Messaggio
da doc G » 20/04/2017, 12:04
Ragazzi, io sull'IRPEF e simili non so più che dirvi, perché semplicemente significa che io e chi chiede semplicemente forti sgravi fiscali senza riforme profonde abbiamo idee diverse del bilancio dello stato. Gli sgravi li chiederei anche io, ma sono conscio che servono riforme che al momento sarebbe difficile attuare.
CI sto litigando con Maialone da settimane, mi sono stancato, francamente, di discutere con lui, non ho voglia di farlo con altri.
Però riconduciamo tutto a due idee:
1) Lo stato è un ente supremo, decide della vita di tutti noi, può tranquillamente dettare le norme economiche, alcune sue decisioni sono variabili indipendenti, può stampare moneta, sottoscrivere e cancellare debiti, per far crescere l'economia serve che lo stato spenda tanto.
Ecco, per chi ha questa concezione, che lo stato possa ridurre davvero le tasse nella situazione attuale senza interventi drastici sul suo perimetro è credibile. Ve lo dico subito, per me è una fesseria, non ci sono stati che davvero siano arrivati alla prosperità seguendo queste linee, magari qualcuno ha avuto momenti di grande sviluppo, tipo l'URSS della NEP e dei primi anni di Stalin, per qualche anno perfino le politiche di Peron o di qualche peronista successivo son sembrate positive, per qualche anno le politiche della Kirchner o di Chavez sono sembrati modelli positivi, ma prima o poi il conto è arrivato, sempre.
2) Lo stato è uno dei tanti enti che operano nella società, certamente necessario, se vogliamo tanti servizi possono essere diffusi a gran parte della popolazione solo se c'è uno stato ben funzionante, non vorrei cadere in suggestioni anarchiche e quindi evitare discussioni in tal senso, però resta un ente che opera nella società e le regole economiche e sociali valgono per lo stato come per tutti gli altri enti. Ciò significa che non vi sono variabili indipendenti, tutte le decisioni hanno conseguenze, lo stato non ha soldi propri se non quelli che prende ai suoi cittadini (anche qui, non vuol dire che vadano abolite le tasse ed azzerata la spesa, vuol dire che bisogna pensare bene ad ogni spesa che viene fatta). In questo quadro per ridurre le tasse diventa inevitabile ridurre la spesa pubblica. Non è indispensabile che le due riduzioni siano contestuali, si può pensare per esempio ad una riduzione immediata di tasse con una riduzione scandita nel tempo della spesa, ma tutto si regge sulla fiducia dei mercati (composti da investitori internazionali, ma anche da tutti noi quando mettiamo due soldi in banca, compriamo dei titoli o dei fondi, acquistiamo immobili o altro) sul rispetto di questo programma, e la fiducia può razionalmente esserci solo se si concorda il tutto con UE, BCE e FMI. Tagliare la spesa, anche a tranche, anche scaglionando nel tempo, è semplice? Da decenni mettiamo apparentemente (non certo in realtà) mano a politiche di riduzione, ai tempi di Berlusconi si criticavano tanto i tagli lineari di Tremonti, poi con Monti si è iniziato a parlare di spending review, ed ecco i tanti commissari succedutisi, da Barca a Giarda, da Bondi a Perotti, da Giavazzi a Cottarelli (l'unico ad aver presentato un piano credibile e dettagliato), nulla di fatto. Se escludiamo il 2012, l'anno dopo la tempesta finanziaria, la spesa pubblica è sempre cresciuta più dell'inflazione. Inutile quindi sperare in qualche modifica a breve, a meno di non cambiare radicalmente sistema. Dovendo immaginare modi per ridurre la spesa pubblica mi vengono in mente solo due possibilità. Una, chiedere l'intervento dell'ESM per salvare le banche e concordare un piano con la troika (UE, BCE, FMI); a quel punto i politici potrebbero scaricare su di loro le colpe di tagli e riduzioni e magari qualche cosa si potrebbe fare. Due, ripensare il perimetro dello stato, togliendo alcuni servizi totalmente dalle mani dello stato ed affidarli a privati con gare d'appalto, affidandone altri alla sussidiarietà di enti privati no profit. Eviterei di stare a discutere se questa ipotesi sia desiderabile o meno, perché tanto non vedo alcuna possibilità che venga attuata, mancando totalmente le forze politiche che la propongono. Una volta pareva avere idee simili la Lega, che però ora è lepenista, e c'erano frange di Forza Italia a pensarla in tal senso, ma ormai non esistono più.
Tenuto conto che chi ha la prima visione non potrà seguirla perché (a mio avviso per fortuna) siamo in organismo internazionali come la UE, tenuto conto che chi ha la seconda visione non potrà ridurre la spesa perché non vi è consenso politico in tal senso, ecco che le tasse non verranno ridotte.
In teoria, ma proprio in teoria, se vi fosse una certa inflazione ed una crescita economica un minimo superiore alle aspettative potrebbero dirci che le aliquote diminuiscono, ma in realtà la diminuzione rientrerebbe dalla finestra proprio a seguito dell'inflazione che farebbe aumentare i redditi nominali, ma non quelli reali.
Unica possibilità reale: dato che anche la UE e la BCE non fanno che parlarci di cuneo fiscale, vi potrebbe essere una riduzione permanente della tassazione sul lavoro finanziata con qualche taglio ben nascosto. Il sospetto è che lo si faccia aumentando la tassazione su consumi ed immobili.
Lo so , vi sono forze politiche, prima di tutto la lega, ma anche il M5S (ma anche parti di PD e FI), che propongono tagli di tasse, ma se non propongono tagli di spesa pubblica (non certo quelli sui costi della politica, che siano desiderabili o meno non sarebbero sufficienti a finanziare nessun intervento reale) significa che pensano di violare i trattati UE e di finanziare il tutto a debito o stampando moneta. Io giudico interventi del genere giochi delle tre carte pericolosissimi, qualcuno magari no, resta il discorso che sono le politiche che proviamo ad implementare dalla fine degli anni '60, nascevano Vialli e Mancini e se ne cominciava a parlare, nascevano Baggio e Maldini e si iniziava a metterle in atto,
Like
2
Share