Bluto Blutarsky ha scritto: 01/03/2024, 14:54
Noodles ha scritto: 01/03/2024, 14:28
c'è modo e modo di mettere in dubbio i valori e la nostra conoscenza, mica l'interpretazione della storia è immutabile.
ma il tentativo che si compie oggi (esempio recente: Omero censurato da alcune università americane perchè rappresentazione del maschio alpha) è figlio dell'ignoranza. L'illusione che la forma possa determinare il contenuto.
È figlio dell'ignoranza, e di una mentalità che oggi va per la maggiore: l'idea che il passato (ma direi il mondo in generale) non vada studiato o compreso, ma giudicato.
Ci si mette su un piedistallo e si pretende di distinguere i buoni e i cattivi, senza capire che "buoni" e "cattivi" è un fatto culturale, e come tale mutevole. Magari fra duecento anni saremo tutti considerati dei mostri per motivi che oggi non ci immaginiamo, ad esempio perché mangiamo la carne.
È quella stessa mentalità per cui la gente tira giù le statue (ovviamente è sempre una minoranza rumorosa a farlo, non ho notizie di consultazioni democratiche tra gli abitanti di un quartiere per sapere se la maggioranza vuole o non vuole quella statua).
Omero va studiato non perché si condivida quella cultura, questo sarebbe l'atteggiamento di un moralista, non di uno studioso. Lo si studia per conoscere come pensavano gli uomini nella Grecia arcaica. Ma è talmente ovvio che è mortificante doverlo precisare.
Se non ricordo male, ed è abbastanza ironica la cosa, la questione di Omero era da ricondursi a un po' di sana
disinformazione italiana.
Mi sembra che tra le persone non native digitali (tra cui ci sono anche io trentaduenne) regni una grande confusione quando ci si trova a commentare fenomeni pop che non si sa inquadrare nelle loro dimensioni e soprattutto negli strumenti attraverso i quali questi fenomeni nascono e crescono. E sottolineo
fenomeni pop: raramente trovo commenti sul politicamente corretto che non si basino su un aneddoto succoso e allettante come quello di Omero (l'aneddoto è quella cosa il cui plurale non è "statistica", ma semplicemente "aneddoti"), di nessuna importanza dal punto di vista statistico
anche se fosse vero, e che comunque, tanto per non sbagliarsi, difficilmente resiste anche al più superficiale degli approfondimenti.
Altro fattore da ricordare bene: nell'Occidente, ma non solo, le generazioni odierne, soprattutto le donne, sono
molto più istruite di un tempo (anche soltanto trent'anni fa), cosa che si applica persino a noi italiani che studiamo relativamente poco rispetto agli altri paesi ricchi. Quindi ok che è difficile, nell'epoca della frammentazione sociale, politica e informativa, trovare le informazioni "vere", ma le nuove generazioni hanno sempre più armi per farlo, poiché stanno crescendo con gli strumenti del futuro, cioè del presente, e studiano anche di più, cosa che su questi temi è fondamentale. Cosa può succedere, nella peggiore delle ipotesi? Che si formino taboo e cose che
sarebbe da devianti dire, esattamente come in tutto il resto della storia dell'umanità incluso il recente passato?
Bluto Blutarsky ha scritto: 01/03/2024, 20:33
Ang88 ha scritto: 01/03/2024, 17:45
ho letto <una volta non avevamo paura delle parole>, <una volta non era un problema>, ecc., ma non vi viene in mente che magari:
1-una volta avessero altri problemi che stare a vedere quello che dicevano nei film trash?
2-una volta potevano non avere la coscienza, la maturità o la possibilità di opporsi a ciò che non gli andava bene?
3-una volta ce ne saremmo semplicemente fottuti di ciò che a loro poteva andare bene o male?
Onestamente a me sembra che l'ossessione per il controllo del linguaggio sia una caratteristica tutta contemporanea.
Lo dimostra il fatto che non sono soltanto le minoranze, o quelli che una volta non avevano voce, a invocare quotidianamente una "pulizia" delle parole (il che è anche giusto). Lo fanno praticamente tutti.
Elenco incompleto dei primissimi esempi che mi vengono in mente per averli letti di recente:
_ Non si dovrebbe più dire "spazzino" e "prostituta" e "commesso" e così via ma "operatore ecologico" e "Sex worker" e "consulente di vendita" e così via.
_ Non si dovrebbe più dire "la padrona di quel cane" perché gli animali non hanno padroni
_ Non si dovrebbe più dire "lottare contro il cancro" (che non è una bella espressione, sono d'accordo, ma se uno annuncia "Sto lottando contro il cancro" l'ultima cosa che mi verrebbe in mente di fare è dirgli di fare attenzione alle parole).
_ Non si dovrebbe usare le malattie in senso figurato (come ad esempio dire "Sono schizofrenico" o "Ho l'alzheimer" o "Sono sordo" se non ho davvero una di queste patologie)
_ Non si dovrebbe dire a una ragazza cose tipo "Forse non è prudente andare nuda di notte in un quartiere malfamato" perché è colpevolizzazione secondaria
_ Non si dovrebbe più dire "La mia donna" o "Da uomo a uomo" o "Porto fuori la mia donna" perché è patriarcato ("Il mio uomo" o "Da donna a donna" invece vanno bene. Se, cambiando il sesso del soggetto, un'espressione orrenda diventa innocua forse non era così orrenda)
_ Non si dovrebbe più dire "soffro di dislessia" perché, essendo un disturbo e non una malattia, non si soffre ma si è affetti
_ Non si dovrebbe più dire che Elliot Page prima si chiamava Ellen perché è deadnaming
_ Non si dovrebbe più usare la parola "merito" riguardo agli studenti (nonostante sia nella Costituzione)
e ognuno di voi sicuramente ha altri mille esempi in mente.
Questo per dire che anche l'attivismo è un fatto culturale, e si esprime in ogni epoca secondo la mentalità che va per la maggiore in quel momento. Io non ce lo vedo Mario Mieli lamentarsi perché in un film viene usata l'espressione "finocchio", allora il movimento gay aveva altri bersagli. Ed era molto più libertario come indole.
Lo stesso vale per il femminismo. Come forse sapete c'è una polemica in corso da anni fra le femministe della vecchia scuola e quelle più giovani, con le prime che criticano le seconde (la semplifico, ma il senso è quello) per il fatto di occuparsi di cazzate - come appunto il linguaggio - invece di puntare alle battaglie davvero importanti. Possiamo dare ragione alle une o alle altre, ma che oggi le parole siano un bersaglio più che in altre epoche mi sembra abbastanza fuori discussione.
Quelle frasi che hai elencato sono tutte cose che chiunque può dire serenamente. Proprio sereno e convinto, se così crede. Certamente, ne può nascere una discussione, nel privato così come nella pubblica piazza. Se questo è qualcosa per cui danneggi il tuo datore di lavoro, potrebbe trovare il modo di fartela pagare (pensa te!). C'è qualcosa di nuovo in questo? Perché se così fosse, sarebbe come dire che qualche decennio fa
non esisteva una sfera pubblica e privata in cui si potesse discutere animatamente dei temi cari alle persone – che è falso, per quanto su certi temi ci fosse ben poca attenzione e conseguente discussione, quantomeno nella sfera privata.
Se non ti sembra sano che il linguaggio e le opinioni siano commentate e criticate, mi domando: che tipo di diritto di opinione avresti in mente e che tipo di situazione c'era, nel passato che ricordi? Ti sembra strano che termini dati per scontati nel passato vengano rivisti e criticati con l'avanzare del tempo - che, e mi sembra strano doverlo notare, è una storia vecchia quanto il linguaggio umano?
Gli esseri umani hanno sempre osteggiato chi adotta e rappresenta norme sociali e convenzioni diverse dalle proprie. Sempre. Le norme sociali sono, detta in breve e secondo C. Bicchieri, quelle regole di comportamento che vengono seguite a condizione che si pensi che la maggioranza della propria cerchia sociale a) le segua, e b) desideri che debbano essere seguite dagli altri, sanzionando il comportamento deviante in negativo e quello conforme in positivo. Suona familiare?
La società di oggi è estremamente più atomizzata e frammentata, quindi aumentano a dismisura le occasioni di competizione tra norme sociali contrastanti, nell'interazione tra persone dalle più disparate caratteristiche e retroterra. Tutto questo è molto difficile da analizzare per un singolo cervello (speriamo nell'AI allineata, altrimenti son dolori).
Questa difficoltà non dovrebbe, credo, farci cadere in una sorta di allucinazione per cui sembrano avere valenza generale casi singoli (aneddotici) o addirittura "i commenti su internet", che sono, credo, uno degli argomenti più assurdi che la mente umana abbia mai concepito (poiché non rappresentano nulla, nemmeno gli stessi commentatori), e che pure la fanno da padrone in questo tipo di dibattiti e così facendo tradiscono la loro natura frivola,
fortemente saldata alla società dello spettacolo, seppur in modo inconscio poiché chi se ne fa portavoce non ha proprio capito come funzionano tecnicamente i mezzi di oggi (gli algoritmi che decidono la rilevanza delle cose).
In altre parole: sì, oggi lo fanno tutti, forse; ma quando l'essere umano ha a cuore un tema, si comporta così, con i mezzi che ha e nei limiti che gli vengono imposti dalle regole sociali, informali e formali, vigenti nel suo ambiente di riferimento.
Le differenze col passato:
- ci sono più contrasti per via di una società fortemente frammentata;
- ci sono, forse, meno limiti, o sono meno pervasivi;
- i contrasti sono di gran lunga più evidenti perché esistono nuove tecnologie dal funzionamento ancora non intimamente assorbito dai non nativi digitali;
- le persone possono esprimere in modo più visibile, anche se perlopiù in modo velleitario e solitamente anonimo, le proprie rimostranze e più in generale le proprie opinioni;
- ci troviamo davanti a una mole enorme di interazioni informi che non abbiamo ancora gli strumenti per analizzare a dovere, con il risultato che ci sfugge completamente la portata di queste informazioni (cioè: non sappiamo né qualificarle né quantificarle);
- di conseguenza, da una parte non sappiamo prevedere quando certi "cluster" di interazione porteranno a degli effetti valanga, ma, allo stesso modo e molto più spesso, non capiamo nemmeno quanto profondamente insignificanti e non rappresentative siano alcune interazioni su cui la nostra attenzione viene portata dall'apparato informativo più tradizionale (giornali, radio, partiti, campagne elettorali, gruppi militanti... che, correttamente, identifica nei contenuti più frivoli e divisivi ciò che ci interessa in modo più primordiale).
Just my 2 cents.