lebronpepps ha scritto:Il punto é dimostrare in che modo gli stranieri abbasserebbero il livello, o dimostrare che con soli italiani il livello sarebbe più alto, non viceversa, perché con il discorso del peggioramento tecnico tattico a questo si alludeva, non rigiriamo la frittata
Fermo restando che i club fanno i loro interessi, non quelli della Nazionale
Premettendo l'ovvia generalizzazione delle mie parole, perché ovviamente i singoli casi potrebbe smontare tutto il discorso.
Lo strapotere fisico che possono opporre sui pari età non permette loro di sviluppare le doti tecnico-tattiche che poi faranno la differenza al piano superiore.
E già ora a livello giovanile, ma qui si entra nella sfera del soggettivo e sono disposto a ritenere valide tutte le alternative, ciò rende il prodotto calcio meno spettacolare e meno da "puristi" rispetto al gioco di ragazzi che magari saltano 10 centimetri di meno o corrono 10 secondi più lenti, ma mettono il pallone dove va messo e sanno cosa fare con e senza palla e non vanno a sbattere sui cartelloni perché non si accorgono che finisce il campo (visto ripetutamente a Viareggio).
E' una questione di coperta corta, in un certo qual modo: se vuoi quel tipo di corsa (Gervinho, come caso estremo, ma conosciamo il filone) non puoi avere quel fiuto per il gol (Inzaghi, sempre estremizzando, ma sempre per rendere il modello); se vuoi quel tipo di fisico (Zapata), non puoi avere quel tipo di attenzione e lettura del gioco (Costacurta).
Vi siete mai chiesti come mai non ci sono grandissimi difensori di colore nella storia del calcio, ma eccellono invece come attaccanti o esterni offensivi?
Il giocatore di colore è spesso schierato in difesa fin dalle giovanili per la supremazia fisica che può imporre agli attaccanti avversari, nella marcatura come nello stacco o nello scatto. La fisicità di questi ragazzi, il loro chassis, li rende tribali ed istintivi anche nell'interpretazione del gioco, inconsciamente, per il loro approccio naturale di fanciulli e vedendo nella pratica cosa funziona e cosa no, facendo prevalere l'elemento viscerale a quello razionale o puramente tecnico.
L'NBA vive di questo approccio.
Quel tipo di impostazione, per quanto tu possa lavorare sul discorso tecnico-tattico ed istruire il ragazzo a fare la diagonale o a posizionare il corpo in un certo modo, più o meno inesorabilmente nel giovane in questione resta a prescindere un difetto organico per tutta la sua carriera.
Al netto di discorsi più spinosi sull'elemento mentale di questi ragazzi (concentrazione, aggressività, intuito, quoziente intellettivo), per il quale c'è tutta una letteratura in merito ma che ovviamente rendono ancora più pruriginoso il riferimento razzista.
In tutta la sua carriera giovanile, Koulibaly del Napoli non si è mai posto il problema di fare la diagonale o leggere i movimenti dell'avversario, perché tanto con un salto od una corsa o un intervento fisico portava via la palla ai suoi avversari.
Perché dovrei aspettare, se tanto gliela porto via quando mi pare?
E reimpostare un difensore di questa fattispecie, insegnandogli ad aspettare il momento giusto dell'intervento, a non andare sempre in anticipo ed a non giocare sempre addosso col corpo, non è facile.
E più sali di livello, più le sole doti fisiche non bastano più, vedesi squadre africane che devono vincere un Mondiale da 30 anni ma fanno sempre più fatica. Specie in un calcio in cui il gap fisico si sta sempre più riducendo, perché adesso uno Scamacca che magari 20 anni fa andava giocare a pallavolo, ora vede Ibra e vuole diventare come lui.
A questo elemento si sovrappone il discorso della scuola calcio, della formazione sin dai primissimi passi, di impostazione. Un discorso esterno, indotto, non inerente al singolo giocatore, ma che caso mai egli subisce.
E su questo argomento, anche se mi allargo troppo ma pazienza perché il parallelo è comunque valido, non potrei portare a testimonianza parole migliori di tale Kobe Bryant:
I giocatori europei sono molto più tecnici di quelli americani. In Europa insegnano a giocare a pallacanestro sin da piccoli, i ragazzi hanno più tecnica. E’ qualcosa che qui in America dobbiamo sistemare, perché il basket insegnato dalla AAU è terribile, i fondamentali non vengono insegnati. Se non fossi cresciuto in Italia, non avrei imparato a palleggiare e tirare con la sinistra e ad avere un corretto movimento di piedi.