Re: Ti te dominet - Condor, bresaole e bolliti misti
Inviato: 11/01/2015, 11:29
Credo ancora in un mondo in cui ci sia un limite a tutto.
Credo si possa essere "padroni del giuoco" in tanti modi ed in tanti sistemi, anche abbassandosi platealmente in fase di non possesso.
Credo che la Bresaola Usurpatrice meritasse tutti questi mesi di pazienza, affinché sviluppasse l'unica idea che aveva in estate, nel suo unico neurone condiviso però con Abate e Menez.
Ma quello che sta proponendo Inzaghi è semplicemente inaccettabile, perché per la prima volta in 25 anni di Milan ha imposto la rinuncia programmatica alla strutturazione della fase di possesso e non è riuscito a migliorare in un solo aspetto del gioco in 5 mesi di lavoro.
Era dai tempi di Salisburgo-Milan (1994, una delle tre partite con le chiappe più strette della mia vita rossonera, ma c'era in palio una qualificazione Champions, non tre punti nel campionato con Iachini ed il Sassuolo in Europa) che non ricordo un Milan così provinciale per scelta. Perché ci sono state varie edizioni di Milan mediocri, ma l'unico comune denominatore è sempre stato il tentativo nel lungo periodo di costruire e proporre gioco, nelle sue varie forme. Un'idea elevata, ambiziosa, una filosofia nobile.
Poi, se eri scarso, perdevi. Ed infatti abbiamo anche perso. Ma abbiamo sempre ambito a non esserlo (scarsi) ed a non farlo (perdere), anche con Helveg, Laursen e Blomqvist.
Sacchi, lo stesso Capello col suo pragmatismo vincente, Tabarez e Terim pur per poco tempo, Zaccheroni, ovviamente Carletto e decisamente Leonardo, ognuno a modo suo, avevano comunque un ideale di controllo della partita ed imposizione della propria a livello offensivo, talvolta con una fase di possesso o altre con un'organizzazione difensiva (che diventava un modo di attaccare!) che costringeva spesso gli avversari ad adeguarsi, in difetto.
Allegri è stato il primo campanello d'allarme, troppo sottovalutato da chi oggi critica tutto e tutti, perché ha introdotto il concetto di mediocrità nel club, elevandolo poi a scienza esatta. Ed in uno strano gioco di causa-effetto ipocrita veniva considerato erroneamente il frutto di una necessità e del ridimensionamento societario, che passava intanto da Thiago Silva ed Ibra a Nocerino e Muntari.
Ora la Bresaola Usurpatrice però va oltre, perché in collusione con la società ci ha persino tolto la speranza.
Non solo non gioca a calcio, ma rinuncia sistematicamente a farlo. Perché concettualmente puoi anche farti attaccare nella tua area (secondo me no, ma tant'è), ma poi devi strutturare almeno un modello di ripartenza organizzata che ti permetta di portare nel più breve tempo possibile nell'area avversaria il più alto numero di giocatori possibile (sorvolando per carità di patria sull'attacco a difesa schierata, ovvero il nulla assoluto).
Qui niente, perché siamo al Menez pensaci tu, da solo contro 5. E non a caso il Breasola cerca ed eleva a uomini chiave giocatori palesemente provinciali come Cerci, adatto ad un calcio speculativo e non ambizioso, di spazi creati con la difesa ad oltranza.
Perché quello è l'unico calcio che conosce al momento, convinto di fare il verso alla Roma di Rudi Garcia e Gervinho, ma non riuscendone a comprendere i meccanismi offensivi, visto anche che si sta rivelando estremamente limitato non solo come allenatore, ma soprattutto come uomo (ai microfoni è chiaramente il cervello più limitato di sempre tra gli allenatori rossoneri).
La discontinuità da Allegri ci ha portato un girone di ritorno da 35 punti, media Champions, nel nulla totale ereditato da Seedorf a stagione in corso. Non dare continuità a quella discontinuità è la madre dei nostri problemi oggi, ma mai avrei pensato di scendere così in basso con l'Usurpatore incompetente.
Il quale per altro non ci ha tolto solo la speranza, ma una cosa ben più importante: l'identità vincente. Che attenzione, non vuol dire affatto "vincere", ma un qualcosa di molto più aulico e solenne, per certi aspetti ben più difficile da raggiungere: provare a vincere.
E la cosa più grave (e sospetta) di tutte è che nessuno in società si precipiti a ricordarlo al Bresaola, guardo caso dopo aver rimosso chi proprio quel concetto aveva chiaro in testa, forse fin dall'infanzia a Paramaribo.
P.S.: ma quanto tempo ci vuole ancora per togliere la fascia di capitano a quel giocatore indegno e darla immediatamente all'unico sollievo per il mio cuore rossonero, ovviamente quello col 28?
Credo si possa essere "padroni del giuoco" in tanti modi ed in tanti sistemi, anche abbassandosi platealmente in fase di non possesso.
Credo che la Bresaola Usurpatrice meritasse tutti questi mesi di pazienza, affinché sviluppasse l'unica idea che aveva in estate, nel suo unico neurone condiviso però con Abate e Menez.
Ma quello che sta proponendo Inzaghi è semplicemente inaccettabile, perché per la prima volta in 25 anni di Milan ha imposto la rinuncia programmatica alla strutturazione della fase di possesso e non è riuscito a migliorare in un solo aspetto del gioco in 5 mesi di lavoro.
Era dai tempi di Salisburgo-Milan (1994, una delle tre partite con le chiappe più strette della mia vita rossonera, ma c'era in palio una qualificazione Champions, non tre punti nel campionato con Iachini ed il Sassuolo in Europa) che non ricordo un Milan così provinciale per scelta. Perché ci sono state varie edizioni di Milan mediocri, ma l'unico comune denominatore è sempre stato il tentativo nel lungo periodo di costruire e proporre gioco, nelle sue varie forme. Un'idea elevata, ambiziosa, una filosofia nobile.
Poi, se eri scarso, perdevi. Ed infatti abbiamo anche perso. Ma abbiamo sempre ambito a non esserlo (scarsi) ed a non farlo (perdere), anche con Helveg, Laursen e Blomqvist.
Sacchi, lo stesso Capello col suo pragmatismo vincente, Tabarez e Terim pur per poco tempo, Zaccheroni, ovviamente Carletto e decisamente Leonardo, ognuno a modo suo, avevano comunque un ideale di controllo della partita ed imposizione della propria a livello offensivo, talvolta con una fase di possesso o altre con un'organizzazione difensiva (che diventava un modo di attaccare!) che costringeva spesso gli avversari ad adeguarsi, in difetto.
Allegri è stato il primo campanello d'allarme, troppo sottovalutato da chi oggi critica tutto e tutti, perché ha introdotto il concetto di mediocrità nel club, elevandolo poi a scienza esatta. Ed in uno strano gioco di causa-effetto ipocrita veniva considerato erroneamente il frutto di una necessità e del ridimensionamento societario, che passava intanto da Thiago Silva ed Ibra a Nocerino e Muntari.
Ora la Bresaola Usurpatrice però va oltre, perché in collusione con la società ci ha persino tolto la speranza.
Non solo non gioca a calcio, ma rinuncia sistematicamente a farlo. Perché concettualmente puoi anche farti attaccare nella tua area (secondo me no, ma tant'è), ma poi devi strutturare almeno un modello di ripartenza organizzata che ti permetta di portare nel più breve tempo possibile nell'area avversaria il più alto numero di giocatori possibile (sorvolando per carità di patria sull'attacco a difesa schierata, ovvero il nulla assoluto).
Qui niente, perché siamo al Menez pensaci tu, da solo contro 5. E non a caso il Breasola cerca ed eleva a uomini chiave giocatori palesemente provinciali come Cerci, adatto ad un calcio speculativo e non ambizioso, di spazi creati con la difesa ad oltranza.
Perché quello è l'unico calcio che conosce al momento, convinto di fare il verso alla Roma di Rudi Garcia e Gervinho, ma non riuscendone a comprendere i meccanismi offensivi, visto anche che si sta rivelando estremamente limitato non solo come allenatore, ma soprattutto come uomo (ai microfoni è chiaramente il cervello più limitato di sempre tra gli allenatori rossoneri).
La discontinuità da Allegri ci ha portato un girone di ritorno da 35 punti, media Champions, nel nulla totale ereditato da Seedorf a stagione in corso. Non dare continuità a quella discontinuità è la madre dei nostri problemi oggi, ma mai avrei pensato di scendere così in basso con l'Usurpatore incompetente.
Il quale per altro non ci ha tolto solo la speranza, ma una cosa ben più importante: l'identità vincente. Che attenzione, non vuol dire affatto "vincere", ma un qualcosa di molto più aulico e solenne, per certi aspetti ben più difficile da raggiungere: provare a vincere.
E la cosa più grave (e sospetta) di tutte è che nessuno in società si precipiti a ricordarlo al Bresaola, guardo caso dopo aver rimosso chi proprio quel concetto aveva chiaro in testa, forse fin dall'infanzia a Paramaribo.
P.S.: ma quanto tempo ci vuole ancora per togliere la fascia di capitano a quel giocatore indegno e darla immediatamente all'unico sollievo per il mio cuore rossonero, ovviamente quello col 28?