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da Bluto Blutarsky » 03/04/2020, 11:51
Premessa: in questa quarantena mi sono reso conto che le serie tv mi hanno definitivamente stufato. Sono tutte uguali. Per carità, ce ne sono di belle, ma il problema è che hanno tutte lo stesso linguaggio, le stesse modalità narrative (con le dovute eccezioni, tipo Twin Peaks e The Young Pope, ma sono appunto eccezioni). Alla lunga non ci trovo più niente di interessante. Quindi, da qui in poi, solo film, film e film, finché morte non sopraggiungerà.
Perciò, qualche recente review dall'alto di un cazzo.
Midsommar – Il villaggio dei dannati
So che questo film ha molti estimatori anche fra di noi; io non riesco a essere entusiasta, ci ho visto molti pregi ma anche alcuni difetti. Rispetto a Hereditary mi sembra un po’ un passo indietro, più esteriore, ma sotto sotto meno originale, come se raccontasse una storia vecchia con il vestito nuovo (film horror con sette pagane che praticano riti sanguinari ce ne sono diversi, e andavano a parare più o meno sempre lì: c’era chi scappava disgustato, salvo poi farsi ammazzare, e chi si faceva inglobare). Apprezzabilissima la scelta di girare un horror in pieno sole e di presentare i riti del villaggio con la precisione del documentarista, anche a costo di essere prolisso; mi sembra però che, a differenza di Hereditary (dove il talento era controllato), qui spesso Ari Aster si faccia prendere la mano ed ecceda un po’, forse con la scusa di mettere in scena un contesto tanto eccentrico. Il risultato a volte richia di essere involontariamente ridicolo soprattutto nell’ultima mezz’ora (a me quattro o cinque volte è scappata la risata davanti a volti smembrati che si ricompattavano, scene isteriche di gruppo, pelli di orso o peli pubici). Che poi Aster sia un regista con i controcazzi sono il primo a dirlo. Forse la cosa più interessante del suo cinema – anche se siamo a soli due film – è che non c’è catarsi: il male non si sconfigge.
Voto: 6
In Bruges – La coscienza dell’assassino
Primo lungometraggio di Martin McDonagh (quello di Tre manifesti a Ebbing, con cui condivide molte caratteristiche). Un film che aveva tutto per piacermi molto, e infatti mi è piaciuto molto. Il tema è tragico, ma è trattato con humour e una giusta dose di allegoria (una delle frasi simbolo del film è “Forse è questo l'Inferno: dover passare l'eternità in questa cazzo di Bruges!”). Fa ridere quando deve far ridere e azzecca tutti i personaggi, anche quelli di pura tappezzeria. Certo, Brendan Gleeson e Ralph Fiennes mangiano in testa al protagonista Colin Farrell, ma non si può avere tutto…
Voto: 8
Le paludi della morte
Un interessante noir che passò a Venezia una decina di anni fa, diretto dalla figlia di Michael Mann. Interessante soprattutto perché sembra la fonte di ispirazione più diretta per True Detective, che a tutti voi è piaciuto molto e a me meno, ma pazienza. Anche qui c’è una coppia di detective uno religioso e l’altro spaccone, anche qui ci sono delle giovani donne morte malissimo, ma è soprattutto l’ambientazione a far pensare a un’influenza diretta (qui Texas, là Louisiana, ma di fatto i luoghi sono gli stessi). Si inserisce nel filone dei thriller che indagano la parte più sordida della profonda America. Non sarà originalissimo, ma sta in piedi con mestiere.
Voto: 6,5
La truffa dei Logan
Steven Soderbergh è un raro caso di regista che può passare agevolmente dal film semi-autoriale al cinema di intrattenimento più spensierato, senza che la cosa sembri strana. Qui siamo decisamente verso il secondo polo. È una sorta di Ocean’s Eleven ambientato fra i sempliciotti dell’America rurale. Il film offre niente più che un paio d’ore leggere, ma il meccanismo è infallibile, e il divertimento è garantito. Tra i meriti: tirare fuori l'anima da attore brillante di Daniel Craig, che deve evitare il rischio di farsi imprigionare nel ruolo di Bond (cosa che fin qui è riuscita soltanto a Sean Connery).
Voto: 7
Dolceroma
Mmm, sì, ci può stare. Voglio dire, buona parte del film è un "vorrei essere a Hollywood ma sto alla Garbatella", ma se anche in Italia torniamo a fare un po' del buon vecchio cinema di genere come tanto (non sempre bene) facevamo negli anni 60-70, sono solo favorevole. Ottimo Barbareschi, attore italiano che non recita come un italiano, spesso un po' ai margini probabilmente perché trattasi di fascistone in un mondo in cui "qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche" (cit.).
Voto: 6,5
Ottobre
Vabbè, chevvelodiccoaffà? Ejzenstejn racconta la Rivoluzione d’ottobre con una quantità di idee registiche che un secolo dopo lascia ancora sbalorditi. Un intellettuale che espone le sue tesi solo usando le forbici e i fotogrammi. La sequenza in cui le truppe controrivoluzionarie uccidono i manifestanti alzando i ponti di Pietroburgo è all’altezza di quella della Scalinata di Odessa nel Potëmkin.
Voto: 9
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"La verità è come l'acqua: una piccola quantità ti disseta e ti tiene pulito, ma se è troppa può farti affogare"