Gerry Donato ha scritto: 10/02/2018, 11:06
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E' una ricalibrazione di cosa coglie e cosa non coglie il PIL, che non vuol dire abbandonare in senso assoluto il PIL o non voler far crescere lui ed il paese, anzi.
Caro Doc, "refereundum come minaccia ed extrema ratio" sono le parole pari pari che Di Maio ripete oggi e ripeteva nel 2014, 22 maggio per la precisione:
Conosco il BES, ed è tutt'altro che una cialtronata, anzi, è un indice piuttosto importante.
Però a questo punto occorre fare due puntualizzazioni:
1) Lo si usa assieme al PIL, come l'indice dello sviluppo umano, non al posto del PIL.
2) Fra gli inventori c'è Giovannini, ex presidente ISTAT, nominato da Berlusconi, ed è stato ministro del lavoro con Letta.
Dopo Cottarelli ecco Giovannini, trovo un certo amore per il governo Letta. Mi viene un dubbio sul perché, ma è prematuro. Ma a questo punto, se andava benissimo la spending review di Letta, benissimo il ministro del lavoro di Letta, Letta ha provato a far nominare PDR Prodi, che era nella lista di Movimento al terzo posto, perché mai col governo Letta non si è perseguito il criterio di votare i buoni provvedimenti anche senza chiedere poltrone? Questo vale solo se al governo c'è il M5S e se ci sono gli altri peste li colga o è un'altra modifica di linea (a mio parere positiva)?
Premesso questo, dai, sai che ti stimo e ritengo che tu sia molto intelligente. Proprio per questo, sai benissimo che se si minaccia un referendum sull'uscita dall'euro con reali probabilità che passi i danni che ne deriverebbero ci sarebbero all'instante, senza attendere i risultati, quindi o credi che sia utile uscire dall'euro, come Di Maio sosteneva in passato, ed allora dei danni non ti interessa perché credi che i benefici siano di più, o pensi che convenga rimanerci, come Di Maio sostiene oggi, ed ecco che di referendum manco ti sogni di parlarne,
La posizione sopra è un gioco delle tre carte per dire di uscire senza dirlo espressamente.
Come dire che vuoi gli eurobond, vale a dire la condivisione del debito, ma non vuoi che la UE si intrometta nella gestione economica del paese, quindi Germania, Olanda, Francia e le altre dovrebbero condividere il debito con noi senza mettere becco su come gestiamo le finanze in Italia. Si tratta di una chiara fesseria, un altro gioco delle tre carte. Ed infatti oggi Di Maio parla ancora di eurobond, parla di sovranità in modo molto più sfumato e parla di sistema fiscale europeo, una cosa che messa come dice lui non sta in piedi, ma siamo in campagna elettorale, è chiaro che non potrebbe dire di più, è un chiaro segno che sta cambiando la rotta in senso sempre più europeista.