The Patient ha scritto: 17/10/2018, 14:40PENNY ha scritto: 16/10/2018, 13:56Prendo spunto da questo per chiedervi un parere su un a cosa che ho sempre pensato: quanto conta il ruolo interpretato nel giudicare la prova di un attore? E andando più nello specifico, possiamo dire che interpretare i cattivi e i matti sia infinitamente più facile rispetto a impersonare un anonimo impiegato delle poste?
McAvoy per carità bravo in Split, ma aveva un foglio bianco su cui poteva disegnare qualsiasi cosa e a noi sarebbe andato bene comunque, appunto perchè matto da legare.
Tutte ste rotture di coglioni del Joker di Batman che tirerebbe fuori chissà che fuoco sacro dagli attori, da Nicholson a Ledger passando per Leto e ora Phoenix a me son sempre sembrate appunto boiate. Far sembrare interessante Batman è immensamente più difficile, mentre col Joker puoi andare a ruota libera senza trattenerti e dato il personaggio in mano ad un attore di talento sarà facile che ne esca un buon lavoro.
In generale si nota anche dai premi ricevuti e dalle reazioni del pubblico, ricordiamo sempre di più i "cattivi", ma son convinto abbiano un compito immensamente più facile rispetto ai "buoni". Aggiungere qualcosa alla propria interpretazione è sempre più semplice di togliere, ma mi pare non venga quasi mai riconosciuto, almeno dal grande pubblico.
Ovviamente ci sono 1000 distinguo e si dovrebbe analizzare caso per caso eh, ma mi pare una costante che se l'attore fa il matto\cattivo\irrazionale si tenderà a considerare la sua una interpretazione migliore dell'antagonista per forza buono\razionale
Molto stimolante questo ragionamento di Penny e mi ha fatto venire in mente l'impiegato di Still Life o il principale protagonista in Dogman che mi hanno colpito molto.
C'è qualcuno qui dentro che ha fatto corsi seri da attore teatrale e può fornirci riscontri più approfonditi?
perdonatemi ma presso questi lidi, causa mancanza tempo, passo raramente.
il mio tempo su questo forum deve essere centellinato a dovere, e devo per forza di cose dedicarlo in primis al topic dei miei cari amici celtici. Che è un piacere da leggere e al quale vi invito a partecipare numerosi.
fatte queste premesse, lo spunto di Penny è molto interessante.
partiamo dal presupposto che io non sono un attore, e di base li odio.
come odio soprattutto le volte in cui mi trovo a lavorare con loro.
e partiamo soprattutto da un dogma, un pensiero che rubo ad un caro amico produttore romano molto conosciuto nell'ambiente, una frase rivolta a tanti aspiranti attori:
'se fate questo mestiere, sappiate che voi non state bene'.
perchè è così.
non stanno bene, e la recitazione è la loro terapia.
la maggior parte di loro soffre di egocentrismo e protagonismo.
La cosa più fastidiosa è che provano a nasconderlo, a mascherarlo in tutti i modi per poi venir fuori con richieste allucinanti.
sono persone complessate, instabili.
rifiutano l'esaltazione della loro immagine, per poi vivere di quello in tutte le loro uscite.
nella loro prima fase 20-30 anni sono nel culmine della loro idiozia ma comunque gestibili.
dopo i 40-45 anni se hanno avuto successo diventano insopportabili.
a ridosso dei 60 cominciano a capire di quanto sono stati idioti e in questi casi c'è maggior possibilità di avere un rapporto più diretto e umano.
questo ovviamente non riguarda tutti, perchè ci sono persone davvero speciali, anche famose, che vivono la recitazione in maniera seria e costruttiva. E sono persone con una forza emotiva non indifferente, capaci di trasportare e infondere fiducia nel cinema (e nel teatro), quello vero.
detto questo, il loro modo di vivere la recitazione (specie se la formazione è teatrale) li prepara sicuramente meglio per il ruolo del cattivo. Questo è un dato di fatto perchè chi vive di eccessi (artistici intendo), ha maggiore facilità nel riprodurli davanti una macchina da presa. I ruoli più difficili sono quelli che hanno meno da dire (e spesso sono i buoni).
schwarzenegger, che non è un attore, e non sa recitare, è sicuramente più passabile in Terminator che in 'un poliziotto alle elementari'.
quindi diciamo che, anche se i distinguo sono tanti, per un attore poco preparato sarà meno complicato il ruolo del cattivo, che quello del buono.
poi però ci sono degli attori che, mentre girano semplicemente un cucchiaio in una tazza di caffè, riscrivono pagine di cinema.

ma questa è un'altra storia.