negher ha scritto: 05/11/2020, 11:34
Leviathan ha scritto: 05/11/2020, 11:30
https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/ ... 2078.shtml
Per Pulcini "considerare malati tutti i positivi, è un’esagerazione. Essere positivo vuol dire essere malato e contagioso, se non hai sintomi e magari sei anche un atleta ti faccio il controllo e ti mando a giocare. Per me l’asintomatico non è malato". E ancora: "Io sono da sempre contrario alla quarantena". E poi: "È un virus del raffreddore, non voglio banalizzare né mancare assolutamente di rispetto alle persone che hanno perso perfino la vita, ma la medicina non è una scienza, la medicina è un’arte, perché non sempre 2+2 fa 4". Un passo indietro fino a maggio scorso: "È vero che il virus è stato manipolato, ma è vero pure che in questo periodo è mutato 33 volte diminuendo la sua aggressività e quindi ci mette anche meno paura. Secondo me il Coronavirus sta morendo".
Se questa è la difesa della Lazio forse era meglio il silenzio.
Orco boia. Che roba brutta.
Sul boldato attendo il parere di @Gio, @Strembald e degli altri medici del forum
Sono stato chiamato in causa e provo a dare il mio contributo approfittando dello spuntino del pranzo.
Spero di darlo in maniera quanto più breve possibile (dove l'aggettivo breve va rapportato alla delicatezza dell'argomento e della questione che rischia di aprire un OT clamoroso come giustamente lelomb dice).
Premetto che a riguardo, visto anche che non è un topic di medicina, che entrerò solo nel merito del grassetto riportato da negher, e non toccherò argomenti quali:
-i protocolli serie A/UEFA;
-le misure adottate dalla Lazio;
-le altre asserzioni mediche di Pulcini.
"La medicina non è una scienza ma è un arte" è secondo me, prima di tutto, un'uscita infelice, vista la situazione che si sta vivendo, la capacità di estrapolare concetti errati, e la tendenza della rete, e di chi legge in rete, di filtrare e reinterpretare proposizioni e affermazioni che possono diventare ancor più deleterie ed inesatte.
Detto questo la frase in sè (facciamo finta sia stata detta in maniera neutra, da un qualsivoglia cittadino, in un contesto di tranquilla discussione/elucubrazione concettuale) va un attimo analizzata e contestualizzata in maniera più ampia.
E' chiaro che il termine ultimo della medicina è il paziente. Il paziente non è un concetto astratto e non è un oggetto predeterminato e definito apriori. Ma è un entità non categorizzabile se non nelle sue attribuzioni più generali, perchè se si scende nel particolare (ed è nei particolari che la medicina agisce e sono i particolari che la medicina prende sempre in esame valutandoli di volta in volta) ogni paziente/individuo pone diverse condizioni e problematiche, ed anche lo stesso paziente ne può porre e tante diverse in tempi diversi.
Oltre tutto, andando ancor più in generale, un paziente ha anche un proprio contesto culturale, una propria istruzione, una propria emotività, un proprio censo, e queste sono ulteriori problematiche che in aggiunta al "paziente", vanno a configurare il problema paziente+individuo, che è una realtà ancor più complessa.
Esiste quindi una lampante "soggettività" (mi si passi il vocabolo) del
termine ultimo dell'interesse della medicina.
Se tutto ciò che si è detto è vero, è vero anche però che la concezione occidentale della medicina, quindi della medicina moderna, è la cosiddetta Evidence-Based-Medicine (medicina basata sull'evidenza), che presuppone che il progresso della conoscenza e della pratica medica sia fondato sull'evidenza dei dati. Tali dati debbono essere scientificamente verificati, validati, e anche, sostanzialmente, riproducibili su una scala ampia, in modo tale che dai dati si possano estrapolare concetti nuovi/migliorati, per redarre in seguito le cosiddette linee-guida.
E' pur vero che la pratica medica, come le conoscenze mediche stesse, e quindi le linee guida, sono in continua evoluzione e miglioramento, e non c'è mai un vero punto di arrivo definitivo.
Quindi arte o scienza?
Arte è sostanzialmente "azione conforme alla misura dell'essere". Quindi è sostanzialmente la technè greca, ovvero la "perizia" "il saper fare", nel senso più ultimo e ancestrale del significato (non mi addentro nel senso lato di "arte" come linguaggio perchè non è il luogo).
Non è mai giusto metter l'arte nella scienza o la scienza nell'arte, perchè sono due concetti ben distinti. (lo metto in grassetto per citarlo dopo).
Se però l'arte è cio che è stato appena detto, la medicina in realtà non risponde a pieno a questa definizione, perchè la pratica medica (che è poi la medicina in toto) si basa su quell'evidenza di cui parlavo prima, ovvero di dati e concetti estrapolati da osservazioni basate sul metodo sperimentale scientifico, che come succede per la fisica, ottiene dati generali a partire dal caso particolare, e quindi applica un procedimento empirico-induttivo.
Certo non è come la matematica, che è una scienza stretta, del tutto astratta, che basa il suo costruirsi su un procedimento inverso, ovvero dalla regola generale (assioma) ai casi particolari, ovvero sia un processo di tipo assiomatico-deduttivo.
E non è nemmeno come la filosofia teoretica (che non è un arte), ma che da un certo punto di vista potrebbe essere più scienza di tutte le scienze, visto che come diceva Vittorio Hösle "è la scienza dei principi primi di tutte le scienze", le quali tra l'altro non dimostrano mai in nessun caso, gli assiomi che ne presuppongono l'esistenza stessa.
Riprendendo il grassetto di poco sopra, arte e scienza non possono essere l'una nell'altra o viceversa, ma nella medicina si può dire che operino di concerto, e in senso parallelo, perchè la
scienza medica rifiuta una conoscenza di tipo soggettivo, e si fonda sulle evidenze dei dati (quindi di tipo oggettivo), ma l'
arte medica, nel versante pratico, tiene conto tutte le possibilità di tipo soggettivo che si possono incontrare.
Certo, come dicevano gli antichi, "...ars sine scientia nihil". E ciò capita a fagiolo. Ecco perchè, in sostanza, a mio avviso, dire quella frase è scorretto, perchè la medicina è una
pratica basata su un metodo ed un processo
scientifico, dove le due componenti, si integrano nel risultato ma non nella loro distinta essenza.
Scusate ma non sono in grado di dire meglio di così.