NOME:
Doc G.
RUOLO:
Avvocato
SOPRANNOME:
Kobayashi
Tre secchi colpi di martelletto zittirono la folla inferocita all’interno dell’aula: “la giuria dichiara l’imputato non colpevole”. Urla di rabbia si fecero largo tra i corridoi e nelle aule del tribunale. L’avvocato della difesa, soddisfatto per il risultato raggiunto, si incamminò verso l’uscita senza badare troppo alle persone che inveivano contro di lui, con in volto un sorriso sardonico. Ad attenderlo all’esterno c’era un auto lussuosa con tanto d’autista. L'avvocato vi salì a bordo non senza risparmiare sguardi di sfida verso la folla ,mettendo a dura prova le guardie giurate che a fatica trattenevano la rabbia delle persone accorse. Mentre restava così, appoggiato alla portiera dell'auto, con quel sorriso sulla folla, l'autista chiedeva se poteva partire.
"Solo un secondo" disse il nostro gigante del foro mentre ammirava e assaporava il suo successo, aspettando lunghi secondi prima di mettersi comodo e dare l'ok all'autista. Alla fine l'auto sfrecciò via, lasciandosi alle spalle grida e insulti. Ma non appena furono lontani dal fragore, l'avvocato cambiò espressione, il sorriso lasciò spazio ad uno sguardo spento e preoccupato. Scuotendo il capo e sciogliendo i muscoli del collo, mormorò in tono serioso: “questo caso è stato fin troppo semplice, i veri problemi arrivano ora”.
La lussuosa berlina con il calare della notte raggiunse -dopo aver attraversato tutta la citta- infine un edificio abbandonato nei pressi del porto.
All’interno di questa fatiscente abitazione una luce tremante illuminava l’unica finestra aperta dalla quale si diffondevano urla selvagge. L’avvocato scese dalla macchina e si incamminò con passo sicuro verso l’edificio. Venne ricevuto in grande stile e con onori degni di un Capo di Stato da uno degli occupanti, con un semplice ma alquanto efficace: “E tu chi cazzo sei?”.
L’avvocato senza scomporsi: “Mi chiamo Doc G., sono un avvocato. Ho un messaggio da recapitare a lor signori”
Senza troppi convenevoli gli fu ordinato di sedersi e di sbrigarsi a parlare.
L’avvocato con il suo consueto aplomb li accontentò: “Voi senza saperlo avete creato molti danni al mio assistito, avete assaltato corrieri della droga, camion porta valori, rubato armi e altri beni custoditi da persone che a loro volta non sapevano chi fosse il reale proprietario. Ora il mio cliente vuole che voi eseguiate un lavoro per lui per ripagare i danni... Inutile dirvi che un eventuale rifiuto avrà conseguenze ben peggiori della morte."
Grasse risate si levarono dall’edificio e sei cannoni cromati si appoggiarno sulla faccia di Doc. G: “Batardo! Noi non lavoriamo per nessuno e il tuo cadavere verrà ridato al tuo capo per fargli capire chi comanda qui!"
L’avvocato non si scompose anzi, con molta calma rincarò la dose: “Fate come volete, ma qualora rifiutaste la sua proposta il primo a morire per mano sua sarei io stesso”
I sei loschi figuri misero via le loro armi, titubanti: “ Ma... Ma per chi cazzo lavori?”
L’avvocato si tolse gli occhiali si asciugò la fronte ed esclamò:” Lavoro per la Cupola”
Il gelo calò nella stanza, il panico era palpabile, una voce tremante esclamò : “Quando dobbiamo iniziare”
Da spavaldi e arroganti ad agnellini abbandonati alla merce del lupo! Potere di un nome: il nome della Cupola.
Doc G. uno degli affiliati più esperti e longevi della Cupola, ha contribuito in maniera pesante alla creazione di questa potentissima organizzazione