Gerry Donato ha scritto:
P.S. @ Cava: la mossa di Memphis la leggi come tattica, di campo? Io penso sia dettata al 75% da puri calcoli finanziari-programmatici e nel restante 25% dalla considerazione tecnica ma ancora finanziaria che di Rudy Gay se ne trovano e se ne troveranno a piacimento in futuro ad un quarto di quel prezzo spropositato, specie in funzione delle novità regolamentari.
Ma anche prima della trade il fulcro della squadra era in Randolph e Gasol. La mossa di cedere Gay è stata senza dubbio dettata prioritariamente da ragioni finanziarie, se Rudy avesse avuto un contratto più basso quasi sicuramente non si sarebbe mosso; ciò non toglie che con il sempre apprezzato senno di poi si debba dare atto a Memphis di aver tolto allo stesso tempo una pericolosa anomalia dal proprio roster per come era pensata la squadra, che sta rendendo meglio con uno "specialista" come Prince al suo posto (in pratica la direzione opposta rispetto alla media generale, con il "lungo specialista").
Inoltre a prescindere dalla volontarietà o meno del risvolto tecnico della trade, alla prova dei fatti dobbiamo attenerci a quanto stiamo osservando: una Memphis che, con un roster leggermente sotto standard, grazie al doppio lungo si trova attualmente a 4.5 partite di distanza dal primo posto in questa Western, senza preoccuparsi troppo dell'evoluzione del gioco. E tra l'altro aprendo una serie di interessanti "what if" nel caso avessero ceduto Gay in estate e avessero affrontato l'intera stagione con questa conformazione, evitando tra le altre cose la fisiologica leggera flessione post trade.
Eccezione che conferma la regola? O dimostrazione che se hai i lunghi giusti e un allenatore che sappia sfruttarli puoi continuare a giocare in un certo modo?
Ci sono altri esempi che meriterebbero di essere approfonditi, anche se nessuno a mio parere eloquente come quello dei Grizzlies: i Pacers su tutti, volendo i Wall Wizards di questi ultimi tempi anche se il campione è troppo piccolo e pesantemente "drogato" dalle prestazioni del figliolo con il 2.
E in ogni caso non sono sicuramente d'accordo sulla radicale idea di estinzione del lungo nella NBA moderna: quantomeno per lo "specialista", che sia di lusso "ala Chandler" o povero "ala Stiemsma", non vedo segnali di declino; anzi, tenderei a dire che sia addirittura una tipologia di giocatore in crescita nella NBA odierna. Non a caso gli stessi Heat, ovvero la squadra che sulla carta meno avrebbe bisogno di un lungo a roster, alla deadline era lì a pregare i Nuggets di poter avere Mozgov; e tutt'ora risentono positivamente del fatto di aver tirato fuori un Birdman dal cappello, che li sta aiutando a mascherare alcuni notevoli problemi di inizio stagione.
Gerry Donato ha scritto:
Poi il tema "lungo scelto al secondo giro" è interessantissimo e magari meritevole di approfondimento: cosa hanno in comune Marc Gasol, Asik, Pekovic, Varejao, Gortat, ovvero tranquillamente 5 dei migliori 15-20 centri attuali (volendo ci sarebbe pure DA Jordan)?
My two cents: al secondo giro si guarda molto meno al potenziale, scegliendo giocatori più per quello che sono che non per quello che possono diventare; e inoltre c'è un uso molto frequente del draft-and-stash, che garantisce la crescita di giocatori in un contesto ancora molto attento all'aspetto tecnico come quello europeo. Non è un caso che lì in media vengano scelti i lunghi più completi, nè che moltissimi siano di formazione europea (Jordan continuo a vederlo come estraneo a quanto stiamo prendendo in esame: aiutato dal contesto e comunque più simile che mai al concetto di "lungo specialista" moderno); andando a spanne, Tomic è il prossimo, ma farei attenzione anche a cavalli di ritorno come Lampe o Krstic (quest'ultimo effettivamente un first rounder, ma calza con la tipologia descritta).
Se il secondo giro o addirittura il mondo degli undrafted riescono a offrire lunghi di tale livello, non oso immaginare cosa potrebbe essere il primo giro in materia di lunghi se ipoteticamente si obbligasse i giocatori a fare almeno tre anni di college (o almeno tre anni in Europa a partire dalla scelta al draft, per quanto riguarda gli internationals).
Non appartiene alla tipologia di centro che stiamo analizzando, ma un altro esempio del "come si sceglie un lungo al secondo giro" può essere Scola: basso, non atletico, non difende... eppure con i suoi fondamentali e il suo gioco superato qualcosina ha fatto, e continua a fare a 33 anni in una squadra di scappati di casa e casi umani cronici. A margine, stesse cose che secondo me avrebbe fatto Lorbek se invece che fare il pensionato a Barcellona avesse accettato l'offerta di San Antonio.
Ad ogni modo, la graduale ma crescente apertura al mercato europeo e il sempre più ricorrente uso del draft-and-stash (otto su trenta scelte al secondo giro l'anno scorso, in un draft considerato universalmente povero di inernationals) potrebbe aprire scenari interessanti in un futuro non necessariamente prossimo ("non necessariamente" perchè secondo me ancora troppo influenzato da un certo modo di pensare di una buona parte degli staff).