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da Bluto Blutarsky » 25/11/2016, 15:36
Le solite review dall'alto del solito cazzo
(però rileggendole mi sono accorto di aver visto molti bei film di recente)
Animali Notturni
Non contento di essere tipo lo stilista più cool del pianeta, Tom Ford vuole marcare un'ulteriore distanza da noi comuni mortali facendo anche il regista di culto. E giù il cappello per il risultato. Animali notturni è un inquietante gioco di scatole cinesi che si traveste da classico rape and revenge movie, ma in realtà è qualcosa di più. È un manifesto di sfiducia verso i rapporti amorosi (ecco, io non ci porterei la morosa, poi fate voi). È un vortice di rancori, odi e speranze deluse. È un film di genere che trascende il genere e lo trasforma. Un grande film.
Voto: 8
Café Society
L'abbiamo capito ormai: il miglior Allen non lo vedremo più. Vedremo lampi del miglior Allen. Continuerà a fare film con (tanto) mestiere e (alcuni, a corrente alternata) colpi di genio. Il “tocco” lo avrà sempre, ma probabilmente i suoi film saranno solo variazioni su temi già noti. Anche Cafè Society è un piccolo film perfetto, che vola con leggerezza verso lidi già esplorati. Alleniano al mille per mille: c'è la ricostruzione affettuosa ma disincantata di un'era passata, c'è il jazz, c'è un timido protagonista che non è fatto per coronare i suoi sogni d'amore, ci sono i quadretti di famiglia ebraica, ci sono le donne. C'è Los Angeles, che già in Io & Annie era la città che corrompeva Diane Keaton, in opposizione all'amata New York. Kristen Stewart, coccolata dalle calde luci losangeline di Vittorio Storaro, emana un'aura particolare (ma forse a parlare non è il mio occhio cinematografico, ma un altro organo più prosaico).
Voto: 6,5
In Guerra per Amore
Comincia con un omaggio a Ettore Scola, e guardando il film si capisce che l'omaggio è sincero. Pif ha assimilato la lezione della commedia all'italiana. Magari non i risultati, ma lo spirito sì. Anche qui la commedia è l'arma con la quale si raccontano i drammi e le contraddizioni della storia d'Italia, senza paura di misurarsi anche con temi complessi. È indubbio che Pif debba ancora acquisire tanta sapienza cinematografica (il sottoscritto, mentre era in sala, è stato per almeno quattro volte fortemente tentato di alzarsi e urlare allo schermo «Meno! Meno!»): il regista non sempre padroneggia i tempi del cinema, e a volte fa durare una gag o una scena drammatica il triplo del necessario. Ma sono peccati veniali su cui si può passare sopra, per ora.
Voto: 6,5
La Verità sta in Cielo
Raccontare la vicenda di Emanuela Orlandi è un triplo campo minato. Sul tema non solo non c'è una verità condivisa, ma nemmeno una verità processuale, dato che un processo non c'è mai stato. Il film di Faenza procede quindi come la giornalista protagonista: accosta testimonianze, punti di vista, rivelazioni, false piste, e anche se il film predilige chiaramente una delle versioni, alla fine ha l'onestà – o forse la prudenza – di non spacciarne nessuna per autentica. Rigoroso come inchiesta, il film funziona molto meno dal punto di vista del racconto cinematografico (e trattandosi di un film, non è esattamente un dettaglio). Faenza non riesce a trovare un linguaggio originale per mettere in immagini le vicende che racconta. Merita comunque un premio per una delle battute di dialogo riferite a De Pedis: «Era un latitante, ma all'italiana: reperibile».
Voto: 6
Jimmy's Hall
Bello e tutto, non discuto. Però il buon vecchio Ken è veramente sempre uguale a se stesso. Proletari, Gran Bretagna, sindacati, poteri corrotti, voglia di libertà… Renoir diceva che ogni regista fa sempre lo stesso film; non so se è vero per tutti, ma per Loach il sospetto ce l'ho.
Voto: comunque 7 di stima
L'Arcano Incantatore
Spiace che Pupi Avati frequenti così poco il genere horror, visto quanto gli riesce bene. I punti di forza di questo film sono, in piccolo, gli stessi di La Casa dalle Finestre che Ridono: le atmosfere, il gotico-padano, il lato inquietante del clero. I risultati non sono gli stessi, c'è qualche effetto speciale che fa sorridere, ma il film merita di essere visto. E poi c'è una grandissima interpretazione di Carlo Cecchi, in una delle poche occasioni in cui si è concesso al cinema.
Voto: 7
American Pie: Ancora Insieme
Vabbé, siamo sempre lì. Sono passati dieci anni, ma i protagonisti non sono maturati di una virgola. Li si ritrova con piacere come si ritrovano i vecchi amici, ma le gag sono sempre le stesse. Non sono cinque adulti, sono i cinque ragazzotti di sempre con qualche anno in più. Inutile.
Voto: 5,5
Baci e Abbracci
A me Francesco Paolantoni non ha mai fatto ridere, nemmeno ai tempi di Mai dire Gol. Ma qui, nella parte dello sfigato e candido aspirante suicida, devo ammettere che è davvero bravissimo. Come faccia Virzì a dirigere sempre così bene i suoi attori è un mistero. Questo film non ebbe il successo di Ovosodo, di Ferie d'Agosto o di La Prima Cosa Bella, ma secondo me è superiore a tutti questi. Uno sguardo a volte graffiante e a volte intenerito sull'Italietta e le sue mediocrità.
Voto: 7,5
Amores Perros
Il folgorante esordio di Inarritu visto a distanza di 15 anni resta forse il suo miglior film. Nel tempo ha provato a ripeterne la formula a incastri in Babel, ma non con la stessa ispirazione. Le tre storie ambientate a Città del Messico hanno in comune due cose: i cani, e la capacità dei protagonisti di fare del male a se stessi e agli altri. Uno spaccato di umanità ai margini che ha dei momenti di grande cinema.
Voto: 8
Paul
Ma quanto è bella e brava e esilarante Kristen Wiig? Beato chi se la sposa
(quanto al film, si ride di gusto di fantascienza, nerd e affini)
Voto: 7
Fury
Nammerda. Il sensazionalismo dovrebbe essere evitato come la peste quando si fa un film di guerra. Qui viene addirittura cavalcato.
Voto: 3
Vivere e Morire a Los Angeles
Solo per dirvi di recuperarlo quanto prima. Uno dei migliori polizieschi anni Ottanta, degno di Michael Mann. Violento, scattante, con poliziotti che danzano sul filo della legalità, a volte oltrepassandola. E credo sia il primo film hollywoodiano in cui si vede un terrorista urlare «Allah akbar».
Voto: 7,5
Il Padrino - parte Terza
Che non sia all'altezza degli altri due capitoli è fuori discussione. Ma in fondo non si può rinfacciare a un film di non essere all'altezza di due capolavori assoluti. Non aggiunge molto alla saga, quello è vero, ma è un'interessante chiusura del cerchio, che toglie ogni traccia di fascinazione (se mai ce n'è stata) dalle vicende della famiglia Corleone. Malinconico, lirico, con una mezz'ora finale memorabile. La giusta conclusione.
Voto: 7,5
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"La verità è come l'acqua: una piccola quantità ti disseta e ti tiene pulito, ma se è troppa può farti affogare"