lebronpepps ha scritto: 27/02/2018, 8:23
Il grande convitato di pietra però è la classe imprenditoriale che se possibile è dello stesso livello di quella politica però
Non mi pare che qualcuno lo neghi. La classe dirigente italiana quella è, a livello politico, imprenditoriale, manageriale le cose cambiano relativamente poco. L'unica differenza è che almeno nella classe imprenditoriale un minimo di selezione c'è ed imprenditori che puntino solo ad attività predatorie prima o poi dal mercato spariscono, non penso servano esempi, per restarci un minimo di capacità devono averla, mentre in politica ricicciano sempre gli stessi anche dopo anni di insuccessi. Per il resto i politici non sono arrivati da Marte, sono l'espressione della classe dirigente italiana, e se la classe dirigente è quella lo è per come viene selezionata, a tutti i livelli.
C'è anche un discorso da fare però.
Immagina di essere un imprenditore azionista di una grande azienda (anche grande in rapporto all'Italia e non in assoluto).
Sei in un uno stato che ha il quarto costo del lavoro OCSE, una tassazione per redditi da impresa nella media, ma in assoluto per le imprese, tutto compreso, ai livelli più alti dell'OCSE. Uno stato in cui la libertà economica, sempre a livello OCSE, è una delle più basse, in cui l'incide delle liberalizzazioni è pessimo e vi sono infiniti limiti alla concorrenza (no, non è questione di destra o sinistra, paesi come la Danimarca e la Svezia, da sempre socialdemocratici, sono piuttosto ben messi in queste classifiche).
Uno stato in cui l'intervento della politica nell'economia ed ad uno dei livelli più alti dell'OCSE, in compenso i paletti per ogni attività sono fumosi, incerti, dipendenti dalla discrezionalità di qualcuno. Ovviamente tutto ciò per la reciproca convenienza di tutta la casse dirigente, che sia politica, imprenditoriale o manageriale.
A questo punto immagina di poter scegliere, o investi soldi tuoi (o di altri ma con tue garanzie, poco cambia) in un progetto innovativo affrontando la concorrenza, col rischio che le cose vadano male e di rimetterci personalmente, o ti accordi con qualche politico, ti scegli un settore merceologico in cui quel politico possa incidere, metti in piedi una azienda con una tecnologia già ipersfruttata e dal rendimento assicurato, ti fai prestare soldi da una banca che abbia collegamenti con quel politico, con garanzie messe solo dall'azienda e non da te e ti fai proteggere dalla concorrenza.
A meno di non essere un visionario guidato da un sogno, quale delle due ipotesi scegli? C'è una persona che potendo scegliere sceglierebbe la rima ipotesi?
Se non si scioglie il nodo fra imprenditoria, banche e politica non ne usciremo.
Quale può essere il modo per sciogliere questo nodo? Cambiare chi ha il potere decisionale ed aumentare le pene per chi sgarra? Non che sia sbagliato cambiare chi decide e punire chi sbaglia, per carità, ma sono 25 anni che andiamo avanti con questi tentativi, l'unico risultato è stato lo spoil system (ad essere buoni, potrei dire l'assalto alle poltrone) direi che è provato oltre ogni possibile errore che non è questo il sistema per migliorare le cose e chi lo propone ancora prende in giro se' stesso o, più probabilmente, noi.
Un altro metodo sarebbe quello di sciogliere totalmente i legami. Banche totalmente private, con fondazioni (modo usato dai politici per continuare a mettere le mani sul settore bancario) che cedano tutte le partecipazioni nelle banche, cooperative ammesse solo per banche di credito cooperativo che non superino certe dimensioni, feroci gare d'appalto su tutto, stato che evita rigorosamente di mettere il naso nel mercato e si tira fuori, ove possibile, dalle imprese. Per lo meno si cambierebbe il modo di selezione della classe dirigente. E chi se ne frega se una azienda è comprata da investitori stranieri, anzi, meglio, vuol dire che attiriamo investitori stranieri in Italia aumentando gli investimenti.
Ecco, penso di poter dire che, vista l'esperienza pregressa, chi parla di nazionalizzare e far gestire dalla politica probabilmente vuole principalmente uno spoil system nella migliore delle ipotesi, sedersi alla greppia nella peggiore, ed eventuali leggi anticorruzione (che pure non sarebbe male se venissero approvate) sarebbero solo una foglia di fico, chi parla di liberalizzare forse vuole diminuire il problema. In questa campagna elettorale di cosa parlano quasi tutti i politici, di nazionalizzare, regolamentare, intervenire o di liberalizzare?
Francamente, si parla di eliminare l'influenza dei politici nelle banche o di nazionalizzarne qualcuna? E nazionalizzando banche cosa si pensa di ottenere? Non certo di limitare il potere dei politici, non offendiamo la nostra intelligenza. Se di prestare soldi con minore attenzione al merito creditizio, allora si parla, nei fatti, di appianare le perdite con i soldi delle tasse dei cittadini, nascondendo sotto il tappeto la prossima venetobanca. Se di finanziare progetti innovativi o piccole imprese... beh, non vedo perché non si potrebbe andare avanti con garanzie pubbliche, se una banca non finanzia nonostante una garanzia pubblica allora vuol dire che il merito creditizio proprio non c'è. Con la nazionalizzazione delle banche si ottiene l'unico risultato di aumentare il potere del politico che la propone.
Ecco perché sono pessimista.