aeroplane_flies_high ha scritto: 02/01/2018, 13:24
domanda, se l'Italia da decenni ha livelli di crescita inferiori a quelli degli altri paesi europei, questo è dovuto:
a) siamo un paese morfologicamente, geograficamente e geneticamente peggiore degli altri
b) siamo un paese in cui i Governi hanno dovuto concentrarsi prevalentemente sui contestatori no-vax, no-mercato, no-sistema, non avendo altro tempo/risorse/energie per favorire lo sviluppo del paese
c) i Governi degli ultimi anni hanno prodotto politiche inefficaci che continuano a penalizzare il paese rispetto a quanto fanno gli altri
facciamo il sondaggio?
Nessuna delle tre, a meno che per governi degli ultimi anni non intendi degli ultimi 45 anni.
In realtà i motivi sono identificabili, anche molti politici di governo li hanno individuati, rigorosamente prima di essere andati al governo e dopo esserne usciti.
Il fatto è che le soluzioni sono difficili ed in molti casi dolorose per qualcuno, e vanno in senso totalmente opposto a quello che la propaganda ci dice.
Se però quando si è all'opposizione si individua nell'incapacità del governo e nella sua disonestà la soluzione, che sarebbe altrimenti di una semplicità assoluta e permetterebbe di proseguire come sempre abbiamo fatto, ecco che quando si va al governo arrivano i conti ed è difficile fare il contrario di quello che si era promesso.
Solo per l'economia:
Da sinistra (ovviamente una sinistra realista e non utopista): senza inventare meglio copiare, il welfare è inefficace ed inefficiente, ci sono modelli che funzionano, l'esempio più estremo e più citato è quello danese, il modello più integrale di flexicurity, ma ci altri esempi di sistemi creati da forze di sinistra, come quello svedese o quello tedesco. Per sostenere i redditi hanno funzionato altrove sistemi di reddito minimo e detassazione per i redditi bassi, per i quali però occorre trovare coperture. CIGD, disoccupazione, centri per l'impiego, formazione professionale, un sistema pensionistico totalmente pubblico sono strumenti superati, se mai hanno funzionato, vanno molto bene quei sistemi di welfare che si concentrano sulla persona e non sul suo posto di lavoro, cui occorre pensare diversamente e non in sede di welfare e di diritto del lavoro. Per facilitare l'occupazione sono ormai storicamente superati metodi come l'assunzione di dipendenti pubblici che non servono, la realizzazione di enti pubblici inutili, il ricambio generazionale tramite prepensionamenti, stanno funzionando bene al contrario la continua formazione professionale, detassazione delle assunzioni, la semplificazione burocratica, politiche attrattive di multinazionali e soprattutto, la creazione di distretti ad alta specializzazione per la produzione di qualche bene merceologico richiesto, per i quali occorrono però o imprese molto grandi o consorzi grandi di piccole imprese, cose che vanno obbligate, e perché tali distretti funzionino occorre favorire il più possibile il commercio internazionale, e, soprattutto, quel che ha funzionato di più è l'aumento di progresso tecnologico e di produttività, le cose che attirano di più le multinazionali oltre alla tassazione favorevole. Sull'ecologia occorre trovare un difficile equilibrio fra produzione, che porta occupazione, corretto smaltimento di rifiuti ed abbattimento delle emissioni e del consumo di suolo. Infine serve una scuola pubblica di alto livello, che formi davvero bene gli studenti, ed una università pubblica valida che svolga anche una ottima ricerca di base, separando istruzione e ricerca. Cose semplici? Tutt'altro. Creare un distretto tecnologico? Una bazzecola. Serve tempo, fatica, soldi ed i risultati si vedono dopo anni, mentre la gente che fa fatica ad arrivare a fine mese si incazza subito. Per creare una scuola davvero formativa anche servono anni. La Finlandia, che oggi è portata da tutti come esempio, ci ha messo trent'anni a creare il sistema attuale, che si voglia o meno. Lungo, faticoso, costoso e difficile.
Da destra: ancora, pensiamo a copiare modelli funzionanti senza inventare nulla, per favorire le imprese occorre semplificare la burocrazia, diminuire la tassazione per le imprese, a costo di dover mantenere quella su consumi, redditi e patrimoni, diminuire la presenza dello stato nell'economia, tagliare la spesa pubblica, anche a costo di limitare il welfare, liberalizzare l'economia il più possibile, privatizzare, per favorire la nascita di distretti tecnologici e sviluppare quelli esistenti usare la leva fiscale e della semplificazione legislativa, per favorire le PMI esistenti e l'agricoltura occorre trovare modi di tutela che non limitino minimamente il commercio internazionale, per esempio sostegno di marchi e produzioni tipiche o detassazione di certe produzioni, semplificare il più possibile il sistema fiscale, per scuola e sanità trovare modi per far convivere pubblico e privato, favorire il più possibile gli investimenti privati, favorire a tutti i costi l'aumento di produttività, anche a costo di permettere livelli di retribuzione diversi a seconda di diverse aree geografiche, meglio ancora se si attirano investimenti stranieri, per cui occorre anche una riforma della giustizia civile, per migliorare la scuola, indispensabile per aumentare la produttività, favorire in ogni modo possibile lo scambio fra imprese e scuole, favorire anche la nascita di scuole ed università private e creare un sistema di borse di studio che favorisca la frequenza di scuole ed università private per studenti non abbienti ma meritevoli, per l'ecologia, ove possibile, renderla un affare redditizio, infine, spinta su competizione, concorrenza, merito, profitto, profitto, profitto. Anche qui, facile? Tutt'altro.
Invece abbiamo dei governi che calciano il barattolo, perché? Perché vincolati dalle promesse elettorali e spaventati dal fatto che sia da destra che da sinistra c'è una opposizione sempre più rossobruna (non solo l'ultima, da decenni anni il grosso dell'opposizione è così, di qualsiasi colore sia, che in passato sia stata rappresentata da Berlusconi o da Bersani o da altri la cosa cambiava poco, adesso la cosa è solo più evidente), che guarda agli anni '70, promette un welfare dalla culla alla tomba, posto fisso a tutti i costi, pensioni alte ad età relativamente giovanile, vuol combattere, a parole, il commercio internazionale, chiede protezionismo, chiusura della frontiere, eliminazione di concorrenza e competizione, promette assieme aumento della spesa pubblica, aumento della presenza dello stato nell'economia e diminuzione di tasse, invidia sociale e punizione di chi guadagna per tutelare gli altri, tranne alcuni sostenitori che vengono esaltati come superuomini, presentazione di un modello economico superfisso e fatto di variabili indipendenti che non esiste nemmeno nel monopoli. Ed i governi hanno risposto con ricette simili solo più moderate, per evitare che l'opposizione drenasse troppi voti, anziché governare davvero fidando nelle proprie capacità e nei risultati, in quanto i risultati sono a medio/lungo termine ed a meno di circostanza favorevoli, come la guerra della Falkland, prima che arrivino è facile perdere la maggioranza. Poi quando tale opposizione arriva al governo, cosa che da 25 anni prima o poi accade sempre, SEMPRE, non può fare nulla di tutto questo, perché porterebbe al disastro, e scarica la colpa sulla UE e su presunti complotti internazionali, poteri forti o finanza internazionale. Che si promettano a parole rivoluzioni liberali, come Berlusconi e Bossi o, più recentemente, Di Maio, o crescita basata sull'equità, come ieri PDS, Margherita, RC, IDV ed oggi PD e LeU, Salvini ed il M5S tolto Di Maio, se le ricette sono quelle degli anni '70 l'esito non può che essere lo stesso che vediamo da 25 anni a questa parte. Non è nemmeno solo incapacità, perché se si promettono determinate cose per avere voti, ed i voti li ha solo chi promette quelle cose, poi al governo non è nemmeno facile fare l'esatto contrario di quel che si è promesso, e finora tutti hanno deciso di vivacchiare calciando il barattolo, qualcuno l'ha fatto meglio, qualcuno peggio. Ma non è credibile dare la colpa ad incapacità o disonestà a TUTTI negli ultimi 45 anni, in cui, fra gli altri, nei dicasteri economici sono entrati anche economisti di fama come Carli, Andreatta, Ciampi, Reviglio, Padoa Schioppa, Monti, Padoan, SIniscalco. Poi vero che, fra gli altri, abbiamo avuto anche i vari Goria, Cirino Pomicino, Visco, Tremonti, ma rispetto agli altri sono stati una minoranza.
Servirebbe qualcuno che cercasse i voti promettendo una crescita basata su opzioni reali, cose fattibili, dati concreti, portando come esempio paesi in cui si ottengono risultati e non accusando tali paesi di mangiarsi troppa fetta di torta guardando a modelli fallimentari, ma quei pochi che l'hanno fatto, da destra o da sinistra, sono stati puniti elettoralmente e o sono spariti o hanno cambiato atteggiamento. Poi abbiamo casi limite, come Renzi che è partito con una base apparentemente realistica, come quella presentata nelle prime edizioni della Leopolda, e poi si è trasformato in un De Mita con un accento diverso.