Esaminiamo la seguente frase : il debito pubblico è posseduto dai privati e rappresenta per loro un credito e perciò una ricchezza e fino a quando le famiglie acquisteranno il debito non ci saranno problemi.
L'avrete subito riconosciuta.
E' a grandi linee uno degli assunti fondamentali della MMT e come modo di pensare ne trovate un esempio in un articolo odierno del sole24ore qui
http://www.ilsole24ore.com/…/btp-banche ... a-famiglie…
Ma è giusta o è errata?
Proviamo a capirlo.
Partiamo da un punto: il debito pubblico è quindi ricchezza privata?
Sicuramente si.
Ma è "sempre" ricchezza privata?
E qui la risposta cambia e diventa un sonoro: no.
Io posso avere anche un milione di miliardi di euro investiti in debito pubblico, ma questa ricchezza diventerà reale solo nel momento in cui :
- o qualcuno accetterà i titoli in mio possesso come pagamento per la fornitura di beni e servizi
- o potrò tramutare istantaneamente i titoli in mio possesso in moneta con la quale posso comprare, di nuovo, beni e servizi.
Non solo.
C'è anche un'altro aspetto da tenere in considerazione ed è il potere d'acquisto, ovvero l'inflazione.
Se anche io riesco a convertire prontamente il titolo statale in beni e servizi, questa conversione deve essere fatta ad un valore che tenga conto dell'inflazione accumulata, inflazione che diminuisce il valore reale del titolo e che se non remunerata porterà ad una .......diminuzione della ricchezza privata.
Perchè diminuzione?
Perchè quello che si evince da quanto detto sopra è che la ricchezza è semplicemente la possibilità di acquistare beni e servizi.
Se io non tengo conto dell'inflazione, nel momento in cui io converto il titolo di stato in moneta con la quale acquistare per l'appunto beni e servizi, potrò acquistare una quantità minore di questi, vedendo perciò diminuita la mia ricchezza.
Per capirlo per bene facciamo un esempio semplice semplice.
Ipotizziamo che io abbia un titolo di stato ad un anno il cui valore nominale è 1 euro e che il tasso d'interesse sia zero.
A inizio anno con 1 euro io posso acquistare una scatoletta di tonno, la quale costerà per l'appunto 1 euro.
Poniamo che durante l'anno l'inflazione sia del 100%.
Ovvero i prezzi raddoppiano.
Alla fine dell'anno, quando convertirò il mio titolo di stato in moneta otterrò il singolo euro iniziale.
Nominalmente la mia ricchezza è rimasta immutata.
Prima avevo un euro, ora ho un euro.
Ma quante scatole di tonno potrò acquistare ora?
La metà.
Se infatti il prezzo è raddoppiato, una scatola costerà due euro e con il mio singolo euro avrò di fatto dimezzato la mia ricchezza.
Quindi per poter dire che il debito pubblico rappresenta effettivamente ricchezza privata, dovrò assicurare:
1) la pronta convertibilità dei titoli di stato
2) la costanza del valore rispetto all'inflazione.
Se non rispetto questi due punti starò di fatto ....riducendo la ricchezza privata.
Incidentalmente questo spiega anche perchè i debiti pubblici dei paesi con i conti a rischio e bassa crescita vanno periodicamente in tensione, anche se dotati di moneta sovrana e con la volontà di stampare moneta allegramente.
E anche se questi debiti pubblici sono posseduti dalle famiglie.
Infatti se c'è il pericolo che il pronto rimborso (e su questo incide sia la consistenza del debito che il tasso di crescita dell'economia) e la salvaguardia dall'inflazione non vengano mantenuti, gli investitori cercheranno di liberarsi dai titoli in questione.
Magari potrò abbindolare per il primo anno gli investitori, e le famiglie sono sicuramente tra queste, ma quando qualcuna di loro per un qualsiasi motivo sarà costretta a vendere il titolo per acquistare beni e servizi, si accorgerà subito che il suo potere d'acquisto è diminuito (potrà comprare meno scatole di tonno) e se ancora detentrice di titoli cercherà di venderli, se non detentrice invece , smetterà di sottoscriverli.
Cosa succederà in questo caso?
Che il paese in questione non riuscirà a trovare sottoscrittori dei propri titoli del debito pubblico.
E questo porterà ad un aumento del costo del debito e ad un aumento del rischio di fallimento.
Sicuramente potrà a questo punto intervenire la banca centrale sottoscrivendo i titoli invenduti, ma questo crea inflazione spingendo ancora di più la ricchezza privata verso il basso.
Perseguendo questa strada avremo quindi ad un certo punto il paese con debito pubblico basso, inflazione elevata, stock di risparmio sul pil comunque basso, e last but not least crescita bassa a causa della repressione e distorsione allocativa dei risparmi privati operata dall'inflazione.
Eh già.
Perchè l'altro problema del debito pubblico è lo spiazzamento del risparmio privato investito in attività produttive private.
Più è grosso il debito pubblico più capitali andranno indirizzati verso di questo e non verso altri investimenti.
E questo spiazzamento avviene in ogni caso.
E ovviamente derivando la crescita economica dagli investimenti produttivi privati, se questi vengono spiazzati, la crescita languirà.
Abbiamo un esempio di paese dotato di moneta sovrana, con libertà e volontà di usare la banca centrale per reprimere i rendimenti, ma che comunque è andato incontro a difficoltà finanziarie e finanche al rischio di default?
Si, e non bisogna andare lontano.
Almeno per la parte delle difficoltà finanziarie questo paese è l'Italia del 1976.
Anzi, a dirla tutta sono gli interi anni '70 che per l'Italia hanno rappresentato un periodo di forte instabilità finanziaria.
Instabilità superata anche grazie all'aiuto tanto per cambiare della Germania della moneta forte e dei bassi deficit pubblici, che ci concesse un prestito la prima volta nel 1974, la seconda nel 1976 rinnovando quello precedente.
E qualcosa di più recente?
Per questo ci viene in aiuto l'ottimo Damodaran, professore di finanza alla Stern University di New York, il quale ci fa gentilmente sapere che dal 1996 ad oggi dei 58 default sovrani, 31 sono avvenuti da paesi dotati di moneta sovrana
http://aswathdamodaran.blogspot.it/…/ja ... -data-upda…
Ma guarda un pò :D
Comunque, cosa possiamo concludere da tutto questo bel discorso?
Direi la seguente considerazione: che se è vero quanto diceva Keynes, ovvero che nel lungo periodo siamo tutti morti, è altrettanto vero quanto diceva Friedman, ovvero che non esistono pasti gratis.
E aggiungo io: che il lungo periodo prima o poi comunque arriva.
E quando arriva i pasti qualcuno li deve pagare.
Buona giornata.