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da King Parcells » 17/12/2013, 15:58
Un saluto a Mark Webber, driver and gentleman.
Mark Webber lascia la F1 dopo 12 anni di carriera. Tante soddisfazioni, tranne quella più importante, il Titolo Mondiale. Eppure Mark era arrivato in Formula 1 mostrando i segni dei grandi campioni. Cosa gli è mancato?
Intanto, Mark Webber ci mise un paio d’anni a entrare in F1. Era pronto a 24 anni, ma solo dopo una serie di inciampi contrattuali con Jordan e Benetton riuscì finalmente a debuttare con la Minardi, a 26 anni, al GP d’Australia del 2002. E ottenne un incredibile quinto posto con una delle macchine peggiori di sempre. E’ vero che ci fu un incidente che spazzò via una mezza dozzina di concorrenti, comunque tutti notarono la performance.
Per la fine dell’anno Mark era l’astro nascente della F1. Premi della stampa e contratti. Rookie dell’anno all’unanimitá. Arriva la Jaguar, che vuole un pilota anglosassone, e chi meglio dell’astro nascente?
Ma la Jaguar va piano, e comunque, durante l’eclissi Schumacher, in F1 non cen’è per nessuno. Mark macina compagni di squadra di caratura modesta o media (Yoong, Pizzonia, Wilson, Klien) ma non capita quello che normalmente eleva i bravi piloti pieni di talento al rango di campioni. Ovvero, l’auto competitiva, la possibilitá (e la responsabilitá) di giocarsi la vittoria nel GP, tutta roba lontana anni luce. Ma Mark è apprezzato, e trova un posto alla Williams, al fianco di un altro se non il più grande underachiever della storia della Formula 1: Quick Nick Heidfeld. E, purtroppo per Mark, Heidfeld gliele suona, almeno fino a metá stagione. Poi si infortuna. Questa è un’annata del cavolo per Mark Webber, che, arrivato in una auto quasi competitiva (lontana comunque da McLaren e Renault), non è riuscito a emergere, stavolta non per colpa della sorte. Il treno vero, comunque, continua a non passare, e Mark passa un altro anno alla Williams ormai in declino, prima di accasarsi alla Red Bull. La Red Bull del 2007-2008 non era di certo la macchina dominante che è oggi. Mark poteva almassimo sperare in qualche podio, che ottenne, e cercare di battere il compagno di squadra, un David Coulthard che giungeva al termine della propria carriera, e ci riuscì.
Nel 2009 finalmente Adrian Newey molla una bomba: disegna la macchina da cui nasceranno i futuri trionfi della Red Bull. Ma, sfiga, arriva anche Vettel. Webber si esalta sulla nuova vettura, e non sfigura al fianco del giovane fenomeno, qualche volta gli sta anche davanti. Vettel vince 4 GP, Webber 2, e sono i primi due in una carriera ormai quasi decennale. Questa è la chiave nella carriera di Mark: wrong place at the wrong time. Secondo me egli fa parte di quella genia di piloti, appena sotto i grandi campioni, che se azzeccano la macchina giusta al momento giusto, crescono, imparano a vincere, a gestire il successo, imparano a guidare veramente al limite, e non a compensare i difetti di macchine riuscite male, e poi magari vincono il mondiale. La differenza tra Webber, vincitore di 9 GP, Button, Campione del Mondo 2009 e Heidfeld, che mai vinse, è quasi tutta qui. E non intendo sminuire Button, che messo nelle condizioni giuste, ha portato a casa il titolo.
Nel 2010 Mark ha di gran lunga la sua annata migliore. In lotta per il mondiale sino alla fine con Sua Maestá Alonso e il nuovo dominatore Vettel, quando il team gli fa capire che deve far passare Vettel risponde dominando il GP di Silverstone. Vettel, se vuole vincere, dovrá andare più forte di lui. Alla fine ci riesce, ma di poco, e anche grazie al fatto che Mark si è fatto male e fa le ultime corse con le costole incrinate. Ma non dice niente a nessuno perchè ha le palle.
Finisce lì per Webber. L’anno dopo Newey disegna la macchina su misura per Vettel. Tanto che alle prime prove invernali Webber non riesce nemmeno a entrarci. Devono modificare il telaio per infilarlo dentro al vestito di Sebastian. Segno che una scelta è stata fatta. La scelta giusta per la Red Bull, che smette di criticare ipocritamente la Ferrari e decide di puntare sul suo pilota, che vincerá poi un grappolo di mondiali. Non giusta per Mark e per la tanto decantata sportivitá anglosassone (forse perchè il team è austriaco).
E infatti, da allora, Vettel non lo vede nemmeno più col binocolo.
Ma non importa, it was a great ride. Webber era uno dei meno “ingessati” e più persone a tutto tondo, in mezzo ai tanti nuovi pilotini dominati dai PR e dalle fidanzate vampire, o con il papá e la mamma ai box che gli pettinano il casco. Cheers Mark.
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