Bluto Blutarsky ha scritto: 15/10/2024, 11:38Noodles ha scritto: 14/10/2024, 10:13 ...
Volontè è stato davvero il volto dell'indipendenza, della oramai smarrita capacità di un attore di abbracciare solo progetti in cui credeva ciecamente, non facendone una questione di solo profitto. Avercene oggi
Per carità, certo, ed è ammirevole che facesse solo film in cui credeva.
Trovo limitativo credere solo in film politicamente impegnati, ecco (la semplifico molto ma il senso è quello). In questo modo il rischio è considerare il cinema un'ancella della lotta politica, un qualcosa che ha valore non in sé, ma solo se ha un impatto sociale.
Ma è una vecchia questione, anche precedente al '68 ma che col '68 esplode. Negli anni Settanta se scoprivano che ascoltavi Baglioni ti bullizzavano.
Dei film che hai citato (tralasciando quelli degli anni Sessanta, che erano fuori dal mio discorso), quelli che hanno superato la prova del tempo e che continuano a influenzare i cineasti lo fanno non per il loro contenuto "politico", ma per le loro qualità cinematografiche. Per virtù di stile. Visto che è stato citato Rosi: Salvatore Giuliano potrebbe essere ambientato su Marte e parlare di un personaggio totalmente immaginario e sarebbe comunque un capolavoro, per le idee di montaggio, regia e scrittura che ha. Tutte qualità che si possono trovare anche in un film totalmente disimpegnato (A qualcuno piace caldo è un modello tuttora ineguagliato di come si scrive un film).
Poi avrei delle obiezioni anche su alcuni dei singoli film (La classe operaia visto oggi è molto datato, e Sbatti il mostro è considerato dallo stesso Belloccchio il suo peggior film), ma stiamo sul discorso generale
però stai scrivendo tu che quei film avevano anche delle qualità cinematografiche, virtù di stile.
quindi in realtà non erano solo impegno politico, ma un processo creativo molto più complesso.
d'altronde indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto vinse l'oscar.
e quindi in quale categoria si collocherebbe?

se partecipi e vinci agli oscar temo sia un film molto commerciale.
poi che l'idea iniziale fosse altro, ok.
ma qualsiasi idea politica a cui si affida il giusto contorno fotografico è di per sè un prodotto destinato ad un vasto pubblico.
questo solo per dire che secondo me Volontè non era solito prendere scelte in base a quell'assioma impegno - scarso pubblico, ma sceglieva progetti di film che potessero in realtà coinvolgere il più possibile le masse. Certo con un significato politico preciso, ma non credo ci fosse in lui l'dea di un cinema d'essai, destinato a pochi, contestando in qualche modo il cinema pop.
viceversa lui aveva l'ambizione di proporre temi scomodi, attraverso un uso del cinema molto più popolare di quanto si pensi.
è stato un cammino fitto di difficoltà, a volte ci è riuscito a volte meno.
per dire, il cinema di Fellini,negli intenti, è in realtà molto più elitario di Rosi e Bellocchio.
poi lui è riuscito, perchè è stato un grandissimo regista, a trasportare il pubblico verso il suo linguaggio.
ma non il contrario.
Fellini non è mai cambiato nell'approccio al suo linguaggio, Rosi, Petri e Bellocchio invece sono cinema popolare.
nonostante il taglio politico, il linguaggio e i significati sono molto concreti, essenzialistici.
penso sia solo una questione di stile.
ci sono film politicamente impegnati che fanno acqua dappertutto, altri che invece scelgono percorsi aristici diversi, per veicolare lo stesso messaggio, facendo centro. Così come esiste l'inverso.
non vedo insomma un altro ipotetico Volontè, la sua evoluzione artistica è coerente col personaggio e secondo me è l'aspetto più accattivante della sua carriera, ciò che in molti gli invidiano.
certo oggi sarebbe molto più difficile, però esistono tuttora attori ed attrici che privilegiano un certo tipo di cinema (per esempio Elio Germano) e devo dire che è assai importante avere anche questi riferimenti nel nostro cinema, perchè troppo spesso si sceglie il mestiere della recitazione per narcisismo e mitomania.