rene144 ha scritto:
No, ovvio che no. Intanto perché 10 anni in più equivalgono a 10 anni di usura in più (e sappiamo come vengono mantenute le strutture comunali da noi), ma soprattutto perché gli standard sono cambiati. Chi ha a casa una tv in bianco e nero da 10 pollici senza telecomando? Eppure un tempo erano fantastiche, solo che oggi sono fatiscenti e fanno schifo.
Il tempo cambia gli standard le persone, e le strutture ed i servizi dovrebbero seguirli. Da noi non l'hanno fatto.
Ovviamente anche tutto questo è vero e sacrosanto. Ma il primo problema risolvibile è quello delle strutture, rimaste fatiscenti non più solo rispetto ad Inghilterra o Germania, ma anche rispetto a Portogallo, Francia e tanti altri paesi europei.
Il resto (tv, comodità generali, ecc) è migliorato. Le strutture ed i servizi sono rimasti a 20 anni fa (se non peggio). Come pretendere che la gente si comporti come all'epoca, se non c'è stato un avanzamento proporzionale?
Ciò che dici è vero e sono daccordo con te col discorso in generale che fai, però molti stadi italiani non sono paragonabili a delle tv in bianco e nero in un quadro tecnologico. Prendo i più famosi come Olimpico e San Siro, grosso modo, per quanto si siano usurati nel tempo (l'Olimpico poi nemmeno perchè è stato risistemato e migliorato in alcuni aspetti per la finale di CL di pochi anni fa), sono quelli lì, il calo a Roma piuttosto che a Milano personalmente non lo spiego con questa motivazione quanto altre. Poi naturalmente ci sono casi e casi, realtà e realtà differenti tra di loro. Il punto fermo è quello che sottolineavi tu e Fantaman che costruire impianti seri e migliori certo male non fa anzi, incentiva l'occasionale ad andarci. Il nodo della questione però è che le pay tv, anche indirettamente se vogliamo, hanno svolto un ruolo cruciale perchè hanno migliorato l'offerta qualitativa che, abbinata ad un non progresso della struttura ed anzi anche ad un peggioramento dell'ambiente calcistico dal punto di vista burocratico e della sicurezza, ha indotto lo spettatore a preferire la comodità di casa sua. In quest'ottica nulla da dire od obiettare, sono con voi nel ragionamento, però nel calderone ancora penso siano attuali altri parametri o fattori diversi dallo stadio intesa come struttura di accoglimento.
rene144 ha scritto: o l'entrata in vigore di un VERO fair play finanziario che obblighi le squadre ad essere in attivo (solo 19 squadre pro in Italia sono in attivo!). Altrimenti questo sistema autodistruttivo non porterà a niente e le poche squadre virtuose che si mantengono in piedi da sole spesso sono viste dai loro stessi tifosi come delle vergogne. Quanti napoletani criticano De Laurentiis perché non spende di più ma pretende di tenere in pareggio o lieve attivo il Napoli? Non prendiamoci in giro. Che poi anche le squadre esemplari in Italia non vengono premiate dai loro stessi tifosi (avete detto Udine?).
L'esigenza di un serio fair play finanziario la condivido, ciò che invece condivido meno è lo scopo di tale imposizione: l'attivo di bilancio. La superlega non mi piace, inoltre affosserebbe ulteriormente le squadre nostrane perchè i nostri club hanno tanti difetti ma ne ha anche l'Italia intesa come sistema-paese dove alcuni stadi magari potrebbero già essere in fase di costruzione ed invece i mille paletti della società ne impediscono ancora una presa in considerazione seria di tale progresso. L'altro aspetto che mi lascia dubbioso è, come anticipavo, il costringere a l'attivo le società di calcio. Daccordo, ma che tipo di attivo? Semplificando il discorso, parliamo di costi inferiori ai ricavi? Oppure attivo inteso come deficit poi ripianato volta per volta dal presidente tifoso che vuole spendere cosi i suoi soldi? Già solo questa distinzione impatta in maniera differente nella nostra Serie A, inoltre non vedo la legittimità di impedire a un Berlusconi ad esempio di spendere i suoi soldi visto che ne ha la facoltà. In aggiunta al discorso, esistono realtà aziendali non sportive che vivono e producono tranquillamente con ammontare di debito molto elevato (il debito poi di per sè viene visto come il male oscuro ma può essere anche una risorsa se ben gestito), perchè non dovrebbe essere uguale una società di calcio se viene coinvolta in un concetto economico-finanziario valido per altri tipi di aziende? Mi spiego, è come il vincolo del pareggio di bilancio, non ha senso non poter ricorrere al debito se questo viene speso per fare investimenti decenti e non per cazzeggiare come si suol dire. Dunque per come intendo io il concetto di fair play finanziario che dovrebbe essere posto in essere, si dovrebbe mettersi li seriamente seduti a prevedere percentuali di impatto e rapporti di voci ed indici di bilancio per tirare fuori un progetto serio e che equipari concretamente tutte le società di calcio, senza chiudere un occhio a questa o a quella. Dunque ad esempio gli introiti da sponsorizzazione dovrebbero essere limitati ad una percentuale dei ricavi conteggiabili, perchè poi fatta la legge trovato l'inganno ovvero mascheri indirettamente una sponsorizzazione iper milionaria e magari ti ritrovi pure dentro il fair play finanziario; altro esempio consentire una esposizione negativa a debito se li spendi per uno stadio o una cittadella o comfort per lo spettatore e cosi via; le entrate da diritti televisivi andrebbero ponderati di paese in paese visto che il sistema di assegnazione varia e cosi via.