Ero impallato da martedì con più di 50 titoli.
Ho allora optato per una prima scrematura drastica con l'eliminazione dei mostri sacri o di quelli che ho visto abbastanza nominati anche qui:
Arancia Meccanica (1971, di Stanley Kubrick)
Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975, di Milos Forman)
Taxi Driver (1976, di Martin Scorsese)
Rain Man - l'uomo della pioggia (1988, di Barry Levinson)
Fa' la cosa giusta (1989, di Spike Lee)
Philadelphia (1993, di Jonathan Demme)
Forrest Gump (1994, di Robert Zemeckis)
Le ali della libertà (1994, di Frank Darabont)
Will Hunting - Genio ribelle (1997, di Gus Van Sant)
The Truman Show (1998, di Peter Weir)
Amores Perros (2000, di Alejandro Gonzalez Inarritu)
City of God (2002, di Fernando Meirelles)
Mystic River (2003, di Clint Eastwood)
21 grammi (2003, di Alejandro Gonzalez Inarritu)
Le vite degli altri (2006, di Florian Henckel von Donnersmarck)
Gran Torino (2008, di Clint Eastwood)
Ero senza alcun motivo entusiasta, pensavo di avercela ormai fatta, quando poi mi sono accorto che me ne rimanevano ancora 40 paradossalmente ancora più difficili da scartare. E sono ripiombato nel baratro.
Ho proceduto ad eliminazione uno alla volta, un countdown sanguinoso, ma visto che meritano tutti la citazione e che non credo di danneggiare nessuno, mi consola solo il fatto di poterli elencare tutti.
40
La sposa turca (2004, di Fatih Akin)
Superficialmente considerato un film sull'immigrazione, è in realtà un dramma d'amore poco consolante.
39
L'atalante (1934, di Jean Vigo)
Il piacere di aver dato la paternità alle immagini della sigla di Fuori Orario.
38
Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966, di Mike Nichols)
Teatro al cinema, ma teatro che non annoia. Prima di questo film non avevo mai compreso il perché di tutta questa celebrità di Elizabeth Taylor. Poi ho capito.
37
Pelle alla conquista del mondo (1988, di Bille August)
Padre anziano e giovane figlio sfuggono dalla Svezia allo sbando alla fine dell'Ottocento e sbarcano in Danimarca a cercare fortuna, ma i padroni danesi sono crudelissimi. Eccessivamente dimenticato.
36
Persona (1966, di Ingmar Bergman)
Quasi nessuno si è filato Bergman, che in effetti è ostico anche per me, ma questo film mi è sembrato un gioiellino specie per l'epoca.
35
La rabbia giovane (1973, di Terrence Malick)
Il primo ed unico Malick che mi è piaciuto molto. Mio limite.
34
L'ultimo spettacolo (1971, di Peter Bogdanovich)
Altra storia di gente triste o incazzata o smarrita dei primi anni '70.
33
La conversazione (1974, di Francis Ford Coppola)
Quelli bravo direbbero "film invecchiato male", che infatti non si fila nessuno. Ma pur sempre gran film.
32
American beauty (1999, di Sam Mendes)
Altro caso di film troppo in fretta dimenticato. Forse bisogna avvicinarsi ai 40 per capirlo ed apprezzarlo meglio.
31
La strada verso casa (1999, di Zhang Yìmou)
Molto delicato, forse persino troppo.
30
Le invasioni barbariche (2003, di Denys Arcand)
Classico film verboso perfetto per l'intellighenzia sinistroide italiana, Daria Bignardi in testa. Ma è piaciuto molto anche a me, insieme a Il declino dell'impero americano di cui è il sequel.
29
Addio mia concubina (1993, di Chen Kaige)
L'ho odiato a lungo nella prima parte e poi clamorosamente amato nella seconda, specie più si complicavano le cose. Gran finale.
28
Bella di giorno (1967, di Luis Bunuel)
Sesso, donne, frigidità, psicanalisi, prostituzione, nevrosi, subconscio, inconscio. Bunueliano, ma reale.
27
Match point (2005, di Woody Allen)
Il migliore Woody degli ultimi 20 anni.
26
Scala al paradiso (1946, di Powell & Pressburger)
Delizioso come quasi tutti i loro film, rigorosamente da vedere in lingua originale per apprezzare l'impastamento della pronuncia inglese.
25
Requiem for a dream (2000, di Darren Aronofsky)
Boh, a me è sembrato originale ed innovativo oltre che bello. E Jennifer Connelly.
24
Tarda primavera (1949, di Yasujiro Ozu) -
Viaggio a Tokyo (1953, di Yasujiro Ozu)
Un grande maestro per un genere che ho insospettabilmente amato: il cinema realista giapponese. Senza samurai.
23
Il mondo di Apu (1959, di Satyajit Ray)
Stessa cosa di Ozu qui sopra, con l'India al posto del Giappone. Primo episodio di una grande trilogia.
22
Segreti e bugie (1996, di Mike Leigh)
Stessa cosa dei due qui sopra, con la Gran Bretagna al posto di India e Giappone.
21
Furore (1940, di John Ford)
Il western che trasuda più tipi diversi di sofferenza.
20
Il pianista (2002, di Roman Polanski)
Tema delicatissimo perché ormai abusato e soprattutto perché molti registi in passato avevano posto l'asticella molto in alto, ma Polanski la fa vibrare davvero a lungo prima che cada. Se cade.
19
Eyes wide shut (1999, di Stanley Kubrick)
Sono un Kubrickiano alla rovescia: meno un suo film è stato celebrato, più l'ho amato. Ed ovviamente viceversa.
18
Diario di un curato di campagna (1951, di Robert Bresson)
Un calvario infinito, estenuante anche per lo spettatore.
17
Alba tragica (1939, di Marcel Carné)
Soffocante. E tragico per davvero.
16
Barton Fink - E' successo a Hollywood (1991, di Joel e Ethan Coen)
Per me uno dei migliori dei Coen, se non addirittura il migliore.
15-14-13-12
Hong Kong Express (1994, di Wong Kar-wai)
Il ritorno (2003, di Andrei Zviagintsev)
Ferro 3 - la casa vuota (2004, di Kim Ki-Duk)
XXY (2007, di Lucia Puenzo)
Quattro strepitosi motivi per cui fidarsi sempre (Malick a parte) dei consigli del noto moderatore in pectore SafeBet.
11
Una storia vera (1999, di David Lynch)
Commovente, poetico, sincero.
10
Il cigno nero (2010, di Darren Aronofsky)
Ancora più apprezzato alla seconda visione, con momenti di autentico fiatone.
9
L'odio (1995, di Mathieu Kassovitz)
Non ricordo dove l'avevo letto, forse in qualche recensione online:
è la storia di uomini che cadono dall'ultimo piano di un grattacielo e mentre precipitano piano dopo piano continuano a ripetere "per ora tutto ok, fin qui ancora tutto ok...".
8
Lanterne rosse (1991, di Zhang Yimou)
Come spesso capita un film sulla Cina che non viene distribuito in Cina è un grandissimo film sulla Cina.
7
Viale del tramonto (1950, di Billy Wilder)
Amarissimo, crudelissimo, quasi horror nell'ambientazione e per alcune scene.
6
Eva contro Eva (1950, di Joseph Mankiewicz)
La più grande arrampicata nella storia del cinema. Dialoghi all'avanguardia per l'epoca.
La mia cinquina finale:
Parla con lei (2002, di Pedro Almodovar)
Mare dentro (2004, di Alejandro Amenabar)
Vicende simili, paese identico, sviluppi, recitazione e regia diversi, capolavori uguali.
La morte del signor Lazarescu (2005, di Cristi Puiu)
Il miglior film realista degli ultimi 30 anni. Grottesco, rassegnato ed ipercondriaco.
La donna che canta (2010, di Denis Villeneuve)
Una separazione (2011, di Asghar Farhadi)
Ecco come vorrei fosse sempre il cinema moderno. Non a caso due film a forti tinte medio-orientali.