Jakala ha scritto: 05/06/2020, 8:14
The Patient ha scritto: 04/06/2020, 21:57
Il discorso non è così semplice poiché la morte dipende molto dalle tue condizioni di salute. Rimanendo in un dicorso semplice, se domani viene un virus che colpisce tutti gli ipertiroidei e non mi dà via di scampo...amen, che vuoi che faccia?!
Siamo umani e non siamo infiniti.
Ti consiglio di leggere questo articolo
https://www.nytimes.com/2020/05/14/opin ... eople.html che racconta cosa può succedere se lo prende una persona giovane e in salute.
In generale il concetto è semplice, ma chissà perché non passa, se c’è un virus letale la cosa più saggia da fare è evitare la propagazione anche perdendo qualche libertà (anticipo le obiezioni di Spree) e qualche soldo.
Ma che discorso è? Chiaramente anche i giovani possono avere forme molto gravi o anche morirne. Quindi? Quello che conta è *quanto è probabile* che succeda, non "può succedere" in astratto.
Se ti riduci a dire che "eh, ma anche i giovani" vuol dire solo che pensi di non poter vincere l'argomento con "i vecchi muoiono come mosche" - che invece è il punto fondamentale, se si vuole impostare la discussione sul valore assoluto della vita umana. Quella di un 85 enne vale come quella di un 25enne. Se non si mette questo presupposto, allora si entra su una china molto rischiosa, dove chi dice "ma in fondo pochi giovani muoiono" avrà sempre gioco facile. In Italia sono morte 300 persone sotto i 50 anni di Covid - non sono numeri che *di per sé* giustificanio né l'impatto economico (con tutte le conseguenze sociali che ha) né quello sociale e educativo del lockdown.
L'argomento che si ha sono i morti, e i morti sono soprattutto anziani. Ammetterlo non toglie nulla alla forza dell'argomento, scendere su "eh, ma anche i giovani (e poi in piccolo: in rarissimi casi) e i bambini rischiano" vuol dire ammettere che non si crede alla forza dell'argomento.
Se il lockdown può essere (relativamente) breve, e se le misure che si riescono a inserire nel frattempo possono aiutare, con una disruption moderata della vita, a contenere significativamente la diffusione del virus nella fase post-epidemica (come adesso), allora abbiamo fatto bene/è una buona idea. E bisognava probabilmente farlo prima, certamente in Italia settentrionale. E per ora si sta vedendo questo scenario - sperando che non ci sia un effetto fortissimo della stagionalità e che l'autunno/inverno non ci colpiscano di nuovo con grande forza. Siamo stati lenti, abbiamo perso 50mila persone, speriamo che non torni e stiamo attenti.
Ma l'argomento non può essere "eh, ma anche i giovani". E non può neanche essere *in assoluto* "dobbiamo impedire la circolazione
costi quel che costi (con i costi in senso lato)". Per *qualsiasi* attività umana si contano i costi anche in vite umane - quando si scava un grande traforo per l'alta velocità, per esempio; quando si decide quali misure rendere obbligatorie e quali no alla guida; eccetera.
In questo caso i costi del non intervenire erano talmente spaventosamente alti che si è intervenuti in modo massiccio, lungo, invasivo, costoso. L'andamento epidemico pare mostrare che si doveva fare, e che si doveva fare prima. Ma da qui a dire "non si può fare altrimenti/l'unico criterio è ridurre i morti" passa parecchia strada.