Semplicemente dovrà veramente essere il Presidente di tutti e fare una politica condivisa e moderata, altrimenti rischia di impantanarsi.
Questo comporta un necessario ridimensionamento della parte più a sinistra dei Democratici, le cui idee radicali non possono certo incontrare il consenso repubblicano.
Anche in questo scenario Joe Biden risultava il candidato democratico ideale.
Brian_di_Nazareth ha scritto: 07/11/2020, 19:13Dietto ha scritto: 07/11/2020, 19:10
Insomma.
Una era una rielezione di Obama.
Un'altra era la prima elezione di Obama.
L'unica che probabilmente conta era questa
Ah beh, se non contano le elezioni di Obama.....(perchè poi? Era di colore diverso dal nero? Dal mio TV non sembrava)
Io invece penso che se un democratico vuole fare la differenza con i voti dei neri, rischia davvero di avere bisogno di un ticket del genere.
Se non altro perchè più neri vanno a votare.
Poi magari non sarà così...ma vediamo fra 4 anni
Concordo con Dietto: mi sembra un dato buttato lì perché piace ad una certa parte dei Dem e fa discutere, ma assolutamente privo di rilevanza statistica.
Biden è sempre stato vicino alla comunità afroamericana, rinforzando di molto la sua posizione come vice di Obama. Lo abbiamo visto anche alle primarie quando ha ricevuto importanti endorsement da quel mondo e vincendo in Southern Carolina proprio grazie a questo.
Harris non è in alcun modo “black” se con tale termine indichiamo il legame con la cultura afroamericana - anche se ha saputo usare l’argomento della discriminazione - e come già detto prima, Biden era già forte di suo con quel tipo di elettorato.
Consideriamo anche i dati sul voto etnico, che hanno mostrato chiaramente come Biden abbia vinto sopratutto grazie al voto della maggioranza bianca e non delle minoranze, in aumento invece per Trump rispetto al 2016.
Poi concordo che se vuoi coltivare il voto della comunità “black” devi avere un loro rappresentante o qualcuno di molto vicino a loro in un posto di alta visibilità e l’importanza di quel tipo di elettorato nelle città e negli Stati chiave è indubbiamente rilevante.
Ma non dimentichiamoci che sinora le “identity politics” si sono mostrate sempre un fallimento dal punto di vista elettorale per chi ci aveva puntato. Di fatto, i dati ci dicono che le minoranze votano con lo stesso criterio delle maggioranze, per cui se prometti ricchezza al ceto povero di cui fa parte una minoranza, prendi i loro voti senza necessità di enfasi sulle politiche identitarie. Al contrario, raccogli molto poco.