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Milan l'è un gran Milan: Elliott Corporation Version 2.0

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albizup
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da albizup » 01/07/2022, 9:23

Nelson non rinnova per motivi personali 😢

Speriamo sia solo un arrivederci, oltre all'affetto aveva fatto un ottimo lavoro con Gigio prima e Maignan quest'anno.

Leggenda del Milan

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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da Kun » 01/07/2022, 9:25

albizup ha scritto: 01/07/2022, 9:23 Nelson non rinnova per motivi personali 😢

Speriamo sia solo un arrivederci, oltre all'affetto aveva fatto un ottimo lavoro con Gigio prima e Maignan quest'anno.

Leggenda del Milan

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Peccato 😢
Leggevo che addirittura voleva/doveva tornare in Brasile a causa di questi problemi. Mi spiace un sacco sinceramente.

Il sostituto potrebbe essere Flavio Roma
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da rodmanalbe82 » 01/07/2022, 10:44

The Snake 12 ha scritto: 01/07/2022, 5:57 Evitato il disastro, ma gli strascichi saranno inevitabili.
È chiaro che qualcosa si è rotto.

Secondo me per l'IQ e EQ di Paolino, no. 
Lui vuole una cosa ed è il bene del Milan. Passerà sopra, così come ha fatto in passato, perchè lui è superiore. 

Trattamento imbarazzante, ma ora si deve pensare al futuro del Milan. Quegli altri han già fatto grandissimi acquisti (con il bengala belga che ha ammesso di aver messaggiato tutto l'anno Inzaghi :lmao: minchia che essere....)
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da LukaV » 01/07/2022, 10:48

The Snake 12 ha scritto: 01/07/2022, 5:57 Evitato il disastro, ma gli strascichi saranno inevitabili.
È chiaro che qualcosa si è rotto.
Ma perché? 😂
Cosa si sarebbe rotto, l’ottimo rapporto Paolo-Cardinale (ribadiamo che è stato Maldini nella famosa intervista a sponsorizzare Gerry)? Il rapporto Paolo-Elliott che gli da più carta bianca rispetto al passato? Cosa? Se poi si vuole credere che non c’era l’intento comune di proseguire insieme ok…si è rotto qualcosa e tra poco voleranno i pugni

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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da Kun » 01/07/2022, 11:01

LukaV ha scritto: 01/07/2022, 10:48
The Snake 12 ha scritto: 01/07/2022, 5:57 Evitato il disastro, ma gli strascichi saranno inevitabili.
È chiaro che qualcosa si è rotto.
Ma perché? 😂
Cosa si sarebbe rotto, l’ottimo rapporto Paolo-Cardinale (ribadiamo che è stato Maldini nella famosa intervista a sponsorizzare Gerry)? Il rapporto Paolo-Elliott che gli da più carta bianca rispetto al passato? Cosa? Se poi si vuole credere che non c’era l’intento comune di proseguire insieme ok…si è rotto qualcosa e tra poco voleranno i pugni

Se gli unici che parlano di rotture e di figure di merda insanabili sono i giornalisti vedove della dirigenza Giannino, potrei mettere la mano sul fuoco che è tutto il contrario
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da esba » 01/07/2022, 11:06

albizup ha scritto: 01/07/2022, 9:23 Nelson non rinnova per motivi personali 😢

Speriamo sia solo un arrivederci, oltre all'affetto aveva fatto un ottimo lavoro con Gigio prima e Maignan quest'anno.

Leggenda del Milan

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Peccato veramente, speriamo solo non sia qualcosa di veramente grave.

Ciao Nelson, Milano sara' sempre casa tua.
SOLITO POST AGGRESSIVO...cit

alla riscossa stupidi, che i fiumi sono in piena, potete stare a galla...

https://twitter.com/dannyvietti/status/ ... 48193?s=21

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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da esba » 01/07/2022, 11:07

Kun ha scritto: 01/07/2022, 11:01
LukaV ha scritto: 01/07/2022, 10:48 Ma perché? 😂
Cosa si sarebbe rotto, l’ottimo rapporto Paolo-Cardinale (ribadiamo che è stato Maldini nella famosa intervista a sponsorizzare Gerry)? Il rapporto Paolo-Elliott che gli da più carta bianca rispetto al passato? Cosa? Se poi si vuole credere che non c’era l’intento comune di proseguire insieme ok…si è rotto qualcosa e tra poco voleranno i pugni

Se gli unici che parlano di rotture e di figure di merda insanabili sono i giornalisti vedove della dirigenza Giannino, potrei mettere la mano sul fuoco che è tutto il contrario

Ocio che il corriere.it e' gia' partito con la litania che juve ed inda sono avanti anni luce con il mercato.....bisogna recuperare il tempo perduto... :ok:

che bella estate, non vi passa un cazzo..... :yahoo:
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da Dark062 » 01/07/2022, 11:15

esba ha scritto: 01/07/2022, 11:07
Kun ha scritto: 01/07/2022, 11:01

Se gli unici che parlano di rotture e di figure di merda insanabili sono i giornalisti vedove della dirigenza Giannino, potrei mettere la mano sul fuoco che è tutto il contrario

Ocio che il corriere.it e' gia' partito con la litania che juve ed inda sono avanti anni luce con il mercato.....bisogna recuperare il tempo perduto... :ok:

che bella estate, non vi passa un cazzo..... :yahoo:
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da Bluto Blutarsky » 01/07/2022, 11:29

esba ha scritto: 01/07/2022, 11:07 Ocio che il corriere.it e' gia' partito con la litania che juve ed inda sono avanti anni luce con il mercato...

Ma speriamo che continuino a scriverlo in eterno.
Così come spero di continuare a leggere interviste di interisti che ripetono "Eravamo più forti noi".
Intanto mi vado a comprare la maglietta che ho visto addosso a Margaret Atwood con scritto "Underestimate me: that'll be fun"
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da albizup » 01/07/2022, 11:41

Bluto Blutarsky ha scritto: 01/07/2022, 11:29
esba ha scritto: 01/07/2022, 11:07 Ocio che il corriere.it e' gia' partito con la litania che juve ed inda sono avanti anni luce con il mercato...

Ma speriamo che continuino a scriverlo in eterno.
Così come spero di continuare a leggere interviste di interisti che ripetono "Eravamo più forti noi".
Intanto mi vado a comprare la maglietta che ho visto addosso a Margaret Atwood con scritto "Underestimate me: that'll be fun"
Iniziare una stagione da campioni in carica senza il peso mediatico di esserlo perché gli altri si credono nettamente più forti e tutti lo dicono  :gogogo:
 
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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da aeroplane_flies_high » 01/07/2022, 17:16

Giornaloni che ci danno in grosso ritardo... molto bene
social impazziti... molto bene

A me basterebbe solo che gli arbitraggi non siano gli stessi dello scorso anno

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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da saintsaji » 01/07/2022, 17:36

La cultura sportiva in questo paese è seconda alla cultura politica in questo paese .

🚾

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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da pgm » 01/07/2022, 18:45

Kun ha scritto: 30/06/2022, 23:27
pgm ha scritto: 30/06/2022, 23:00 "In extremis abbiamo trovato l'accordo". in extremis e dopo 10 ore con gli avvocati per rileggere il patto col diavolo.
E comunque che ridere il Mulino Bianco narrato per tutto Giugno dai tuttaposter. AH AH AH.

Infatti, meglio la narrativa delle varie fogne tipo Ordine, Ravezzani, Cerruti, ecc..
Sta tutto lì sotto, leggere.

C'è a chi piace la gestione del Milan tipo 'provincia dell'impero' e a chi no. A me, ad esempio, fa cagare a spruzzo.
Ma non è coloro a cui non piace allora significa che questi si sollazzino con Ordine. Ravezzani e i Cerruti.

Il mondo a bianco e nero è un concetto che si dovebbe superare nell'adolescenza. Anche prima. Dai 18 in poi ignorare la scala dei grigi è grave.

 "habemus Paolo. E al Milan è mancato solo il guizzo finale: annunciare il rinnovo mentre una vecchia pendola sta battendo i rintocchi della mezzanotte, come Phileas Fogg quando completa sul filo di lana il Giro del Mondo in 80 giorni presentandosi al circolo all'ultimo secondo. Non si può avere tutto dalla vita: e del resto anche in questa trattativa logorante, stiracchiata a uso del circo mediatico oltre ogni umana sopportazione, ci sarà una parte che ha vinto e un'altra che ha perso.
Al momento i dettagli del nuovo contratto sono ancora avvolti nella nebbia, così come i contorni di tutte le altre sotto-trame del faticosissimo giugno milanista: non sappiamo con certezza che ruolo in commedia abbia recitato il cosiddetto nuovo proprietario Gerry Cardinale, né che effetto abbia avuto questo tiremmolla sui mancati arrivi di Botman e Renato Sanches, in realtà non sappiamo nemmeno quanto fossero vicini Botman e Sanches; in definitiva, sul Milan sappiamo molto poco. E quel che pensiamo di sapere è quasi sempre inesatto, filtrato, tirato per la giacchetta, conseguenza del retaggio delle abitudini comunicative del calcio italiano, specialmente d'estate – una tradizione ripercorsa magnificamente, per esempio, dall'Inter che negli ultimi trenta giorni ha rovesciato le depressioni di maggio con un'infornata di nuovi acquisti in barba alla mordacchia del bilancio. Bisogna farsene una ragione: a questo Milan con gli occhiali da sole comunicare non preme granché, soprattutto con uno scudetto all'occhiello. Non a torto, molti parlano di strategia comunicativa fallimentare, di danno d'immagine incalcolabile, di figuraccia planetaria: la sensazione è che di tutto questo al Milan attuale non freghi granché, per una serie di ragioni. Innanzitutto il carisma e sintomatico mistero di Maldini, a cui interessa avere contatti diretti solo con pochissimi giornalisti, sicuramente molto meno di quanti ne abbiano Marotta e Ausilio; poi il modus operandi di Elliott che non ritiene di avere tempo da perdere in spiegazioni su una squadra di calcio che, piaccia o no ai milanisti, vive sempre come la periferia del proprio impero. In questa querelle lunga e taciturna come una partita a scacchi tra due maestri scandinavi, in cui le due parti in causa hanno affilato i coltelli e sguainato gli avvocati come avviene in molte grandi aziende molto meno lunatiche di un club calcistico, ha fatto più rumore degli altri il silenzio della new entry Cardinale: forse più imbarazzato che complice, forse semplicemente intento a raccogliere oltre oceano il denaro che serve per completare l'acquisto, a meno che le mille lenzuola che compongono questo cerebrale feuilleton estivo, da sollevare una per una, non celino chissà quali altre verità nascoste.Enjoy the silence. Per certi versi modello gestionale da studiare con attenzione, il Milan persiste nella sua sfacciata diversità, che consiste anche nel rinnovare il contratto ai due maggiori dirigenti dell'area sportiva all'ultimo secondo utile sorvolando sulle spiegazioni. Da oltre due anni prosegue la diatriba tra l'anima più aristocratica e orgogliosa della storia del Milan e la spietata logica manageriale di un Fondo che è abituato a non fare molti prigionieri. Il silenzio non nasconde bensì amplifica queste frizioni tra la “vecchia” proprietà (l'uso delle virgolette non è casuale) e il suo direttore tecnico che vorrebbe tanto ambire alla carica di dittatore tecnico – un dittatore illuminato ci mancherebbe, è pur sempre un Maldini – e quindi puntare al Sole, alla Luna, alla Champions. Una volta tanto, il discorso economico tanto caro a Elliott resta in secondo piano: questa è stata una faccenda di potere, preteso e difeso, ambito e negato, con la miccia non a caso innescata a una manciata di ore da uno scudetto clamoroso che ha indotto il suo artefice a scoprire le carte attraverso l'intervista alla Gazzetta dello Sport. Segnale di debolezza? Segnale di arroganza? Segnale semplicemente di maldinismo?
Quando parliamo di Milan, sempre a Maldini torniamo. Gli piaccia o no – ma sospettiamo che gli piaccia – in questa breve ma intensissima carriera da dirigente Paolo Maldini va ponendosi come una specie di Orson Welles del calcio: baciato dalla grazia, titanico per costituzione, gli riesce tutto e vuole darlo a vedere senza la prudenza tipica dei mezzofondisti del pallone. Sente di essere condannato alla grandezza: è l'unico che in questi tempi di vacche magre riesce a essere credibile evocando la possibilità di lottare per la Champions League. Rivendicare il proprio status alzando la voce, rendendosi poco gradevole, invadendo i campi altrui? “Non posso farci niente, è la mia natura”, gigioneggiava appunto Orson Welles in Rapporto Confidenziale, raccontando la favola della rana e dello scorpione. Anche se come chiosa finale di questo mese da lunghi coltelli che ha scoperchiato il vaso di Pandora all'ingresso della sede del club campione d'Italia, calza a pennello la celebre battuta del Terzo uomo: “In Italia per trent'anni sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo Da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in 500 anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù”.

 

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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da todayistheday_III » 01/07/2022, 18:47

pgm ha scritto: 01/07/2022, 18:45
Kun ha scritto: 30/06/2022, 23:27

Infatti, meglio la narrativa delle varie fogne tipo Ordine, Ravezzani, Cerruti, ecc..
Sta tutto lì sotto, leggere.

C'è a chi piace la gestione del Milan tipo 'provincia dell'impero' e a chi no. A me, ad esempio, fa cagare a spruzzo.
Ma non è coloro a cui non piace allora significa che questi si sollazzino con Ordine. Ravezzani e i Cerruti.

Il mondo a bianco e nero è un concetto che si dovebbe superare nell'adolescenza. Anche prima. Dai 18 in poi ignorare la scala dei grigi è grave.

 "habemus Paolo. E al Milan è mancato solo il guizzo finale: annunciare il rinnovo mentre una vecchia pendola sta battendo i rintocchi della mezzanotte, come Phileas Fogg quando completa sul filo di lana il Giro del Mondo in 80 giorni presentandosi al circolo all'ultimo secondo. Non si può avere tutto dalla vita: e del resto anche in questa trattativa logorante, stiracchiata a uso del circo mediatico oltre ogni umana sopportazione, ci sarà una parte che ha vinto e un'altra che ha perso.
Al momento i dettagli del nuovo contratto sono ancora avvolti nella nebbia, così come i contorni di tutte le altre sotto-trame del faticosissimo giugno milanista: non sappiamo con certezza che ruolo in commedia abbia recitato il cosiddetto nuovo proprietario Gerry Cardinale, né che effetto abbia avuto questo tiremmolla sui mancati arrivi di Botman e Renato Sanches, in realtà non sappiamo nemmeno quanto fossero vicini Botman e Sanches; in definitiva, sul Milan sappiamo molto poco. E quel che pensiamo di sapere è quasi sempre inesatto, filtrato, tirato per la giacchetta, conseguenza del retaggio delle abitudini comunicative del calcio italiano, specialmente d'estate – una tradizione ripercorsa magnificamente, per esempio, dall'Inter che negli ultimi trenta giorni ha rovesciato le depressioni di maggio con un'infornata di nuovi acquisti in barba alla mordacchia del bilancio. Bisogna farsene una ragione: a questo Milan con gli occhiali da sole comunicare non preme granché, soprattutto con uno scudetto all'occhiello. Non a torto, molti parlano di strategia comunicativa fallimentare, di danno d'immagine incalcolabile, di figuraccia planetaria: la sensazione è che di tutto questo al Milan attuale non freghi granché, per una serie di ragioni. Innanzitutto il carisma e sintomatico mistero di Maldini, a cui interessa avere contatti diretti solo con pochissimi giornalisti, sicuramente molto meno di quanti ne abbiano Marotta e Ausilio; poi il modus operandi di Elliott che non ritiene di avere tempo da perdere in spiegazioni su una squadra di calcio che, piaccia o no ai milanisti, vive sempre come la periferia del proprio impero. In questa querelle lunga e taciturna come una partita a scacchi tra due maestri scandinavi, in cui le due parti in causa hanno affilato i coltelli e sguainato gli avvocati come avviene in molte grandi aziende molto meno lunatiche di un club calcistico, ha fatto più rumore degli altri il silenzio della new entry Cardinale: forse più imbarazzato che complice, forse semplicemente intento a raccogliere oltre oceano il denaro che serve per completare l'acquisto, a meno che le mille lenzuola che compongono questo cerebrale feuilleton estivo, da sollevare una per una, non celino chissà quali altre verità nascoste.Enjoy the silence. Per certi versi modello gestionale da studiare con attenzione, il Milan persiste nella sua sfacciata diversità, che consiste anche nel rinnovare il contratto ai due maggiori dirigenti dell'area sportiva all'ultimo secondo utile sorvolando sulle spiegazioni. Da oltre due anni prosegue la diatriba tra l'anima più aristocratica e orgogliosa della storia del Milan e la spietata logica manageriale di un Fondo che è abituato a non fare molti prigionieri. Il silenzio non nasconde bensì amplifica queste frizioni tra la “vecchia” proprietà (l'uso delle virgolette non è casuale) e il suo direttore tecnico che vorrebbe tanto ambire alla carica di dittatore tecnico – un dittatore illuminato ci mancherebbe, è pur sempre un Maldini – e quindi puntare al Sole, alla Luna, alla Champions. Una volta tanto, il discorso economico tanto caro a Elliott resta in secondo piano: questa è stata una faccenda di potere, preteso e difeso, ambito e negato, con la miccia non a caso innescata a una manciata di ore da uno scudetto clamoroso che ha indotto il suo artefice a scoprire le carte attraverso l'intervista alla Gazzetta dello Sport. Segnale di debolezza? Segnale di arroganza? Segnale semplicemente di maldinismo?
Quando parliamo di Milan, sempre a Maldini torniamo. Gli piaccia o no – ma sospettiamo che gli piaccia – in questa breve ma intensissima carriera da dirigente Paolo Maldini va ponendosi come una specie di Orson Welles del calcio: baciato dalla grazia, titanico per costituzione, gli riesce tutto e vuole darlo a vedere senza la prudenza tipica dei mezzofondisti del pallone. Sente di essere condannato alla grandezza: è l'unico che in questi tempi di vacche magre riesce a essere credibile evocando la possibilità di lottare per la Champions League. Rivendicare il proprio status alzando la voce, rendendosi poco gradevole, invadendo i campi altrui? “Non posso farci niente, è la mia natura”, gigioneggiava appunto Orson Welles in Rapporto Confidenziale, raccontando la favola della rana e dello scorpione. Anche se come chiosa finale di questo mese da lunghi coltelli che ha scoperchiato il vaso di Pandora all'ingresso della sede del club campione d'Italia, calza a pennello la celebre battuta del Terzo uomo: “In Italia per trent'anni sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo Da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in 500 anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù”.

 

Pastore?

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Re: Milan l'è un gran Milan: Milano non è Milan, ITALIA È MILAN!

Messaggio da pgm » 01/07/2022, 19:15

todayistheday_III ha scritto: 01/07/2022, 18:47
pgm ha scritto: 01/07/2022, 18:45
Sta tutto lì sotto, leggere.

C'è a chi piace la gestione del Milan tipo 'provincia dell'impero' e a chi no. A me, ad esempio, fa cagare a spruzzo.
Ma non è coloro a cui non piace allora significa che questi si sollazzino con Ordine. Ravezzani e i Cerruti.

Il mondo a bianco e nero è un concetto che si dovebbe superare nell'adolescenza. Anche prima. Dai 18 in poi ignorare la scala dei grigi è grave.

 "habemus Paolo. E al Milan è mancato solo il guizzo finale: annunciare il rinnovo mentre una vecchia pendola sta battendo i rintocchi della mezzanotte, come Phileas Fogg quando completa sul filo di lana il Giro del Mondo in 80 giorni presentandosi al circolo all'ultimo secondo. Non si può avere tutto dalla vita: e del resto anche in questa trattativa logorante, stiracchiata a uso del circo mediatico oltre ogni umana sopportazione, ci sarà una parte che ha vinto e un'altra che ha perso.
Al momento i dettagli del nuovo contratto sono ancora avvolti nella nebbia, così come i contorni di tutte le altre sotto-trame del faticosissimo giugno milanista: non sappiamo con certezza che ruolo in commedia abbia recitato il cosiddetto nuovo proprietario Gerry Cardinale, né che effetto abbia avuto questo tiremmolla sui mancati arrivi di Botman e Renato Sanches, in realtà non sappiamo nemmeno quanto fossero vicini Botman e Sanches; in definitiva, sul Milan sappiamo molto poco. E quel che pensiamo di sapere è quasi sempre inesatto, filtrato, tirato per la giacchetta, conseguenza del retaggio delle abitudini comunicative del calcio italiano, specialmente d'estate – una tradizione ripercorsa magnificamente, per esempio, dall'Inter che negli ultimi trenta giorni ha rovesciato le depressioni di maggio con un'infornata di nuovi acquisti in barba alla mordacchia del bilancio. Bisogna farsene una ragione: a questo Milan con gli occhiali da sole comunicare non preme granché, soprattutto con uno scudetto all'occhiello. Non a torto, molti parlano di strategia comunicativa fallimentare, di danno d'immagine incalcolabile, di figuraccia planetaria: la sensazione è che di tutto questo al Milan attuale non freghi granché, per una serie di ragioni. Innanzitutto il carisma e sintomatico mistero di Maldini, a cui interessa avere contatti diretti solo con pochissimi giornalisti, sicuramente molto meno di quanti ne abbiano Marotta e Ausilio; poi il modus operandi di Elliott che non ritiene di avere tempo da perdere in spiegazioni su una squadra di calcio che, piaccia o no ai milanisti, vive sempre come la periferia del proprio impero. In questa querelle lunga e taciturna come una partita a scacchi tra due maestri scandinavi, in cui le due parti in causa hanno affilato i coltelli e sguainato gli avvocati come avviene in molte grandi aziende molto meno lunatiche di un club calcistico, ha fatto più rumore degli altri il silenzio della new entry Cardinale: forse più imbarazzato che complice, forse semplicemente intento a raccogliere oltre oceano il denaro che serve per completare l'acquisto, a meno che le mille lenzuola che compongono questo cerebrale feuilleton estivo, da sollevare una per una, non celino chissà quali altre verità nascoste.Enjoy the silence. Per certi versi modello gestionale da studiare con attenzione, il Milan persiste nella sua sfacciata diversità, che consiste anche nel rinnovare il contratto ai due maggiori dirigenti dell'area sportiva all'ultimo secondo utile sorvolando sulle spiegazioni. Da oltre due anni prosegue la diatriba tra l'anima più aristocratica e orgogliosa della storia del Milan e la spietata logica manageriale di un Fondo che è abituato a non fare molti prigionieri. Il silenzio non nasconde bensì amplifica queste frizioni tra la “vecchia” proprietà (l'uso delle virgolette non è casuale) e il suo direttore tecnico che vorrebbe tanto ambire alla carica di dittatore tecnico – un dittatore illuminato ci mancherebbe, è pur sempre un Maldini – e quindi puntare al Sole, alla Luna, alla Champions. Una volta tanto, il discorso economico tanto caro a Elliott resta in secondo piano: questa è stata una faccenda di potere, preteso e difeso, ambito e negato, con la miccia non a caso innescata a una manciata di ore da uno scudetto clamoroso che ha indotto il suo artefice a scoprire le carte attraverso l'intervista alla Gazzetta dello Sport. Segnale di debolezza? Segnale di arroganza? Segnale semplicemente di maldinismo?
Quando parliamo di Milan, sempre a Maldini torniamo. Gli piaccia o no – ma sospettiamo che gli piaccia – in questa breve ma intensissima carriera da dirigente Paolo Maldini va ponendosi come una specie di Orson Welles del calcio: baciato dalla grazia, titanico per costituzione, gli riesce tutto e vuole darlo a vedere senza la prudenza tipica dei mezzofondisti del pallone. Sente di essere condannato alla grandezza: è l'unico che in questi tempi di vacche magre riesce a essere credibile evocando la possibilità di lottare per la Champions League. Rivendicare il proprio status alzando la voce, rendendosi poco gradevole, invadendo i campi altrui? “Non posso farci niente, è la mia natura”, gigioneggiava appunto Orson Welles in Rapporto Confidenziale, raccontando la favola della rana e dello scorpione. Anche se come chiosa finale di questo mese da lunghi coltelli che ha scoperchiato il vaso di Pandora all'ingresso della sede del club campione d'Italia, calza a pennello la celebre battuta del Terzo uomo: “In Italia per trent'anni sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo Da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in 500 anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù”.


Pastore?
Certo.

Una off season spartiacque che andava vissuta sulle ali dell'entusiasmo è stata messa in discussione dalle solite questioni di pecunia/potere da parte di un board che risponde a questo modello di business: https://it.wikipedia.org/wiki/Elliott_M ... orporation

Elliotters di playit: vi piacciono i Singer? non mi interessa ma non pensiate che, se a me non piacciono, allora significa che io sia un deficiente che si beve le cazzate di Ravezzani.


 

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