Jack ha scritto: 18/10/2023, 17:13Noodles ha scritto: 18/10/2023, 16:35
lo dico a te, ma questa obiezione vale un pò per molti che sono soliti affrontare questi discorsi sempre alla stessa maniera.
non si può ogni volta controbattere a qualsiasi critica si possa fare oggi che si è boomer e/o si è nostalgici.
veramente ammazza qualsiasi tipo di discorso.
ed è in qualche modo una manifestazione chiara del disagio di cui si parlava: approssimare la sostanza, rendendola superflua.
il panorama della new generation è oggi MOLTO più problematico di 30 anni fa.
che non significa siano più stupidi, tutt'altro.
ma che siano soggetti ad intemperie emozionali e sociali molto più invasive.
il bullismo mica nasce oggi, è una delle pietre miliari della formazione scolastica.
chi di noi non è stato bullizzato o ha assistito a scene del genere?
ma un conto è essere parte del gossip di una scuola, un conto è condividere la tua disgrazia sui social ed essere perculato dalla città intera o peggio ancora da tutto il paese.
la condivisione e la spettacolarizzazione di ogni singola vicenda li ha resi più sensibili, e se la maggiore sensibilità da un lato produce un ambiente più emozionabile dall'altro crea debolezza. Debolezza alla quale la società odierna non trova risposte, perchè è incapace di dare una risposta collettiva.
il numero dei ragazzi con problemi psicologici è oggi enorme.
mi risponderai che questo disagio è sempre esistito e spesso in passato ignorato.
ma prima esisteva un nucleo familiare che in qualche modo provava ad intercettare queste dinamiche.
oggi questi problemi mediamente non trovano più soluzioni nelle famiglie, che sembrano quasi paralizzate di fronte agli eventi esterni che condizionano i ragazzi.
l'arte e il cinema non hanno semplicemente il compito di divulgare temi di dibattito, ma sono in realtà portatori di concetti astratti.
il pensiero astratto, concettuale è quello che ti spinge ad immaginare una relazione sociale con gli altri.
è un pensiero riflessivo che spazia adattando la tua dimensione umana all'ambiente che lo circonda.
rende quindi la tua esperienza da individualista a collettiva.
guardacaso proprio quello che è accaduto al cinema.
da esperienza collettiva di confronto (teatri e sale) ad esperienze individuali sul divano di casa.
Però tornando all'esperienza non individualista e di confronto bisogna anche essere onesti che al di là del fatto che effettivamente è sempre stata di gruppo non so che gruppi di amici avete voi e che dibattiti ne vengono fuori ma se ripenso alla mia esperienza o a quando andavo ero studente non so mica quanto possa servire quella roba lì. Quello che non si discute è che è la prima generazione bombardata da tutto questo mix di cose e sono totalmente d'accordo sulla necessità di una risposta collettiva ma, senza andare troppo off topic, tutti i più grandi problemi che l'umanità dovrà affrontare, quelli attuali o che ci immaginiamo in futuro essere i grandi problemi avrebbero bisogno di una risposta collettiva secondo me.
occhio a sottovalutare il tipo di esperienza collettiva nella quale si condivide un evento e c'è un confronto (poi non è detto che accadesse sempre, ma la condivisione di un fatto reale ha un impatto sulla mente totalmente diverso della condivisione virtuale).
Perchè questo tipo di valutazione poi si porta dietro tutta un'altra serie di conseguenze.
oggi è il cinema (ma a breve anche l'arte) che per sopravvivere è costretto ad adattarsi al mainstream.
prima, come scriveva bluto in precedenza, era invece il punto di riferimento per evadere dal pensiero tradizionale, per scoprire nuovi modi di interpretare e spiegare la realtà.
se viene a mancare questo, manca la sostanza, la base attraverso la quale sviluppare un percorso di maturità e di autonomia del proprio pensiero.
vi faccio un esempio (rispondendo pure a @PENNY ) così rimaniamo nel cinema e non tocchiamo altri argomenti.
Prendiamo due ottimi lavori.
Gomorra (film) di Matteo Garrone e Gomorra (serie) di vari registi (tutti bravissimi).
Gomorra film è un pugno nello stomaco (cit. ex ministro Bondi - @BruceSmith so già che me ne pentirò

Un film dal quale esci distrutto moralmente.
e ne esci soprattutto schifato dalla mafia.
E' neorealismo 2.0
Lo vidi la prima volta in una sala di Dublino quando vivevo in Irlanda.
gli irlandesi commentavano 'ma questa davvero è l'italia?'
è così, questa è davvero una parte d'italia che invita lo spettatore a riflettere, ad avere il giusto piglio critico.
Gomorra serie invece?
le prime puntate han provato a mantere quel livello per poi perderlo velocemente e trasformando il linguaggio nel più semplice possibile.
Droga, spari e uso smodato del dialetto napoletano a profusione.
essere mafiosi è figo.
Ne parlai con la Comencini che mi diceva testuale 'non riusciamo a farli sembrare davvero cattivi'.
perchè questo accade?
perchè i ragazzi ne sono tremedamente conquistati?
perchè è spettacolo.
gomorra serie è spettacolo e tratta il problema della mafia in maniera superficiale, rischiando spesso l'idolatria.
Gomorra film è ragionato, pensato e studiato affinchè il messaggio sia molto più profondo e strutturato.
ora non voglio demonizzare la serie, che ho visto ed apprezzato fino all'ultima puntata dell'ultima stagione.
ma il panorama del cinema non può essere rappresentato solo dai secondi, mentre i primi (film) rivestono oramai solo una esigua minoranza (in estinzione).
ed il trend attuale va proprio in questa direzione.