C'è un fondo di verità, sicuramente coach K ha tratto grosso beneficio da Team USA (anche se Duke non è che prima reclutasse topi di fogna eh), ma non mi piace granché come pezzo, per una serie di motivi. Innanzitutto, perché vede la questione solo da una prospettiva, cioè da quella relativa agli interessi della Nba ed al punto di vista dei suoi fan. Il pezzo parte dal presupposto che ciò che conta di più è l'Nba, per cui bisogna fare ciò che conviene di più alla stessa. Non mandare le stelle perché si potrebbero infortunare, non ne vale la pena perché il gap è troppo largo, negli USA interessa poco o nulla a nessuno di questo torneo. Posso capire queste ragioni, ma il basket non si esaurisce con l'Nba e non può andare dietro quelli che sono gli interessi delle squadre Nba o di quelle che sono le ragioni commerciali della lega. Il mondiale FIBA, come le altre competizioni internazionali, hanno una lunga storia e tradizione e non si può pretendere che la federazione internazionale riscriva le regole o riorganizzi le competizioni in base alle esigenze della Nba. Esistono tanti fan del basket FIBA (alcuni, troppi, che sono fan del solo basket FIBA e a cui nemmeno piace l'NBA). E per quanto sia vero che negli USA queste rassegne non hanno particolare popolarità, anche lì esistono sacche di fan che comunque se le godono.
L'idea di portare solo under 22 favorirebbe ancora di più gli USA, che hanno un "pool" di talento molto maggiore e portando solo 22enni potrebbero comunque mettere su una nazionale competitiva contro chiunque, figurarsi contro gli under delle altre nazioni. Poi di per sé non avrebbe alcun motivo, esistono già competizioni giovanili, e si toglierebbe di qualsiasi prestigio una competizione che comunque teoricamente decreta il campione del mondo (al di là del fatto che gli americani attribuiscano il medesimo titolo ai vincitori dell'anello Nba). Si farebbe un grosso torto a quei fan di cui sopra, in una prospettiva tutta Nba-centrica. A meno che non si tratti di una decisione auto-imposta, da applicare solo a sé stessi. In questo caso però gli americani rischiano di sottovalutare gli avversari e di sopravvalutare il peso di questa vittoria. Si, è vero, hanno vinto con uno scarto medio di 33 punti ma: a) mancavano tanti big di alcune nazionali; b) gli USA hanno avuto un cammino facile, in cui hanno avuto la possibilità di acclimatarsi con il basket e le regole FIBA senza rischiare più di tanto; c) è vero che non è colpa loro se la Spagna è uscita anzitempo e che chi perde ha sempre torto, ma un match contro la Spagna secondo me avrebbe ridimensionato la portata delle prestazioni statunitensi, anche in caso di vittoria.
In fondo edizioni con molto più talento di questa, come quelle del 2008 e del 2012, hanno dovuto giocare diverse partite vinte con margine estremamente ridotto e del tutto aperto, che quindi avrebbero anche potuto perdere. Sono il primo a pensare che molto spesso una squadra più coesa e più funzionale possa rendere meglio di una più talentuosa e la squadra del 2012 a tratti era imbarazzante in difesa, ha vinto semplicemente perché aveva talento infinito ed in attacco era del tutto inarrestabile. Le squadre del 2002, 2004, 2006 di talento ne avevano da vendere, ma hanno fatto figuracce. Questa squadra, con tutti i limiti del caso, dovuti al fatto che comunque non giocano mai assieme, che hanno una decina di giorni di preparazione e poco più, difendeva fortissimo (Thibodeau è stato il vero MVP, imho) nonostante alcuni giocatori fortemente limitati (Harden, Curry, Irving), riprova che è un problema anche e soprattutto di organizzazione e voglia, più che di giocatori.
Sempre che l'idea di Woj non sia proprio chissene se vinciamo o perdiamo, che un po' capisco, dato che per loro fa notizia solo se perdono (ed in quel caso diventano) una barzelletta, mentre se vincono è una cosa che tutti davano un po' per scontato. Però mi sembra un po' ingeneroso nei confronti di una certa nicchia di fan, nicchia più folta di quel che si pensi. E mi sembra che loro stessi hanno iniziato a portare giocatori Nba prima e fare redeem team nel 2006 (proprio in occasione del mondiale, anche se non andò bene), proprio perché perdere non gli andava giù. In più, secondo me ad alcuni giocatori importa più di quello che si pensi, almeno a posteriori. L'Nba è un sistema in cui vince solo una, grandi campioni possono finire in franchigie marginali per via del draft, tanti campioni o comunque giocatori di alto livello possono trovarsi nella posizione di non vincere mai.
Su Grantland fanno l'esempio di Boogie e Faried, ma io direi andando a livelli ancora più alti, gente come Stockton, Malone, Ewing, Barkley, Reggie Miller a livello Nba non hanno mai vinto nulla, ed altri come Carmelo magari non vinceranno mai nulla, ma verranno ricordati sempre per aver fatto parte di quelle grandi squadre. Certo, scambierebbero in un minuto il loro oro per un anello anche da comprimario, ma sono altrettanto sicuro che sia una cosa di cui vanno abbastanza fieri. Così come credo che i vari Davis, Cousins, Irving, Thompson, per dire alcuni di quelli alla prima esperienza internazionale, siano andati in Spagna senza infinito entusiasmo, ma ora siano enormemente fieri della loro impresa.
Anche il problema degli infortuni, lo capisco dal punto di vista delle franchigie, ma mi pare ci sia tanta ipocrisia. A parte che un giocatore potrebbe infortunarsi anche allenandosi per conto suo, capirei questa preoccupazione, e sarebbe legittima, se le squadre Nba avessero un totale e rigidissimo controllo sull'attività estiva dei loro giocatori. Ma diavolo, i giocatori Nba mediamente partecipano a qualsiasi lega estiva tipo Pro Am e a volte vanno pure nei semplicissimi playground, dal Rucker in giù. Io non lo so, ma a me specie nei playground mi sembra che il rischio di infortuni sia ancora più elevato. C'è semmai il problema, oggettivo, del sovraccarico, dopo una stagione che fra regular season e playoff può arrivare alle 100 partite. Ma lì il problema è tutto della Nba, le 82 partite da 48 minuti, per di più girando per una nazione grande quanto un continente, sono un sproposito e basta, a prescindere da qualsiasi competizione ulteriore e l'Nba per la qualità del gioco e per l'integrità dei giocatori dovrebbe metterci mano, ma togliere partite significa togliere biglietti venduti, togliere introiti pubblicitari, insomma significa perdere tanti soldi.
Un'ultima (non in ordine di importanza) considerazione. Per gli stessi giocatori l'esperienza in una competizione internazionale così può essere in qualche modo formativa. Avere la possibilità di confrontarsi per 10 partite con un basket diverso, che richiede un approccio e anche qualità differenti rispetto a quello Nba, può insegnare cose che tornano utili anche una volta rientrati alla routine della Lega. Resto convinto che ad esempio l'esperienza del 2010 abbia contribuito a rendere Durant quello che è oggi. Era fortissimo prima e lo sarebbe stato lo stesso, ma secondo me ha tratto qualcosa da quell'esperienza.
In questo articolo vanno oltre, sostengono che i fallimenti e successivamente le affermazioni di team USA abbiano migliorato il basket americano, superando alcuni limiti ed alcune sue derive di inizio millennio e che grazie a quello il gap con il resto del mondo si stia allargando nuovamente. In parte è condivisibile questa considerazione e anche se secondo me ci sono anche altre ragioni (l'introduzione di un anno obbligatorio al college, il cambiamento di alcune regole Nba che hanno portato alla trasformazione del gioco stesso, l'incapacità delle scuole europee di sfornare un'altra nidiata come quella dei Nowitzki, Parker, Stojakovic, Gasol, Turkoglu etc - o forse l'irripetibilità della stessa), è indubbio che Team USA sotto la guida di Krzyzewski abbia fatto anche del gran bene al basket americano nel complesso, Nba compresa.