GecGreek ha scritto: 29/02/2024, 17:09
perdonami bluto, ma pure quello è un caso una tantum. E tanti di questi casi poi non sono come sembrano, se vai ad approfondire, a me è successo in passato. E di quando succede l'opposto, il 99.999% delle volte, non succede niente e tu non vieni a sapere di niente. Oggi come sempre c'è qualche stronzo che magari ti licenzia per cose assurde, o per razzismo, o per motivazioni politiche... Ma oggi se succede una cosa del genere lo vieni a sapere e viene fatto megafono da quella parte di stampa\rete social che ci marcia sopra.
Fino a poco tempo fa arrivavamo da un razzismo evidente fin dal cinema (dove il nero muore subito, sempre. O i vecchi western con John Wayne in cui manco si nasconde proprio un razzismo pazzesco). Oggi al costo di una società meno bigotta, hai dei casi di gente che perde il lavoro per sciocchezze. Ma è perchè la società moderna impara, con un goffo metodo di tentativi più o meno sballati, ad andare avanti.
Da questa convivenza sempre maggiore con minoranze di ogni genere (incluse le preferenze sessuali), che è una vittoria dell'universalismo umanitario che sarebbe di sinistra, deriva il tanto bistrattato Politically Correct. Se nei luoghi pubblici oggi ci sono sempre più minoranze è normale e fisiologico che serva una pulizia del linguaggio in quei posti rispetto a una volta.
E queste cose che sono assolutamente "di sinistra".
Lo sai cosa è molto di destra, da sempre? La battaglia contro il politically correct. Una volta in Gran Bretagna potevi fare uno slogan politico Tory che era "If you want a nigger for a neighbour, vote liberal or labour" e ora i figli di quel sentimento sono quelli che fanno da cassa di risonanza alla "dittatura del politicamente corretto". Quando in realtà è una cosa perfettamente naturale. E di cui secondo me fai un'analisi approssimativa, perché ti concentri solo sulla parte peggiore e più scabrosa, che come società stiamo tentando di calibrare. Abboccando alla propaganda della destra becera statunitense e british, che poi ha eco qui.
Ma se guardi solo ad una faccia della medaglia, ovvero i pochi casi di licenziamenti ebeti, ti perdi che: un tempo nemmeno potevi dirlo di essere gay e vivere la tua vita normalmente. Dipende da dove venivi e il colore della pelle, avevi molte meno occasioni di oggi, perché i buoni posti di lavoro nemmeno ti prendevano in considerazione. O le migliori scuole. Il P.C. è figlio di queste vittorie e per dargli un'analisi completa bisogna considerare tutto il pacchetto. Non solo quella parte di cui urlano penne di destra reazionaria.
Attenzione: io non sono contro il politicamente corretto (concetto che a volte sui giornali viene confuso con la
cancel culture, mentre si tratta di due cose molto diverse).
Nella maggior parte dei contesti, il politicamente corretto equivale alla buona educazione: se parlo in pubblico, o se sono alla presenza di un nero che non conosco, non userei la parola "negro". E non la vivo come una limitazione di libertà. Uso questa parola se il contesto lo giustifica, tipo adesso qui, o scherzando con un mio amico nigeriano con cui abbiamo un nostro codice comunicativo per cui so che ci ride sopra lui per primo.
(Certo, già qui ci sarebbero un sacco di obiezioni, tipo:
_ che le parole acquisiscono potenza violenta a furia di vietarle;
_ che le parole cambiano di significato. Quando andavo alle elementari ci dicevano che "di colore" era la formula da usare per essere rispettosi: oggi è considerata offensiva;
_ che spesso non c'è accordo neanche fra le stesse minoranze: tanti gay usano con orgoglio la parola "frocio" (negli anni Novanta era proprio uno slogan che sentivi nei Gay Pride, "Rivoluzione frocia"), altri la rifiutano. Chi ha ragione?
_ che le parole sono solo uno degli elementi per giudicare un discorso. Tutti gli altri (il tono, il contesto, il veicolo...) non vengono mai considerati, ma sono ugualmente importanti. Per capirci: io posso dirti la cosa più violenta del mondo senza usare parolacce, e la cosa più affettuosa usandole;
ma di tutte queste cose parliamo un'altra volta)
Sono contrario al far diventare il politicamente corretto un'imposizione, perché ottieni l'effetto opposto: radicalizzare chi crede che dire "negro" sia un suo diritto inalienabile (oltre al fatto che, se una scelta è imposta, che valore ha? Essere liberi di fare qualcosa e scegliere di non farlo, questa è una scelta che ha valore. La libertà aumenta la responsabilità delle persone, non la diminuisce).
Parlavamo di cosa è o non è "di sinistra". Io penso che voglia dire, tra le altre cose, difendere tanto i diritti civili quanto quelli sociali. Ma se da una parte abbiamo un nero che si è sentito chiamare "negro", e dall'altra un tizio che perde il suo lavoro per averlo chiamato "negro", chi sta subendo le conseguenze mille volte più gravi è il secondo, anche se ha sbagliato. Qui ormai si crede che una parola possa rappresentare davvero una violazione dei diritti umani (lo so, lo so, su questo veniamo da secoli di retorica tipo "La penna è più potente della spada", ma chi dice questa frase dimostra di non essere mai stato passato da parte a parte con una sciabola).
Il problema vero - tralascia pure tutto quello che ho scritto fino a ora, la parte importante viene adesso - è che questi episodi (tu mi assicuri essere pochi; non ne sono persuaso, ma spero converrai con me che, se anche fosse, ognuno di questi è una piccola ingiustizia) non stanno aiutando la causa delle minoranze. Se ogni licenziamento migliorasse anche solo di un millimetro l'universalismo umanitario, sarei quasi d'accordo con te. Ma le cose non stanno andando così. Al contrario, hanno generato un clima per cui gli americani sono spaccati in due opposti estremismi. E la metà di qua sta per rieleggere Presidente Donald Trump. Il fenomeno della
cancel culture ha meno di dieci anni: davvero qualcuno pensa che, in quanto a tolleranza negli strati più popolari della società, le cose siano migliorate rispetto - diciamo - agli anni in cui c'era Obama? L'integrazione di gay o immigrati era per fortuna già in atto, è ovvio che le cose vadano meglio rispetto agli anni Sessanta, ma questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori, o che le cose non potrebbero regredire.
Ultima cosa, che come al solito sono andato lunghissimo: queste sono anche le posizioni della destra? Purtroppo sì, anche se alla destra non è mai fregato nulla della libertà di espressione, figurarsi: lo fa per cavalcare in maniera becera una certa insofferenza. Ma possono essere anche le posizioni della sinistra. Lo dimostra l'appello di Harper's per la libertà di espressione, che è stato firmato da Noah Chomsky, Margaret Atwood, Salman Rushdie, Martin Amis, Francis Fukuyama e tanti altri. Lo dimostra lo stesso Obama, che quando andò a parlare all'università mi sembra di Chicago strigliò gli studenti (che avevano boicottato l'intervento di un conservatore durante una conferenza) al grido di "Cos'è questa storia che non fate parlare chi non la pensa come voi?". E lo dimostra anche Martin Luther King, che sosteneva che l'emancipazione si basasse sul considerare l'identità razziale irrilevante (l'esatto contrario di quello che accade oggi).
"La verità è come l'acqua: una piccola quantità ti disseta e ti tiene pulito, ma se è troppa può farti affogare"