FraQ ha scritto:Sulla sensatezza logica dell'associazionismo ateo, basato un "denominatore comune negativo", ti butto lì un esempio: se decidi di invitare a casa tua una ragazza a cena e le chiedi cosa preferisce, lei potrebbe risponderti (fra le molte possibilità):
a) "non sono vegetariana"
b) "adoro i cavoli fritti"
Nel caso "a" ti dice a cosa non crede sia il caso di limitare il menu (verdure), nel caso "b" ti suggerisce cosa crede sarebbe un'ottima idea (lo so, è un esempio banale, ma aiuta a chiarirmi). Quando ti trovi a dover preparare la cena, troveresti più logica la risposta "a" (che lascia un ventaglio sconfinato di combinazioni) o quella "b" (che da indicazioni precise, anche se poi tu fornirai una tua interpretazione dei cavoli fritti, magari differente da quella di sua madre)?
Ma anche lasciando stare la logica: in quanto atei si è senza culto, per cui mentre chi ha un culto può riunirsi per praticarlo o tutelarlo, chi non ce l'ha non si riunisce certo per "praticare l'ateismo"...
La religione non è una cena
di gala romantica (semicit.)
E chi ha mai detto di voler "praticare ateismo"? Non ho bisogno di vedermi tutte le settimane con chi dice di pensarla come me per ricordarmi di essere ateo. Le associazioni si riuniscono per discutere le iniziative da prendere, non per ribadirsi l'un l'altro "Dio non esiste! Dio non esiste!". Quel tipo di incontri lo fanno le chiese, che hanno bisogno di mantenere stretta la presa sulle pecorelle che volessero, putacaso, smarrirsi.
Anche il tuo esempio è significativo.... io trovo logiche entrambe, ma sta a te decidere quale preferisci: io, te lo dico subito, preferisco la prima, perchè definisce i limiti di ciò che il richiedente troverebbe sgradevole lasciando piena libertà all'interno di quei limiti, mentre la seconda impone, subdolamente, la scelta del richiedente.
E, a proposito, volevo già chiederti prima delucidazioni sulla tutela dei diritti degli atei, ma non volevo fare un post di una pagina intera; ne approfitto ora: come cittidani di uno stato politico determinato, credo siano sanciti per legge (a prescindere dal culto o dalla sua assenza), ma specificamente "in quanto atei", di quali diritti peculiari parli? Nel mio piccolo, non ho mai avuto problemi di discriminazione connessi all'ateismo, mentre tu accenni a "salvaguardare la vita"; magari se fai qualche esempio approfondisco meglio il tema...
- non vedo perchè dovrei stipendiare con le tasse gli insegnanti di una specifica religione
- non vedo perchè dovrebbe esistere l'insegnamento di una specifica religione a scuola
- non vedo perchè dovrebbe esistere la possibilità di derogare da leggi che valgono per tutti per motivi religiosi
- non accetto che goda di sostanziale impunità l'interruzione di pubblico servizio se attuata con la giustificazione di motivi religiosi
- non vedo perchè strutture di proprietà ecclesiastica non debbano pagare tasse che sono dovute invece da tutti gli altri soggetti
- non vedo perchè sia lo stato italiano a dover sostenere le spese di viaggio del papa
- non vedo perchè sia lo stato italiano a dover sostenere le spese di ordine pubblico connesse alle messe di piazza S.Pietro
- non accetto che con un meccanismo perverso vengano finanziate con denaro pubblico delle strutture ecclesiastiche, tra l'altro in chiaro favore di una specifica fede
- non vedo perchè nelle tv pubbliche si dia accesso sempre e solo a preti e frati cattolici (per incensarli) o a imam /personalità musulmane (per costringerli a difendersi) e niente a tutti gli altri
...eccetera, eccetera, eccetera...
In teoria, dovrebbero essere motivo d'interesse di chiunque abbia a cuore l'uguaglianza di tutti davanti alla legge, in pratica grazie ad alcune disposizioni che danno un vantaggio o un altro a varie confessioni, sono solo gli atei e gli agnostici a cercare di dare voce a questi temi, in Italia.
Per le discriminazioni, una ricerca velocissima su google, solo in italiano: nel
mondo, in
TV, altri
casi vari
Aggiungo, di fronte a questa frase
“Chi esclude Dio dal suo orizzonte falsifica il concetto di realtà e può finire solo in strade sbagliate e con ricette distruttive.”
trasmessa gratuitamente a reti unificate, io devo stare zitto e cheto. Se invece io pago per scrivere sui bus che non c'è bisogno di credere in Dio per vivere bene, vengo incriminato per vilipendio della religione (ammesso e non concesso che me lo lascino fare, in primis)