mario61 ha scritto:
Si, per un paese come l'Italia avere un'unione monetaria con la Germania vuol dire pedalare in salita.
l'Italia avrebbe dovuto diventare più efficiente sfruttando anche i numerosi vantaggi che offriva e offre l'unione economica.
Abbiamo avuto per lungo tempo (2002-2007) spread con la Germania nulli (lo spread era 0,18 nel giugno 2007 tanto per dire) che hanno permesso di ridurre in modo enorme le spese per interessi, ma non abbiamo sfruttato questo enorme vantaggio per rilanciare l'economia e la produttività.
Il MES, permettendo l'acquisto a tempo illimitato del debito del paese che aderisce a questo sistema, è nato per correggere questo problema, ma ovviamente richiede un progressivo allineamento del paese che richiede aiuto agli standard europei, non è una cosa sostenibile per vent'anni.
Probabilmente nel medio lungo periodo vi sono due alternative
1) Mes con ristrutturazione del debito (che lo abbassi da 150 a 100) e allineamento ai parametri europei, mantenendo l'accesso ai mercati internazionali dei capitali (grazie alla UE), con perdita di PIL nei primi anni recuperabile nel medio periodo.
2) Rottura dell'Euro o uscita dall'Euro, con ristrutturazione uniltaterale del debito e perdita da parte dell'Italia dell'accesso ai mercati internazionali dei capitali e perdita del PIL elevata e progressiva.
Sono tutti e due soluzioni dolorose, ma la seconda dal punto di vista di perdita del PIL mi sembra molto più pesante.
La prima mi sembra preferibile, ma la seconda mi sembra quello che succederà visto la crescente incidenza dei nazionalismi sulle politiche internazionali
Cosa ne pensate?
Per me è più probabile una ristrutturazione mascherata (la BCE acquista una milionata di miliardi di debito pubblico italiano e la lascia lì, rinnovando tutto in perpetuo, compresi gli interessi) in modo da mantenere un potere negoziale (vuoi uscire dalla UE? Vuoi far cazzate tipo deficit sopra al 5%? Hai un milione di miliardi di euro da pagare alla BCE, fallo o dovrai dichiarare bancarotta perdendo l'accesso ai mercati internazionali) ed obbligare il governo in carica ad effettuare alcune riforme (diminuzione della spesa pensionistica, riduzione dei dipendenti pubblici, riforma fiscale, liquidazione di enti in perdita, rimozione di alcune limitazioni alla concorrenza, recepimento della Bolkenstein, firma di alcuni trattati come il CETA).
Nessun politico italuano lo farebbe, dato che tutti urlano da lustri di voler fare il contrario, quindi ecco un governo tecnico guidato da una personalità disposta a perdere ogni appeal, magari in cambio di qualche nomina prestigiosa, gente come Visco, Cantone, Giovannini, forse lo stesso Cottarelli, con professori universitari che potrebbero accettare nella speranza di un incarico a Bruxelles.
Le riforme sarebbero fatte al minimo indispensabile, per questo avrebbero il minimo impatto negativo (ogni riforma ha un impatto negativo per qualcuno) ma anche un effetto positivo limitato, che nessuno potrebbe usare come una bandiera. Gente nelle piazze, proteste accese, qualcuno resterà col cerino in mano venendo indicato come il colpevole (probabilmente il PD), nasce un nuovo partito simile ai pentastellati per occupare lo spazio lasciato libero dai politici restati col cerino in mano e tutto riparte come adesso, solo con barattolo calciato ben più lontano.
Alla UE basterebbe? Certo. Prendersi carico a forza delle riforme in paesi come la Grecia, con un debito pubblico enorme per loro, ma minimo per i conti UE, è una cosa, il crostino Italia cercherà di evitarlo chiunque.
Possibilità che accada come in Spagna e Portogallo, dove dei governi politici si sono presi la responsabilità politica di effettuare riforme importanti? Praticamente nessuna.
In teoria sarebbe la scelta ideale per il governo Conte, i pentastellati non possono farlo cadere per evitare il voto, nel PD ci sono parecchi europeisti che avrebbero piacere se qualcun altro si prendesse responsabilità, perfino Salvini e Meloni potrebbero assentarsi dall'aula in apparente segno di protesta per massimizzare il consenso. Ma qualcuno può realisticamente credere che questo accada? Manco le responsabilità delle chiusure vogliono prendersi e provano a scaricarle sui tecnici.
Possibilità che accada come in Grecia, che dopo la cura si è risvegliata europeista e solo partiti europeisti concorrono per la maggioranza? Poche.
Le cose potrebbero cambiare davvero solo con la nascita di un bilancio UE e di una politica economica UE, ovviamente federale, ma non mi par l'aria, almeno nel breve periodo.
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