frog ha scritto: 17/02/2023, 8:45
1) C'era chi evidenziava il come Bryant lasciò i Lakers, beh da quel punto di vista Lebron ha sempre lasciato macerie dietro a se
2) Con gli Heat non ci riuscì, ma ci provò, a cacciare Spolstra, come fece con Blatt, gli unici due allenatori di livello avuti in carriera, purtroppo ad L.A. l'organizzazione è morta con Buss senior.
3) c'è modo e modo di esibirsi, fermare le partite per fare uno show di schiacciate o tiri da 3, è svilente, una pagliacciata in pieno stile Lebron, opposto alla mentalità di Jordan e Bryant, per dirne due.
4) Come il presentarsi dicendo che avrebbero vinto una vagonata di titoli o il prendere in giro Nowitzki perchè aveva l'influenza, in pieno stile Lebron, c'è a chi piace, a me decisamente no.
5) Puoi dire che rispecchia il modo di pensare della nostra attuale società, basterebbe già questo per riflettere su quanto sia scaduta l'NBA, ripeto a qualcuno può piacere, come c'è chi preferisce il Grande Fratello a Quark, probabilmente se ne fai una questione di quantità vince il primo, ma la qualità non esiste più ?
6) La mia non era una critica a quanto hai scritto, solo una constatazione che Jordan non viene da nessuno dei due mondi e per Kobe il fatto di essere figlio di
Jellybean, gli ha si dato il talento, ma di certo gli ha aggiunto una serie di difetti che si è portato dietro per anni.
1) Macerie, titoli e soldi. Penso che nessuno rimpianga di averlo avuto in squadra.
2) Certo che ci provò e non ci riuscì. È ragionevole aspettarsi che una persona giovane, abituata per anni a riempire i vuoti di potere/capacità, tenderà a riproporre gli stessi comportamenti anche nelle rare occasioni in cui quei vuoti non ci siano — un ulteriore collegamento con la sua ben nota biografia non è difficile da fare, tra l'altro.
Queste abitudini avrebbero potuto essere fermate sul nascere, forse, se si fosse trovato in un'organizzazione quantomeno decente dai 18 ai 25 anni. È solo un'ipotesi, ma la realtà oggettiva è che questa fortuna non l'ha avuta; altri, sì.
3) Gusti. Ma tu stai utilizzando la parola "svilente" per parlare di un'esibizione di natura pubblicitaria che non conta ai fini della stagione. Libertà ai giocatori di giocarla come meglio credono, finché all'NBA va bene così. Se preferisci che facciano il muso duro, si guardino in cagnesco e facciano trash talking tutto il tempo, sono gusti tuoi, ma i pagliacci li lascerei stare. Anzi: fare i duri giocando a basket, per di più durante un'esibizione, mi sembra drammaticamente vicino al prototipo di pagliaccio inconsapevole.
4) Quegli episodi non piacciono neanche a me, ma a fronte di tante altre attività positive che la maggior parte di questi top players svolgono (compreso James), concentrarmi su questi vizi di forma mi sembra esagerato. Questo qui ha costruito
una scuola, e si dà importanza a quanti titoli aveva detto di vincere in una baracconata fatta a 25 anni? Certe condanne me le aspetterei per dei peccati
un po' più capitali, no?!
5) L'opinione che hai espresso qui, pregna di passatismo e portando zero argomentazioni, non è una base su cui si possa conversare, perdonami. Se, come sembra, pensi che dei professionisti che si accordano per giocare insieme siano
automaticamente segno di una qualità che non c'è più, forse dovresti analizzare più criticamente questa tua credenza.
6) Capito. Nulla da dire a riguardo.
Noodles ha scritto: 17/02/2023, 12:43
non è semplicemente una questione di vecchiaia o morale.
sarebbe proprio un illecito che giocatori sotto contratto facciano comunella.
io capisco che la nba voglia sempre tutelare la sua immagine, anche andando contro al buon senso.
ma oramai questi precedenti cominciano ad essere troppo ingombranti (e difatti i proprietari cominciano a protestare).
Al netto del fatto che delle lagne dei proprietari miliardari a me, persona nella media e di sinistra, non potrebbe fregare di meno: la questione della Klutch è assurda dal punto di vista funzionale dell'NBA, e questo è lampante.
Ma starebbe all'NBA stessa regolarla, non a James o chi per lui trattenersi dal fare il proprio business. Lui si muove dentro un sistema capeggiato da proprietari miliardari bianchi e ha trovato il modo di tenerne qualcuno sotto scacco, per di più ancora da giocatore. Mi sorprende come possa sfuggire questa gigantesca chiave di lettura nel particolare contesto americano.
Se la si vuole mettere sulla morale come in tanti fanno, invece, il fatto che l'NBA non abbia deciso di agire finora, se posso azzardare un'ipotesi, è dovuta al fatto che si tratta di una lega di intrattenimento sportivo, e come tale fa valutazioni economiche come prima, seconda e terza priorità. Finché questo stato di cose farà loro comodo, probabilmente non si muoveranno.
Per il resto: se, dopo l'eventuale correzione di questo conflitto di interessi, della comunella rimanesse soltanto una questione di chiacchiere tra amici, quali che siano le conseguenze sui movimenti di mercato, andrebbe bene così: sarebbe impossibile e insensato regolarla se non sorvegliando i giocatori 24/7.
Manuel80 ha scritto: 17/02/2023, 12:27
Jordan ed Ewing sono amicissimi, stesso agente, stesse amicizie ecc
Eppure non è che quando é stato free agent ha detto "oh figo vado a giocare con il mio amicone così dominiamo"
No.,siamo amici ma per 48' ogni volta che giochiamo ti rompo il culo.
E una volta era così per tutti.
Evidentemente siamo vecchi si, ha ragione Bryan!
Io da "Millennial" non apprezzo quel "vecchio" tipo di intendere la competizione, infatti, ma non soltanto perché sono un po' più giovane (ma over 30).
Semplicemente, non mi interessa se i giocatori competono in un modo o nell'altro, perché non guardo al gioco come se fosse una questione religiosa o con implicazioni morali. Una volta fatto questo step, è ovvio che non mi crei problemi il fatto che i giocatori siano "amiconi". Può non piacermi, ma sticazzi, non saprei dire perché questa cosa non andrebbe bene.
Forse, soltanto l'NBA stessa avrebbe eventualmente motivo di valutare come controproducente per la propria salute le concentrazioni esagerate di talento. Ma criticare questi fenomeni sulla base della tradizione o dei miti di individualismo/machismo mi sembra assurdo (del tipo "eh, ai miei tempi la gente voleva vincere da sola e spaccare il culo al mondo intero,
giammai con l'aiuto di altri"...).
Una questione ancora più generale, visto che in tanti parlano in negativo dei giocatori che cambiano squadra come se fosse un comportamento esecrabile, e giudicano i giocatori in base alla "dedizione alla causa" (quale?)... chi ha detto che un giocatore (professionista) dovrebbe mettere gli obiettivi di una franchigia (azienda) davanti ai propri? Se lo facesse una persona nella vita reale, nella maggior parte dei casi lo definirei "coglione". In che modo gli sportivi farebbero eccezione?