Stanley Kubrick

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Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 16/10/2013, 16:55

Visto che la sezione sembra che si stia ripopolando, tentiamo con un altro dei topic dedicati ai grandi registi.

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Da Wikipedia:

Stanley Kubrick (New York, 26 luglio 1928 – Harpenden, 7 marzo 1999) è stato un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, direttore della fotografia, montatore, scenografo, creatore di effetti speciali e fotografo statunitense naturalizzato britannico, considerato tra i maggiori cineasti della storia del cinema.

Kubrick è conosciuto soprattutto per aver affrontato con grande abilità quasi tutti i generi cinematografici: il noir con Il bacio dell'assassino, il thriller con Rapina a mano armata, il peplum con Spartacus, la satira politica con Il dottor Stranamore, la commedia "nera" con Lolita, la fantascienza in 2001: Odissea nello spazio, la fantascienza sociologica in Arancia meccanica, il genere storico in Barry Lyndon, l'horror con Shining, il genere guerra con Paura e desiderio, Full Metal Jacket e Orizzonti di gloria, il dramma psicologico in Eyes Wide Shut. Ha diretto in totale 13 lungometraggi, ed è stato candidato per 13 volte al Premio Oscar, vincendolo solo nel 1969 per gli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio.

Nel 1997 ha vinto il Leone d'oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia.


Filmografia

Day of the Fight (1951) - Cortometraggio
Flying Padre (1951) - Cortometraggio
The Seafarers (1953) - Cortometraggio
Paura e desiderio (Fear and Desire) (1953)
Il bacio dell'assassino (Killer's Kiss) (1955)
Rapina a mano armata (The Killing) (1956)
Orizzonti di gloria (Paths of Glory) (1957)
Spartacus (1960)
Lolita (1962)
Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) (1964)
2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) (1968)
Arancia meccanica (A Clockwork Orange) (1971)
Barry Lyndon (1975)
Shining (The Shining) (1980)
Full Metal Jacket (1987)
Eyes Wide Shut (1999)


Titanico, enigmatico, perfezionista ai limiti dell'ossessione, idolatrato da molti (non sono pochi quelli che lo considerano il più grande regista della storia del cinema), ma c'è anche chi reputa i suoi film troppo freddi e cerebrali. Di sicuro è il creatore di alcune delle più vivide e potenti immagini che la settima arte ci abbia mai consegnato.
E voi come vi ponete nei confronti del suo cinema? Cosa avete amato/odiato di più?
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da PENNY » 16/10/2013, 17:40

Paura e desiderio (Fear and Desire) (1953)
Il bacio dell'assassino (Killer's Kiss) (1955)
Orizzonti di gloria (Paths of Glory) (1957)
Spartacus (1960)
Lolita (1962)

A parte i cortometraggi mi mancano ancora queste sue opere da visionare.

In ordine sparso un pò di commenti giusto per iniziare:


Rapina a mano armata: Lo vidi tanto tempo fa, ne conservo un ottimo ricordo, come uno dei migliori film del genere che avessi mai visto con 2-3 scene cult assolute.

Il dottor Stranamore, ovvero: Come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba: Una delle più intelligenti e divertenti commedie della storia. Raramente ho riso tanto come alla prima visione di questo film. Sellers è maestoso e indimenticabile.

2001: Odissea nello spazio: Uno di quei film che fa bene all'anima, non so se riuscirò mai a coglierne la sua essenza al 100% ma pazienza, ci sono delle sequenze che valgono decine di carriere di affermati registi. Poetry in motion.

Arancia meccanica: Mio padre mi vietò di vederlo per non so quanti anni, ma continuava a parlarmene di continuo, alla fine lo vidi di nascosto e fu una folgorazione. Forse il mio preferito di questo maestro, molto più di un semplice film.

Barry Lyndon: Un film perfetto, nella mia personale classifica di Stanley sta comodo nei primi 1-2 posti, una pietra miliare troppo speso dimenticata, da mostrare nelle scuole di cinema. Un Bel Ami settecentesco, l'epopea miserabile della sua vita e una delle più sferzanti satire sociali che si ricordi.

Shining: Altra pellicola a cui mi accostai con reverenza e paura visto ciò che sentivo in giro, film indimenticabile e bellissimo che affronta varie tematiche con un crescendo rossiniano di tensione, dramma e follia come raramente si è visto sullo schermo. Lo considero un gradino sotto rispetto agli altri.

Full Metal Jacket: Uno dei film di guerra più affascinanti di sempre, travalica il genere con una prima parte di una bellezza quasi fastidiosa.

Eyes Wide Shut: Troppo tempo che non lo rivedo, ricordo rimasi perplesso, ma debbo comunque riguardarmelo.

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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 22/10/2013, 16:51

I tre cortometraggi-documentari girati da Kubrick prima di passare ai lungometraggi. Sono tre chicche d'archivio.

Day of the Fight (1951)

Basato su un servizio fotografico che il regista aveva fatto per Look (Prizefighter, pubblicato il 18 gennaio 1949), che ritraeva il pugile irlandese, peso medio, Walter Cartier, durante il culmine della sua carriera.
Day of the Fight mostra un giorno della vita di Walter Cartier, in particolare il giorno del suo combattimento con il peso medio di colore Bobby James, il 17 aprile 1950.
Il film apre con una breve sezione sulla storia della boxe, per poi seguire Cartier attraverso la sua giornata e la sua preparazione per il match delle 22:00.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=519M7nzBRZA[/youtube]


Flying Padre (1951)

Il protagonista è Padre Fred Stadtmuller, un prete cattolico nella campagna del Nuovo Messico. Dato che la sua parrocchia di 400 miglia quadrate è così grande, utilizza un aereo Piper Cub (chiamato "Spirit of St. Joseph") per viaggiare da un insediamento isolato ad un altro. Il film lo mostra mentre fornisce una guida spirituale, dando sermoni ai funerali, e volando con il suo aereo improvvisato ad ambulanza, per trasportare un bambino malato e la madre in ospedale.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=xD9LbQKenm8[/youtube]


The Seafarers (1953)

È un film dall'impostazione molto classica che denuncia attraverso storie d'amore e d'amicizia il monopolismo dei sindacati portuali statunitensi (Seafarers International Union).
The Seafarers segna la svolta nella carriera del regista poiché è il suo primo film a colori che ha inoltre sfiorato la candidatura all'Oscar.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=b7ICjmtK1UM[/youtube]
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:30

Paura e Desiderio (Fear and Desire, 1953)

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Trama
Una voce fuori campo ci introduce il tema del film: "La guerra" con tutto il carico di paure, ansie, istinto di sopravvivenza, ma anche desideri, ambizioni personali, voglia di riscatto sociale che essa genera nell'animo umano. Tali concetti sono esemplificati nell'apologo sulle disavventure di quattro militari dispersi in territorio ostile; costoro parlano in lingua anglosassone solo per facilitare la comprensione dei loro dialoghi allo spettatore medio, anche se la nazionalità ha poca importanza, poiché vicende simili alle loro potrebbero capitare a persone di qualsiasi altra parte della Terra (così precisa la voce off). Durante un immaginario conflitto il Tenente Corby e i soldati Fletcher, Mac e Sydney sono i superstiti dell'equipaggio di un aereo militare abbattuto e precipitato su una foresta posta a circa sei miglia oltre le linee nemiche. Superato lo shock iniziale il gruppo, su ordine dell'ufficiale, decide di ritornare alla propria base navigando sul fiume che attraversa il confine fra i due opposti schieramenti: a tale scopo si incammina per raggiungere la riva dove quindi costruire una zattera.

Produzione
L'esordio nel lungometraggio di Stanley Kubrick è un film completamente autoprodotto, considerato dallo stesso Kubrick poco più che l'esercizio di uno studente di cinema. Ebbe gravi problemi in fase di missaggio, che il regista fu costretto a risolvere spendendo quasi la stessa cifra che era servita per finanziare l'intero film.
La storia, surreale e densa di metafore, anticipa alcuni dei temi che il regista newyorchese avrebbe trattato negli anni successivi. In particolare l'attrazione per la guerra e i suoi drammi (vedi anche Orizzonti di gloria e Full Metal Jacket) e la critica alla violenza.
Il film è stato girato sulle San Gabriel Mountains in California.

Distribuzione
Questo film per molti anni non è stato reperibile nei canali di distribuzione ufficiali, poiché Kubrick, che ne era insoddisfatto, lo rimosse dalla circolazione. Nel 2008 è uscito in DVD anche in Italia, in lingua originale con i sottotitoli in italiano. A fine luglio 2013 è stato proiettato nei cinema italiani dopo essere stato restaurato dalla Library of Congress e doppiato.



Il Bacio dell'Assassino (Killer's Kiss, 1955)

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Secondo lungometraggio di Kubrick, girato dopo Paura e desiderio, nel quale aveva già lavorato Frank Silvera, qui nei panni di Vinnie Raphael (Vincent Rapallo nella versione originale). Kubrick aveva 26 anni quando diresse questo film, e chiese in prestito 40.000 dollari allo zio, che possedeva una farmacia a New York. Realizzato in poche settimane, non ha avuto un grande successo al botteghino, ma ha consentito alla critica di accorgersi del giovane regista newyorchese. La maggior parte delle scene furono girate a pochi minuti dall’appartamento di Kubrick, un'abitudine che il regista cercherà di mantenere anche dopo il trasferimento in Inghilterra.

Trama
Un boxeur in declino, una notte accorre in aiuto di una sua vicina di casa insidiata dal proprietario del night club nel quale lavora. Fra i due nasce del tenero; il boxeur viene accusato di un delitto compiuto dal losco rivale, che rapisce la ragazza perché unica testimone del delitto. Il boxeur, spinto dall'amore, rischia il tutto per tutto per liberare la ragazza e scagionare sé stesso dell'accusa di omicidio.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:35

Rapina a Mano Armata (The Killing, 1956)

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Come nel romanzo omonimo di Lionel White da cui è tratto, il film racconta la storia di una complessa rapina a un ippodromo da più punti di vista. Quello principale è di Johnny Clay (Sterling Hayden), l'organizzatore del colpo, che pianifica un meccanismo criminale quasi perfetto. Kubrick sceglie di privilegiare una struttura diegetica non lineare, con diversi e continui salti indietro e in avanti nel tempo, piuttosto che la classica consequenzialità temporale del racconto. L'impostazione del film ha trovato una rielaborazione moderna nella trama di Slevin - Patto criminale (2006).

Trama
Johnny Clay (Sterling Hayden) ha scontato cinque anni di prigione. Appena uscito è pronto per un colpo all'ippodromo di Long Island, New York, che ha avuto tempo di organizzare nei minimi particolari. Uno dei punti di forza del colpo è l'eterogeneità della banda, composta da tutti incensurati e insospettabili, nessuno dei quali è a conoscenza della dinamica completa dell'azione criminosa. Tutto è in mano a Clay, mente e autore materiale di quella che dovrà essere una memorabile rapina a mano armata.

Commento
Terzo lungometraggio del ventottenne Stanley Kubrick. Fu il primo film prodotto insieme ad Harris, col quale realizzò poi anche Orizzonti di gloria (1957) e Lolita (1962). La sceneggiatura vide la collaborazione ai dialoghi di Jim Thompson (anche con lui il connubio si rinnovò per il successivo Orizzonti di gloria), e le riprese durarono circa 20 giorni, dunque molto poco, mentre per il montaggio furono impiegati diversi mesi.
Kubrick si immerge nel noir raccogliendone tutti i caratteri più significativi e al tempo stesso rivitalizza un genere già consolidato nella sua grammatica, inserendo un elemento di assoluta novità narrativa: il flashback sincronico. L'idea viene direttamente dal libro di Lionel White Clean break (uscito in Italia dopo il film, anch'esso con il titolo Rapina a mano armata) nel quale appunto la narrazione non segue un filo cronologico lineare ma ritorna sugli stessi avvenimenti della rapina più volte a seconda del personaggio che li descrive e che quindi dà di una stesso episodio un suo personale punto di vista. L'idea che questo si potesse tradurre in una narrazione cinematografica ha reso un ottimo romanzo noir (così lo definì Kubrick) un film che è entrato a far parte della storia del cinema. Si trattò infatti di una novità assoluta per un cinema che conosceva già la tecnica del flashback, utilizzato però sino ad allora, semplicemente per inserire nella narrazione presente un episodio passato.
Con il flashback sincronico lo spettatore è aiutato nel poter rivivere una stessa scena osservando azioni che si svolgono in contemporanea e che una narrazione lineare rischierebbe di non sottolineare a sufficienza. In questo caso Kubrick vuole la massima attenzione sugli eventi strettamente connessi alla realizzazione del colpo, così da non perdere niente su come agiscono i vari soggetti. Lo stesso non avviene per le altre parti del film. Addirittura la strage, culmine drammatico ed evento centrale come dimostra lo stesso titolo nella versione originale, si risolve in un attimo, palesandosi solo con la visione, anche questa fugace, dei corpi inanimati al suolo.

Accoglienza
Rapina a mano armata non ottenne il successo sperato da Kubrick e da James B. Harris; a due anni dalla sua uscita, infatti, il film aveva incassato appena 30.000 $ contro i circa 330.000 che aveva richiesto.
La critica americana accolse così bene questo film da parlare di Kubrick come del nuovo Orson Welles. Il successo della pellicola è da leggersi soprattutto nella grande influenza esercitata sulla cinematografia di questo genere. La statura del suo autore è sottolineata ancora di più dal fatto che è entrato di diritto tra i più grandi registi noir di tutti i tempi pur essendosi cimentato una sola volta in questo genere e, per di più, a soli 28 anni.



Orizzonti di Gloria (Paths of Glory, 1957)

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Tratto dal romanzo omonimo di Humphrey Cobb, è il quarto lungometraggio di Stanley Kubrick che per la seconda volta si misura con scenari di guerra e con quel mondo militare che qui, come in diversi film seguenti, è sottoposto ad una critica talmente severa da suscitare reazioni e prese di distanza.
La storia prende ispirazione da alcuni episodi realmente accaduti all'interno dell'esercito francese durante la prima guerra mondiale. Nel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Trama
Prima guerra mondiale, 1916, fronte occidentale. La prospettiva di una promozione in caso di successo vince le perplessità del generale francese Mireau sull'opportunità di sferrare un attacco - richiesta dall'altro generale Broulard, suo superiore - al famigerato "formicaio", strategica e munitissima postazione in mano ai tedeschi, posta su una collina difficilmente espugnabile.
Per caricare i soldati, il generale Mireau passa personalmente in rassegna le truppe sistemate in interminabili trincee, cercando di spronarle e motivarle dopo mesi di logorante stallo: in tale occasione schiaffeggia un soldato in trance da esplosione ed impaurito. Il comando delle operazioni di attacco al "formicaio" è affidato al colonnello Dax, fermamente contrario ad un'azione che avrà un prezzo umano altissimo ed un risultato alquanto incerto, ma che si vede costretto ad obbedire.
Come previsto, l'attacco è un fallimento totale. Nessun francese riesce a raggiungere le posizioni tedesche e addirittura un terzo dei soldati rifiuta di uscire dalle trincee o ne è letteralmente impossibilitato dal fitto fuoco nemico. Informato della situazione, Mireau interpreta questo comportamento delle sue truppe come codardia e ordina che venga aperto il fuoco contro le proprie retrovie, a modo di punizione/esortazione. Il comandante dell'artiglieria si oppone all'ordine, pretendendo che gli venga recapitato per iscritto. Così, ben prima che un ordine scritto possa mai giungere a destinazione, l'offensiva si esaurisce miseramente.
Mireau, per dimostrare fermezza e scaricare la colpa dello scriteriato attacco sulle truppe da lui accettato per ambizione personale, sostiene con il Comando la tesi della codardia e propone la fucilazione di 100 uomini presi a caso. Il generale Broulard gli concede di prenderne tre, uno per ogni Compagnia coinvolta.

Precedenti storici
La storia narrata nel romanzo e nel film è ispirata principalmente alle vicende che hanno interessato il 336º Reggimento di fanteria dell'esercito francese, con a capo il generale Géraud Réveilhac, nei primi mesi del 1915. Di fronte alla ritrosia dei soldati nell'uscire da una trincea nell'ambito di un attacco senza possibilità di successo, il generale Réveilhac ordinò di aprire il fuoco sulle proprie truppe a mo' di sprone. Il colonnello di artiglieria Bérubé non obbedì, in assenza di un ordine scritto. In seguito il generale decise di portare in giudizio 24 appartenenti alla compagnia, colpevoli di aver "rifiutato di saltare fuori dalle trincee". I designati furono 6 caporali e 18 soldati semplici, i 2 più giovani di ogni squadrone. Il processo ne prosciolse 20, condannando arbitrariamente solo 4 caporali, uno originario della Bretagna e tre della Normandia. I quattro furono giustiziati il 17 marzo, un giorno prima che potesse arrivare la commutazione della loro pena in lavori forzati. La vicenda divenne nota come il "caso dei caporali di Souain", dal nome della località in cui ebbero luogo i fatti. Solo nel 1934 si è avuta la riabilitazione dei soldati giustiziati.
Nel film si fa riferimento anche ad un altro avvenimento realmente accaduto e riguardante il sottotenente Jean Julien Marius Chapelant, che l'11 ottobre 1914 venne sistemato su una barella ed alzato per poter essere giustiziato.

Produzione
Il titolo del romanzo, e quindi del film, fu dato dall'editore con una specie di concorso che vide prevalere i versi tratti da una composizione del poeta settecentesco Thomas Gray.
Kubrick, benché fosse al suo quarto film da regista e avesse già il favore della critica, non viveva dei proventi delle sue direzioni, avendo legato i suoi compensi agli incassi al botteghino, ancora molto magri. Dunque, anche per esaudire i produttori, inizialmente era orientato a dare un finale più lieto alla vicenda. Pare che fu Kirk Douglas ad imporsi con fermezza pretendendo di lasciare il finale originale, convincendo così Kubrick ad andare contro il volere della produzione.
L'unica donna della pellicola, la giovane Susanne Christian che interpretò la ragazza tedesca che canta nel finale del film, divenne poi la moglie di Kubrick, al quale restò legata tutta la vita.
Sebbene la storia sia ambientata sul fronte occidentale francese, le riprese sono tutte girate in Baviera. Gli interni presso i Bavaria's Geiselgasteig Studios, e gli esterni della corte marziale nel castello di Schleißheim, una struttura del XVIII secolo, oggi museo nazionale, che si trova a poca distanza dal sito del Campo di concentramento di Dachau.
Una particolarità del film è che sebbene sia un film di guerra, esso si svolge solo all'interno di un unico esercito, e il "nemico" non si vede mai. In Italia il film Uomini contro del 1970 di Francesco Rosi ha avuto una vita travagliata come questo l'ha avuta in Francia in quanto ha una trama molto simile e aveva per soggetto l'esercito italiano impegnato nella stessa guerra.

Distribuzione
In molti paesi, fra cui Stati Uniti e Italia, il film fu distribuito nell'anno del suo rilascio, il 1958. In Germania fu distribuito nel 1960, per non urtare la suscettibilità delle autorità francesi. Fu lungamente censurato in Francia e poté apparire solo dopo il 1975, a causa della feroce critica antimilitarista espressa attraverso il racconto delle vicende di alcuni ufficiali dell'esercito francese. In Spagna il film fu ufficialmente distribuito a partire dal 1986.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:38

Spartacus (1960)

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Tratto dall'omonimo romanzo di Howard Fast (1952), narra la vita dello schiavo che sfidò la Repubblica romana: il gladiatore trace Spartaco. Il film iniziò sotto la regia di Anthony Mann, che però dopo breve tempo fu licenziato dal produttore e protagonista Kirk Douglas e sostituito alla regia da Kubrick, dal quale Douglas era già stato diretto l'anno precedente in Orizzonti di gloria. Si tratta del primo lungometraggio a colori del regista (egli aveva già diretto il cortometraggio The Seafarers a colori).

Trama
Il film racconta la storia dello schiavo trace Spartaco che, condannato a morte per aver picchiato un romano, viene salvato da Batiato, ricco possidente di una scuola di gladiatori, il quale lo inserisce nella sua scuderia e lo addestra facendolo combattere nelle arene. Ben presto Spartaco diventa uno dei gladiatori più forti e famosi dell’impero, ma la crudeltà dei romani lo spingerà a combattere per la propria libertà, provocando una gigantesca rivolta e ritrovandosi a guidare un esercito composto da oltre 60.000 schiavi fuggiti da tutto l’impero per unirsi a lui.

Sceneggiatura
La sceneggiatura è di Dalton Trumbo, costretto a scrivere sotto falso nome perché finito, in quanto sospettato di filocomunismo, nel mirino della commissione del senatore McCarthy; fu lo stesso Douglas a volere che lavorasse per questa pellicola e in seguito, fece reinserire il suo vero nome nei titoli. Con l'inserimento del nome di Trumbo nei titoli, s'incrinò per la prima volta la regola non scritta che vietava di far lavorare a Hollywood coloro che fossero finiti nelle liste maccartiste.
In seno al film allestì la magistrale scena in cui l'arrogante generale Crasso pronuncia la celeberrima e minacciosa frase comunicando a Sempronio Gracco ciò che la sua vittoria significherà: "In ogni città e provincia sono state compilate le liste degli infedeli."; Gracco risponde di immaginare che il suo nome sarà presente nella lista; Crasso risponde "Sei il primo!".

Regia
Kubrick volle apportare numerose innovazioni alla sceneggiatura per evitare la scontata produzione dell'ennesimo film epico, come per esempio le scene d'amore con Varinia, e dando maggiore spessore alle figure di Licinio Crasso, Sempronio Gracco e Lentulo Batiato, da lui ritenuti gli emblemi dominanti di una società macchinosa e corrotta.
Kubrick fu autore di alcune sequenze certo degne di miglior fama, come per esempio la battaglia finale, per la quale riuscì a rendere in modo eccellente le manovre tattiche dell'esercito romano (per la cui resa descrittiva s'ispirò alle scene di battaglia di Aleksandr Nevskij di Sergej Michajlovic Ejzenštejn).
La scena rende nitidamente l'avanzata tatticamente impeccabile delle coorti, spiegandone i movimenti (facendo un eccellente uso del montaggio per "moltiplicare" le comparse) e segue insieme il crescendo della tensione dei ribelli, sino al momento liberatorio del contrattacco. Non per nulla il regista utilizzò per questa scena - realizzata in una grande pianura nei dintorni di Madrid - 8.000 soldati di fanteria, ottenuti dopo un accordo con l'esercito spagnolo. A Kubrick si deve anche un particolare espediente per realizzare il frastuono delle scene di massa: il regista infatti fece registrare con un'apparecchiatura a tre vie i cori e gli incitamenti di 76.000 spettatori durante una gara di football degli Spartans, squadra del Michigan State Notre Dame College di Lansing.

Critica
Il cast comprendeva quattro giganti della recitazione cinematografica, fisiologicamente destinati a misurarsi competitivamente durante le riprese. L'arrivo di Kubrick, ben conscio delle sue capacità, innescò un altrettanto fisiologico contrasto di personalità con Douglas, consapevole di essere soprattutto il "padrone di casa"; complice l'ingente valore economico dell'investimento, ne nacque una situazione di lenta competizione fredda, che alla fine lasciò Kubrick privo di qualsiasi entusiasmo per l'opera realizzata, al punto da quasi sconfessarne la paternità una volta terminatala.
Motivi di rammarico, il regista ne aveva molti: da un lato, la vicenda rivoluzionaria dello schiavo che si ribella alla schiavitù e inizialmente sconfigge Roma, avrebbe potuto più efficacemente rendersi con più marcate allusioni agli imperialismi correnti negli anni cinquanta, primo fra tutti quello americano, che in quella decade cercava peraltro accostamenti simbolici con l'antica Roma e ne coltivava il mito. D'altro canto, descrivere in modo zuccheroso ed eccessivamente romanzato la vicenda in assoluto più rappresentativa della lotta di classe, poteva parere improprio all'asciutto regista che in precedenza aveva mostrato di non disdegnare la crudezza narrativa.
Anche date le opere precedenti, si direbbe che Kubrick avrebbe preferito meno dettagli della fossetta sul mento del protagonista e più spunti sulla sperequazione sociale. Questi elementi, presenti in nuce nella sceneggiatura di Trumbo, erano stati tutti "addolciti" da Douglas, che al coraggio di aver ingaggiato (anche occultamente) professionisti scomodi, aggiungeva il coraggio di badare anche al botteghino (e alla possibilità di circolazione del film; Orizzonti di gloria era al momento oggetto di censura e non veniva proiettato in Francia).
A proposito del suo "sano" pragmatismo, il produttore fu aspramente criticato anche per aver finanziato una fondazione ascrivibile alla moglie del dittatore spagnolo Francisco Franco, dal quale aveva ottenuto, come sopra accennato, di noleggiare a un prezzo irrisorio truppe dell'esercito regolare da utilizzare come comparse; si disse che anche questo era stato causa di scontro col secondo regista del suo film.
La vera anima della pellicola fu Kirk Douglas. In un'intervista, infatti, ammise con chiarezza che si era proposto per la parte di Charlton Heston nel film Ben-Hur, ma al rifiuto da parte della produzione, che lo avrebbe preferito nella parte del tribuno romano Messala, decise di competere con Hollywood mettendo in piedi una produzione colossale basata sul tema epico e sociale.
Il film fu bollato come socialmente pericoloso, pertanto fu varata un'insistente e ossessiva propaganda volta a boicottarlo, ma, a sorpresa, il Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, l'andò a vedere e dichiarò che gli era piaciuto molto.
Il monologo dell'ufficiale romano e relativa risposta dei compagni di Spartaco ("I'm Spartacus") è stato utilizzato da Roger Waters in apertura di tutti i concerti del tour The Wall del 2011-2013.

Edizioni
La prima edizione del film apparve con molti tagli e con un finale poco comprensibile. Di recente, con grande fatica e con un prezioso lavoro di restauro, si è ricostruita una versione (attualmente distribuita su DVD) più coerente con il girato sul campo e con le primigenie intenzioni degli autori, pur senza essere un director's cut. È inoltre stata recuperata una scena, della durata di circa un minuto, ai tempi ritenuta scabrosa, nella quale Crasso tenta di sedurre il giovane Antonino, che da questo fatto trova ragione di scappare per poi unirsi ai ribelli; nella prima versione, effettivamente, Antonino figurava in casa di Cesare e più tardi, senza apparente ragione né spiegazione se non lasciando immaginare una sua ribellione a un soliloquio di Crasso sulla grandezza di Roma e la necessità di sottomettersi alla sua grandezza, lo si trova tra un gruppo di schiavi fuggiti che si sono presentati da Spartaco.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:41

Lolita (1962)

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Trama
Tra Lolita - una giovane ragazza americana che vive con la madre rimasta vedova - e il professore europeo Humbert Humbert, trasferitosi negli Stati Uniti per una serie di conferenze, nasce una relazione. Il professore, in cerca di un alloggio momentaneo, incontrerà la ragazza e se ne innamorerà a prima vista. Deciderà quindi, per starle vicino, prima di trattenersi oltreoceano, poi di sposare e quindi di progettare di uccidere la madre della ragazza, per poi desistere poco prima di tentare. L'improvvisa morte della donna, travolta da un'auto, gli consentirà finalmente di rimanere solo con l'amata Lolita.

Sceneggiatura
Nel luglio 1959 Kubrick e James B.Harris contattano una prima volta Vladimir Nabokov, in quel periodo in vacanza in Arizona con la moglie, proponendogli la sceneggiatura di un film, tratto dal suo romanzo Lolita, di cui i due avevano da poco acquisito i diritti cinematografici. Con i suoi riferimenti alle ossessioni sessuali della provincia americana, il romanzo aveva ricevuto in America un'accoglienza controversa. Quattro editori americani si erano rifiutati di pubblicarlo, prima che l'autore trovasse disponibilità, nel 1955, dall'Olympia Press di Parigi, una casa specializzata in pubblicazioni di carattere erotico. In tali circostanze, anche il timore di dover mutilare pesantemente il suo capolavoro (in questa prima fase al fine di rendere più digeribile il materiale trattato si era accennato alla possibilità di un matrimonio tra Humbert e Lolita in uno stato - Tennessee, Kentucky - in cui una tale unione fosse consentita) influì sulla rinuncia di Nabokov, comunicata qualche giorno dopo dal lago Tahoe.
Lo scrittore russo era un grande appassionato di cinema. Tornato in Europa, quindi, ebbe probabilmente a rimuginare sull'occasione persa, se è vero che quando Kubrick ed Harris, dopo un insoddisfacente tentativo di affidare la sceneggiatura a Calder Willingham, tornarono alla carica, nel gennaio 1960, egli accettò immediatamente. Avrebbe ricevuto 40.000 dollari e le spese di soggiorno negli Usa per sei mesi, più altri 35.000 dollari se, al termine, fosse risultato unico sceneggiatore. Il suo lavoro durò sei mesi, dal marzo al settembre 1960. Lavorava alla sceneggiatura nelle prime ore del pomeriggio, sulla base delle riflessioni del mattino, durante le regolari battute di caccia alle farfalle, suo grande hobby, insieme agli scacchi, altra passione che lo accomunava a Kubrick. La prima stesura, presentata al regista in giugno, consisteva in un malloppo di più di 400 pagine, che, a detta del regista, gli avrebbero richiesto un film di sette ore. Nei mesi successivi, quindi, Nabokov, si adoperò a ridurre le dimensioni della sceneggiatura sulla base delle richieste ricevute.
Oltre a questo determinante intervento, successivamente Kubrick manipolò “ampiamente e liberamente“ il manoscritto. Un ruolo importante in ciò ebbero anche le improvvisazioni di Peter Sellers, a cui, sul set, il regista lasciava grande libertà interpretativa. Nabokov, che pure, nei credits, risultò sceneggiatore unico, ebbe a dire che nel film non era stato utilizzato più del venti per cento del suo lavoro. Nel 1974 nella prefazione alla pubblicazione della stesura definitiva della sua sceneggiatura, pur riconoscendo che "solo scampoli sparsi" di essa erano stati utilizzati, ammette che le innovazioni introdotte dal regista erano "pertinenti e deliziose" e che scene “come l'uccisione di Quilty o la morte di Charlotte Haze erano dei capolavori".

Produzione
Il 19 ottobre 1960, in piena pre-produzione di Lolita, ha luogo, al Pantages Theater di Hollywood la prima di Spartacus. Da questa difficile esperienza Kubrick aveva ricavato un fondamentale precetto, cui, da allora, si sarebbe sempre attenuto: non rinunciare mai al completo controllo sulla produzione. Fu così che lasciò cadere una proposta di un milione di dollari per assumere la direzione del film, proveniente dalla Warner Bros.. La proposta, oltre a un intervento della major sulle scelte produttive (musica, fotografia, montaggio), prevedeva che in caso di insanabili disaccordi, la Warner avrebbe assunto il controllo della produzione. Data la natura del contenuto del film e la prospettiva di una lunga faticosa trattativa con la MPAA, la prospettiva era tutt'altro che remota. Nel maggio 1961, Kubrick, tramite i buoni uffici di James B. Harris riuscì ad ottenere un finanziamento di un milione dalla Associated Artists, nell'ambito di un accordo al 50%.
Al ridimensionamento del budget del film si fece fronte ricorrendo alle agevolazioni previste dall'Eady Plan per attirare produzioni straniere e che permettevano la deduzione delle spese per i film che avessero impiegato l'80 per cento di manodopera locale. Il film fu girato completamente in Inghilterra, soprattutto presso gli studi di Elstree, nei paraggi di Londra.

Problemi di censura
Sin dal momento dell'acquisto dei diritti sul libro, il principale problema che si pose a Kubrick e James Harris fu come ottenere il sigillo di approvazione della MPAA per un soggetto che trattava esplicitamente di pedofilia, un argomento tabù per il Codice Hays. Senza quel numero era difficile distribuire il film per sale e TV e, senza una concreta possibilità di ottenerlo, impensabile trovare dei finanziatori. Prima ancora che la sceneggiatura fosse completata fu così stabilito un contatto permanente tra i due, cui successivamente si sarebbe aggiunto Eliot Hyman per la American Artists e Geoffrey Shurlock, presidente della MPAA.
Una mossa determinante fu quella di scegliere la teenager Sue Lyon per il ruolo della dodicenne “ninfetta” Lolita. Kubrick, a chi lo accusava di opportunismo, rispose di aver agito nel modo più logico e di temere che, per Lolita, molti coltivassero un'immagine mentale di una bambina di nove anni. Un significativo contributo venne anche dall'accresciuto peso relativo attribuito, rispetto al romanzo, alla figura di Quilty e ai suoi intrighi. Toni da commedia nera, non più rivisitati da quando “negli eroici quaranta, Preston Sturges ne aveva rinverdito i fasti, con Il miracolo del villaggio”[11], si incuneavano di frequente sul tema dell'ossessione erotica, alleggerendone il peso. “Non riuscivo a dare peso eccessivo all'aspetto erotico della relazione di Humbert”, ammise lo stesso Kubrick.
Sulla base della sceneggiatura, durante il periodo delle riprese (88 giorni, dal febbraio al maggio 1961), la comunicazione con Shurlock si mantenne costante. L'uomo della MPAA indicava dialoghi o scene per cui sarebbe stato utile girare ciak alternativi. In particolare, tra le altre, veniva richiesto di anticipare di alcuni secondi la dissolvenza della scena in cui, dopo avergli chiesto all'orecchio “Non hai mai fatto questo gioco da ragazzo?”, Lolita si piegava su Humbert, in atteggiamento abbastanza esplicito. Il marchio di approvazione n° 2000 fu infine assegnato il 25 maggio 1961, per essere ufficializzato il 31 agosto, al termine delle operazioni di montaggio.
Nel frattempo per porre fine ad una situazione di stallo creatasi intorno a questioni distributive tra Kubrick e l'AAP, che nel frattempo aveva mutato la propria denominazione in Seven Arts, le parti avevano deciso di risolvere la società. Poiché il valore della liquidazione che sarebbe stata riconosciuta al regista e ad Harris dipendeva anche dall'approvazione del film da parte della Chiesa cattolica, i due si rivolsero a monsignor Thomas Little, della American Legion of Decency, che aveva già espresso parere negativo sul film. Una tale condanna, pubblicata sui periodici parrocchiali, comportava la condizione di peccato per chi avesse visto il film. A seguito di tali colloqui furono apportati altri tagli. In particolare, fu modificata la scena in cui Humbert, nell'accingersi a fare l'amore con la Charlotte, da poco sposata, guardava ripetutamente, con desiderio, la foto della figliastra, alle spalle della moglie. Nella versione definitiva ciò accade una sola volta. Alla fine, il film ottenne l'approvazione cattolica a condizione che sul materiale pubblicitario del film fosse ben evidenziato il divieto per i minori di 18 anni.
Una analoga restrizione fu posta in Gran Bretagna, dove il British Board of Film Censors assegnò al film un “X certificate”, equivalente alla limitazione della visione ad un pubblico adulto (di età superiore ai 16 anni). Fu così che Sue Lyon, all'epoca sedicenne, dovette andare in Inghilterra – per poter vedere il film da lei interpretato.

Distribuzione e incassi
Ottenuto il marchio di approvazione, il film fu distribuito dalla MGM. Esordì a New York il 13 giugno 1962. Costato attorno ai due milioni di dollari, ne incassò circa 4,5 milioni lordi.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:43

Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb, 1964)

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Trama
Il generale Jack D. Ripper, comandante della base aerea americana di Burpelson, trasmette al suo stormo di 34 bombardieri strategici B-52 in quel momento in volo l'esecutivo del piano "R", ossia il piano di reazione nucleare. Tale piano era previsto come deterrente contro attacchi a sorpresa nel caso in cui il Presidente degli Stati Uniti fosse ucciso o nell'impossibilità di diramare l'ordine, allo scopo di iniziare una guerra nucleare contro l'Unione Sovietica. Gli equipaggi dei bombardieri, tra i quali quello comandato dal maggiore T.J. "King" Kong, accolgono increduli la direttiva ma, ricevuta conferma dalla base, eseguono gli ordini e si dirigono verso i rispettivi obiettivi.
L'attacco dei sovietici, in realtà, non si è verificato. Il colonnello Mandrake, un ufficiale inglese della Royal Air Force, coadiutore del generale Ripper, lo scopre casualmente ascoltando un programma musicale alla radio e ne chiede ragione al generale. Ripper, però, si rifiuta di richiamare gli aerei, spiegando al colonnello che l'ordine è una sua iniziativa, per scongiurare la minaccia di "contaminazione dei fluidi vitali".
Nello stesso momento Il Pentagono e la Casa Bianca vengono informati dell'ordine e il generale Turgidson si incarica di informare il Presidente Merkin Muffley di quanto sta accadendo. Il Comando strategico non può richiamare gli aerei perché l'esecutivo del Piano "R" prevede che tutte le trasmissioni debbano essere precedute da un codice di cui solo il generale Ripper è a conoscenza e questi, prima di dare il via al piano e di isolare la base, ha dato comunicazione che il piano debba essere seguito dall'attacco con tutte le forze di cui gli Stati Uniti dispongono per evitare la rappresaglia dei sovietici.
Il Presidente, vista l'impossibilità di comunicare con il generale, ordina a una divisione di fanteria di entrare nella base e di metterlo in contatto con lui. Il generale Turgidson, visto il poco tempo a disposizione, consiglia comunque di proseguire con il piano di Ripper e di lanciare i missili contro l'Unione Sovietica. Turgidson rimprovera al Presidente il suo atteggiamento "pacifista" ma viene da questi zittito, trasecolando nel momento in cui Muffley convoca nella War Room l'ambasciatore sovietico Alexei De Sadeski, per mettersi in comunicazione con il Premier Dimitri Kisov.
Mentre inizia l'attacco alla base i due capi di Stato iniziano la conferenza e, dopo che Muffley mette al corrente dell'accaduto l'omologo sovietico, scopre che uno dei bombardieri è diretto alla base missilistica di Laputa. Li si trova il cosiddetto "ordigno fine di mondo": un dispositivo che, in caso di attacco, è progettato per far esplodere, senza possibilità di disinnesco, una serie di ordigni nucleari rivestiti da "Cobalto Torio G", causando una pioggia radioattiva che cancellerebbe la vita sulla terra per circa 93 anni.

Colonna sonora
La colonna sonora del film è stata composta da Laurie Johnson; la musica che accompagna le scene del bombardiere è la melodia della canzone When Johnny Comes Marching Home, che fa parte del patrimonio storico delle melodie delle forze armate statunitensi. Durante la scena finale il brano in sottofondo è We'll Meet Again, interpretato da Vera Lynn, molto celebre negli anni della Seconda guerra mondiale.

Sceneggiatura
Kubrick ha la felice intuizione di raccontare l'assurdità della distruzione mutua assicurata come una commedia nera, perché descrivere la fine dell'umanità e la distruzione del pianeta è impresa davvero ardua in chiave drammatica: le situazioni e le azioni perfettamente logiche conducono all'annientamento nucleare formando un meccanismo talmente perverso che si può descrivere con un umorismo nero, graffiante, acido, che raggela più che divertire.
I dialoghi sono stati sviluppati da Kubrick con la collaborazione di Terry Southern, surreali eppure sempre credibili.
Gli attori principali, Peter Sellers e George C. Scott, in alcune scene improvvisano, con un risultato spesso esilarante.
Peter Sellers sin dai tempi di Lolita, altro lungometraggio di Kubrik, aveva dimostrato di essere un maestro della versatilità recitativa, vestendo i panni di personaggi diversi nel medesimo film. In Stranamore Sellers interpreta il giovane Mandrake, il presidente Muffley e, ovviamente, il ruolo dello stesso Dottor Stranamore, che lo renderà celebre. La vera abilità sta nel caratterizzare fino alla caricatura ogni personaggio, giocando in particolare su accenti e gestualità: il braccio che scatta in aria per il saluto fascista, la mano ribelle che cerca di strangolare il suo proprietario non erano parte del copione ma soltanto geniali improvvisazioni di Sellers. Sempre a lui doveva spettare anche la parte del focoso pilota di B-52 ma non avendo dimestichezza con l'accento Texano fu costretto a rinunciare a quella quarta apparizione.
Sebbene Peter Sellers sfrutti a dovere anche l'espressività del volto, Scott fa di meglio, con un continuo ma sempre azzeccatissimo esercizio di smorfie e contorsioni con i muscoli della faccia che lo avvicinano quasi ad un Jerry Lewis. Anche Scott ama l'improvvisazione: per tutta la durata del film mastica furiosamente chewing gum, scimmiottando un atteggiamento tipicamente americano, e quando, durante le riprese, nella foga della recitazione scivola sul lucido pavimento rovinando per terra, è poi in grado di rialzarsi con tale naturalezza, come se la scena fosse programmata, che Kubrik, divertito, decide di non tagliare l'incidente.

Scenografia
La cabina del B-52 è una riproduzione perfettamente credibile sebbene uscita quasi completamente dalla fantasia degli scenografi e anche la War Room, imponente e maestosa, è completamente opera di fantasia, infatti non esisteva niente del genere nella realtà; nonostante questo è entrata nell'immaginario collettivo; basti pensare che, poco dopo essere stato eletto, il presidente USA Ronald Reagan, non appena entrato nella Casa Bianca, chiese di poter visionare la War Room, suscitando stupore tra i presenti, i quali dovettero comunicargli, non senza un qualche imbarazzo, che non esisteva nessuna War Room. La mappa con le rotte dei velivoli erano evidenziate da centinaia di lampadine a incandescenza per il cui raffreddamento, onde evitare la combustione della stessa struttura, necessitava un imponente sistema di ventilazione.

Contesto storico e influenze
Il film ha trovato l'ispirazione nell'attualità, visto che è stato ideato e prodotto in piena guerra fredda, la Crisi dei missili di Cuba si era appena conclusa. Dalla fine degli anni cinquanta il tema della guerra nucleare, che appariva all'epoca sempre più ineluttabile, è stato affrontato da molti libri e film: tra questi Il Dottor Stranamore è tra quelli che più hanno influenzato l'immaginario collettivo, probabilmente perché permeato da un cinismo corrisposto dal pubblico. Molti americani vivevano la costante minaccia atomica in modo apatico e con rassegnazione: il film mostra come l'attuale sistema difensivo, basato sulla deterrenza, sia prono all'errore e alla follia umana. Il processo di annientamento, una volta innescato, è irreversibile e la collaborazione tra le superpotenze dopo l'insorgere del problema risulta inefficace: l'atto d'accusa per la mancata collaborazione è evidente.
Il film rimane sempre attuale per il persistere di sistemi politici contrapposti armati con ordigni di distruzione di massa.

Sessualità
Secondo Paolo Mereghetti "la catastrofe atomica che incombe sull'umanità è vissuta come un lungo, insistito rapporto erotico (...) senza che lo sberleffo nasconda l'attacco ai miti cardine del potere".
Sarà la frustrazione dell'istinto sessuale del generale Ripper (che impazzisce piuttosto che ammettere la propria impotenza) a dare il via alla sequenza di avvenimenti descritti dal film.
Già Herman Kahn aveva ipotizzato una "guerra non voluta" scatenata dai motivi più vari come l'errore umano, il guasto meccanico, il falso allarme o comportamenti non autorizzati. Kubrick, che si era documentato su molti libri tra cui Thinking about the Unthinkable di Kahn, enfatizza la natura sessuale dell'impulso alla guerra nel film dimostrandosi oltretutto lungimirante in quanto come motivo di una guerra nucleare non sarebbe stato credibile l'istinto sessuale fino alla fine degli anni '60. Il film è pieno di riferimenti sessuali: oltre ad approssimarsi la rivoluzione sessuale, occorre considerare la partecipazione alla sceneggiatura di Terry Southern, già famoso in quegli anni con il romanzo Candy per il suo umoristico approccio al sesso.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:45

2001 - Odissea nello Spazio (2001: a Space Odyssey, 1968)

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Basato su un soggetto di Arthur Clarke, il quale ha poi tratto dalla sceneggiatura un romanzo dal titolo omonimo. Benché molti ritengano la pellicola ispirata al racconto di Clarke La sentinella, lo stesso autore ha affermato che La Sentinella assomiglia a 2001 come una ghianda assomiglia a una quercia adulta.

Trama
La prima parte del film si svolge nell'Africa di quattro milioni di anni fa: un gruppo di ominidi, guidati da un capo, sopravvive a fatica in un ambiente arido e ostile; un giorno davanti alla loro grotta appare misteriosamente un grande monolito nero; gli ominidi venendovi a contatto imparano a usare strumenti per cacciare gli animali e a difendere il territorio uccidendo i nemici.
La seconda parte del film si svolge nel 2001 (un anno del lontano futuro rispetto al 1968 in cui fu prodotto il film): il dottor Heywood Floyd è chiamato in missione su una base lunare dove è stato scoperto un grande monolito nero sotterrato ad arte in tempi remoti. Floyd viene accompagnato a visitare lo scavo con il monolito ancora nel buio della notte lunare quindicinale. Mentre gli astronauti posano davanti all'artefatto per delle fotografie, il primo raggio di sole dell'alba lunare lo illumina per la prima volta dopo milioni di anni di oscurità, attivandolo per emettere un forte segnale radio nel cosmo.
Nella terza parte del film un gruppo di cinque astronauti, di cui tre in stato di ibernazione, sono in volo a bordo dell'astronave Discovery One diretta verso Giove, assistiti da un supercomputer, HAL 9000, dotato di una sofisticata intelligenza artificiale che lo rende valido interlocutore degli esseri umani a bordo.
Si scoprirà in seguito che a HAL è stato chiesto di nascondere il reale obiettivo della missione ai due astronauti svegli, il comandante David Bowman e il suo vice Frank Poole. Le conseguenze di quest'ordine, che genera un conflitto interiore nel calcolatore, programmato per collaborare con gli esseri umani senza omissioni o alterazioni di dati o informazioni, iniziano a manifestarsi tragicamente in prossimità dell'arrivo su Giove.

Introduzione
Kubrick aveva contattato Clarke perché necessitava di un buon soggetto di fantascienza per un film di genere. In questo modo il romanzo e il film nacquero e crebbero insieme, realizzando una collaborazione tra media differenti assolutamente unica e originale, almeno per l'epoca in cui fu attuata.
Sotto questo e altri aspetti 2001 è rimasto uno dei più celebri film di fantascienza che, grazie alla sceneggiatura, alla recitazione e alla tecnica di ripresa, riproduce con fedeltà l'ambiente spaziale: tutti gli avvenimenti in ambienti senz'aria si svolgono in silenzio o con un valzer di Strauss come puro riempimento sonoro, l'astronave ha una gravità artificiale per rotazione che è correttamente rappresentata, i movimenti in assenza di gravità sono lenti come dovrebbero essere. Anche la scena in cui un astronauta rientra nell'astronave passando alcuni secondi in un ambiente di vuoto è stata approvata dagli esperti come verosimile, dimostrando che è possibile fare un film di fantascienza rispettando la realtà e senza introdurre elementi artificiosi.
Tale film suscita nello spettatore un forte impatto emotivo; lo stesso Kubrick affermò: «ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio».
Il film cerca di spiegare l'indissolubile legame che unisce l'uomo al tempo e allo spazio, l'intelligenza artificiale, l'utilizzo della scienza.
A questo proposito è di notevole effetto il raccordo tra le due scene iniziali del film, l'utilizzo di un oggetto, un osso, come strumento di offesa e di dominio (e comunque di conquista) da parte di un ominide e le astronavi orbitanti attorno alla Terra. In questa maniera il regista compie un salto logico di millenni conservando la trama narrativa del film, con un'operazione mirabile che trova pochi riscontri nella storia del cinema.
Kubrick rimase per due mesi chiuso nella sua villa nelle campagne inglesi a rivedere e tagliare il suo mastodontico lavoro; questa operazione è considerata il momento più decisivo nella produzione del cinema kubrickiano.

Regia
Le inquadrature all'inizio del film non sono altro che diapositive ad alta risoluzione proiettate con il sistema rivoluzionario (per l'epoca) del "front projection", inventato dallo scrittore di fantascienza Murray Leinster. Questa tecnica innovativa, dopo essere stata brevettata il 20 dicembre 1955 da Leinster, venne impiegata per la prima volta proprio in 2001: odissea nello spazio.
Alla fine della prima scena del film in cui Guarda-la-Luna lancia un osso in aria, è presente una svista: l'ominide tiene in mano un femore, ma a roteare in aria è invece una tibia. In realtà l'errore non fu di Kubrick ma di un operatore al quale il regista, al termine di una giornata di riprese, aveva chiesto di riprendere un osso lanciato in aria nel cortile dei teatri di posa. Non prevista dal copione, quest'inquadratura farà parte di quel brillante match cut, divenuto uno delle scene più note del film, che collega due epoche estremamente distanti.
Gli ominidi nella parte iniziale del film sono dei mimi e dei ballerini, accompagnati da vere scimmie nel ruolo dei cuccioli. La specie in questione doveva essere glabra e priva di indumenti, impensabile per la moralità dell'epoca, così si è optato per una anteriore totalmente irsuta. Gli animali cacciati sono dei tapiri, specie sudamericana assente nel Pleistocene, scelti in alternativa ai selvaggi e aggressivi facoceri riportati nel romanzo.
I satelliti, le colonie orbitanti, la nave spaziale e la grande stazione spaziale ruotante che appaiono all'inizio della seconda parte del film, sono riproduzioni di progetti della NASA mai realizzati. L'elaborazione dei vari modelli di astronavi è stata affidata a ingegneri aerospaziali e non ad artisti.

Sceneggiatura
Secondo il soggetto originale l'astronave Discovery, dopo aver superato Giove, doveva concludere il suo viaggio nel sistema di Saturno, con preferenza del satellite Giapeto, già noto per la variazione sensibile dell'albedo all'osservazione telescopica. La complessità della riproduzione degli anelli di Saturno, i forti ritardi nella realizzazione del film e le pressioni dei produttori per concluderlo spinsero Kubrick ad anticipare la conclusione del viaggio nelle vicinanze di Giove.
Secondo A.C. Clarke il monolito nero aveva dimensioni proporzionali a 1-4-9: i quadrati dei primi tre numeri naturali (zero escluso). Il "Bambino delle Stelle" intravede naturalmente i successivi rapporti dimensionali.

Accoglienza
Il film racconta una favola apocalittica sul destino dell'umanità e dello sviluppo della tecnologia, raccontato come se fosse un documentario in quello che è stato considerato come una svolta del genere della fantascienza.
Inclassificabile, una «scommessa folle» ma vinta del regista, un'avventura spaziale che «diventa scoperta di sé stessi».
Presentato il 6 aprile 1968, il film ha incassato 56.715.371 dollari.

Il tema dell'intelligenza artificiale
Uno dei temi fantascientifici di 2001 che maggiormente colpirono pubblico e critica è quello del supercomputer HAL 9000 e della sua ribellione.
Nel film HAL appare dotato di una vera intelligenza artificiale: ha un occhio che gli permette di vedere e addirittura di leggere le parole sulle labbra degli uomini, parla con una voce del tutto naturale, e sembra in grado di provare sentimenti umani. Naturalmente sa giocare benissimo a scacchi e sconfiggere gli esseri umani in questo gioco. E sa anche uccidere quando si rende conto della possibilità di essere "disattivato".
Su questo tema Clarke e Kubrick erano stati troppo ottimisti. Il 2001 è passato e i computer di oggi sono ancora ben lontani dal traguardo dell'intelligenza artificiale; unica previsione realizzatasi alla lettera è quella che i computer sono oggi capaci di vincere gli uomini nel gioco degli scacchi, cosa che avviene ormai da diversi anni. Tuttavia, se si intende la "supremazia" del computer come una oscura prevalenza della tecnologia ovunque diffusa (imprevedibile nelle sue conseguenze e nei suoi condizionamenti sulla cultura umana), è indubitabile l'attualità della visione del regista. Su ciò Kubrick avrebbe degli illustri e molto dibattuti antesignani: il filosofo Martin Heidegger, con la sua "questione della tecnica", e il sociologo Günther Anders, con la sua definizione di "uomo antiquato" (ovvero: l'uomo che, dopo la bomba atomica, produce tecnologia ben oltre le sue capacità di valutarne appieno le conseguenze; per millenni abbiamo immaginato più di quanto non potessimo realizzare, mentre oggi realizziamo più di quanto non siamo poi in grado di controllare, nemmeno con l'immaginazione). Andando ancora a ritroso, lo possiamo trovare negli antichi testi sacri ebraici, dove si parla di un gigante costruito per la difesa del popolo ebraico, chiamato Golem, fatto di argilla, incapace di sentimenti, ma che poi sfugge al controllo del suo creatore, distruggendo ogni cosa sul suo cammino, e guarda caso proprio quando gli viene scritto "morte" sulla testa per renderlo inoperativo.
Va ricordato che Kubrick voleva realizzare un altro film sull'intelligenza artificiale, ma la morte lo colse prima di aver completato questo progetto. Il film fu invece realizzato con il titolo di A.I. - Intelligenza artificiale da Steven Spielberg che sostiene di aver seguito in buona parte le indicazioni di Kubrick.

Colonna sonora
La colonna sonora, rimasta una delle più famose nella storia del cinema, è composta da celebri brani di musica classica di autori classici e contemporanei, tra cui Johann Strauss jr, Richard Strauss, György Ligeti, Aram Kachaturian.
Il tema principale, "Così parlò Zarathustra", sottolinea i punti di svolta della storia, come il momento in cui Guarda-la-Luna inizia a mettere a frutto gli insegnamenti del Monolito, impugnando un osso e comprendendo di avere tra le mani un'arma per procurarsi da mangiare e per sopraffare i nemici, oppure quando David Bowman, sempre per mezzo del Monolito, si trasfigura in un essere nuovo, il Bambino delle Stelle. La scelta di questo brano probabilmente non è casuale, in quanto il poema sinfonico di Richard Strauss è ispirato all'omonima opera di Friedrich Nietzsche, nella quale si narra la discesa del profeta Zarathustra tra gli uomini per insegnare loro a divenire esseri liberi dai propri limiti (il concetto nietzschano di Oltreuomo). È quindi probabile che Kubrick e Clarke abbiano voluto evocare un'analogia tra Zarathustra e il monolito, e tra l'Oltreuomo e il Bambino delle Stelle.
Ligeti fu entusiasta dell'impiego delle sue opere, come il Requiem e l'alieno Atmospheres, ma altrettanto duro verso il regista: « Meraviglioso è il modo in cui la mia musica è utilizzata nel film, lo è meno che nessuno mi abbia mai consultato e che [io] non sia stato pagato. Ammiro l'arte di Kubrick ma non il suo egoismo e il suo disprezzo per la gente.»

Visione futuristica del film
Secondo il parere attuale di numerosi autori, le previsioni della pellicola sarebbero state attendibili qualora fosse rimasto costante lo sforzo di Stati Uniti e Unione Sovietica nella corsa allo spazio degli anni Sessanta.
Il padre dell'astronautica Wernher von Braun prevedeva un atterraggio umano su Marte alla metà degli anni ottanta. Nel romanzo il personaggio di Floyd è reduce da una missione sul Pianeta Rosso.
Kubrick anticipa l'utilizzo di monitor a schermo piatto con formato quadrato 1:1. Nel romanzo, la camera da letto della suite aliena dispone di uno schermo simile disposto sul soffitto e comandato da una tastiera a sensori ma provvista di cavo.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:49

Arancia Meccanica (A clockwork Orange, 1971)

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Tratto dall'omonimo romanzo distopico scritto da Anthony Burgess nel 1962, è considerato un film di culto, poiché prefigura, appoggiandosi a uno stile fantascientifico - sociologico - politico, una società votata a un'esasperata violenza giovanile, ma non solo, e a un condizionamento del pensiero.
Il film è da considerarsi un capolavoro della cinematografia mondiale, nonché un autentico cocktail di generi (fantascienza, drammatico, erotico, grottesco, thriller).

Descrizione
Forte di quattro nomination agli Oscar del 1972 come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio, presentato lo stesso anno alla Mostra di Venezia, Arancia meccanica è rimasto nella storia del cinema, oltreché come fonte di citazioni letterarie e iconografiche, anche grazie al contributo, nella parte non originale, della colonna sonora. Essa recuperava, fra le altre, musiche classiche molto conosciute di Rossini e Beethoven, accentuando la chiave visionaria e onirica del film. Decisivo per la riuscita del film, anche l'apporto di Malcolm McDowell nel ruolo di Alex, pronto e disponibile a tutto, al punto che s'incrinò una costola e subì l'abrasione delle cornee durante le riprese del film.
Quando fu distribuita sul circuito cinematografico, all'inizio degli anni settanta, la pellicola destò scalpore, con una schiera di ammiratori pronti a gridare al capolavoro ma anche con una forte corrente di parere contrario, per il taglio originale e visionario adottato nella narrazione, che faceva ricorso in maniera iperrealistica, ma anche senza indugi speculativi, a scene di violenza.
Il doppiaggio della versione italiana del film venne supervisionato dallo stesso regista e diretto da Mario Maldesi, che curerà da quel momento in avanti tutte le versioni italiane dei film di Kubrick assieme all'autore dei dialoghi Riccardo Aragno. Il doppiaggio venne affidato a celebri attori di teatro: si ricordano Adalberto Maria Merli, Oreste Lionello, Paolo Modugno, Luigi Diberti, Gianni Bonagura e Romolo Valli.
Il film è stato trasmesso per la prima volta dalla televisione italiana il 25 settembre 2007 su LA7 dopo 36 anni dall'uscita cinematografica, andando in onda in seconda serata essendo stato abbassato il divieto ai minori dai 18 ai 14 anni; prima della messa in onda la pellicola è stata introdotta dal documentario "La meccanica dell'arancia". L'editrice Einaudi si occupo' della traduzione dell'originale manoscritto intitolando Arancia meccanica anche le successive ristampe del romanzo la cui traduzione, compresa la reinvenzione del gergo Nadsat, era stata affidata a Floriana Bossi, e tutte le traduzioni poi vennero in uso nel film per il titolo ed i contenuti.

Trama
In Inghilterra, nella zona della Grande Londra, nel vicino futuro preconizzato dall'autore negli anni sessanta vive Alexander DeLarge. Alex è un giovane, di famiglia operaia, eccentrico, antisociale e capo della banda criminale dei Drughi; i Drughi trascorrono il tempo dedicandosi a sesso, furti e ultraviolenza, termine con il quale Alex indica le estreme violenze gratuite perpetrate dalla sua banda. Tradito dai compagni, Alex finisce in carcere. Viene sottoposto ad angherie ma si fa amico un prete. Pur di essere scarcerato accetta il "trattamento lodovico", che consiste nell'assistere a filmati di violenza. Quando esce scopre che i genitori hanno subaffittato la sua stanza. Senza poter reagire, dovrà subire violenza da alcuni mendicanti vendicativi, dai drughi diventati poliziotti e dallo scrittore che ha perso la moglie e che ora si trova su una sedia a rotelle.

Riprese
Con un budget di soli 2,2 milioni di dollari e una piccola troupe, Kubrick detiene il controllo totale del progetto e come compenso ha diritto al 40% degli incassi. A differenza dei suoi film precedenti, Kubrick decide di avere un approccio più caotico; a volte lo stesso Kubrick con la cinepresa sulla spalla si posizionava sulla scena per riprendere in prima persona. Il regista inoltre fa un grande uso del grandangolo, che esaspera le prospettive. Il critico Roger Ebert affermò nella sua recensione del film che la tecnica di Kubrick che si nota di più è appunto il grandangolo: esso è usato sugli oggetti abbastanza vicini allo schermo, e questa inquadratura tende a distorcere i bordi delle immagini. Le riprese del film iniziarono a ottobre 1970 per concludersi ad aprile 1971.
Kubrick decide di girare molte scene di Arancia meccanica in esterno a Borehamwood: sono state usate delle piccole stanze di una fabbrica per costruire le ambientazioni del Korova Milk Bar e della prigione, mentre la strada dove scorrazzano i Drughi è anch'essa a Borehamwood; tutto si svolgeva al massimo a 2-3 chilometri da casa di Kubrick, tranne l'università dove sono state girate le scene della cura Ludovico.

Accoglienza
Arancia meccanica esce una prima volta nel dicembre del 1971 negli Stati Uniti, in un'anteprima assoluta a New York, ma l'accoglienza è al di sotto delle aspettative di Kubrick e della Warner Bros. Dopo le revisioni del regista il film incassa solo negli Stati Uniti 26 milioni di dollari (ne era costati solamente 2).
In Italia Arancia meccanica viene presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 1972; tra le istituzioni e tutte le ali politiche dell'epoca vi è una generale indignazione. Fu attaccato duramente dalla censura per la rappresentazione di temi di violenza esplicita e per questo fu vietato ai minori di 18 anni fino al 2007, quando il limite di età fu abbassato a 14 sicché la pellicola potesse essere trasmessa in televisione. La colonna sonora ha avuto grande successo. Il film ha avuto una riedizione nelle sale nel 1982 e nel 1998.
All'uscita il film ebbe elogi da parte di Federico Fellini e Akira Kurosawa.

Temi
Il messaggio di Kubrick è ironicamente pessimista: secondo il regista le nuove generazioni ottengono ciò che vogliono semplicemente prendendoselo; questo fanno il protagonista Alex De Large e i suoi Drughi.
Kubrick affronta in Arancia meccanica il tema della contrapposizione tra la bestialità dell'uomo e quella più strutturale organizzata delle istituzioni, riflettendo la realtà, e i contrasti, del mondo dell'epoca: le lotte tra destra e sinistra estreme; le idee dei giovani contrapposte a quelle delle generazioni precedenti; gli ideali di pace e libertà e la guerra del Vietnam, o la Primavera di Praga.
Kubrick inoltre, rappresentando spesso la donna come oggetto, vuole fare una critica ai mass media del tempo: le pubblicità infatti stavano iniziando a usare l'immagine della donna in questo senso.
Il messaggio reale del film consiste nell'affermare che ognuno di noi deve essere libero di scegliere tra bene e male ... deve essere libero anche se sceglie il male, perché altrimenti sarebbe un'"arancia meccanica" e non più un essere umano.

Estetica
Il riferimento estetico più diretto del film è la pop art, con riferimenti a Piet Mondrian e alla optical art (esempi ne sono la casa di Alex e dello scrittore Alexander); si possono trovare però molti altri riferimenti, tra cui alcuni verso l'opera di Roy Lichtenstein e Constantin Brâncusi.
L'arredamento degli interni è, secondo l'architetto Massimiliano Fuksas, di transizione tra anni sessanta e anni settanta, tendente verso questi ultimi.
L'estetica del film presenta chiari riferimenti sessuali, che vanno dalla scultura di ceramica in casa della donna dei gatti ai gelati che le due ragazze al bancone del negozio di musica stanno leccando; infatti, secondo Kubrick, niente riesce a risvegliare lo spettatore dal torpore meglio del sesso; per questo nel film la donna spesso è ridotta a oggetto, oltre allo scopo di voler criticare la tendenza che la pubblicità stava assumendo per quanto riguarda l'uso dell'immagine del corpo femminile.
La creazione dei costumi è affidata a Milena Canonero. La Canonero, in accordo con Kubrick, decide che i costumi dei Drughi debbano essere un incrocio tra la divisa di un poliziotto e di un supereroe perverso; decide così di farli bianchi: il bianco, che rappresenta sia la purezza, ma anche l'asetticità, la malattia e il cadavere. Secondo Elio Fiorucci, Kubrick ha giocato con l'immagine e il vero contenuto delle cose; il bianco, che trasmette purezza e sicurezza, è in realtà un bianco "degenerato"; esempio ne è anche il latte, che è bianco e trasmette sicurezza, ma in realtà è degenerato, poiché all'interno vi sono delle droghe.
Per la scena di violenza ai danni della signora Alexander, la cui calzamaglia viene tagliuzzata dalle forbici per mano di Alex, Canonero ha dovuto confezionare numerosi capi simili in quanto la scena è stata provata diverse volte.

Colonna sonora
Il film utilizza brani di musica classica molto conosciuti: di Rossini è utilizzata l'ouverture del Guglielmo Tell e le note della sua famosa opera La gazza ladra; di Beethoven, invece, il secondo movimento e, quale leitmotiv del film destinato a rimanere celeberrimo, il quarto movimento, l'Inno alla gioia, dalla Nona sinfonia. In un'intervista televisiva Malcolm McDowell racconta che l'utilizzo della canzone Singin' in the Rain nel film fu del tutto casuale. Durante le riprese della scena del pestaggio e dello stupro a casa dello scrittore, Kubrick, non riuscendo a girare la scena in maniera convincente, chiese a McDowell di provare a cantare e ballare. McDowell improvvisò così Singin' in the Rain: Kubrick ne rimase così entusiasta che dopo solo tre ore aveva già acquistato i diritti della canzone.
Modellato su un romanzo nel quale è già postulata la centralità della musica, convalidata dall'estensione da presenze musicali per circa tre quarti della durata complessiva, Arancia meccanica offre a Kubrick l'opportunità di interrogarsi e proporre spunti di riflessione proprio sul valore della musica nella società, sul suo ruolo nella cultura di massa, sulle sue presunte virtù educative così come sugli impulsi "negativi" che, imprevedibilmente, essa riesce invece a coagulare e a portare alla luce. La dimensione dominante di questa colonna sonora è lo sbeffeggiamento, il sarcasmo, l'irrisione: nelle tracce trovano posto la Nona di Beethoven stravolta al synthetizer da Wendy Carlos, maestra in queste trascrizioni; poi una versione accelerata; l'ouverture del Guglielmo Tell rossiniano che commenta la sequenza, accelerata anch'essa, dell'orgia di Alex con le due fanciulle del Chelsea Drugstore; infine troviamo la musica per il funerale della regina Maria di Purcell. Il cineasta collega le musiche a un'espressività musicale platealmente negativa e "degenerata", come quella di un rock satanico o a una qualunque forma d'arte sospettabile di pregiudizio. Kubrick propone una meditazione sulla musica "alta", quella assoluta e intangibile dei Beethoven, Purcell e Rossini, qui dissacrata da atteggiamenti impertinenti, da "baffi alla Gioconda", ben diversi dall'ossequiosa riverenza a essa tributata in 2001: Odissea nello spazio. Simmetricamente, Kubrick trasferisce poi questa riflessione circa la natura ambigua e indisciplinabile della musica anche su una pagina ben più recente e leggera ma anch'essa "esemplare", a suo modo, in termini di morale: la cinematografica e fortunatissima Singin' in the Rain. Il brano viene caricato di valenze bizzarre e sconcertanti, al punto che lo scandalo musicale, e relativi dibattiti con feroci polemiche, finiranno per focalizzarsi quasi più su questa popolarissima e virtuosa pagina che sui numerosi capitoli di musica colta di quale il lungometraggio è gremito. Le pagine classiche di Arancia meccanica sono sottoposte all'"appetibilizzazione", procedura che permette l'avvicinamento e la demistificazione del protagonista dalle violenze perpetuate. Proprio quest'ultimo brano compare nell'incipit del film ad accompagnare l'autorappresentazione di Alex e si ripresenterà in altre sequenze sempre associate al Korova Milk Bar, luogo di ritrovo della banda dei Drughi, di cui diventa una sorta di tema associato.

Censura
Nonostante Kubrick intendesse condannare la violenza invece di fomentarla, lettere minatorie dalla Gran Bretagna arrivarono a Kubrick e alla sua famiglia, tanto da indurre il regista stesso a chiedere e ottenere dalla Warner Bros il ritiro della pellicola dalle sale locali. Nella maggior parte dei paesi del mondo (Italia compresa) il film fu vietato ai minori di 18 anni e divenne uno dei bersagli preferiti della censura. Anche in Italia il film divise, e il provvedimento di divieto ai minorenni durò fino al 1998, quando una sentenza del Consiglio di Stato lo abbassò ai minori di 14 rendendo così il film utilizzabile anche al piccolo schermo. Per nove anni, né RAI né Mediaset si mostrarono interessate a sfatare quello che da un quarto di secolo era considerato "tabù televisivo": a parte un unico passaggio (1999) nella TV a pagamento (Tele+), Arancia meccanica rimase invenduto fino a quando Telecom Italia Media non ne acquisì i diritti per poi trasmetterlo finalmente in chiaro su La7. Il 25 settembre 2007, preceduto dal documentario La meccanica dell'arancia condotto dal regista Alex Infascelli, il film ruppe questo tabù dopo le ore 22,30 (come previsto per le pellicole vietate ai minori di 14 anni), 35 anni dopo la sua uscita cinematografica. In seguito il film è stato trasmesso da Mediaset su Rete 4 la sera del 26 febbraio 2010, alle ore 23:40 e, nuovamente in seconda serata, l'8 luglio 2012 alle ore 23:45, sempre su Rete 4. Il 12 Ottobre 2013 per la prima volta viene trasmesso in prima serata sul canale del Digitale Terrestre Italia 2.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:53

Barry Lyndon (1975)

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Tratto dal romanzo di William Makepeace Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon. Nonostante all'uscita nelle sale non abbia prodotto incassi cospicui, il film è oggi considerato un capolavoro del cinema mondiale sotto vari aspetti: regia, scenografia, costumi, colonna sonora e, soprattutto, fotografia. Per creare un'opera il più possibile realistica, Kubrick trasse ispirazione dai più famosi paesaggisti del XVIII secolo per scegliere le ambientazioni dei set. Le riprese vennero effettuate nei luoghi in cui è stato ambientato il film: Inghilterra, Irlanda e Germania.
Le scene e i costumi vennero ricavati da quadri, stampe e disegni d'epoca; grazie a ciò il film ottenne i premi Oscar alla migliore scenografia e ai migliori costumi (entrambi assegnati nel 1976). Le riprese vennero invece girate con l'ausilio della luce naturale o, tutt'al più, delle candele e delle lampade a olio per le riprese notturne. Barry Lyndon è un film che assume un ruolo particolarmente importante nella filmografia di Kubrick perché costituisce il momento di maggiore libertà e distanza dai temi sociali, filosofici e politici che a Kubrick sono sempre stati attribuiti: violenza, politica, sesso. È un film fortemente visivo, talmente ricco di immagini e riferimenti estetici (dovute alle vastissime ricerche condotte dall'autore) da farne la più ampia e rigorosa rappresentazione del Settecento che il cinema abbia mai prodotto. La storia viene continuamente ridotta a quadro, a immagine da mostrare, da guardare: una grande tessitura visiva iniziata in esterni, nella profondità di campi lunghissimi e nella fredda luce del nord, dove le figure si stagliano nette sugli orizzonti sconfinati, e chiusa nel fondo nero di una carrozza.
Questa scelta implicò l'utilizzo di lenti rivoluzionarie, studiate dalla Zeiss per la NASA, oltre a nuove macchine da presa messe a punto dalla Panavision. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti uscì il 18 dicembre 1975, mentre in Italia il 1º gennaio 1976.

Trama
Barry è un giovane di bell'aspetto ma dalle origini modeste. Rifiutato dalla donna che ama, intraprende la carriera militare dopo un duello con l'avversario in amore. Stanco della vita militare, con un espediente entra nell'esercito prussiano, divenendo il beniamino del capitano Potzdorf. Ma anche questa volta la fortuna gli volta le spalle e, costretto a fuggire, diventa il compare di un raffinato avventuriero. Con la spada e la pistola si fa largo nella bella società. Ormai è un uomo appagato. Gli manca solo il blasone. Sposando la contessa di Lyndon e assumendone il cognome colma la lacuna. Ma sarà un matrimonio infelice. Il figlio della contessa, nato da un altro matrimonio, lo odia e per molti anni progetterà una vendetta.

Sceneggiatura
Dopo Arancia meccanica, Kubrick decise di dirigere un film a cui lavorava da tempo, Napoleon, biopic su Napoleone Bonaparte. Ma dopo il flop di un film simile, Waterloo di Sergej Fëdorovic Bondarcuk, Kubrick abbandonò il progetto, senza discostarsi però dal film storico. In questo periodo gli passò sottomano il romanzo di William Makepeace Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon, e dunque decise di approfondirlo, iniziando a stendere una prima sceneggiatura.
Una prima stesura dell'opera non comprendeva molti dei dialoghi e la voce narrante era in prima persona, come nel libro dal quale il film è tratto. A questo proposito Kubrick disse:
« Thackeray usava l'osservatore 'imperfetto' – anche se sarebbe più corretto dire l'osservatore 'disonesto' – consentendo al pubblico di giudicare da sé la vita di Redmond Barry. Questa tecnica andava bene per il romanzo, ma non per un film, in cui hai dinanzi a te una realtà oggettiva per forza! Il narratore in prima persona avrebbe funzionato se il film fosse stato una commedia: Barry diceva il suo punto di vista, in contrasto con la realtà oggettiva delle immagini, e allora il pubblico avrebbe riso per questa contrapposizione. Ma Barry Lyndon non è una commedia»
Kubrick riferì di non avere scelto Le memorie di Barry Lyndon, tra i romanzi di Thackeray, a caso:
« Ho avuto l'intera collezione delle opere di Thackeray sulla libreria, a casa, per anni. Dovetti leggere i libri svariate volte prima di arrivare a Barry Lyndon. Prima, ad esempio, mi interessava La fiera della vanità, ma la storia era troppo intricata per essere spiegata solo in un film. Oggi ci sarebbero le miniserie televisive, ma non avevo assolutamente l'intenzione di girarne una»

Cast
Il cast del film comprende Ryan O'Neal nel ruolo di Redmond Barry Lyndon (inizialmente assegnato a Robert Redford), Marisa Berenson nel ruolo di Lady Lyndon, Leon Vitali nel ruolo di Lord Bullington, Patrick Magee nel ruolo dello Chevalier de Balibari e Anthony Sharp nel ruolo di Lord Hallam.
Sharp e Magee avevano già collaborato con Kubrick in Arancia meccanica. In particolare, in un'intervista con Michel Ciment, il regista rivelò le sue impressioni sull'attore protagonista del film, Ryan O'Neal, sino ad allora quasi sconosciuto: «Era l'attore migliore per la parte. Aveva l'aspetto giusto ed ero sicuro che avesse più dote di quanto non ne aveva mostrato sino ad allora. Penso di averci visto giusto, data la sua performance, e non riesco ancora neanche a concepire uno che avrebbe interpretato meglio Barry. Ad esempio, nonostante siano grandi attori, Al Pacino, Jack Nicholson o Dustin Hoffman sarebbero sicuramente stati errati in quel ruolo».

Regia
Per il film, Kubrick cercò di essere quanto più realistico possibile, utilizzando sul set solamente candele o lumi a olio. Tutto ciò per ricreare l'atmosfera tipica del XVIII secolo. A ricreare quest'atmosfera collaborarono anche i quadri di autori come Hayez (Il bacio è riproposto in una scena d'amore tra Barry Lyndon e una sua amante), William Hogarth, Joshua Reynolds, Chardin, Antoine Watteau, Zoffany e altri, come ha rivelato lo scenografo Ken Adam.
Kubrick rivelò di non avere usato quasi nessuno storyboard, per la realizzazione del film, asserendo che sono poche le riprese provenienti da idee lampanti, aggiungendo che anzi il preparare una scena prima di essere sul set può soltanto danneggiarla: «L'ispirazione giusta viene in un momento e basta. Non c'è alcuna alchimia alle spalle, la si riconosce e ci si ispira a essa».
Le riprese durarono 300 giorni, in un arco complessivo di due anni: con un budget di circa 11 milioni di dollari, iniziarono nel giugno 1973 e finirono nel settembre 1975. Per ispirare gli attori, Kubrick faceva ascoltare sul set le musiche che avrebbero fatto da sottofondo, nel montaggio finale, alla scena, come fece Sergio Leone con il cast di C'era una volta il West.
La pellicola venne girata alla Powerscourt Estate, una famosa tenuta del XVIII secolo nella contea di Wicklow, in Irlanda. La casa venne distrutta in un incendio diversi mesi dopo l'inizio delle riprese (nel novembre 1974): per questo il film viene considerato, oltretutto, una sorta di documentario sull'aspetto della dimora prima della sua distruzione.[16] Tra le altre location, il castello di Howard, in Inghilterra (in cui vennero girati gli esterni della tenuta Lyndon), il castello di Dublino, in Irlanda, dimora dello Chevalier e alcuni edifici governativi a Potsdam, vicino Berlino.
Alcune tecniche di ripresa ricollegano direttamente ad altri lavori precedenti del regista: lo zoom e il grandangolo, elementi-chiave in 2001 e Arancia meccanica. Inoltre, alcuni elementi riportavano direttamente al cinema muto: «Penso che il cinema muto avesse molte più qualità del cinema sonoro», asserì Kubrick. Poi, aggiungendo, disse: «[La scena nel terrazzo tra Lady Lyndon e Barry] è tutta molto romantica, però nello stesso tempo credo che suggerisca quell'attrazione vuota che sentono l'uno per l'altra e che scomparirà con la stessa rapidità. Prepara cioè il terreno a tutto quello che seguirà nel loro rapporto».
Con questo film, Kubrick si aggiudicò un BAFTA al miglior regista 1976.

Fotografia
Alla fotografia lavorarono John Alcott e Stanley Kubrick: Kubrick aveva già lavorato con Alcott per 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica e avrebbe continuato in Shining. Alcott venne premiato per il lavoro svolto su Barry Lyndon con un premio Oscar 1976.
L'intento di Kubrick era quello di girare il film senza alcun ausilio di luci artificiali, così da donare alla pellicola un aspetto realistico, «quello di un dipinto o un affresco». Per questo, durante la fase di pre-produzione del film, il regista girò in lungo e in largo alla ricerca di obiettivi molto luminosi. Il compito non fu difficilissimo per Kubrick, che aveva lavorato per diverso tempo alla rivista statunitense Look. Ed DiGiulio, presidente della Cinema Products Corp., rivela che Kubrick giunse un giorno con una proposta quasi "assurda": «Mi chiamò per chiedermi se [...] era possibile adattare per la BNC l'obiettivo Carl Zeiss Planar 50mm f/0.7 che si era appena procurato e che aveva una focale da 50 millimetri e un'apertura massima di f/0.7. Quando lessi le specifiche delle dimensioni, conclusi che sarebbe stato impossibile collegarlo alla sua BNC a causa del diametro e anche perché la parte posteriore sarebbe arrivata a soli 4 mm dal piano della pellicola». Nonostante questo Kubrick insistette sino a quando DiGiulio non accettò di approfondire la questione.

Distribuzione e accoglienza
All'uscita, nel dicembre 1975, il film venne apprezzato particolarmente, per le sue atmosfere barocche, la fotografia e la scenografia. Nonostante tutto, l'accoglienza da parte del pubblico non fu delle più calorose e il critico italiano Enzo Ungari, ad esempio, nel 1976, la definì «svagata» e asserì che Barry Lyndon aveva avuto un po' ovunque degli apprezzamenti «grigiamente positivi».
Brian Koller scrisse che il film è il secondo più bello di Kubrick, successivo solo al Dottor Stranamore, che cattura e fa saltare lo spettatore in un mondo sin troppo realistico. In seguito al successo - quantomeno sotto il punto di vista critico - del film, negli anni successivi molti registi sfornarono una serie di film storici ambientati nel '700, che cercavano di ricreare le atmosfere realistiche: tra questi, I duellanti di Ridley Scott, in cui per altro i duelli svolgono un ruolo fondamentale.
Registi italiani come Bernardo Bertolucci, però, sottolinearono il fatto che anche questo film, come già accadeva in 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica, metteva in risalto il sentimento di amore/odio che Kubrick prova verso la civiltà umana.

Anacronismi
Nonostante la cura maniacale che Kubrick usò per i dettagli del film, come del resto per ogni altra sua regia, nel film compaiono quattro evidenti anacronismi. Il primo riguarda una cartina geografica che viene mostrata, sulla quale compare un treno a vapore, che però all'epoca ovviamente non esisteva. In scene successive, compare un cane di razza Labrador Retriever, che però fu allevata solo a partire da fine Ottocento e riconosciuta nel 1903. Il terzo riguarda una frase detta dalla voce narrante che si riferisce al regno del Belgio dopo la scena della morte di Sir Charles Reginald Lyndon. Il Belgio non è esistito prima del 1830. Il quarto riguarda gli strumenti ad arco dell'orchestra, che sono montati "alla moderna": evidentissimi sono ad esempio i puntali di violoncello e contrabbasso, comparsi solo nel secolo successivo, ed affermatisi addirittura solamente nel XX secolo; inoltre gli archetti sono anch'essi moderni.

Colonna sonora
Per Barry Lyndon, Kubrick abbandonò pezzi di colonna sonora originale, preferendo autori come Händel o Bach. «Per quanto i compositori di colonne sonore possano essere bravi, non saranno mai un Beethoven, un Mozart o un Brahms. Perché usare una colonna sonora discreta quando c'è dell'ottima musica disponibile dal nostro passato più recente?». «Quando completai il montaggio di 2001, avevo fatto registrare alcune musiche originali che volevo usare nel film. Lo stesso compositore, però, davanti al 'Bel Danubio blu' rimase esterrefatto e allora cambiò idea e inserì queste tracce nelle scene. Con Barry Lyndon non ricaddi nell'errore e usai direttamente musiche non originali».
Molte delle tracce, nonostante siano tratte da composizioni di Bach, Schubert e altri, sono state riscritte e riorchestrate da Leonard Rosenman, che collaborò con Kubrick nella scelta dei brani. «La musica del XVIII secolo non è molto drammatica. Sentii il tema di Handel, che fa da sottofondo a molte scene del film, suonato con una chitarra, e stranamente, mi faceva pensare a Ennio Morricone. Allora aggiungemmo i bassi e la musica si adattò perfettamente alla drammaticità della pellicola». Il tema di Handel è la Sarabanda dalla Suite num. 4 in re minore HWV 437 tratta da Nove suite per clavicembalo, scritta per clavicembalo e che Leonard Rosenman arrangiò per orchestra.
La colonna sonora comprende diversi brani composti in epoche posteriori alle vicende narrate, come quelli di Franz Schubert (tra i quali il più famoso è l'Andante con moto dal Trio n. 2 in mi bemolle maggiore per violino, violoncello e pianoforte D. 929).
La cavatina del Barbiere di Siviglia di Paisiello viene sfruttata per due distinte scene di gioco d'azzardo. Una prima volta, senza accompagnamento vocale, nella scena in cui Barry aiuta lo Chevalier a truffare il principe di Tubingen; una seconda, con accompagnamento vocale, poche scene dopo, al tavolo da gioco di Spa in cui Barry e lo Chevalier, tenendo banco, vincono contro Lord Ludd.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:56

Shining (1980)

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Basato sul romanzo omonimo di Stephen King. Shining (The Shining, tradotto fedelmente suonerebbe come "Il luccichìo" o "La luccicanza", quest'ultima traduzione è quella scelta per il doppiaggio italiano) rappresenta una tappa dell'itinerario di attraversamento-appropriazione-sfondamento dei generi cinematografici attuata da Kubrick nel corso della sua carriera.
Nel romanzo omonimo da cui il film è tratto, Stephen King rielabora in chiave thriller il topos caro alla letteratura della casa infestata da fantasmi, trasformandola in albergo e mettendola in rapporto con gli avvenimenti soprannaturali che vi accadono e che hanno per protagonisti un nucleo famigliare composto da una coppia e dal loro unico figlio dotato di poteri paranormali.
Shining è presto diventato un cult movie, entrato nell'immaginario collettivo ed è stato classificato alcune volte come il miglior film horror in assoluto.

Trama
Jack Torrance, scrittore fallito, insegnante disoccupato e con problemi di alcolismo, accetta il lavoro di guardiano invernale in un enorme hotel in Colorado, l'Overlook, sperduto tra le montagne e distante ore di viaggio da qualunque centro abitato. Nel colloquio per l'assunzione, il direttore dell'albergo Stuart Ullman sostiene che il lavoro non è fisicamente pesante, ma presenta difficoltà d'adattamento, poiché il guardiano deve rimanere isolato per circa cinque mesi a causa della neve. Dieci anni prima, infatti, un altro incaricato di nome Delbert Grady, durante la lunga permanenza con la moglie e le figlie gemelle, fu colpito da un fortissimo esaurimento nervoso e, perdendo il lume della ragione, sterminò l'intera famiglia con un'ascia. Jack, quasi divertito, sostiene che questo non è un tipo di situazione che potrebbe capitargli, che egli non è il tipo che patisce l'isolamento, anzi, dichiara di essere in cerca di tranquillità e di solitudine per completare la stesura del suo nuovo romanzo. Così, al termine della stagione di apertura, si trasferisce con la moglie Wendy e il figlio Danny all'Overlook Hotel.
Danny, il figlioletto di Jack, ha doti extrasensoriali, subito notate dal cuoco afro-americano Mr. Halloran, il quale gli rivela di essere anch'egli in possesso della cosiddetta "luccicanza" (shining), ovvero una sorta di potere per il tramite del quale le persone possono prevedere eventi futuri, rivivere quelli passati e comunicare tra loro. L'uomo confida a Danny che vivendo nell'albergo gli potrà capitare di vedere alcuni dei fatti di sangue che vi sono accaduti (l'albergo stesso è stato edificato sul sito di un antico cimitero indiano), ma non dovrà averne paura perché non sono immagini reali. Gli raccomanda tuttavia di non avvicinarsi assolutamente alla camera 237, senza però aggiungere altro.
Passano i giorni e presto la neve rende le strade impraticabili. Nell'albergo deserto, Jack passa le giornate a scrivere il suo romanzo, Wendy a fare i lavori domestici e Danny a fare infiniti giri nell'hotel con il suo triciclo. Ma Jack cade in una crisi creativa e diviene ombroso, irascibile. Danny comincia ad avere inquietanti visioni: incontra le due bambine assassinate dieci anni prima da Mr. Grady, vede fiumi di sangue uscire dall'ascensore e invadere i corridoi, ma riesce fortunatamente a dominare la paura ed a non farsi influenzare dalle visioni.
Jack invece si lascia coinvolgere dai fenomeni inquietanti e senza alcun indugio inizia a dialogare con un inesistente barista dell'hotel degli anni '20, Lloyd, che gli appare nel salone delle feste, e discute con lui dei suoi problemi con l'alcol e del figlio Danny, al quale, anni prima, aveva fatto del male in un accesso di rabbia.
Danny, intanto, trova la camera 237, attirato da una misteriosa pallina che giunge dal nulla. Vedendo la porta aperta, entra dentro ma quando ricompare ai suoi genitori appare fortemente provato, con delle ecchimosi sul collo. Wendy dapprima incolpa il marito ma poi, avendo ascoltato il bambino, comincia a sospettare che nella stanza vi sia qualcuno. Jack si reca allora nella camera 237 e ha una piacevole sorpresa: una giovane e avvenente ragazza nuda esce dalla vasca da bagno e lo abbraccia, per poi trasformarsi in una orribile vecchia sghignazzante (forse un cadavere) che lo mette in fuga. Nonostante lo spavento terribile l'uomo preferisce non dire niente a Wendy.
A questo punto la mente di Jack vacilla...

Analisi del film
L'attore Philip Stone, che interpreta Mr. Grady, è presente in altri due film di Kubrick: Arancia meccanica e Barry Lyndon. L'immagine delle due gemelle, figlie e vittime di Mr. Grady, è ripresa da Identical Twins (1967), una foto di due giovani gemelle, una a fianco all'altra, vestite in velluto: è degli scatti più noti della fotografa Diane Arbus. Alcune scene scartate della sequenza di apertura del film sono state utilizzate a conclusione del film Blade Runner di Ridley Scott, sebbene esse siano presenti solamente nella prima versione con il lieto fine imposto dalla produzione. Inoltre Joe Turkel, che nel film di Kubrick interpreta il barista Lloyd, nel film di Scott interpreta il presidente della Tyrell Corporation.
Nonostante sia ambientanto negli Stati Uniti, gli interni di Shining sono stati girati interamente nei famosi Elstree Studios in Inghilterra. Il set dell'Overlook Hotel fu il più grande mai costruito fino ad allora, poiché includeva una ricostruzione, anche se ridotta, degli esterni dell'albergo. Alcune riprese aeree furono effettuate da una seconda unità dislocata presso il Timberline Lodge che si trova sul monte Hood in Oregon. Queste inquadrature sono riconoscibili dall'assenza del labirinto di siepi, che non è non presente nella location usata come riferimento per l'Overlook Hotel. Molti degli interni sono ispirati all'Ahwahnee Hotel in California. I proprietari del Timberline Lodge chiesero a Kubrick di cambiare il numero della sinistra camera 217, in cui nel romanzo di King ha luogo l'omicidio delle due gemelle, per paura che il pubblico rimanesse impressionato e non volesse più alloggiarvi. Così Kubrick nel suo film modificò il numero della stanza in 237, che non corrispondeva ad alcuna camera dell'hotel reale. Per contro, dopo l'uscita del film, molti ospiti del Timberline Lodge chiesero di poter alloggiare proprio nella stanza 237, e non fu possibile accontentarli.
È del tutto impossibile che, all'altitudine dell'Overlook Hotel (2000-2200 m s.l.m.) - ben al di sopra del limite della vegetazione arborea - possa sopravvivere una siepe di latifoglie sempreverdi, le piante che formano il labirinto. Nel romanzo il labirinto non era presente; al suo posto all'esterno dell'hotel vi erano cespugli e alberi potati a forma di animale, diversi uno dall'altro. In una parte del testo Jack, sotto l'effetto delle pastiglie che assumeva in ogni momento, ha allucinazioni nella quali gli alberi prendono vita e si muovono, spaventandolo. Tutto questo è assente nella rielaborazione di Kubrick.
La figlia di Stanley Kubrick, Vivian, girò Making The Shining (1980), un documentario sulla lavorazione del film, commissionato dalla BBC. Si tratta di un documento inestimabile che mostra il lavoro di Kubrick con attori e tecnici, dietro la macchina da presa, arricchito dall'apporto di diverse interviste attraverso le quali è possibile apprendere le ragioni delle sue scelte stilistiche e tecniche.

Il tempo
Il film si compone di varie unità narrative temporalmente distinte, ciascuna individuata da un titolo: Il colloquio, Chiusura invernale, Un mese dopo, Martedì, Sabato, Lunedì, Mercoledì, ore 16; nella versione americana si aggiungono anche Giovedì (tra Martedì e Sabato) e ore 8 (posto invece fra Mercoledì e ore 16).
Seppure l'impianto di Shining sia tradizionale nel rispetto di una costruzione cronologica degli avvenimenti, come ci informano le varie didascalie che scandiscono temporalmente lo svolgersi di ciò che accade, esso opta per una presentazione in cui è il concetto stesso di tempo (cronologico, cronometrico) che viene messo in discussione. Sono proprio le didascalie, che procedendo per salti improvvisi, dai mesi ai giorni, dai giorni alle ore, orientano il tempo verso quella progressiva riduzione che lo conduce al collasso, rappresentato dalla fotografia in bianco e nero di un ballo del 1921, tra i cui partecipanti c'è anche, Jack Torrance.
È il finale sorprendente del film che introduce un ulteriore elemento di distrofia della realtà: una sorta di circolarità temporale senza fine e senza principio, già in qualche modo sperimentata da Kubrick in 2001: Odissea nello spazio, attraverso la quale viene retrospettivamente sgretolata quella struttura teleologica della narrazione che le didascalie si erano già incaricate di minare. Lo spettatore si viene così a trovare inevitabilmente spossessato della meta cui l'inizio avrebbe dovuto condurlo[senza fonte]. Come ha scritto Sergio Bassetti, "Smarrito nel non-luogo kubrickiano, lo spettatore si scopre incapace di tracciare una mappa coerente e attendibile, in grado di accogliere e armonizzare tutti i dati raccolti nel tragitto filmico: troppe le dissonanze cognitive, i polisensi, le tessere logiche mancanti, i paradossi (ir)razionali". L'unico legame tra le scene che risulta palesemente sottolineato è la presenza del colore rosso, che sembra occupare quasi ogni inquadratura.

Lo spazio, la luce e i colori
La rappresentazione dello spazio in Shining è di particolare interesse: ogni qualvolta l'azione si svolge internamente all'hotel, lo spazio è labirintico, prospetticamente concluso, definito da precisi limiti geometrici, mentre nelle rare riprese in esterni gli unici confini sono quelli dell'orizzonte e delle vicine montagne. In entrambi gli ambienti l'uomo si perde, diventa cosa piccola e insignificante a confronto con la maestosità del paesaggio o con l'imponenza dell'albergo, ed è come dominato, soggiogato dallo spazio. Questo aspetto viene abilmente sottolineato da Kubrick mediante la ripresa dall'alto con veduta panoramica volta a rendere il carattere estremamente selvaggio dei luoghi che circondano l'albergo.
Del resto l'immagine del labirinto di siepi dell'albergo, inquadrato anche dall'alto, la stessa struttura interna dell'albergo che richiama l'idea di un labirinto, rimandano, come dichiarò lo stesso Kubrick, al labirinto mentale nel quale progressivamente si perde il protagonista.
La simmetria, l'eco, il doppio, lo specchio ritornano continuamente nel film: per esempio la parola REDRUM che Danny scrive sulla porta in uno stato di trance significa al contempo MURDER, cioè "assassinio" scritto alla rovescia, ma anche "Red Room", cioè la stanza con il sangue.
Se facciamo eccezione per le poche scene che si svolgono in esterno, la maggior parte del film è girato in interni o di notte, quindi con luce artificiale, fredda e impersonale. Ne deriva una continua sensazione di disagio, di claustrofobia, di nostalgia del sole. Oltre a ciò frequenti sono le scene in cui la luce illumina i soggetti o dal di sotto o da dietro, di volta in volta accentuando gli aspetti diabolici del volto di Jack Nicholson, o semplicemente accecando, disorientando lo spettatore.
Anche i colori hanno nel film un ruolo ben preciso; l'effetto prodotto è sempre quello di una sgradevolezza di fondo, di una sostanziale inaccoglienza dello spazio, che a volte si esprime con una sensazione di malessere e di inadeguatezza. Vi è un frequente uso del bianco in taluni ambienti per accentuare il senso di vuoto e di solitudine; altre volte, come nel caso del bagno rosso. nell'impressione che l'ambiente sia come in grado di esercitare un pressante condizionamento psicologico sui suoi occupanti.

Tecniche di regia
Come di consueto per Kubrick, per la pellicola vennero studiate e impiegate notevoli innovazioni tecnologiche, a partire dalla macchina da presa: la steadycam che permette movimenti veloci senza sobbalzi imprevisti, già utilizzata precedentemente nei film Questa terra è la mia terra, Rocky, Il maratoneta e Halloween, la notte delle streghe, qui adoperata al massimo della sua potenzialità dal suo stesso inventore, Garrett Brown. Per la maggior parte del film la macchina da presa segue gli spostamenti degli attori precedendoli o seguendoli a breve distanza, accentuando il carattere labirintico degli ambienti chiusi e dei lunghi corridoi dell'albergo. Ogni volta che Kubrick intende creare un particolare stato di attesa o di suspense la macchina da presa si avvicina progressivamente e lentamente verso il soggetto che rimane fermo.
Una tecnica di montaggio molto particolare è quella utilizzata per rappresentare le visioni di Danny. In genere, dopo un primo piano di Danny, appare la visione vera e propria, che è realizzata interrompendo bruscamente un'immagine di fondo con un'altra che in genere è di fortissimo impatto emotivo, come, ad esempio, le scene di sangue.

Versioni
Esistono varie versioni di Shining. Dopo la première e una settimana di proiezioni (che duravano 146 minuti), Kubrick tagliò una scena del finale ambientata in un ospedale. La scena vede Wendy in un letto che parla con Mr. Ullman, l'uomo che assunse Jack all'inizio del film, che le dice che la polizia non riesce a trovare il corpo di suo marito all'interno dell'albergo. Il direttore dell'hotel si avvicina al bambino nel letto d'ospedale e gli dà una palla da tennis identica a quella che Danny si vide lanciare sul pavimento dell'albergo dalla stanza 237. Infine viene mostrata la fotografia con Jack. Questa scena fu successivamente tagliata e rispedita allo studio di produzione su ordine della Warner Bros, e ciò limitò il film a 143 minuti, la versione disponibile in Nord America e nel resto del mondo, Europa esclusa.
La versione europea dura infatti solo 119 minuti. Kubrick tagliò personalmente 24 minuti dal film.

Edizioni estere
Kubrick si è occupato anche delle versioni del film distribuite nei paesi in cui esso sarebbe stato doppiato. La frase che Jack scrive ossessivamente sulla macchina da scrivere, nella versione originale del film, è il proverbio All work and no play makes Jack a dull boy. Kubrick ha però girato questa sequenza modificando la lingua del dattiloscritto in italiano, francese, spagnolo, tedesco, perché il film sarebbe stato doppiato in queste lingue nei rispettivi paesi. La frase ossessiva del protagonista è diventata un libro. L'artista newyorkese Phil Buehler ha pubblicato quello che sarebbe il libro al quale lavora Jack Torrance, 80 pagine in cui la frase "All Work and No Play Makes Jack a Dull Boy" viene ripetuta ossessivamente. Le prime 10 pagine ricalcano le pagine visibili nel film, le restanti ipotizzano cosa e come avrebbe potuto scrivere Jack Torrence se avesse continuato il lavoro contemporaneamente alla sua discesa nella pazzia. Anche le didascalie del film (inclusa quella sottostante la foto nel finale) sono state tradotte. Purtroppo, le edizioni DVD del film in tutto il mondo (distribuite dopo la morte del regista) contengono esclusivamente la versione originale inglese del dattiloscritto e delle didascalie, sacrificando le scelte di Kubrick.
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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bonaz » 07/11/2013, 12:59

Tutto molto interessante, Bluto :notworthy:
Grazie :thumbup:
rodmanalbe82 ha scritto:Bonaz ridefinisce il concetto di "come lavorare a fine luglio" :truzzo:
ripper23 ha scritto:Bonaz porta la voglia di non fare un cazzo in ufficio a livelli ineguagliabili :notworthy:
Bluto Blutarsky ha scritto:Annuntio vobis gaudium magnum, habemus Bonaz

:appl: :appl: :appl:

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Re: Stanley Kubrick

Messaggio da Bluto Blutarsky » 07/11/2013, 12:59

Full Metal Jacket (1987)

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Il film è ispirato al romanzo Nato per uccidere (The Short-Timers) di Gustav Hasford, un ex-Marine e corrispondente di guerra che ha collaborato alla sceneggiatura. Il titolo originale si riferisce alla guaina in rame dei proiettili incamiciati, citati da uno dei protagonisti a metà della storia.

Trama
Il film, ambientato durante gli anni della guerra del Vietnam, è diviso in due parti nettamente distinte, rispettivamente l'addestramento militare delle reclute ed i Marine in guerra. La locazione temporale è la fine del 1967 e gli inizi del 1968.
Nel campo di addestramento dei Marines a Parris Island, nella Carolina del Sud, diciassette giovani coscritti per la guerra del Vietnam vengono addestrati duramente. Il severissimo sergente istruttore Hartman tratta le reclute come animali con l'obiettivo di trasformarli in perfetti strumenti di morte, obbligandoli ad amare visceralmente il proprio fucile secondo i dettami del credo del fuciliere, ed appellandoli con soprannomi spesso ignobili. Protagonisti principali sono il brillante e sagace "Joker" ed il goffo "Palla di lardo", dapprima totalmente incapace di imparare la disciplina militare, per poi trasformarsi inaspettatamente in una valida recluta ed ottimo tiratore, a costo di una lunga serie di punizioni, insulti e violenze da parte del sergente e poi dei commilitoni. Ciò gli costerà il suo stato mentale, facendolo diventare paranoico e mentalmente instabile fino a farlo completamente impazzire.
Nella seconda parte del film Joker è in Vietnam a Da Nang, impiegato come giornalista per la rivista militare Stars and Stripes dopo la fine dell'addestramento e quindi all'assegnazione ad un reparto di fanteria. Stanco della monotonia delle retrovie e del peso della censura delle notizie, si fa spedire al fronte di Hué dopo la decisiva offensiva del Têt dei nord-vietnamiti (gennaio 1968) che ha interessato tra l'altro la base dove è dislocato. Assieme al fotografo "Rafterman", bramoso di emozioni belliche, si unirà ad una squadra ritrovando il suo migliore amico "Cowboy", conosciuto ai tempi del corso di addestramento, e facendo la conoscenza di altri marines, tutti condizionati e trasformati dagli orrori della guerra.

Produzione
Leonard viene soprannominato dal sergente Gomer Pyle, dal nome di uno sparuto dinoccolato protagonista di due serie di telefilm anni sessanta interpretati da James Nabor, Gomer Pyle, benzinaio, trasmesso anche in Italia, e Gomer Pyle USMC, arruolato nelle retrolinee con mansioni umili.
Il regista Stanley Kubrick ha preferito ricostruire il Vietnam in un set vicino Londra, importando trecento palme dalla Spagna. La scena della battaglia di Hue è stata girata nel Sussex nella centrale del gas in demolizione del quartiere di Beckton.
Tutti i personaggi asiatici sono interpretati da caratteristi inglesi di origine vietnamita. Il sergente Hartman è interpretato da un ex istruttore dei Marines, Ronald Lee Ermey, congedatosi nei primi anni Settanta per motivi di salute e stabilitosi nelle Filippine divenendo caratterista e pilota di elicotteri. Ha anche partecipato al film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola nella celeberrima scena dell'assalto elicotteristico. Dapprima incaricato da Kubrick come consulente militare fu scritturato come interprete per le sue notevoli capacità parlatorie. Il doppiaggio italiano fu affidato ad Eros Pagni, in quanto essendo anche cantante lirico era il solo in grado di poter tenere il passo.

Distribuzione e accoglienza
Il film esce negli Stati Uniti il 26 giugno 1987, ad appena un anno di distanza dal pluri-premiato Platoon di Oliver Stone, un altro film critico sulla guerra del Vietnam.
Nelle sale cinematografiche italiane il film esce il 6 ottobre 1987e, in tre mesi incassa otto miliardi di lire, piazzandosi poi al quarto posto tra le pellicole più viste dell'anno. Analogamente con quanto avvenuto con Arancia Meccanica e Shining, il film venne vietato ai minori di 18 anni e successivamente il limite venne abbassato consentendo il passaggio in televisione. Tale divieto non impedisce un grande successo di pubblico nelle sale italiane.

Critica
I temi principali del film sono l'odio tra gli uomini e il disprezzo della vita che lega tra di loro i personaggi del film, ma il messaggio principale è che la guerra genera solamente assuefazione alla morte e disumanizzazione totale negli individui suoi protagonisti. Solo chi riesce a conservare la propria personalità e a non farsi omologare dall'assurda mentalità inculcata dall'ambiente militare riuscirà a conservare la propria sanità mentale e a non soccombere agli eventi che precipitano nel sanguinoso finale. Tuttavia il film esprime anche la profonda fascinazione che l'uomo prova per la guerra, vista come terribile avventura, la violenza, la perdita di identità personale del singolo all'interno della macchina bellica e per il militarismo in genere.
Secondo Sandro Bernardi, «il Vietnam da questo film è sparito»: la guerra è visibile in forma estremamente concentrata solo nella seconda parte dell'opera, in cui viene rappresentata anti-epicamente, al di fuori dell'iconografia cinematografica classica (cui nel 1958 si conforma anche, parzialmente, l'altro film di guerra di Kubrick, Orizzonti di gloria) che la vuole in primo piano. Singolare il fatto che le scene di guerra siano ambientate in una città (ricordando la battaglia di Hue del 1968) quando la Guerra del Vietnam è stata combattuta in prevalenza nella giungla, cui è legata l'iconografia più diffusa.
Full Metal Jacket, rispetto ai precedenti film di guerra, e in modo particolare rispetto a tutti quelli sul coinvolgimento americano in Vietnam, è un film sulla psicologia della follia, sulla psicoticità della natura umana, ed è, in rapporto al modo ormai consolidato di fare cinema da parte di Kubrick, contrassegnato da quel «gusto per la sorpresa e per il cambiamento», in cui Michel Ciment ravvisa «uno dei segni della [sua] modernità», un oggetto spiazzante, un'opera in cui la familiarità dello spettatore con la tipologia cui esso dovrebbe appartenere, viene, come d'abitudine, mantenuta e tradita nel medesimo tempo. Il Vietnam è qui un referente del tutto elusivo, privo di un qualsivoglia spessore simbolico, mentre il linguaggio totalmente anti-retorico che infarcisce l'opera impedisce alla "guerra" di elevarsi a metafora e la fa invece ricadere su sé stessa, esponendo agli spettatori il suo lato più feroce, insensato e soprattutto "realistico".

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Eyes Wide Shut (1999)

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Ultima opera del regista, tratta dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler, uscì postuma negli Stati Uniti d'America il 16 luglio 1999 e fu presentata in anteprima europea alla 56ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 1º settembre 1999.

Trama
Il medico Bill e la moglie Alice sono invitati a una sontuosa festa pre natalizia dal milionario Victor Ziegler. Bill, giovane e avvenente, avvicinato da due bellissime ragazze, viene improvvisamente chiamato per prestare le cure del caso a una giovane vittima di un'overdose mentre era in compagnia di Ziegler. Alice, nel frattempo, balla con un affascinante e maturo ungherese il quale non nasconde le proprie intenzioni. Lei però - pur stando al gioco - non cede ad alcuna lusinga ed è anzi prima ingelosita e poi preoccupata dell'assenza di suo marito visto poco prima in compagnia.
La sera successiva marito e moglie parlano della festa ma sotto l'effetto della marijuana la discussione assume toni rabbiosi, facendo affiorare la gelosia. Se Bill sostiene la propria fiducia nella reciproca fedeltà, Alice pare alterarsi raccontandogli di una loro precedente vacanza estiva quando, colpita dall'avvenenza di un giovane ufficiale di Marina intravisto in albergo, ne ha immaginato un rapporto sessuale nonché la fuga dal tetto coniugale. Bill ne resta fortemente turbato quando una telefonata dalla famiglia di un suo paziente appena deceduto, lo distoglie temporaneamente da una situazione critica. Recatosi a casa del defunto per porgere le condoglianze il medico inaspettatamente riceve dalla figlia un'esplicita dichiarazione d'amore che egli declina.
Oramai scosso dagli avvenimenti, Bill anziché rincasare vaga per la New York notturna.

Analisi del film
Percorsi paralleli, quelli di marito e moglie, nello smarrimento e nella presa di coscienza di sé. Percorso tutto interiore e verbale quello femminile (Kubrick sceglie di non mostrare mai il corrispettivo di ciò che Alice racconta, se non per interposta persona, da parte di Bill), percorso oggettivo (empirico) quello maschile, di cui, tuttavia, non è mai chiaro quanto sia reale e quanto sia frutto della proiezione perturbata del protagonista.
Come gli spettatori del film, anche il protagonista di quest'opera definitiva si trova a sperimentare "mediante la coscienza del disorientamento… che cosa significa veramente guardare, imparare, conoscere, vedere".
"La coscienza del disorientamento" (Annette Michelson) è precisamente ciò che per il regista consente di giungere a una più profonda comprensione del mondo, e l'occhio è ovviamente lo strumento privilegiato attraverso cui tale conoscenza si rende possibile, poiché "occorre attraversare l'accecamento per imparare nuovamente a guardare, conoscere e riconoscere la scena del mondo". Il titolo diventa dunque metafora del film stesso e della visione in generale, racchiudendone il senso più intimo all'interno della contraddizione che esprime.
L'etica di Kubrick non è mai impudica né oscena, non c'è niente di ammiccante nelle immagini delle orge. Piuttosto c'è una rappresentazione asettica di un sesso disanimato, artificiale. Kubrick analizza da maestro la povertà del sesso consumato come una ginnastica erotica o come una coazione consumistica. L'eros reale torna ad accendersi solo quando due persone che si amano, una donna e un uomo, che si illudevano di fuggire dalle secche del matrimonio, si ritrovano dopo aver provato la noia della trasgressione programmata.
Il tedio del vivere è un altro tema ricorrente nel film. Non esplicitamente espresso tramite stati d'animo o espressioni del protagonista, si può considerare tuttavia la forza movente che porterà Bill nell'ambigua situazione che costituisce le fondamenta sulle quali è costruito il film. Il dottore, per l'appunto, non sembra affatto turbato della banalità della festa di apertura, né scocciato, per esempio, della routine giornaliera, presentataci tramite il via vai di pazienti. Tuttavia, è il tedio che induce Bill a cercare diversità, cadendo in tentazione prima con la giovane Domino, lasciandosi sedurre, e con il rito esoterico poi. Un concetto di tedio che viene affrontato con leggerezza, poiché non inteso e sviluppato come concetto di "tedium vitae" ma divulgato più come una sorta di noia dovuta ad una vita povera di spunti e situazioni interessanti e inaspettate.
Inoltre, viene dipinto il quadro completo sulla figura umana. Kubrick ci mostra l'incongruenza tra le necessità mentali e quelle fisiche dell'uomo. Considerando il bisogno di vivere su delle certezze (l'origine della creazione della società), l'uomo, essendo l'animale dominante sulla terra, ma pur sempre un animale, non è in grado di resistere ai propri istinti. Illuminando l'ipocrisia del matrimonio, quindi, viene affrontato il discorso di come gli esseri umani (sia uomini che donne) soccombano alle tentazioni derivanti dall'istinto sessuale. Caratteristica prevalente nella scena della festa all'inizio del film, che si può catturare, quando Alice balla con l'ungherese e Bill gioca con le due modelle. Più che mai esaltata durante la confessione di Alice a Bill, quando gli spiega dei suoi desideri sessuali nei confronti di un ufficiale della Marina, ammettendo che l'impeto del desiderio fu forte a tal punto che sarebbe stata disposta a lasciare lui e sua figlia pur di fuggire con l'altro.

L'ultimo Kubrick
"C'è inoltre un romanzo di Arthur Schnitzler, Doppio sogno, che vorrei fare ma su cui non ho ancora cominciato a lavorare". Così dichiarava Stanley Kubrick a Michel Ciment nel corso di un'intervista all'epoca dell'uscita di Arancia meccanica. Il testo di Schnitzler, scoperto agli inizi degli anni cinquanta, l'aveva profondamente affascinato ("Esplora l'ambivalenza sessuale di un matrimonio felice e cerca di equiparare l'importanza dei sogni e degli ipotetici rapporti sessuali con la realtà"), al punto di decidere di trasformarlo, dopo 2001: Odissea nello spazio, nel suo prossimo progetto cinematografico.
Nell'aprile del 1971 un comunicato della Warner Bros. (la casa di produzione con la quale Kubrick avrebbe realizzato tutti i suoi film a partire da Arancia meccanica), dichiarava che il nuovo film del regista sarebbe stato, appunto, Traumnovelle (titolo originale dell'opera di Schnitzler).
Distolto dal progetto dall'intenzione di portare sullo schermo il romanzo di Anthony Burgess (mentre nel frattempo pensava di realizzare, e accantonava il monumentale film su Napoleone Bonaparte) Kubrick avrebbe tenuto in serbo il testo schnitzleriano fino al 1994, quando decideva di contattare lo scrittore Frederic Raphael, già collaboratore di Stanley Donen e John Schlesinger, per trarne una sceneggiatura.
Il clamore e la curiosità morbosa intorno al progetto del regista, di nuovo al lavoro nove anni dopo Full Metal Jacket (le riprese di Eyes Wide Shut iniziano nel novembre del 1996 e si concludono nel gennaio del 1998), il fatto di avere scelto come protagonisti due star come Tom Cruise e Nicole Kidman, ai tempi sposati anche nella realtà (si sarebbero separati a breve, restando questo film l'apice della carriera in coppia), nonché la sua morte improvvisa meno di una settimana dopo averne completato il montaggio, hanno fatto del suo ultimo film, prima ancora di essere visto, uno dei più chiacchierati e attesi della storia del cinema. Alla sua uscita il film suscita l'ormai scontata (per ogni opera del regista a partire da 2001: Odissea nello spazio) contrapposizione tra gli entusiasti e i detrattori, spartiti da una folta schiera di perplessi.
Ancora una volta la critica e il pubblico si trovano al cospetto di un oggetto spiazzante, impervio (alla pari di 2001: Odissea nello spazio, Barry Lyndon, Shining, Full Metal Jacket), la cui mancata collocazione nell'ambito canonico di un genere di appartenenza non ne facilita l'avvicinamento. Insieme a Shining, nel giudizio di Enrico Ghezzi, "il film più lavorato e complesso che sia dato di vedere", un film "che richiede espressamente un "di più" di uno sguardo attento", Eyes Wide Shut (di cui si può dire esattamente lo stesso, non a caso, essendogli Shining coessenziale), opera postuma, definitiva, resta tra tutte quelle di Kubrick una delle più sofisticate.
"La verità è come l'acqua: una piccola quantità ti disseta e ti tiene pulito, ma se è troppa può farti affogare"

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