Sono attirato in modo ancestrale ogni anno verso dicembre dal rito del collocamento del nuovo film di Woody nel ranking della sua filmografia, è una specie di appuntamento fisso con Penny doverosamente ad inaugurarlo.
In attesa della visione e dell'arrivo degli altri pezzi da novanta (ho visto solo Get Out dei 10 candidati al Golden Globe), solo un modesto contributo delle altre visioni minori dell'ultimo periodo:
Stronger: negli anni ho imparato a diffidare delle storie americane di eroi americani proposte da americani in America. Per carità, non un brutto film, storia reale sicuramente significativa ed al solito Gyllenhaal all'altezza nel ruolo di tormentato e sofferente, ma davvero nulla di diverso da quello che mi potevo aspettare. Ed alla fine l'emozione resta sempre un po' soffocata o, come direbbero quelli bravi, stereotipata.
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The founder: tuttavia ci sono anche americanate che funzionano, e più americanata della storia romanzata dietro la nascita di McDonald's difficile trovarne. Il tutto funziona per me grazie all'ambientamento negli anni '50, che rende un po' più speciale e vincente quella contrapposizione tra la ricerca del successo a tutti i costi e la bonaria esperienza paesana di chi ha avuto l'idea. Keaton molto bene.
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Okja: nettamente il candidato favorito come film più irritante dell'anno. Il tentativo di cavalcare la denuncia in modo sarcastico sfocia nel grottesco, nel banale e nel didascalico in un colpo solo. Clamoroso il flop dello stesso Gyllenhaal di cui sopra in un ruolo sopra le righe che totalmente non gli si addice. E Bong Joon-ho dopo Memories of Murder continua nella caduta libera dal mio punto di vista, già intrapresa con The Host e Snowpiercer.
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L’incredibile vita di Norman: il solo fatto che ci sia di mezzo Richard Gere ormai caduto in disgrazia bastava per un approccio diffidente, invece ne esce fuori uno dei personaggi che suscita la maggiore empatia dell'intero anno cinematografico.
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Baby Driver: quoto in pieno il giudizio se non sbaglio di Safe di qualche pagina fa. Stuzzicante, impostato benissimo nelle doppie storie che viaggiano in parallelo ed in contrasto tra loro che non permettono di orientarsi del tutto tra il bene ed il male, ma la seconda metà del film vanifica quasi tutto quel potenziale. Comunque intrattiene nonostante tutto, a modo suo anche fino in fondo.
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A Ghost Story: immagino che vedere per 10 minuti consecutivi Rooney Mara mangiare una torta possa essere un'esperienza intrigante per molti. Purtroppo o per fortuna non per me. Vi diranno che c'è dietro tutto un significato metafisico e spirituale e che siamo ai livelli del miglior Malick. Appunto.
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Guardiani della Galassia vol.2: lessi tempo fa che qualcuno addirittura lo preferiva al primo, per me invece è un clamoroso passo indietro. La spontaneità autoironica dei personaggi perde clamorosamente freschezza, anzi purtroppo sfociano nella macchietta. Il tentativo di infilare dentro emozioni familiari e sentimenti affossa lo spirito scanzonato ed irridente del primo episodio. Resta comunque un modo alternativo di intendere i super eroi che per uno come me che fatica a digerire gli "originali" non può essere del tutto indifendibile.
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Graduation (in italiano: Un padre, una figlia): io da sempre vado ghiotto di storie di corruzione e malavita nel realismo rumeno, non so bene il motivo. Storia normale di problemi normali che precipitano più o meno inaspettatamente, tutto piuttosto ordinario ma è curioso il modo in cui ti senti completamente catapultato in quel contesto di paese e cittadini disillusi.
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Clash: piccola chicca nordafricana. Film interamente girato all'interno di una camionetta della polizia egiziana in cui si aggiungono di volta in volta vari soggetti spesso uniti dalla fede ma divisi dalla politica, mentre fuori divampa la protesta e nessuno capisce chi sono i buoni, chi sono i cattivi e chi sta con chi. Claustrofobico, buon cinema.
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