HOUSE OF THE RISING SUN
Batista is in da house!!!
Vestito fighetto, entra nel locale, casinò abusivo di bassa lega, facendo l'occhiolino alla prima troia che passa. Capisco subito che è il mio film.
Subito dopo, saluta Amy Smart
Poi esce dal locale e si rivolge ad un tipo che sta sboccando di fronte, dicendogli di allontanarsi, che quello è un posto di classe
Fatte queste premesse, si entra nel vivo.
A sorpresa, Batista si rivela un ottimo protagonista. Nessuna Batista Bomb, soltanto un po' di sano vecchio street fighting (vabbè, una spear gliela concedono

). Non fa il figaccione, anzi, è ingenuo, cornuto e mazziato.
La sceneggiatura riprende il classico tema dell'accerchiato, incastrato e tradito da tutti, senza saperlo. Lui è un buono, ma in passato ha commesso degli errori, per cui non avrà mai pagato abbastanza.
Non ve la faccio lunga. Batista deve vedersela con un ottimo Dominic Purcell, che dopo quella porcata di Blade Trinity ha iniziato a fare sul serio, e conferma di saper fare il cattivone davvero bene. Sa farsi odiare il giusto. La Smart fa da cerniera tra i due. Splendida come sempre anche se l'ho trovata un po' meno ispirata rispetto ad altre volte (Crank

).
Il cast c'è (valido il cameo di Danny Trejo), il ritmo anche, la gnocca pure e non è mai gratuita. Ha sempre un prezzo.
La regia è colta ed alterna scene d'azione a parti più riflessive, ritmandole con perizia e mixandole con una grande colonna sonora.
Il finale è di tono inferiore, ma il lieto fine è soltanto parziale, illusorio. Il bene non trionfa, per il semplice fatto che, in tutta questa faccenda, non c'è mai stato.
Consigliatissimo.
