C'era una volta il Cinema
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Re: C'era una volta il Cinema
1. Indiana Jones e il tempio maledetto
2. Schindler's list
3. Hook
4. Minority report
5. Jurassic Park
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5. Jurassic Park
Allen did not win a ring in Philadelphia, but he won something more. He won the heart of the city.


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Re: C'era una volta il Cinema
1. Schindler List
inutile girarci attorno, è il miglior film ever sull'olocausto. Il più intimo e delicato, realizzato rispettando il più possibile i fatti storici reali
2. Impero del Sole
ho un legame particolare con questo film che vidi quando ero ancora piccolino. Malkovich è eccezionale e Bale sfoggia una delle migliori baby interpretazioni della storia del cinema. E' stato anche molto interessante volgere lo sguardo della WWII verso oriente e raccontare la fine di un impero (quello giapponese) e della sua cultura. Inoltre è una rottura nel genere cinematografico spielberghiano con i suoi ideali di infanzia libera e sognante.
3. Indiana Jones e l'ultima crociata
uno dei pochi casi in cui il terzo episodio della trilogia è forse il migliore. Però aver aggiunto Connery, la ricerca dei nazisti del santo graal e il tempio di Petra in Giordania ha aiutato. Inoltre approfondire il rapporto figlio/padre di Indiana Jones sposta (un tantino) il clima gioviale di questi film su un aspetto più emotivo.
4. e 5. sullo stesso piano E.T l'extraterrestre e lo Squalo
il colore viola e Jurassic Park, per motivi molto diversi, andrebbero messi ugualmente.
in generale Spielberg è stato capace di girare film di medio-alto livello quasi sempre, fondendo le due grandi componenti del cinema americano : Entertainment e storicità.
e penso a film come Lawrence D'Arabia, Ben-Hur ed anche ad alcuni di Ford.
vedo molto nel suo cinema un richiamo ai kolossal storici americani, rivisti e resi più accessibili al pubblico con ironia e benevolenza.
non è tra i miei registi preferiti, ma gli riconosco di essere stato tra i primi ad intercettare un nuovo filone cinematografico e di averlo proposto con una certa costanza, senza mai scemare troppo il livello dei contenuti.
non mi piace invece la sua visione eccessivamente bonaria, che nasconde in realtà le idee di un gran furbacchione.
ma alla fine è un difetto comune tra i registi di successo.
inutile girarci attorno, è il miglior film ever sull'olocausto. Il più intimo e delicato, realizzato rispettando il più possibile i fatti storici reali
2. Impero del Sole
ho un legame particolare con questo film che vidi quando ero ancora piccolino. Malkovich è eccezionale e Bale sfoggia una delle migliori baby interpretazioni della storia del cinema. E' stato anche molto interessante volgere lo sguardo della WWII verso oriente e raccontare la fine di un impero (quello giapponese) e della sua cultura. Inoltre è una rottura nel genere cinematografico spielberghiano con i suoi ideali di infanzia libera e sognante.
3. Indiana Jones e l'ultima crociata
uno dei pochi casi in cui il terzo episodio della trilogia è forse il migliore. Però aver aggiunto Connery, la ricerca dei nazisti del santo graal e il tempio di Petra in Giordania ha aiutato. Inoltre approfondire il rapporto figlio/padre di Indiana Jones sposta (un tantino) il clima gioviale di questi film su un aspetto più emotivo.
4. e 5. sullo stesso piano E.T l'extraterrestre e lo Squalo
il colore viola e Jurassic Park, per motivi molto diversi, andrebbero messi ugualmente.
in generale Spielberg è stato capace di girare film di medio-alto livello quasi sempre, fondendo le due grandi componenti del cinema americano : Entertainment e storicità.
e penso a film come Lawrence D'Arabia, Ben-Hur ed anche ad alcuni di Ford.
vedo molto nel suo cinema un richiamo ai kolossal storici americani, rivisti e resi più accessibili al pubblico con ironia e benevolenza.
non è tra i miei registi preferiti, ma gli riconosco di essere stato tra i primi ad intercettare un nuovo filone cinematografico e di averlo proposto con una certa costanza, senza mai scemare troppo il livello dei contenuti.
non mi piace invece la sua visione eccessivamente bonaria, che nasconde in realtà le idee di un gran furbacchione.
ma alla fine è un difetto comune tra i registi di successo.
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Re: C'era una volta il Cinema
visioni recenti.
mia madre: nanni si confronta nuovamente con la malattia, la degenza e il lutto (che deve ancora arrivare, ma è palpabile). e lo fa in maniera (credo) profondamente autobiografica, con grande delicatezza. ho sempre preferito il nanni che parla di emozioni rispetto a quello che parla di idee, e questa ne è l'ennesima conferma. buy eccezionale nel trasmettere non solo ciò che il regista vuole, ma ciò che il regista è (con i suoi tic, le sue ossessioni, i suoi spigoli) ****
i bambini del cielo: bambino iraniano va a recuperare le scarpe della sorellina rammendate dal calzolaio, ma le perde sul tragitto verso casa. è una tragedia, perché la famiglia non può permettersi di comprarne un altro paio e senza quelle non si va a scuola. majid majidi è un regista che non fa mistero di buttarla sui sentimenti e sul pietismo, ma quando la storia è così potente nella sua semplicità, non puoi che arrenderti. commovente e bellissimo ****
oceania: film di animazione dal titolo misterioso (l'originale è moana, in europa diventato vaiana, in italia oceania ma senza cambiare il nome della protagonista) sempre sul filone delle protagoniste femminili che se ne sbattono della famiglia, dei ruoli sociale, ecc. divertente, e con quel pizzico di ambientalismo che non guasta ***/
anime nere: dubitavo che potesse essere bello quanto lo descrivevano le altre recensioni su questo forum. e mi sbagliavo. film di silenzi e improvvise esplosioni, con la violenza quasi sempre fuori campo. racconta tantissimo con una storia essenziale, sostenuta da fotografia e ambienti super affascinanti. bravissimi gli attori, alcuni volutamente non professionisti ****
citizenfour: documentario su ed snowden, che ha contribuito a svelare la capillarità dei controlli che il governo statunitense (e probabilmente altri) svolge sull'intera popolazione. interessante e molto ben strutturato ***/
touch of evil: uno non si rende conto di quanto nefasta sia la traduzione italiana del titolo finché non vede il film. cioè veramente avevano le pigne in testa. capolavoro (forse il capolavoro?) di orson welles, che ha definito un genere. tutto gira alla perfezione. e il personaggio di quinlan, interpretato da welles stesso, è gigantesco. fortunatamente restaurato nel '98 secondo le volontà del regista, con il celeberrimo piano sequenza iniziale pulito dai titoli di testa ****/
the disaster artist: geniale omaggio di james franco al suo feticcio tommy wiseau, autore di quello che è considerato il più brutto film della storia (the room, che non ho visto ma mi sono bastati alcuni estratti su youtube). si ride molto, spesso però con quel velo di tristezza che accompagna tutti i personaggi così bizzarri, che spesso sono anche profondamente soli ***/
mia madre: nanni si confronta nuovamente con la malattia, la degenza e il lutto (che deve ancora arrivare, ma è palpabile). e lo fa in maniera (credo) profondamente autobiografica, con grande delicatezza. ho sempre preferito il nanni che parla di emozioni rispetto a quello che parla di idee, e questa ne è l'ennesima conferma. buy eccezionale nel trasmettere non solo ciò che il regista vuole, ma ciò che il regista è (con i suoi tic, le sue ossessioni, i suoi spigoli) ****
i bambini del cielo: bambino iraniano va a recuperare le scarpe della sorellina rammendate dal calzolaio, ma le perde sul tragitto verso casa. è una tragedia, perché la famiglia non può permettersi di comprarne un altro paio e senza quelle non si va a scuola. majid majidi è un regista che non fa mistero di buttarla sui sentimenti e sul pietismo, ma quando la storia è così potente nella sua semplicità, non puoi che arrenderti. commovente e bellissimo ****
oceania: film di animazione dal titolo misterioso (l'originale è moana, in europa diventato vaiana, in italia oceania ma senza cambiare il nome della protagonista) sempre sul filone delle protagoniste femminili che se ne sbattono della famiglia, dei ruoli sociale, ecc. divertente, e con quel pizzico di ambientalismo che non guasta ***/
anime nere: dubitavo che potesse essere bello quanto lo descrivevano le altre recensioni su questo forum. e mi sbagliavo. film di silenzi e improvvise esplosioni, con la violenza quasi sempre fuori campo. racconta tantissimo con una storia essenziale, sostenuta da fotografia e ambienti super affascinanti. bravissimi gli attori, alcuni volutamente non professionisti ****
citizenfour: documentario su ed snowden, che ha contribuito a svelare la capillarità dei controlli che il governo statunitense (e probabilmente altri) svolge sull'intera popolazione. interessante e molto ben strutturato ***/
touch of evil: uno non si rende conto di quanto nefasta sia la traduzione italiana del titolo finché non vede il film. cioè veramente avevano le pigne in testa. capolavoro (forse il capolavoro?) di orson welles, che ha definito un genere. tutto gira alla perfezione. e il personaggio di quinlan, interpretato da welles stesso, è gigantesco. fortunatamente restaurato nel '98 secondo le volontà del regista, con il celeberrimo piano sequenza iniziale pulito dai titoli di testa ****/
the disaster artist: geniale omaggio di james franco al suo feticcio tommy wiseau, autore di quello che è considerato il più brutto film della storia (the room, che non ho visto ma mi sono bastati alcuni estratti su youtube). si ride molto, spesso però con quel velo di tristezza che accompagna tutti i personaggi così bizzarri, che spesso sono anche profondamente soli ***/
- Brian_di_Nazareth
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Re: C'era una volta il Cinema
1. Schindler's List -> concordo, forse il miglior film sull'Olocausto
2. E.T. -> Intergeneazionale
3. Indiana Jones e l'Ultima Crociata -> il più maturo dei 3
4. Il Colore Viola -> delicato e malinconico
5. Minority Report -> Avere Dick come "sceneggiatore" aiuta
Onorable mentions: Ready Player One e The Post.
Tra parentesi Ready Player One è uno di quei film di Spielberg che unisce le generazioni contemporaneamente (o meglio i padri over 40 e figli under 10
)
2. E.T. -> Intergeneazionale
3. Indiana Jones e l'Ultima Crociata -> il più maturo dei 3
4. Il Colore Viola -> delicato e malinconico
5. Minority Report -> Avere Dick come "sceneggiatore" aiuta
Onorable mentions: Ready Player One e The Post.
Tra parentesi Ready Player One è uno di quei film di Spielberg che unisce le generazioni contemporaneamente (o meglio i padri over 40 e figli under 10

- darioambro
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Re: C'era una volta il Cinema
la mia Top 5
1-ET
2-Schindler's List
3-Lo Squalo
4-Amistad
5- Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo
poco dopo Munich, Lincoln, The Post, Jurassic Park, Minority Report, Salvate il Soldato Ryan
1-ET
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if you don't believe in yourself, nobody's will do. Kobe
"All the way from Tampa, Florida, ....Obituary"
https://www.youtube.com/watch?v=k5aNq2fjdEw
let me tell you something, I don't need no doctor, all I need is my L.O.V.E machine (WASP)
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- Bonaz
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Re: C'era una volta il Cinema
Stasera Parasite su Sky
rodmanalbe82 ha scritto:Bonaz ridefinisce il concetto di "come lavorare a fine luglio"
ripper23 ha scritto:Bonaz porta la voglia di non fare un cazzo in ufficio a livelli ineguagliabili![]()
Bluto Blutarsky ha scritto:Annuntio vobis gaudium magnum, habemus Bonaz
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- Bluto Blutarsky
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Re: C'era una volta il Cinema
Visioni da quarantena.
It
Un’occasione persa. Cinque ore sono insufficienti per riassumere la complessità delle 1200 pagine del romanzo di Stephen King. Questo film, pur semplificando molto, prova a restare fedele allo spirito del libro, ma molte cose finisce per banalizzarle. In più è penalizzato dalla scelta di rinunciare all’andirivieni temporale che era uno dei motivi del fascino del romanzo. Dimenticando King e prendendolo come horror a sé stante, non fa mai paura. La miniserie televisiva degli anni Novanta era fatta con pochi mezzi e attori scadenti, ma Tim Curry nel ruolo di Pennywise era dieci volte più inquietante di questo, a cui hanno voluto dare delle fattezze troppo demoniache.
Voto: 5
La gabbianella e il gatto
Sarà per il fatto che l’ho visto all’indomani della scomparsa di Sepulveda, ma mi ha toccato. Nella sua semplicità va dritto al bersaglio. Il messaggio in favore della diversità, della tolleranza e dell’ecologia è cristallino, mai pedante. Un’orazione civile raccontata con i toni della poesia e della fiaba.
Voto: 7
Paterson
Qui ammetto le mie colpe. È sicuramente un limite mio, non essere riuscito a entrare in sintonia con questa piccola storia di poesia quotidiana. È che mi è sembrato tutto abbastanza studiato a tavolino, programmatico, privo di vera ispirazione, a partire dal ripetersi dello schema narrativo (lui si sveglia, va al lavoro, vede qualcosa che lo colpisce, ci scrive sopra una poesia). Ripeto, magari sotto la superficie c’è tanto altro che mi è sfuggito, ma penso si possa dire serenamente che Jarmusch ha fatto di meglio. E poi, solo a me il personaggio della mogliettina è parso abbastanza inquietante?
Voto: comunque 6,5
Noi
Un altro compito portato a termine con diligenza, ma la sensazione è che, rispetto alla graffiante satira di Get out, questo home invasion pecchi un po’ in originalità. Jordan Peele dirige bene e sa trarre il meglio dai suoi attori, ma spinge troppo sul significato allegorico e scivola su un colpo di scena finale tanto telefonato quanto discutibile sul piano della logica ( se Adelaide in realtà faceva parte del popolo degli incatenati, come può avere ricordi delle vicende precedenti alla visita nella casa degli specchi?). Per un autore è giusto variare registro, ma questo Noi da qualunque parte lo si guardi sembra un po’ un passo indietro.
Voto: 6
I due papi
Premetto che non ho idea di quanto ci sia di vero nelle vicende narrate, ma poco importa. Con i papi il cinema ha sempre fatto un po’ fatica, facendone o delle macchiette o dei santini. Un difetto che questo film non ha. Il Ratzinger di Anthony Hopkins e il Bergoglio di Jonathan Pryce sono tra i personaggi meglio scritti degli ultimi anni. Molto più complessi di quanto i fan dell’uno o dell’altro vorrebbero. Al regista e allo sceneggiatore interessa indagare il pensiero di due uomini diversissimi, che hanno quei pensieri perché hanno avuto quelle vite.
Voto: 7,5
Tucker – Un uomo e il suo sogno
Biopic sul geniale e sfortunato imprenditore automobilistico, appartiene al filone “film che Coppola ha girato dopo gli anni Settanta e che quindi fatichiamo a ricordare”. Sembra un film di Frank Capra, o dello Spielberg di The post e Il ponte delle spie, ma a differenza di questi ultimi, il lieto fine è solo apparente, in realtà il Sogno Americano è un’illusione. È il pregio del film. È come se Coppola volesse risarcire moralmente uno sconfitto della storia che però aveva il coraggio di sognare.
Voto: 7
Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti
Sì… Cioè, boh… Non male, eh. Ci sono dei bei momenti. Però… Qualcuno ci ha capito qualcosa?
(Scherzi a parte, il bello del cinema è anche questo: ogni tanto ti fa misurare con culture e linguaggi che altrimenti non avresti mai conosciuto, anche con il rischio di capirci poco. Non ditelo a quelli che passano la vita guardando serie tv americane)
Voto: 6,5 politico
Breakfast Club
Non avevo mai visto questo classico del cinema adolescenziale anni 80. Mi aspettavo una commediola abbastanza spensierata, e invece mi sbagliavo, il film è molto meglio di quello che credevo. Ha un grande difetto: i cinque protagonisti sono talmente stereotipati (il secchione, l’atleta, la ragazza-bene, lo scapestrato, la dark) che, dopo venti secondi, abbiamo già capito tutto di loro. Il resto del film è il tentativo, riuscito solo in parte, di dare loro uno spessore. Peccato, perché tutto il resto funziona a meraviglia, le note leggeri e le improvvise incursioni drammatiche. E poi ha un pregio enorme: la sincerità. È un film sincero e sentito, che guarda con affetto al mondo degli adolescenti provando empatia per i loro drammi. L’altra faccia degli anni 80.
Voto: 7,5 (ma sì, arrotondiamo)
It
Un’occasione persa. Cinque ore sono insufficienti per riassumere la complessità delle 1200 pagine del romanzo di Stephen King. Questo film, pur semplificando molto, prova a restare fedele allo spirito del libro, ma molte cose finisce per banalizzarle. In più è penalizzato dalla scelta di rinunciare all’andirivieni temporale che era uno dei motivi del fascino del romanzo. Dimenticando King e prendendolo come horror a sé stante, non fa mai paura. La miniserie televisiva degli anni Novanta era fatta con pochi mezzi e attori scadenti, ma Tim Curry nel ruolo di Pennywise era dieci volte più inquietante di questo, a cui hanno voluto dare delle fattezze troppo demoniache.
Voto: 5
La gabbianella e il gatto
Sarà per il fatto che l’ho visto all’indomani della scomparsa di Sepulveda, ma mi ha toccato. Nella sua semplicità va dritto al bersaglio. Il messaggio in favore della diversità, della tolleranza e dell’ecologia è cristallino, mai pedante. Un’orazione civile raccontata con i toni della poesia e della fiaba.
Voto: 7
Paterson
Qui ammetto le mie colpe. È sicuramente un limite mio, non essere riuscito a entrare in sintonia con questa piccola storia di poesia quotidiana. È che mi è sembrato tutto abbastanza studiato a tavolino, programmatico, privo di vera ispirazione, a partire dal ripetersi dello schema narrativo (lui si sveglia, va al lavoro, vede qualcosa che lo colpisce, ci scrive sopra una poesia). Ripeto, magari sotto la superficie c’è tanto altro che mi è sfuggito, ma penso si possa dire serenamente che Jarmusch ha fatto di meglio. E poi, solo a me il personaggio della mogliettina è parso abbastanza inquietante?
Voto: comunque 6,5
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Un altro compito portato a termine con diligenza, ma la sensazione è che, rispetto alla graffiante satira di Get out, questo home invasion pecchi un po’ in originalità. Jordan Peele dirige bene e sa trarre il meglio dai suoi attori, ma spinge troppo sul significato allegorico e scivola su un colpo di scena finale tanto telefonato quanto discutibile sul piano della logica ( se Adelaide in realtà faceva parte del popolo degli incatenati, come può avere ricordi delle vicende precedenti alla visita nella casa degli specchi?). Per un autore è giusto variare registro, ma questo Noi da qualunque parte lo si guardi sembra un po’ un passo indietro.
Voto: 6
I due papi
Premetto che non ho idea di quanto ci sia di vero nelle vicende narrate, ma poco importa. Con i papi il cinema ha sempre fatto un po’ fatica, facendone o delle macchiette o dei santini. Un difetto che questo film non ha. Il Ratzinger di Anthony Hopkins e il Bergoglio di Jonathan Pryce sono tra i personaggi meglio scritti degli ultimi anni. Molto più complessi di quanto i fan dell’uno o dell’altro vorrebbero. Al regista e allo sceneggiatore interessa indagare il pensiero di due uomini diversissimi, che hanno quei pensieri perché hanno avuto quelle vite.
Voto: 7,5
Tucker – Un uomo e il suo sogno
Biopic sul geniale e sfortunato imprenditore automobilistico, appartiene al filone “film che Coppola ha girato dopo gli anni Settanta e che quindi fatichiamo a ricordare”. Sembra un film di Frank Capra, o dello Spielberg di The post e Il ponte delle spie, ma a differenza di questi ultimi, il lieto fine è solo apparente, in realtà il Sogno Americano è un’illusione. È il pregio del film. È come se Coppola volesse risarcire moralmente uno sconfitto della storia che però aveva il coraggio di sognare.
Voto: 7
Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti
Sì… Cioè, boh… Non male, eh. Ci sono dei bei momenti. Però… Qualcuno ci ha capito qualcosa?
(Scherzi a parte, il bello del cinema è anche questo: ogni tanto ti fa misurare con culture e linguaggi che altrimenti non avresti mai conosciuto, anche con il rischio di capirci poco. Non ditelo a quelli che passano la vita guardando serie tv americane)
Voto: 6,5 politico
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Non avevo mai visto questo classico del cinema adolescenziale anni 80. Mi aspettavo una commediola abbastanza spensierata, e invece mi sbagliavo, il film è molto meglio di quello che credevo. Ha un grande difetto: i cinque protagonisti sono talmente stereotipati (il secchione, l’atleta, la ragazza-bene, lo scapestrato, la dark) che, dopo venti secondi, abbiamo già capito tutto di loro. Il resto del film è il tentativo, riuscito solo in parte, di dare loro uno spessore. Peccato, perché tutto il resto funziona a meraviglia, le note leggeri e le improvvise incursioni drammatiche. E poi ha un pregio enorme: la sincerità. È un film sincero e sentito, che guarda con affetto al mondo degli adolescenti provando empatia per i loro drammi. L’altra faccia degli anni 80.
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Re: C'era una volta il Cinema
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Io invece ho recuperato questa perla, locandina splendida tra l'altro.
Storia di uomini in fuga, disperati e senza alternative che devono trasportare due camion di casse di nitroglicerina attraverso la jungla sudamericana.
Film teso, maschio, pregno di suspense e scene cult girate senza effetti speciali in ambienti abbastanza estremi (qualcuno ha pensato a Herzog? Siam da quelle parti).
Friedkin si conferma un maestro.

Io invece ho recuperato questa perla, locandina splendida tra l'altro.
Storia di uomini in fuga, disperati e senza alternative che devono trasportare due camion di casse di nitroglicerina attraverso la jungla sudamericana.
Film teso, maschio, pregno di suspense e scene cult girate senza effetti speciali in ambienti abbastanza estremi (qualcuno ha pensato a Herzog? Siam da quelle parti).
Friedkin si conferma un maestro.
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Re: C'era una volta il Cinema
Sì Bluto, la moglie in Paterson non solo è inquietante, è una gran secca balle. Mamma mia, insopportabile
Quoto la tua recensione per Noi, sul finale ho pensato la stessa cosa. Comunque passo indietro rispetto a scappa get out
Quoto la tua recensione per Noi, sul finale ho pensato la stessa cosa. Comunque passo indietro rispetto a scappa get out
rodmanalbe82 ha scritto:Bonaz ridefinisce il concetto di "come lavorare a fine luglio"
ripper23 ha scritto:Bonaz porta la voglia di non fare un cazzo in ufficio a livelli ineguagliabili![]()
Bluto Blutarsky ha scritto:Annuntio vobis gaudium magnum, habemus Bonaz
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Re: C'era una volta il Cinema
Lo zio Boonmee 6.5Bluto Blutarsky ha scritto: 08/05/2020, 10:55Visioni da quarantena.
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Un’occasione persa. Cinque ore sono insufficienti per riassumere la complessità delle 1200 pagine del romanzo di Stephen King. Questo film, pur semplificando molto, prova a restare fedele allo spirito del libro, ma molte cose finisce per banalizzarle. In più è penalizzato dalla scelta di rinunciare all’andirivieni temporale che era uno dei motivi del fascino del romanzo. Dimenticando King e prendendolo come horror a sé stante, non fa mai paura. La miniserie televisiva degli anni Novanta era fatta con pochi mezzi e attori scadenti, ma Tim Curry nel ruolo di Pennywise era dieci volte più inquietante di questo, a cui hanno voluto dare delle fattezze troppo demoniache.
Voto: 5La gabbianella e il gatto
Sarà per il fatto che l’ho visto all’indomani della scomparsa di Sepulveda, ma mi ha toccato. Nella sua semplicità va dritto al bersaglio. Il messaggio in favore della diversità, della tolleranza e dell’ecologia è cristallino, mai pedante. Un’orazione civile raccontata con i toni della poesia e della fiaba.
Voto: 7Paterson
Qui ammetto le mie colpe. È sicuramente un limite mio, non essere riuscito a entrare in sintonia con questa piccola storia di poesia quotidiana. È che mi è sembrato tutto abbastanza studiato a tavolino, programmatico, privo di vera ispirazione, a partire dal ripetersi dello schema narrativo (lui si sveglia, va al lavoro, vede qualcosa che lo colpisce, ci scrive sopra una poesia). Ripeto, magari sotto la superficie c’è tanto altro che mi è sfuggito, ma penso si possa dire serenamente che Jarmusch ha fatto di meglio. E poi, solo a me il personaggio della mogliettina è parso abbastanza inquietante?
Voto: comunque 6,5Noi
Un altro compito portato a termine con diligenza, ma la sensazione è che, rispetto alla graffiante satira di Get out, questo home invasion pecchi un po’ in originalità. Jordan Peele dirige bene e sa trarre il meglio dai suoi attori, ma spinge troppo sul significato allegorico e scivola su un colpo di scena finale tanto telefonato quanto discutibile sul piano della logica ( se Adelaide in realtà faceva parte del popolo degli incatenati, come può avere ricordi delle vicende precedenti alla visita nella casa degli specchi?). Per un autore è giusto variare registro, ma questo Noi da qualunque parte lo si guardi sembra un po’ un passo indietro.
Voto: 6I due papi
Premetto che non ho idea di quanto ci sia di vero nelle vicende narrate, ma poco importa. Con i papi il cinema ha sempre fatto un po’ fatica, facendone o delle macchiette o dei santini. Un difetto che questo film non ha. Il Ratzinger di Anthony Hopkins e il Bergoglio di Jonathan Pryce sono tra i personaggi meglio scritti degli ultimi anni. Molto più complessi di quanto i fan dell’uno o dell’altro vorrebbero. Al regista e allo sceneggiatore interessa indagare il pensiero di due uomini diversissimi, che hanno quei pensieri perché hanno avuto quelle vite.
Voto: 7,5Tucker – Un uomo e il suo sogno
Biopic sul geniale e sfortunato imprenditore automobilistico, appartiene al filone “film che Coppola ha girato dopo gli anni Settanta e che quindi fatichiamo a ricordare”. Sembra un film di Frank Capra, o dello Spielberg di The post e Il ponte delle spie, ma a differenza di questi ultimi, il lieto fine è solo apparente, in realtà il Sogno Americano è un’illusione. È il pregio del film. È come se Coppola volesse risarcire moralmente uno sconfitto della storia che però aveva il coraggio di sognare.
Voto: 7Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti
Sì… Cioè, boh… Non male, eh. Ci sono dei bei momenti. Però… Qualcuno ci ha capito qualcosa?
(Scherzi a parte, il bello del cinema è anche questo: ogni tanto ti fa misurare con culture e linguaggi che altrimenti non avresti mai conosciuto, anche con il rischio di capirci poco. Non ditelo a quelli che passano la vita guardando serie tv americane)
Voto: 6,5 politico
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Non avevo mai visto questo classico del cinema adolescenziale anni 80. Mi aspettavo una commediola abbastanza spensierata, e invece mi sbagliavo, il film è molto meglio di quello che credevo. Ha un grande difetto: i cinque protagonisti sono talmente stereotipati (il secchione, l’atleta, la ragazza-bene, lo scapestrato, la dark) che, dopo venti secondi, abbiamo già capito tutto di loro. Il resto del film è il tentativo, riuscito solo in parte, di dare loro uno spessore. Peccato, perché tutto il resto funziona a meraviglia, le note leggeri e le improvvise incursioni drammatiche. E poi ha un pregio enorme: la sincerità. È un film sincero e sentito, che guarda con affetto al mondo degli adolescenti provando empatia per i loro drammi. L’altra faccia degli anni 80.
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Re: C'era una volta il Cinema
ho fatto un bel pò di visioni nell'ultimo periodo, mi limito a segnalare tre classiconi del cinema di guerra italiano
La Grande Guerra
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- Bonaz
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Re: C'era una volta il Cinema
Stasera i David di Donatello.
Marinelli vs Favino
Edit, vince Favino. Trinca tra le donne. Golino e Lo Cascio tra i non protagonisti.
Bellocchio vince il premio regia e a Il traditore va la statuetta come miglior film
Marinelli vs Favino
Edit, vince Favino. Trinca tra le donne. Golino e Lo Cascio tra i non protagonisti.
Bellocchio vince il premio regia e a Il traditore va la statuetta come miglior film
rodmanalbe82 ha scritto:Bonaz ridefinisce il concetto di "come lavorare a fine luglio"
ripper23 ha scritto:Bonaz porta la voglia di non fare un cazzo in ufficio a livelli ineguagliabili![]()
Bluto Blutarsky ha scritto:Annuntio vobis gaudium magnum, habemus Bonaz
![]()
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Re: C'era una volta il Cinema
Finalmente Parasite.
Finalmente.
Eh ragazzi poco da aggiungere a quanto, in tanti qui dentro hanno scritto.
W il cinema coreano.
Passatemi il termine di paragone, ma il parallelo della famiglia in povertà mi ha portato alla mente Ladri di biciclette.
Questo è puro Neorealismo nel mondo di internet e globalizzazione.
Capolavoro.
Joon-ho genio assoluto.
Finalmente.
Eh ragazzi poco da aggiungere a quanto, in tanti qui dentro hanno scritto.
W il cinema coreano.
Passatemi il termine di paragone, ma il parallelo della famiglia in povertà mi ha portato alla mente Ladri di biciclette.
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SOLITO POST AGGRESSIVO...cit
alla riscossa stupidi, che i fiumi sono in piena, potete stare a galla...
https://twitter.com/dannyvietti/status/ ... 48193?s=21
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Re: C'era una volta il Cinema
Su Spielberg.
Se siete nella fascia tra i 30 e i 40 e non mettete Jurassic Park al primo posto della sua filmografia, la vostra infanzia ha avuto qualche problema.
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Re: C'era una volta il Cinema
IT, primo e secondo capitolo, lo ho visto pochi giorni fa anche io, subito dopo aver riletto il libro e rivisto la miniserie 1990
Credo sia uno dei rarissimi casi dove mi ritrovo a dare 7 a un film (o coppia di film) sentendomi allo stesso tempo parecchio deluso. Il 7, sia al primo che al secondo, deriva dalle forti attenuanti che immagino siano doverosamente da applicare relative alla difficoltà di ridurre 1250 pagine, dense di accadimenti, in circa 5 ore. Il libro lo ho letto una prima volta a 14 anni che avevo l'età della versione bambina dei personaggi e lo ho poi riletto ora che sono passato a rappresentare la controparte adulta... Per me quel libro è speciale, mi trasmette delle immagini come pochi altri hanno fatto in principal modo per la caratterizzazione dei personaggi che dopo poco tempo riesci già a sentire come "tuoi" amici. Ecco, con questi due film mi è mancata questa sensazione. Qualche attore non corrispondeva a come avevo percepito il personaggio dalla lettura, uno su tutti Richie Tozier che non mi è piaciuto in nessuna delle due versioni. Per me era perfetta la caratterizzazione che aveva fatto Seth Green nella miniserie del 1990 (che comunque avevo visto dopo la prima lettura e che non poteva avermi influenzato). E poi le differenze... Senza tirarla per le lunghe, non ho apprezzato il cambio di narrazione, la netta divisione tra "primo-film-ragazzi" e "secondo-film-adulti". Nel libro c'è un'alternanza non banale tra il 1958 ed il 1985. Altre due cose che non mi sono piaciute: la mancanza della Tartaruga e soprattutto il finalissimo più dolce. Le ultime pagine sono tristi, deprimenti per via della memoria che si va perdendo di nuovo e per sempre. Qui c'è la necessità holliwoodiana di dover per forza fare un lieto fine al 100%. All'inizio del secondo film tra l'altro il personaggio del regista e Bill parlano di finali di libri che non piacciono perchè troppo negativi. Avrei dovuto capirlo allora quello che aveva in mente Muschietti :doh:. Comunque, mi sembra di aver colto che alle generazioni moderne questo binomio di film sia piaciuto molto, leggevo di ragazzi che hanno demolito il libro di King perchè non all'altezza del film, oh beh. Immagino sia così che funziona oggi.
Riguardo Spielberg
- I predatori dell'arca perduta
- ET
- L'Impero Del Sole
- Minority Report
- AI
Credo sia uno dei rarissimi casi dove mi ritrovo a dare 7 a un film (o coppia di film) sentendomi allo stesso tempo parecchio deluso. Il 7, sia al primo che al secondo, deriva dalle forti attenuanti che immagino siano doverosamente da applicare relative alla difficoltà di ridurre 1250 pagine, dense di accadimenti, in circa 5 ore. Il libro lo ho letto una prima volta a 14 anni che avevo l'età della versione bambina dei personaggi e lo ho poi riletto ora che sono passato a rappresentare la controparte adulta... Per me quel libro è speciale, mi trasmette delle immagini come pochi altri hanno fatto in principal modo per la caratterizzazione dei personaggi che dopo poco tempo riesci già a sentire come "tuoi" amici. Ecco, con questi due film mi è mancata questa sensazione. Qualche attore non corrispondeva a come avevo percepito il personaggio dalla lettura, uno su tutti Richie Tozier che non mi è piaciuto in nessuna delle due versioni. Per me era perfetta la caratterizzazione che aveva fatto Seth Green nella miniserie del 1990 (che comunque avevo visto dopo la prima lettura e che non poteva avermi influenzato). E poi le differenze... Senza tirarla per le lunghe, non ho apprezzato il cambio di narrazione, la netta divisione tra "primo-film-ragazzi" e "secondo-film-adulti". Nel libro c'è un'alternanza non banale tra il 1958 ed il 1985. Altre due cose che non mi sono piaciute: la mancanza della Tartaruga e soprattutto il finalissimo più dolce. Le ultime pagine sono tristi, deprimenti per via della memoria che si va perdendo di nuovo e per sempre. Qui c'è la necessità holliwoodiana di dover per forza fare un lieto fine al 100%. All'inizio del secondo film tra l'altro il personaggio del regista e Bill parlano di finali di libri che non piacciono perchè troppo negativi. Avrei dovuto capirlo allora quello che aveva in mente Muschietti :doh:. Comunque, mi sembra di aver colto che alle generazioni moderne questo binomio di film sia piaciuto molto, leggevo di ragazzi che hanno demolito il libro di King perchè non all'altezza del film, oh beh. Immagino sia così che funziona oggi.
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Non ti dimenticherò mai mamma...
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