmente. Mi interessa la storia che vuoi raccontarmi e come me la racconti.
E, come per la televisione, ho scoperto che il media (oddio, si dice "il media"? sigh) è cresciuto esponenzialmente. 30 anni fa guardavo in tivì della roba che su Fox Retro non riesco a starci 10" senza cambiar canale. E leggevo storie di 22 pagine con dei dialoghi noiooooooosi e i colori che sbavano fuori dalle chine. Mmèh.
Adesso in TV vedo roba che mi emoziona solo a ripensarci (Newsroom, BB, SOA, TD, ecc. ecc. metteteli voi) e in edicola/libreria trovo gente che ha reso i dialoghi scritti altrettanto brillanti. Una generazione di fenomeni. E infatti passano dalla tivù al fumetto con irrisoria facilità.
Il momento della rivoluzione (Quesada alla Marvel) me lo son perso ma ho recuperato con i volumi della Gazzetta, quelli curati da Fabio Licari. 10 euri a volume (non bruscolini, sono il primo a saperlo) ma autoconclusivi ed eleganti. Ed ho scoperto il lavoro di Bendis, Strackzinski, Millar e gli altri. Uao.
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Ride, non ricordo quando e in quale raccolta ma mi trovai in mano anch'io
Wanted di Mark Millar.
Gli piace prendere gli stereotipi del genere e stravolgerli a piacimento. E poi è un super-paraculo e scrive già sapendo che i diritti per le trasposizioni cinematografiche si venderanno come il pane. Poi magari il film è una cacata (ed infatti il film di Wanted è una cacata, scusami Angelina) ma lui comunque passa all'incasso.
Kick Ass alla fine (3 mini serie + 1 su HitGirl) mi è piaciuto un sacco, non so se stanno preparando i film di
Secret Service o
Super Crooks. Gli albi son molto leggeri e divertenti. E hanno avuto il buon gusto di pubblicarli in albetti semplici, 48 pp. da edicola. 3 mesi e ti leggevi tutto. Alleluja.
Quello di Igort non l'ho letto. Ma "5 è il numero perfetto" sì. Bello, proprio bello. Era una collana di Graphic Novel de l'Espresso con due opere che già conoscevo (Maus, Palestina) e altri per me perfetti sconosciuti. Delle rivelazioni. Specie Igort. Bravissimo.
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Penny non frequento moltissimissimo il forum (non come una volta) ma con l'intelligenza

che mi contraddistingue (guardando l'immagine profilo) ti immagino appassionato di cinema.
Non so se tu l'abbia letto e non so se si trovi ancora in giro: temo di no, io ho avuto una botta di culo.
Fortuna & Gloria di Brian Michael Bendis.
E' una mini di 80 pagine in bianco e nero, autobiografica. Pubblicata quando era ancora un autore underground e (relativamente) poco conosciuto. Racconta le sue peripezie ad Hollywood nel tentativo di vendere un suo fumetto e farne un film. Un gioiellino.
