ho appena concluso la trilogia di Takashi Miike "Dead or Alive", e non so commentarla adeguatamente.
I tre film non sono collegati dalla trama ma solo dai due attori protagonisti.
C'è, specialmente nell'ultimo capitolo "Final", un continuo omaggio al brutto cinematografico, inteso come cinema trash di genere specialmente degli anni 70/80. E non per fare un cinema di citazioni (come fa tarantino), ma proprio per fare un cinema brutto :D
C'è però qualcosa di molto affascinante in tutti e tre i capitoli (tra i quali il terzo è sicuramente il meno riuscito), e non sono bene riuscito a capire cosa. Forse è dovuto alla fiducia che uno spettatore ripone in quello che sa essere un regista autoriale (per quanto controverso e lontano dai canoni che questa definizione tende a portarsi dietro), e acconsente a lasciarsi guidare anche attraverso cose che in altre circostanze rifiuterebbe.
E poi da parte mia c'è anche l'ammirazione di un regista che fa come caxxo gli pareÂ
Una menzione speciale per i finali, assolutamente inaspettati e immotivati. il primo apocalittico, il secondo (come finale sicuramente il migliore, come film anche forse) poetico, e il terzo boh, inclassificabile :D
http://dailymotion.virgilio.it/video/x2kecm_dead-or-alive-trailer-miike_shortfilms