Avevo promesso che avrei scritto, ed eccomi qui.
La mi fuga dall'Italia è divisa in due parti, la mia esperienza spagnola e la mia esperienza "all over Europe".
Nel Luglio 2009 con gli esami quasi finiti mi propongo per la tesi ad un professore che ho sempre reputato un grande e che insegnava una materia in cui ero bravo e per la quale provavo un profondo interesse. Dopo qualche mese di lavoro standard il prof mi chiama e mi propone un nuovo progetto che prevedeva 2 mesi a Madrid per collaborare con un gruppo di ricercatori della UC3M, niente di esagerato dato che non avevo un ruolo fondamentale ma un po' di soldi per vivere a Madrid due mesi non mi facevano schifo e sono partito.
Dopo qualche settimana difficile tra ricerca di casa, prime amicizie e normale adattamento ho cominciato a sentire la differenza, a sentire la città viva, le persone provenienti da tanti posti del mondo, parlare realmente altre due lingue (inglese e spagnolo), la sensazione di crescita e di maturazione che ho provato in quel momento è stata pero' difficile da assimilare, non riuscivo a spiegrami se fosse a "causa" della nazione, della mia età, della mia patria.
Come ha descritto bene Rod tutto era piu' semplice, tutto

, le persone avevano voglia vera di interagire e di conoscersi e non si chiudevano nelle "comitive" di sempre, quelle che a cui sei abituato ma guardavano alla tua diversa provenienza, non solo geografica, come un qualcosa di interessante non come un "pericolo".
L'"effetto collaterale" di tutto questo è stata una sorta di esplosione di volontà dentro di me, volevo fare sempre meglio, volevo di piu' ed in 15 giorni ho sostanzialmente completato tutti i compiti di sviluppo che avevo per i successivi due mesi, nonostante la festa continua e le notti insonni.
La conseguenza è stato un contratto di 9 mesi con IMDEA NEtworks, ed un prolungamento della mia esperienza spagnola.
I 9 mesi successivi sono stati fantastici, ma non è quello di cui stiamo parlando qui ma di quello che succede quando poi torni indietro.
Tornato in Italia, a Napoli, ho cominciato a sentire tante difficoltà, da quelle logistiche a quelle personali, volevo andare a 200km/h ma qui nessuno aveva voglia realmente di rischiare, nessuno voleva realmente attaccare come volevo e per qualche mese mi sono fatto abbattere da questo sentimento di eccessiva "lentezza".
Pero' proprio in quei momenti ho cominciato a vivere Napoli in maniera diversa, a capirla piu' di prima a vedere come il potenziale inespresso fosse infinito, da li sono partiti i sogni, ho organizzato eventi, gestito un PUB per un anno ed intanto mi sono anche laureato.Ho realmente capito come la mia città potesse darmi molto piu' di tanto altro e che non era la città in se ad essere un problema ma il meccanismo assurdo di gestione del lavoro e delle prospettive che DEVE rimanere fermo per non permettere ad un grande macchina di mettersi realmente in moto, volevo combatterlo, andarsene era una sconfitta.
Acquisita questa certezza avevo deciso che avrei fatto di tutto per rimanerci a vita.
Nel Maggio 2012, successivamente ad un concorso di dottorato perso per strani motivi ho deciso di accettare una proposta di una multinazionale canadese operante nel ferroviario,ma con prospettiva sempre di finire a Napoli.
Ho lavorato 1 anno a Savona e due a Pistoia seguendo la produzione ed i prototipi della nuova Frecciarossa con soddisfazioni alterne e con un generale intorpidimento della mia voglia, della mia forza.
Piu' passava il tempo e piu' ero assuefatto all'Italia ed al modo con cui essa rallenta il ritmo per farti sentire sempre a tuo agio, ma sostanzialmente senza motivo.
Guadagnavo discretamente,poco per essere un ingegnere rispetto alle altre nazioni, lavoravo tanto e le attività che seguivo non erano proprio il lavoro dei sogni del 26enne ricercatore di Madrid ma un semplice accontentarsi, in quel momento ho realmente sentito la pigrizia forte dentro di me, dolce e spietata mi teneva ancorata ad una busta paga ed ai weekend a casa con gli amici in quella Napoli che tanto mi faceva stare bene e che era l'unico picco di vita della mia settimana.
Come in ogni favola/storia pero' il colpo di scena era dietro l'angolo.
A Luglio 2014 mi trovo a Savona per un meeting con il management di Trenitalia e con un bel po dei miei boss, ero in attesa di novità dato che la fine delle attività a Pistoia era vicina come l'apertura dei nuovi uffici napoletani della mia azienda.
Approfittando di un momento di tranquillità riesco ad avere un colloquio privato con il mio capo divisione... una cosa cosi:
Nello:"D. so che stiamo per spostarci a Napoli, prevedi il mio utilizzo li? Pensi sia possibile per me essere stabile nelle attività XXXX ( non vi voglio annoiare ulteriormente) "
D:" Certo, certo. Ma sai forse è ancora presto per parlare di posizioni e di reali prospettive, sei giovane forse altre esperienze tecniche darebbero ulteriore vigore al tuo bagablio tecnico..."
Non stavo capendo, chiedo una spiegazione piu' "spicciola"
D.: "Beh è semplice, i treni sono in giro a Napoli ci sarà anche la manutenzione, tu potresti cominciare da li, capendo i guasti, magari sostituendo qualche pezzo, riparando qualcosa. Ti serivrà"
Piccolo inciso, io lavoro come Software Field engineer, sono quindi in treno (prototipi) a fare analisi prestazionali, per lo piu' per il software di controllo del treno, testo, rilevo e modifico gestendo di solito 3/4 tecnici che si occupano della parte Hardware.
Questa era la mia attività anche in Italia, e sentirmi offrire un posto da "manutentore" (con tutto il rispetto) era per me un enorme passo indietro, mi sentivo ferito, sfruttavano la mia debolezza per fare in modo da tenermi in cantiere a dare una mano su una serie di questioni tecniche senza darmi la dovuta visibilità con una posizione che mi gratificasse realmente.
Quello è stato l'inizio, da li tramite un collega svizzero sono entrato in contatto con un team di sviluppo ed analisi software della mia azienda a Zurigo ed a Gennaio 2015 ho cominciato a lavorare per loro.
La mia vita è cambiata, è divenuta molto difficile ma molto stimolante e molto gratificante sia sotto l'aspetto relativo alle attività che seguo e coordino sia relativamente all'aspetto economico, certo vivo ormai in un aereo tra Zurigo, Berlino, Praga e Napoli ma sono felice e corro, corro sempre perchè se devo riassumere in un solo concetto la grande differenza che ho trovato tra l'Italia e le altre nazioni e che se corri, se lotti, se vai piu' forte questo ti sarà riconosciuto, in ogni ambito.
Nonostante il grande amore che provo per l'Italia e per la mia fantastica città resto dell'idea che per esplodere ed ottenere il giusto riconoscimento probabilmente i contesti extra - confine sono piu' adatti. Questo pero' ovviamente non vuol dire che sia la strada giusta, non vuol dire che sia la strada per tutti.
Concludendo, consiglio vivamente almeno di fare un esperienza fuori dai confini, almeno per avere la percezione, per capire cosa succede e poi decidere.