esba ha scritto: 06/09/2019, 10:37DODO29186 ha scritto: 06/09/2019, 0:46Appendo che abbiamo un nuovo Ministro il cui titolo di studio è la terza media...
Con tutto il rispetto per la signora, la sua storia da bracciante, la lotta al caporalato e l’esperienza politica come sindacalista, ma non c’era un profilo più adatto per un ruolo ministeriale? Quali competenze strategiche e tecniche ha in materia di policy agricole e come le ha maturate? Forse ci sono, ma dal suo CV non traspaiono granché.
Probabilmente sarà una donna straordinaria, ma fatico comunque a giustificare tale posizione, come anche il ruolo precedente di Viceministro allo Sviluppo Economico. Da bracciante a parlamentare e sottosegretario mi sembra decisamente una carriera gratificante, c’era proprio bisogno di farne un simbolo come Ministro?
Non che abbia meno diritto di un Di Maio agli Esteri (diploma liceale e inglese da elementari, unica esperienza una crisi internazionale creata) o Patuanelli allo Sviluppo Economico (ingegnere civile completamente digiuno di economia cui -per qualche insondabile ragione- alle Infrastrutture era stato preferito Toninelli) e probabilmente molti altri, ma a sentire frasi come “ha studiato all'università della lotta sociale” mi sembra di essere tornato indietro di 40 anni.
Magari sarà un ottimo ministro e sbaglierò io ad essere diffidente, ma posto che le nomine politiche non mancheranno mai, non mi dispiacerebbe vedere prima o poi un Governo in cui i Ministri sono scelti anche in base alle loro competenze specifiche.
https://www.repubblica.it/politica/2019 ... P3-S1.4-T1
Leggo sempre con molto interesse tutti i tuoi interventi e reputo che sei un utente oltremodo preparato e mai banale, anzi, l'esatto contrario.
Questa volta pero' non condivido nulla di quanto scritto sulla Bellanova.
Siamo ancora alla storia dell'abito e del monaco? No dai, non l'accetto.
Su Di Maio, va be, non c'e' neanche bisogno di commentare oltre, ma credo che su di lui il giudizio sia trasversalmente univoco.
Ammetto che più della terza media la cosa che mi ha fatto uscire di testa sia stata “l’università della lotta sociale”, come detto posso sbagliarmi e spero di averlo fatto. Quello che io temo questa nomina nasconda, ma magari non c’è nulla di correlato, è una concezione delle politiche agricole come questione sociale invece che inserendola all’interno di un modello strategico di sviluppo economico, una strizzata d’occhio ad un mondo di PMI a basso tasso di produttività che vivono molto più di Stato che di mercato. Spero di essere smentito dalla prova dei fatti.