Messaggio
da Sine » 14/10/2009, 0:27
Prometto che mi metterò in pari, davvero, prima o poi :lol2:
Nel frattempo però l'ultimo di Toni l'ho letto, per cui mi aggiungo agli ovvi complimenti :D
Sbatto qui un po' di cazzate nel frattempo, dopodichè mi eclisso nuovamente.
Ore 8.30, ufficio del professor Luke Schiantarape, docente in Semiotica labiale del rododendro nonché vice Magnifico in carica, ovvero Molto Bello ufficiale. Entra il signor Spippoli, studente iscritto al quinto anno della facoltà di Psicologia vegetale. “La prego, si sieda” dice con voce cavernosa l'illustre Schiantarape, di origini statunitensi, accompagnando il suono con il cenno della mano destra. Il comune Spippoli, di nome Augusto, controvoglia asseconda l'Esimio e fa per sedersi sulla poltrona ottocentesca, rubata direttamente alla regina d'Inghilterra. Mentre l'Egregio prende fiato e prepara mentalmente il discorso, l'ordinario Agusuto ne approfitta per dare un'occhiata alla stanza, poco più grossa del bagno di un treno regionale, ma ricolma di storia, esperienza, cultura e cattivi odori. Alla sua sinistra trova posto una libreria tardobarocca e preretroavanguardista contenente la collezione completa della vita sessuale degli anellidi celtici, in trentatré pratici volumi. Davanti a lui, oltre al vetusto e severo volto del Sommo, trova posto la regale scrivania, in marmo giallo del Guatemala, sotterrata da quintali di libri e tonnellate di polvere, che mai avrebbe pensato di poter trovare dimora tanto duratura ed accogliente. Alla sua destra la finestra, che opaca di tristezza impedisce, con tutte le sue forze, alla luce di penetrare, e dare così un bagliore di allegria al luogo. “Almeno non sono la sola a volermi suicidare”, sembra dire con mestizia. Ma neanche il tempo di potersi soffermare su questo trionfo di frustrazione e sogni mancati che l'Altissimo si pronuncia: “Caro Signor Spippoli”, detto con un tono di tale disprezzo che vorrebbe poter togliere la maiuscola da Signor, “immagino lei sappia perché l'ho convocata d'urgenza qui alla mia porta”. “Spero non sia perché le serve un consulente d'immagine per il suo ufficio. Purtroppo non faccio i miracoli” esordisce il normale Augusto con la faccia tosta di chi sa che ha talmente poche possibilità di uscirne vivo, o comunque di preservare intatta la sua dignità, che decide di caricare a testa bassa come il Lecce dei tempi andati. L'Immenso guarda per un attimo il suo interlocutore, spaventato dal suo sguardo interrogatorio quanto un leone da un'unghia incarnita, ed a fatica trattiene l'impeto di rabbia che lo assale. “Volendo soprassedere sulla sua arroganza”, continua Schiantarape, “l'ho chiamata perché nei giorni scorsi ho dato un'occhiata alla sua carriera accademica, e c'è un particolare che mi ha colpito”. “Mi faccia indovinare” replica il poco eccezionale, “si è accorto che in realtà ho finito gli esami, sono laureato e non devo più stare qui ad ascoltare i suoi indiscutibilmente affascinanti sproloqui”. Neanche il tempo di finire la frase che la vena madre dell'Eccelso comincia a gonfiarsi ed a minacciare un'esplosione tutt'altro che improbabile. Finalmente un po' di preoccupazione assale il volto dell'insignificante. “Vuoi vedere che se non mi sposto mi macchia di sangue la polo d'ordinanza?” è il primo agghiacciante e spaventato pensiero che gli passa per la testa. “Vede signor Spippoli” continua uno Schiantarape vicino al collasso nervoso, costretto ad aggrapparsi alla maniglia in finta plastica della scrivania per non cadere a terra “non sa quanto la possibilità di non vederla più aggirarsi per i corridoi soddisferebbe anche me. Purtroppo per entrambi invece ho notato che ha sì la media del 28, le mancano sì soltanto due esami, ma è più di un anno che non ne sostiene”. “Le confesso che la sua attenzione per i dettagli mi affascina” ribatte prontamente il poco evidente “ma mi vedo costretto a farle notare che se mi ha convocato per dirmi cose che già so, farei anche per andarmene, ho un importantissimo convegno sull'arte della somministrazione coatta di etanolo, di cui peraltro sono orgoglioso relatore”. L'Elevato non ce la fa più, la vena madre ormai è più piena di Gascoigne in una delle sue serate, con il volto severo e viola di rabbia si alza in piedi e comincia ad urlare qualcosa di indefinito, ma sicuramente molto cattivo. “Lei ha oltrepassato ogni limite! Se non esce da quest'aula nel giro di tre minuti io la bandisco da qualsiasi ateneo della regione! E stia tranquillo che per i prossimi tre anni qui dentro non si laurea!” Il trascurabile, dopo essersi aggiustato i capelli, spettinati dalla ventata imperiosa data dall'alito intraprendente dello Straordinario, si alza a sua volta, e con sguardo placido e sereno guarda fisso negli occhi l'uomo ad un passo dall'infarto, e con una calma innaturale pronuncia. “Non può farlo, lei non sa chi sono io”. “E chi sarebbe, per la miseria?” “Luke, sono tuo padre!”
“Eh? Chi è il padre di chi?” La voce non era più cavernosa, ma nasale e vagamente femminea, sebbene venisse da un uomo, o presunto tale. E' Sbardozzi, uno che da piccolo vestiva le Barbie e ballava Like a virgin con una scopa e gli occhiali da sole. “Non ci credo, ti sei addormentato alla prima lezione di università della tua vita?”. Spippoli sembra destarsi da un sonno profondo. O meglio, si desta per davvero da un sonno profondo. “Stavo sognando!” “Un sogno o un incubo?” domanda il femmineo “Non saprei, un incubo forse. Come hai detto che si chiama questo professore?” “Schiantarape. Dicono sia uno stronzo.”
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