Speriamo sia solo un arrivederci, oltre all'affetto aveva fatto un ottimo lavoro con Gigio prima e Maignan quest'anno.
Leggenda del Milan



albizup ha scritto: 01/07/2022, 9:23 Nelson non rinnova per motivi personali
Speriamo sia solo un arrivederci, oltre all'affetto aveva fatto un ottimo lavoro con Gigio prima e Maignan quest'anno.
Leggenda del Milan
The Snake 12 ha scritto: 01/07/2022, 5:57 Evitato il disastro, ma gli strascichi saranno inevitabili.
È chiaro che qualcosa si è rotto.
Ma perché?The Snake 12 ha scritto: 01/07/2022, 5:57 Evitato il disastro, ma gli strascichi saranno inevitabili.
È chiaro che qualcosa si è rotto.
LukaV ha scritto: 01/07/2022, 10:48Ma perché?The Snake 12 ha scritto: 01/07/2022, 5:57 Evitato il disastro, ma gli strascichi saranno inevitabili.
È chiaro che qualcosa si è rotto.
Cosa si sarebbe rotto, l’ottimo rapporto Paolo-Cardinale (ribadiamo che è stato Maldini nella famosa intervista a sponsorizzare Gerry)? Il rapporto Paolo-Elliott che gli da più carta bianca rispetto al passato? Cosa? Se poi si vuole credere che non c’era l’intento comune di proseguire insieme ok…si è rotto qualcosa e tra poco voleranno i pugni
albizup ha scritto: 01/07/2022, 9:23 Nelson non rinnova per motivi personali
Speriamo sia solo un arrivederci, oltre all'affetto aveva fatto un ottimo lavoro con Gigio prima e Maignan quest'anno.
Leggenda del Milan
Kun ha scritto: 01/07/2022, 11:01LukaV ha scritto: 01/07/2022, 10:48 Ma perché?
Cosa si sarebbe rotto, l’ottimo rapporto Paolo-Cardinale (ribadiamo che è stato Maldini nella famosa intervista a sponsorizzare Gerry)? Il rapporto Paolo-Elliott che gli da più carta bianca rispetto al passato? Cosa? Se poi si vuole credere che non c’era l’intento comune di proseguire insieme ok…si è rotto qualcosa e tra poco voleranno i pugni
Se gli unici che parlano di rotture e di figure di merda insanabili sono i giornalisti vedove della dirigenza Giannino, potrei mettere la mano sul fuoco che è tutto il contrario
esba ha scritto: 01/07/2022, 11:07Kun ha scritto: 01/07/2022, 11:01
Se gli unici che parlano di rotture e di figure di merda insanabili sono i giornalisti vedove della dirigenza Giannino, potrei mettere la mano sul fuoco che è tutto il contrario
Ocio che il corriere.it e' gia' partito con la litania che juve ed inda sono avanti anni luce con il mercato.....bisogna recuperare il tempo perduto...
che bella estate, non vi passa un cazzo.....
esba ha scritto: 01/07/2022, 11:07 Ocio che il corriere.it e' gia' partito con la litania che juve ed inda sono avanti anni luce con il mercato...
Iniziare una stagione da campioni in carica senza il peso mediatico di esserlo perché gli altri si credono nettamente più forti e tutti lo diconoBluto Blutarsky ha scritto: 01/07/2022, 11:29esba ha scritto: 01/07/2022, 11:07 Ocio che il corriere.it e' gia' partito con la litania che juve ed inda sono avanti anni luce con il mercato...
Ma speriamo che continuino a scriverlo in eterno.
Così come spero di continuare a leggere interviste di interisti che ripetono "Eravamo più forti noi".
Intanto mi vado a comprare la maglietta che ho visto addosso a Margaret Atwood con scritto "Underestimate me: that'll be fun"
Sta tutto lì sotto, leggere.Kun ha scritto: 30/06/2022, 23:27pgm ha scritto: 30/06/2022, 23:00 "In extremis abbiamo trovato l'accordo". in extremis e dopo 10 ore con gli avvocati per rileggere il patto col diavolo.
E comunque che ridere il Mulino Bianco narrato per tutto Giugno dai tuttaposter. AH AH AH.
Infatti, meglio la narrativa delle varie fogne tipo Ordine, Ravezzani, Cerruti, ecc..
pgm ha scritto: 01/07/2022, 18:45Sta tutto lì sotto, leggere.Kun ha scritto: 30/06/2022, 23:27
Infatti, meglio la narrativa delle varie fogne tipo Ordine, Ravezzani, Cerruti, ecc..
C'è a chi piace la gestione del Milan tipo 'provincia dell'impero' e a chi no. A me, ad esempio, fa cagare a spruzzo.
Ma non è coloro a cui non piace allora significa che questi si sollazzino con Ordine. Ravezzani e i Cerruti.
Il mondo a bianco e nero è un concetto che si dovebbe superare nell'adolescenza. Anche prima. Dai 18 in poi ignorare la scala dei grigi è grave.
"habemus Paolo. E al Milan è mancato solo il guizzo finale: annunciare il rinnovo mentre una vecchia pendola sta battendo i rintocchi della mezzanotte, come Phileas Fogg quando completa sul filo di lana il Giro del Mondo in 80 giorni presentandosi al circolo all'ultimo secondo. Non si può avere tutto dalla vita: e del resto anche in questa trattativa logorante, stiracchiata a uso del circo mediatico oltre ogni umana sopportazione, ci sarà una parte che ha vinto e un'altra che ha perso.
Al momento i dettagli del nuovo contratto sono ancora avvolti nella nebbia, così come i contorni di tutte le altre sotto-trame del faticosissimo giugno milanista: non sappiamo con certezza che ruolo in commedia abbia recitato il cosiddetto nuovo proprietario Gerry Cardinale, né che effetto abbia avuto questo tiremmolla sui mancati arrivi di Botman e Renato Sanches, in realtà non sappiamo nemmeno quanto fossero vicini Botman e Sanches; in definitiva, sul Milan sappiamo molto poco. E quel che pensiamo di sapere è quasi sempre inesatto, filtrato, tirato per la giacchetta, conseguenza del retaggio delle abitudini comunicative del calcio italiano, specialmente d'estate – una tradizione ripercorsa magnificamente, per esempio, dall'Inter che negli ultimi trenta giorni ha rovesciato le depressioni di maggio con un'infornata di nuovi acquisti in barba alla mordacchia del bilancio. Bisogna farsene una ragione: a questo Milan con gli occhiali da sole comunicare non preme granché, soprattutto con uno scudetto all'occhiello. Non a torto, molti parlano di strategia comunicativa fallimentare, di danno d'immagine incalcolabile, di figuraccia planetaria: la sensazione è che di tutto questo al Milan attuale non freghi granché, per una serie di ragioni. Innanzitutto il carisma e sintomatico mistero di Maldini, a cui interessa avere contatti diretti solo con pochissimi giornalisti, sicuramente molto meno di quanti ne abbiano Marotta e Ausilio; poi il modus operandi di Elliott che non ritiene di avere tempo da perdere in spiegazioni su una squadra di calcio che, piaccia o no ai milanisti, vive sempre come la periferia del proprio impero. In questa querelle lunga e taciturna come una partita a scacchi tra due maestri scandinavi, in cui le due parti in causa hanno affilato i coltelli e sguainato gli avvocati come avviene in molte grandi aziende molto meno lunatiche di un club calcistico, ha fatto più rumore degli altri il silenzio della new entry Cardinale: forse più imbarazzato che complice, forse semplicemente intento a raccogliere oltre oceano il denaro che serve per completare l'acquisto, a meno che le mille lenzuola che compongono questo cerebrale feuilleton estivo, da sollevare una per una, non celino chissà quali altre verità nascoste.Enjoy the silence. Per certi versi modello gestionale da studiare con attenzione, il Milan persiste nella sua sfacciata diversità, che consiste anche nel rinnovare il contratto ai due maggiori dirigenti dell'area sportiva all'ultimo secondo utile sorvolando sulle spiegazioni. Da oltre due anni prosegue la diatriba tra l'anima più aristocratica e orgogliosa della storia del Milan e la spietata logica manageriale di un Fondo che è abituato a non fare molti prigionieri. Il silenzio non nasconde bensì amplifica queste frizioni tra la “vecchia” proprietà (l'uso delle virgolette non è casuale) e il suo direttore tecnico che vorrebbe tanto ambire alla carica di dittatore tecnico – un dittatore illuminato ci mancherebbe, è pur sempre un Maldini – e quindi puntare al Sole, alla Luna, alla Champions. Una volta tanto, il discorso economico tanto caro a Elliott resta in secondo piano: questa è stata una faccenda di potere, preteso e difeso, ambito e negato, con la miccia non a caso innescata a una manciata di ore da uno scudetto clamoroso che ha indotto il suo artefice a scoprire le carte attraverso l'intervista alla Gazzetta dello Sport. Segnale di debolezza? Segnale di arroganza? Segnale semplicemente di maldinismo?
Quando parliamo di Milan, sempre a Maldini torniamo. Gli piaccia o no – ma sospettiamo che gli piaccia – in questa breve ma intensissima carriera da dirigente Paolo Maldini va ponendosi come una specie di Orson Welles del calcio: baciato dalla grazia, titanico per costituzione, gli riesce tutto e vuole darlo a vedere senza la prudenza tipica dei mezzofondisti del pallone. Sente di essere condannato alla grandezza: è l'unico che in questi tempi di vacche magre riesce a essere credibile evocando la possibilità di lottare per la Champions League. Rivendicare il proprio status alzando la voce, rendendosi poco gradevole, invadendo i campi altrui? “Non posso farci niente, è la mia natura”, gigioneggiava appunto Orson Welles in Rapporto Confidenziale, raccontando la favola della rana e dello scorpione. Anche se come chiosa finale di questo mese da lunghi coltelli che ha scoperchiato il vaso di Pandora all'ingresso della sede del club campione d'Italia, calza a pennello la celebre battuta del Terzo uomo: “In Italia per trent'anni sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo Da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in 500 anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù”.
Certo.todayistheday_III ha scritto: 01/07/2022, 18:47pgm ha scritto: 01/07/2022, 18:45
Sta tutto lì sotto, leggere.
C'è a chi piace la gestione del Milan tipo 'provincia dell'impero' e a chi no. A me, ad esempio, fa cagare a spruzzo.
Ma non è coloro a cui non piace allora significa che questi si sollazzino con Ordine. Ravezzani e i Cerruti.
Il mondo a bianco e nero è un concetto che si dovebbe superare nell'adolescenza. Anche prima. Dai 18 in poi ignorare la scala dei grigi è grave.
"habemus Paolo. E al Milan è mancato solo il guizzo finale: annunciare il rinnovo mentre una vecchia pendola sta battendo i rintocchi della mezzanotte, come Phileas Fogg quando completa sul filo di lana il Giro del Mondo in 80 giorni presentandosi al circolo all'ultimo secondo. Non si può avere tutto dalla vita: e del resto anche in questa trattativa logorante, stiracchiata a uso del circo mediatico oltre ogni umana sopportazione, ci sarà una parte che ha vinto e un'altra che ha perso.
Al momento i dettagli del nuovo contratto sono ancora avvolti nella nebbia, così come i contorni di tutte le altre sotto-trame del faticosissimo giugno milanista: non sappiamo con certezza che ruolo in commedia abbia recitato il cosiddetto nuovo proprietario Gerry Cardinale, né che effetto abbia avuto questo tiremmolla sui mancati arrivi di Botman e Renato Sanches, in realtà non sappiamo nemmeno quanto fossero vicini Botman e Sanches; in definitiva, sul Milan sappiamo molto poco. E quel che pensiamo di sapere è quasi sempre inesatto, filtrato, tirato per la giacchetta, conseguenza del retaggio delle abitudini comunicative del calcio italiano, specialmente d'estate – una tradizione ripercorsa magnificamente, per esempio, dall'Inter che negli ultimi trenta giorni ha rovesciato le depressioni di maggio con un'infornata di nuovi acquisti in barba alla mordacchia del bilancio. Bisogna farsene una ragione: a questo Milan con gli occhiali da sole comunicare non preme granché, soprattutto con uno scudetto all'occhiello. Non a torto, molti parlano di strategia comunicativa fallimentare, di danno d'immagine incalcolabile, di figuraccia planetaria: la sensazione è che di tutto questo al Milan attuale non freghi granché, per una serie di ragioni. Innanzitutto il carisma e sintomatico mistero di Maldini, a cui interessa avere contatti diretti solo con pochissimi giornalisti, sicuramente molto meno di quanti ne abbiano Marotta e Ausilio; poi il modus operandi di Elliott che non ritiene di avere tempo da perdere in spiegazioni su una squadra di calcio che, piaccia o no ai milanisti, vive sempre come la periferia del proprio impero. In questa querelle lunga e taciturna come una partita a scacchi tra due maestri scandinavi, in cui le due parti in causa hanno affilato i coltelli e sguainato gli avvocati come avviene in molte grandi aziende molto meno lunatiche di un club calcistico, ha fatto più rumore degli altri il silenzio della new entry Cardinale: forse più imbarazzato che complice, forse semplicemente intento a raccogliere oltre oceano il denaro che serve per completare l'acquisto, a meno che le mille lenzuola che compongono questo cerebrale feuilleton estivo, da sollevare una per una, non celino chissà quali altre verità nascoste.Enjoy the silence. Per certi versi modello gestionale da studiare con attenzione, il Milan persiste nella sua sfacciata diversità, che consiste anche nel rinnovare il contratto ai due maggiori dirigenti dell'area sportiva all'ultimo secondo utile sorvolando sulle spiegazioni. Da oltre due anni prosegue la diatriba tra l'anima più aristocratica e orgogliosa della storia del Milan e la spietata logica manageriale di un Fondo che è abituato a non fare molti prigionieri. Il silenzio non nasconde bensì amplifica queste frizioni tra la “vecchia” proprietà (l'uso delle virgolette non è casuale) e il suo direttore tecnico che vorrebbe tanto ambire alla carica di dittatore tecnico – un dittatore illuminato ci mancherebbe, è pur sempre un Maldini – e quindi puntare al Sole, alla Luna, alla Champions. Una volta tanto, il discorso economico tanto caro a Elliott resta in secondo piano: questa è stata una faccenda di potere, preteso e difeso, ambito e negato, con la miccia non a caso innescata a una manciata di ore da uno scudetto clamoroso che ha indotto il suo artefice a scoprire le carte attraverso l'intervista alla Gazzetta dello Sport. Segnale di debolezza? Segnale di arroganza? Segnale semplicemente di maldinismo?
Quando parliamo di Milan, sempre a Maldini torniamo. Gli piaccia o no – ma sospettiamo che gli piaccia – in questa breve ma intensissima carriera da dirigente Paolo Maldini va ponendosi come una specie di Orson Welles del calcio: baciato dalla grazia, titanico per costituzione, gli riesce tutto e vuole darlo a vedere senza la prudenza tipica dei mezzofondisti del pallone. Sente di essere condannato alla grandezza: è l'unico che in questi tempi di vacche magre riesce a essere credibile evocando la possibilità di lottare per la Champions League. Rivendicare il proprio status alzando la voce, rendendosi poco gradevole, invadendo i campi altrui? “Non posso farci niente, è la mia natura”, gigioneggiava appunto Orson Welles in Rapporto Confidenziale, raccontando la favola della rana e dello scorpione. Anche se come chiosa finale di questo mese da lunghi coltelli che ha scoperchiato il vaso di Pandora all'ingresso della sede del club campione d'Italia, calza a pennello la celebre battuta del Terzo uomo: “In Italia per trent'anni sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo Da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in 500 anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù”.
Pastore?