Gerry Donato ha scritto: 27/02/2018, 21:56
Ma siete veramente stravaganti.
Il tema non è dove diamine mettono questi soldi, ma il gesto simbolico di dire che senza aspettare una legge si sono tagliati lo stipendio. E poi come loro solito, perché sono ingenui e stolti prima ancora che incapaci, proprio per non sporcarsi le mani con un fondo intermedio hanno deciso di metterli lì e quindi hanno pure dormito sui controlli.
Sono la quintessenza della stupidità.
Ma se li mettevano nella dirigenza del Tor De Cenci Calcio in Prima Categoria ed il contributo era il 100%, non è che cambiava il senso.
ah stravaganti sicuramente
ma non mi esalta la lotta della raggi per la cencelleria se poi mi fa devastare le strade del quadrante sud o blocca una città per fare numeri al bilancio.
ma il gesto non è simbolico, viene usato per spot elettorale.
Infatti la spesa è simbolica per quello che gli rende, ingenui insomma
La Raggi avrà anche abbattuto le spese di cancelleria, ma ha fermato tutto.
questo articolo della fusani (credo provenga dall'unità per amor di fonte) mi sembra contro la discontinuità.
http://notizie.tiscali.it/politica/arti ... -5-stelle/
Qualcuno lo ricorderà quel disperato post su Facebook. Era aprile 2013, i 5 Stelle erano da poco sbarcati in Parlamento pronti ad aprirlo “come una scatoletta di tonno” (cit.Grillo). Roberta Lombardi, appena nominata capogruppo, denunciò il furto della borsa e la noia immane non solo di rifare i documenti ma di dover ricostruire le spese fin lì sostenute per determinare gli effettivi rimborsi. “Poichè è mia intenzione trattenere dalle voci di rimborso che compongono il mio stipendio solo quelle effettivamente sostenute e documentate e restituire il resto, cosa faccio? Aspetto vostri consigli” scriveva Lombardi.
Gli ex francescani
Dunque, francescani e morigerati i 5 Stelle lo sono stati ma solo per pochissimo tempo. Quello necessario per capire che fare politica costa. Anche per i teorici della decrescita felice. Dicono che c’è stato un momento, nella primavera 2014, in una riunione con Grillo (all’epoca era spesso in Parlamento) in cui i Parlamentari manifestarono le loro perplessità sul meccanismo degli scontrini, complicato ma soprattutto antieconomico per le loro tasche.
L’ultimo resoconto di Alessandro Di Battista risale a settembre 2017. Al netto di ritardi nell’aggiornamento del sito, è come se, una volta deciso di non ricandidarsi, il front man grillino avesse smesso di resocontare. Non solo sulla diaria mensile ma anche sull’indennità, e dunque sulla restituzione al Fondo piccole e medie imprese. Comunque Di Battista è tra i più virtuosi. Nel 2017 ha ricevuto una diaria mensile di circa 7.500 euro al mese. Ha restituito qualcosa nei primi quattro mesi (2.800 euro) e poi più nulla. Le voci più costose sono vitto (mille euro al mese), trasporti, attività sul territorio e consulenze. Fino a metà del 2014 restituiva anche 3-4 mila euro al mese. Poi sempre meno fino allo zero degli ultimi mesi.
Paola Taverna e Roberta Lombardi
Analogo l’andamento scontrini della senatrice Taverna: fino a giugno 2015 restituisce circa mille euro al mese di una diaria pari a circa 9 mila mensili. Nel 2016 versa fino a metà anno; nel 2017 restituisce solo a febbraio (1534), aprile (2699) e agosto (511). Quello di agosto è uno dei misteri più strani: come è noto il Parlamento è chiuso, la diaria corre ugualmente ma i parlamentari sono in ferie in genere fino alla prima settimana di settembre. Roberta Lombardi spende molto per la voce “collaboratori” (circa seimila euro ogni mese) e questo depone bene perché sono posti di lavoro. Anche la candidata alla guida della regione Lazio restituisce pochi spiccioli nel 2017 (1.400 euro in quattro mesi) e circa quattromila euro nel 2016.
La parabola di Toninelli
Racconta l’andamento standard della maggior parte dei parlamentari: virtuoso nel 2014 con restituzioni mensili fino a duemila euro; nel 2015 la vita del parlamentare costa molta di più e le restituzioni crollano fino ad azzerarsi nel 2016 e nel 2017. Vitto (49 mila), trasporti (45 mila) (e consulenze (43 mila) le voci più onerose.
Barbara Lezzi
Il suo destino è ancora incerto. E’ entrata e uscita due volte dalla black list dell’inchiesta delle Iene che ha riguardato il fronte delle donazioni al fondo delle piccole e medie imprese. Sul fronte diaria/rimborsi, la senatrice segna alcuni record: è seconda in assoluto (rispetto al gruppo) per la spesa in consulenze (105 mila euro in cinque anni) e seconda anche per i costi dell’alloggio (119 mila). Le spese per la casa variano di mese in mese passando da due e tremila euro. E comunque la senatrice restituisce con una certa costanza circa 500 euro al mese. L’arte di fare bella figura con poco.
Laura Castelli
L’economista del gruppo, che si è imposta negli anni anche rispetto a Carla Rocco, ha smesso di restituire nel 2017. Fino al 2016 era stata capace di restituire più di mille euro al mese. E questo nonostante i 43 mila euro spesi per i trasporti, i 24 mila per il vitto e i 36 mila per eventi sul territorio. I 5 Stelle sono arrivati in Parlamento pronti, come dissero, “ad aprirlo come una scatoletta di tonno”. Poi quel tonno gli è piaciuto e la scatoletta è rimasta vuota